Myrath (Zaher Zorgati)
Esce oggi "Shehili", quinto album dei Myrath, affascinante band metal tunisina, che unisce alle chitarre distorte i suoni e i sapori della propria terra. Abbiamo parlato con il cantante Zaher Zorgati del nuovo lavoro, del tour (che vedrà anche l'Italia) e di molto altro.
Articolo a cura di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 03/05/19

Ciao Zaher, benvenuto su SpazioRock! Il vostro nuovo album "Shehili" è appena uscito, ma prima di parlare di parlare della musica vorrei farti una domanda riguardo al titolo. Lo shehili [traduzione araba di "scirocco", ndr] è un vento caldo che viene dal Sahara. Come mai avete scelto questo titolo? Credi che sia rappresentativo dell'album?

 

Sì, Shehili è il vento caldo che si genera nel deserto e credo che descriva molto bene la nostra idea di musica. Noi veniamo dal Nordafrica e la nostra musica è molto legata al nostro territorio e al deserto, quindi abbiamo voluto rendergli omaggio in questo modo.

 

Invece parlando di musica e del processo di registrazione, secondo te quali sono le maggiori differenze tra "Shehili" e i vostri album precedenti?

 

Ci sono moltissime differenze sia riguardo il processo di scrittura, ma soprattutto riguardo il sound. Trovo che sia molto più naturale e organico, soprattutto riguardo la batteria, che è stata registrata in uno specifico studio professionale ad Amburgo. Per questa parte abbiamo lavorato con il produttore Eike Freese, che è molto esperto, avendo prodotto album di artisti come Alice Cooper o i Gamma Ray. Riguardo il processo di scrittura abbiamo passato diversi giorni insieme in un albergo anche con il secondo produttore con cui abbiamo lavorato per questo album, Kevin Codfert, e ognuno ha tirato fuori le proprie idee, c'è stato un confronto continuo su tutti i brani, il sound e la strada da percorrere. Inoltre abbiamo registrato della parti anche in Francia, prima di tornare in Tunisia e al processo ha partecipato anche Jens Bogren. Quindi, avendo lavorato con tre produttori è come se ci fossero tre idee di suoni messe insieme, che vanno a formare quello che poi è diventato "Shehili".

 

Per questo album avete anche collaborato con altri musicisti, come Pierre Danel. Come mai avete deciso di lavorare con lui?

 

Principalmente perché è un ottimo chitarrista. È molto bravo non solo a suonare metal, ma anche pezzi acustici. Inoltre siamo amici e il nostro batterista Morgan Berthet suona con lui nei Kadinja, quindi la scelta è stata molto semplice. Apprezziamo molto il fatto che abbia voluto darci una mano in alcune canzoni.

 

myrathband2

 

A dicembre avete pubblicato il video del singolo "Dance" e si tratta del secondo episodio di una trilogia. Posso chiederti qual è l'idea dietro al video e alla trilogia?

 

La trilogia vuole rappresentare in modo metaforico tutti i problemi che ci sono in questa parte del mondo, che si tratti di guerre o tensioni politiche. Ma non abbiamo inserito armi o cose simili, le nostre armi sono gli strumenti musicali. Volevamo qualcosa che fosse bello da vedere per i fan e che allo stesso modo rappresentasse bene questa situazione. Credo che abbiamo realizzato qualcosa di nuovo e mai fatto prima da questo punto di vista, esattamente come cerchiamo di fare per la nostra musica. Il significato della canzone invece può essere esteso ad ognuno di noi e anche in questo caso il titolo è metaforico. "Dance" può essere inteso come "combatti". Tutti devono combattere per i propri sogni, per la propria vita e contro le cose brutte che accadono ogni giorno. È anche un modo diverso di raffigurare il metal, che spesso viene ingiustamente associato a cose brutte. Forse qualcuno direbbe che è una canzone troppo commerciale, ma per noi contiene un messaggio in cui tutti possono trovarsi e identificarsi. Insomma, credo che potrebbe piacere anche a mia nonna [ride, ndr].

