Sziget 2019: la 27esima rivoluzione dell'amore
07/08/19 - Isola di Obuda, Budapest


Articolo a cura di Giulia Franceschini

"Oddio, stai davvero scrivendo?"

"Sì, perchè?"

"Sei seduta sotto un albero e stai scrivendo. Hai davvero bisogno di più birra"

"Probabilmente sì. Ma sto scrivendo un articolo, scrivo per un magazine italiano"

"Italiano? Amo l'Italia. Sono inglese, di Londra, ma amo l'Italia. Ci vado sempre." - si ferma ad ascoltare gli I Hate My Village, mentre 5 individui vestiti da Spiderman invadono ballando lo spazio davanti al palco. "E ti piacciono gli I Hate My Village? Io li adoro. Ma poi perché si chiamano così? Come puoi odiare un paesino in Italia? Comunque, sono così contento, questo è il mio 25esimo Sziget. Perchè io ho 50 anni, si vede che sono vecchio, vero?".

 

C'è un luogo, un piccolo pezzo di terra circondato dalle scure acque del Danubio, in cui tutto accade. Tra gli alberi fitti di questa isola, l'Isola della Libertà, si aprono degli scorci incredibili di persone che creano un mondo diverso da quello che tutti conosciamo, attraverso l'arte, un reale senso di comunità e la rivoluzione dell'amore. Quando ci si sente persi nel labirinto della quotidianità, delle regole, delle pressanti aspettative sociali, basta uscire, camminare e, per una settimana all'anno, tutte le strade porteranno a Sziget, e perdersi è impossibile.

 

Per la 27esima volta, l'isola di Obuda, nel cuore di Budapest, accoglie centinaia di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, in quello che in origine è stato il primo festival in Ungheria. Basti pensare che del mezzo milione di persone che hanno calpestato la polverosa terra dello Sziget quest'anno, la metà sono ungheresi, il resto proviene da circa altri 100 paesi diversi (l'Italia è una delle nazioni europee che porta singolarmente più visitatori sull'isola, con 5 mila spettatori nell'edizione 2019). E l'internazionalità è solo uno degli aspetti che rende il Sziget un festival unico nel suo genere. Come ha spiegato Jozsef Kardos -Program Director del festival- durante la conferenza stampa internazionale tenutasi lo scorso 11 agosto, ciò che caratterizza in maniera speciale Sziget, rendendolo uno degli eventi Top 5 in Europa, è anche la location, una suggestiva e verdissima isola (sziget, per l'appunto) posta nel mezzo di uno dei fiumi più grandi d'Europa, il Danubio; oltre a questo, anche la diversità del programma che offre spettacoli di ogni genere, danza, teatro, aree di dibattito, eventi speciali sulla cultura ungherese a cui viene dedicato una zona apposita, l'Hungarikum Village; ma soprattutto il "Sziget feeling", qualcosa di irriproducibile a parole, ma facilmente respirabile camminando per i sentieri e tra i palchi del festival. Si tratta, in fin dei conti, di abbattere le barriere, di genere, di provenienza, dei sentimenti, un approccio che lascia facilmente spazio a un senso di libertà totalizzante, e quindi, di estrema felicità.

 

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Chi va a Sziget si riconosce nei valori fondanti del festival, riassunti nelle espressioni "Island Of Freedom" e "Love Revolution", cioè quei sentimenti di pace, ambientalismo, antirazzismo, e protezione dei diritti umani. Sono valori che devono diventare fondanti nella nostra società, non solo in quella di Sziget, e che sono sovrapolitici, spiega Kardos, riferendosi alla difficile condizione politica dell'Europa in questo momento, ma aggiungendo anche che i sentimenti alla base di Sziget sono rimasti immutati dall'inizio, indipendentemente dai governi che si sono scambiati negli anni.

 

Sebbene a Sziget la musica non sia tutto, come abbiamo appena visto, ne è però di certo una parte fondamentale. A Sziget la musica risuona in tutte le forme: dal folk, alla techno, al rock e al metal. C'è tutto e per tutti, e ogni palco può essere una scoperta. Tanti anche gli act italiani sparsi sui palchi di Sziget, menzione particolare per gli I Hate My Village, che hanno ipnotizzato lo Europe Stage nella giornata del 10 agosto, e i Coma Cose, duo di parolieri moderni alternativi dal crescente successo in Italia. E per chi, come noi, ama il rock, quest'anno deve aver apprezzato, oltre alle rare apparizioni metal di Of Mice & Men e Coheed and Cambria, le esibizioni di band come i Franz Ferdinand, che sono riusciti a raccogliere un'attenzione ottima dal pubblico variegato, dei The 1975, di Frank Turner, di Ashcroft, dei Catfish and the Bottlemen, o dei The National. La band dell'Ohio ha calcato il palco come co-headliner nella giornata di sabato, dividendo la serata con Macklemore. Un accostamento quantomeno particolare, ma che in fin dei conti ha portato a un netto rimescolamento di pubblico permettendo anche ai fan della band americana di godere del loro usuale intenso ed emotivo spettacolo. Matt Berninger, non si risparmia mai, canta delle più profonde emozioni appeso al suo microfono, gettandosi in mezzo al pubblico che viene da tutto il mondo, e che rimane incantato allo stesso modo davanti alla profondità umana e introspettiva di questo lungo momento. Malinconie a parte, lo show è comunque sempre dinamico ed energetico, e di certo non spegne la voglia di continuare la nottata in giro per i palchi. Ed è così che scoviamo un Mastercard Stage by A38 gremito di gente che si culla in una suggestiva esibizione notturna di James Blake. Le giornate a Sziget sono infinite, e nei giorni si alternano sul Main Stage artisti di ogni tipo. C'è Post Malone, e c'è Florence + the Machine, la sacralità di una incantevole dea che volteggia sull'immenso palco sotto gli occhi attoniti del pubblico.

