Jinjer - European Macro Tour 2019
14/12/19 - Magazzini Generali, Milano


Articolo a cura di Ludovica Iorio
Il nome Jinjer potrebbe suonare nuovo alle orecchie di alcuni metaller magari inclini all'ascolto di un sound più classico, ma la loro silenziosa rivoluzione ha lasciato dietro di sé numerosi seguaci: gli ucraini infatti si sono fatti conoscere al grande pubblico cavalcando i palchi più blasonati, aprendo per artisti dalla carriera consolidata, e in definitiva su Internet dove il video del brano "Pisces" ha ottenuto milioni di visualizzazioni.
Il cambio della location dal Legend Club a una più grande, i Magazzini Generali, ha permesso a molti di accaparrarsi ancora il proprio posto, facendo registrare un nuovo sold-out. La curiosità di sentire dal vivo una delle voci femminili più camaleontiche dell'ambito accompagnata dalle trame intricate intessute dai suoi compagni musicisti, o semplicemente per rinnovare il proprio supporto, ha spinto i fan ad accorrere in massa nella città meneghina e accogliere il passaggio della band per l'unica data dell' "European Macro Tour 2019" nella nostra penisola.

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L' opening act è affidato in primis agli Space Of Variations, vincitori del titolo di "Best Ukrainian Metal Band" negli anni 2015 e 2017 e che sanno far valere con i fatti il riconoscimento ricevuto. Forse un po' troppo alti i volumi degli strumenti che non permettono di apprezzare la pienezza vocale, ma sicuramente l'energia trasmessa si percepisce sin da subito. Il momento di massimo coinvolgimento arriva con "Tibet", di cui è stato girato un video ufficiale, in cui il frontman, vestito di un giubbotto anti-proiettile ed in piedi sulle transenne, fa breccia negli astanti che scuotono la testa al ritmo di un headbanging collettivo.



A seguire i finlandesi Khroma: l'algidità dell'elettronica predomina sul resto della strumentazione, i cui volumi sono nel frattempo ridimensionati. Da una percezione generale la risposta è contenuta, probabilmente per la non immediatezza del loro sound (senza nulla togliere alle potenzialità che lasciano trasparire).



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L'arrivo dei The Agonist segna un cambio di atmosfera: si scorge qualche fan che si fa notare dal gruppo di Montréal, così come i primi e più piccoli moshpit che esploderanno con la venuta dei padroni di casa. Il contatto con il pubblico si mantiene vivo per tutta la durata della loro performance ed oltre, tanto che a fine serata si abbandonano alle foto coi fan. La complicità e coesione tra i membri del gruppo vanno a braccetto con la sicura padronanza del palcoscenico, dove a brillare è indubbiamente il carisma della frontwoman Vicky Psarakis che incanta la venue con i suoi repentini passaggi vocali dal growl al clean accompagnati da alcune movenze di danza, non creando alcuna nostalgia nei confronti della ex-cantante Alissa White-Gluz.

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Dopo un breve periodo di stacco l'edificio piomba quasi all'improvviso in un clima di tensione e di consapevolezza generale che il momento tanto atteso sta per giungere, e a scandirne il tempo è l'immagine di un countdown con in sottofondo le note della strumentale "lainnereP". Al termine, il boato è oramai incontenibile e sfocia all'apparizione dei quattro: "Teacher, Teacher!" è solamente il lancio di un fiammifero in un fuoco oramai divampato tra gli astanti, che si sfogano per tutta la durata dello show con instancabili urla, moshpit e crowd-surfing degni dei grandi festival all'aperto.

Il repertorio è vario, costituito dai brani più amati della loro carriera. Dal reggae di "Judgement (& Punishment)" alla più primitiva "Ape", le abilità dei musicisti vengono apprezzate nelle loro diverse sfaccettature sonore e nell'articolata sezione ritmica: la presenza scenica di Eugene Abdukhanov al basso è solidissima, Roman Ibramkhalilov anche se in penombra riesce comunque a far sentire il sound graffiante della sua sei corde, e Vladislav Ulasevish è decisamente il batterista migliore dalle origini della loro formazione capace di un groove complesso pur con un set molto semplice (la sua t-shirt della Nazionale ha inoltre suscitato grande acclamazione tra la folla). La tigre Tatiana Shmailyuk si muove da un lato all'altro del palco, tra salti, spaccate e famosi windmill headbanging: in "Who's Gonna Be The One" si innalzano i suoi ruggiti verso il cielo, mentre il suo lato più tenero si mostra (seppur per poco) ad esempio in alcuni passaggi della spaziale "I Speak Astronomy" e nel cantato in madrelingua di "Retrospection". L'encore con "Pisces" segna la naturale e dovuta conclusione di uno show incredibile.


Chi aveva dei dubbi riguardo le incredibili abilità mostrate in studio dal quartetto ucraino potrà convenire che dal vivo alcuni brani suonano ancora meglio. Quando una band raggiunge questo risultato, non può che meritarsi l'appellativo di "grande band", soprattutto se quest'ultima resta coi piedi per terra nel rispetto delle proprie origini, del proprio percorso e del pubblico a cui è rivolto il frutto del proprio lavoro. Chapeau!

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Setlist:
lainnereP 

Teacher, Teacher! 

Sit Stay Roll Over 

Ape 

Judgement (& Punishment) 

I Speak Astronomy 

Dreadful Moments 

Who's Gonna Be the One 

Retrospection 

Perennial 

On the Top 

Pit of Consciousness 

Just Another 

Words of Wisdom 


Encore:

Pisces 

Captain Clock




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