 

Recentemente è uscita anche "Born To Survive" e avete pubblicato un video live di questa canzone, registrato durante il vostro concerto dell'anno scorso all'Anfiteatro Romano di Cartagine. Come mai avete deciso di pubblicare la canzone in questo modo?

 

Quel concerto è stato qualcosa di mistico per noi. La pietra dell'Anfiteatro trasuda storia, potevamo quasi sentirla parlare. Quando abbiamo suonato quella canzone la reazione del pubblico è stata davvero incredibile. Inoltre l'avevamo già suonata in precedenza anche in altri Paesi ed è sempre stata apprezzata moltissimo, quindi per questo abbiamo deciso di pubblicarla prima dell'uscita dell'album e in questo modo.

 

Invece parlando della copertina dell'album, cosa rappresenta quel simbolo? Immagino sia legato alla vostra cultura...

 

Sì, da noi è chiamato "Khela". È un simbolo molto antico utilizzato da anni in Tunisia contro il male e la sventura. Da un certo punto di vista si può paragonare alle corna, che è un gesto che veniva usato in Europa per scacciare la malasorte. Solo che questo è molto antico del nostro Paese e in alcuni casi veniva anche vestito dalle donne. Abbiamo deciso di usarlo nella copertina perché si lega alla nostra cultura e qualsiasi persona tunisina lo conosce.

 

myrathband

 

In alcune delle vostre canzoni ci sono delle parti cantate in arabo e credo che l'impatto con i suoni più duri sia ottimo. Avete mai pensato di registrare una canzone completamente cantata in arabo?

 

Ci abbiamo pensato, ma non crediamo che sia una buona idea avere intere canzoni nostre cantate in arabo. Forse in futuro potremmo fare delle cover di canzoni in arabo e in quel caso il testo sarebbe cantato tutto in quella lingua.

 

Invece quali sono i vostri piani riguardo il tour dopo la pubblicazione di "Shehili"?

 

Faremo due show con una grandissima scenografia, luci e ballerine a giugno allo Sweden Rock Festival e ad agosto a Wacken. Saranno concerti simili a quelli che abbiamo fatto all'Anfiteatro Romano di Cartagine. Successivamente, a settembre, faremo un breve tour in Giappone e dopo verremo anche in Europa.

 

E verrete anche in Italia?

 

Sì, certamente! Verremo in Italia al 100%!

 

Questa è un'ottima notizia! Cambiando argomento, il nome della vostra band si può tradurre con "eredità". Quale eredità ti piacerebbe lasciare come musicista?

 

Per noi si tratta di un'eredità culturale, sia per il nostro Paese che per la musica che facciamo. So che è difficile venire ricordati per le proprio canzoni, ma è quello che proviamo a fare ogni giorno. E a questo proposito spero che il nuovo album venga ben recepito dai fan, anche se per noi si tratta di un cambiamento. È diverso da quanto abbiamo fatto in precedenza, ma noi ci crediamo moltissimo.

 

Siete stati la prima band tunisina a firmare con una label. Da questo punto di vista sentite una sorta di responsabilità?

 

Per noi è un onore, perché anche per le band europee è molto difficile arrivare a firmare con una label importante. È una cosa di cui siamo molto contenti.

 

Ok, Zaher, questa era l'ultima domanda. Grazie mille per il tuo tempo e per questa intervista! Come ultima cosa vorresti lasciare un messaggio ai nostri lettori?

 

Vorrei salutarli e dirgli che l'Italia ha un posto speciale nel mio cuore. Ogni volta che veniamo a suonare lì la risposta del pubblico è incredibile! Anche se alcune persone non conoscevano i testi delle nostre canzoni riuscivo a percepire tutto il supporto e l'amore dei fan. Quindi li saluto con affetto e spero che apprezzeranno il nostro nuovo album.




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