 

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Ma, per noi, il gran finale è proprio nell'ultima giornata di festival. Un giorno che abbiamo atteso dall'inizio e che ci terrà incollati al Main Stage per l'intera giornata, in attesa dei Foo Fighters. Il palco prende vita presto con Frank Carter & the Rattlesnakes. Il set è energia pura, un'esibizione molto forte sul piano emotivo, con Frank che parla apertamente di salute mentale, che porta sul palco le sue metamorfosi, ed è decisamente fisico, passando più tempo facendo crowd surfing piuttosto che con i piedi sul palco, insieme al suo fedele amico e chitarrista Dean Richardson. La setlist è incentrata sul loro ultimo "End Of Suffering", un disco particolarmente aperto, schietto, che parla di grandi difficoltà, e che dà la forza di affrontarle. C'è un brano dedicato alle donne, un'esortazione a un crowd surfing solo femminile "perchè qui siete al sicuro", e anche un mosh pit solo femminile. L'uragano Frank Carter lascia poi spazio alla classe e alla leggenda di Johnny Marr. L'ex Smiths occupa il palco per un set gustoso, e anche lui se la sta godendo, sdraiandosi sulla passerella e suonando la sua chitarra guardando il cielo di Sziget.
I tanti fan dei Twenty One Pilots assiepati sotto al palco da diverse ore hanno finalmente il loro momento, e balliamo con loro sui brani degli americani. Il sole sta calando dietro qualche nuvola, intanto, e aspettiamo la tempesta annunciata da tutto il giorno, ma, per ora, sembra ancora tutto lontano.

 

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E poi.
"Sziget are your ready for some f*** rock and roll?" ruggisce Grohl scatenando il boato del pubblico, tutto per i Foo Fighters. "All My Life", "Learn To Fly", "The Pretender", Sziget è senza fiato. Grohl è incontenibile e salta, fa headbanging, parla continuamente con il suo pubblico. Uno show tesissimo che non perde energia neanche per un secondo, nemmeno sui momenti più intimi, come durante "My Hero", eseguita dal solo Grohl all'estremo del palco, che si ritrova circondato di bolle di sapone. E trova la Bubble Girl, "I like those bubbles, give me more bubbles!", che iniziano a liberarsi sopra le nostre teste. Oppure quando ci invita a voltarci a osservare il cielo, con i fulmini in lontanaza che illuminano il cielo ormai scuro, dedicando allo "spettacolo di Madre Natura" una bellissima "Big Me". 

 

Lo show è anche un gioco, una jam alla fine di ogni brano, uno scambio di ruoli in "Under Pressure" cantata da Hawkins e con Dave Grohl alla batteria, una lunghissima e divertente presentazione di tutti i musicisti sul palco, e anche delle coriste, tra le quali spunta, in una gigante t-shirt dei Nirvana, la figlia di Grohl, che la presenta commosso. 

 

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"Andremo avanti a suonare finchè non ci diranno di smettere!". Succede di tutto nelle incandescenti due ore e mezza di show dei Foo Fighters, anche il crowd surfing di un ragazzo in sedia a rotelle che si ritrova catapultato sul palco, abbracciato a Dave Grohl e incredibilmente emozionato.
Ma purtroppo arriva anche il momento di salutarci, e con il ragazzo e la Bubble Girl richiesta sul palco, viene eseguita una intensissima "Everlong". Grohl lascia all'ospite la sua chitarra tra le mani, e gli concede di lanciarla a terra come una vera rockstar, chiudendo con questo gesto la serata.

 

Nel secondo in cui il palco si svuota, iniziano a cadere le prime gocce d'acqua. Con questo ultimo momento quasi sovrannaturale, ci rendiamo conto di aver visto davvero di tutto in questo posto, dove i limiti non esistono più, dove sembra non esista più il brutto del mondo.

 

"Io vorrei che tutti i giorni fossero così".




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