White Lies (Jack Brown)
Il 29 agosto i White Lies suoneranno al Bum Bum Festival di Trescore Balneario (BG). In occasione del loro ritorno in Italia, abbiamo fatto due chiacchiere con il batterista della band, Jack Brown.
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 02/08/14

Ciao Jack! Benvenuto su SpazioRock. Innanzitutto vorrei parlare un po' del vostro ultimo album "Big TV" che state ancora promuovendo con questo lungo tour, giusto?

 

Sì, esatto! Siamo ancora in tour per la promozione di "Big TV".

 

Ovviamente la prima cosa che si nota quando ci si imbatte in questo album è l'artwork. Come è nata questa cover?

 

Certo, devo dire che amiamo davvero molto questo artwork e siamo molto felici di essere arrivati a questo risultato, alla fine. Appena finito di incidere l'album stavamo lavorando su altre idee per l'album, per la promozione. Charles era negli States in vacanza, e un suo amico gli ha presentato un pittore che era un grande fan dei White Lies, poi abbiamo visto il suo dipinto dell'astronauta e abbiamo subito pensato che ci piaceva un sacco, che rappresentava bene l'album e che volevamo che l'album apparisse proprio così. Non avevamo minimamente idea di che immagine usare, ma appena abbiamo visto quel dipinto abbiamo capito che quello sarebbe sicuramente stato l'artwork dell'album. E, insomma, è anche una storia carina, incontrare qualcuno che poi scopri essere fan della tua band e con il quale poi finisci per lavorare. Penso che siamo stati piuttosto fortunati, credo che sia l'artwork migliore con cui ce ne siamo mai usciti, e c'è un sacco di gente che continua a dirci quanto sia bello. Ah, comunque, l'autore si chiama Michael Kagan, è un artista veramente bravo.

 

whiteliesbigtv010

 

C'è un collegamento tra le varie canzoni che compongono l'album?

 

Sì, c'è, e credo che sia proprio il suono. Molto è dovuto al fatto che abbiamo lavorato con Ed Buller, che è stato il nostro produttore per "To Lose My Life". È un produttore con una grande esperienza, riesce sempre a tirare fuori degli ottimi suoni. Questa volta abbiamo lavorato molto sul suono, abbiamo davvero speso un sacco di tempo su questo, modificando e rigirando le canzoni, cambiando i testi qua e là. Credo sia importante sapere che i White Lies avevano già pubblicato due album, penso che alla gente piacerà qualcosa di questo album, volevamo includere qualcosa di quello che avevamo già fatto prima in quello che stavamo facendo in quel momento, durante la composizione di "Big TV". Abbiamo deciso come volevamo che questo album suonasse abbastanza velocemente, ed è stata veloce anche la registrazione, perchè eravamo molto convinti. Una volta capito che album avessimo intenzione di fare, volevamo solo registrare.

 

Sempre a proposito del suono del vostro ultimo album, questa volta vi siete concentrati molto sui synth e le tastiere. Alcune canzoni, come per esempio "Getting Even", sembrano totalmente guidate dalle tastiere. Avevate in mente di richiamare un qualche stile anni '80?

 

In qualche modo sì, ci sono tracce di questo tipo di stile in tutti e tre i nostri album, ma in particolare questa volta siamo riusciti ad allontanarci dalle chitarre, volevamo un album che suonasse come un buon album pop. Effettivamente volevamo che suonasse come un pop anni '80, nella maggior parte dei casi infatti le chitarre sono un po' sullo sfondo stavolta, ci siamo focalizzati più su altri strumenti. Ci piaceva l'idea di usare i synth come strumento principale. Anche nel primo album alcune canzoni erano praticamente costruite su un synth, le melodie principali erano basate su quel suono. Per questo album abbiamo usato dei synth davvero rari, strani, arrivavano dagli anni '80, per questo credo che l'album sia davvero genuino, non è fatto a computer, è suonato su dei veri sintetizzatori degli anni Ottanta, che è una cosa abbastanza strana, perchè è molto difficile trovare quegli strumenti. Siamo stati fortunati anche in questo, sai, trovare gli strumenti giusti, creare il suono che volevamo con veri e propri strumenti e non con un portatile.

 

E allo stesso tempo sembra che vi siate allontanati dal suono più post-punk dell'inizio.  Come spieghi questa evoluzione?

 

Penso che sia più che altro dovuto al fatto che ci siamo concentrati molto di più sulla melodia, in questo album. Quando abbiamo composto l'album, l'obiettivo era quello di creare un album che fosse profondamente intriso di melodia e ovviamente quando lavori su questo ti allontani automaticamente dal post-punk. Il post-punk non si basa molto sulla melodia, questo è quello che riguarda più il nostro primo album. Questa volta volevamo un album con delle canzoni che avessero dei bei cori, melodie da cantare. Credo che sia il nostro album più vicino al pop, per questo ha un suono diverso. È difficile per una rockband creare bei momenti melodici, ci vuole molto lavoro perchè non si risulti ripetitivi o noiosi. È una sfida che abbiamo voluto cogliere, per questo l'album è così diverso dallo stile dei nostri esordi.

 

Il panorama wave e post-punk britannico è molto variegato e ricco. C'è qualche artista in particolare che vi ha ispirati?

 

Quando abbiamo iniziato c'era una band britannica davvero diversa da tutto il resto, una band che credo tutti amassimo molto, cioè i Simple Minds. Sono una band fantastica, ci sono un sacco di pezzi meravigliosi oltre a "Don't You Forget About Me". Penso che sia la band che ascoltavamo di più insieme, quando abbiamo iniziato a suonare. Ma onestamente credo che le influenze nella band siano portate dai singoli individui. Non ascoltiamo quasi mai le stesse cose nello stesso momento, e quello che ascoltiamo cambia sempre, nel senso, la musica che ascoltiamo ora è sicuramente diversa da quella che ascoltavamo all'inizio. Secondo me è importante non prendere ispirazione per il proprio suono solo da un singolo artista o da una singola band. Anche se ci innamoriamo follemente di un gruppo ad un certo punto è importante anche smettere di ascoltarlo, perchè non vorremmo mai fare un album in cui suoniamo esattamente come quell'artista che ci piace particolarmente in quel periodo. I nostri gusti sono molti vari e cambiano anche piuttosto velocemente, ma in generale traiamo grande ispirazione dai gruppi anni '70 e '80, c'è un grande patrimonio di musica psichedelica in quel periodo, e dell'ottimo pop. Quindi, insomma, le nostre influenze sono molto varie.

 

Per questo album siete tornati a lavorare con Ed Buller, che è stato il produttore anche di "To Lose My Life". In questo caso siete tornati alle origini, diciamo. Come mai questa scelta? Siete rimasti delusi dal risultato del vostro secondo album? È stato questo il motivo che vi ha spinti a tornare a lavorare con Ed?

 

whiteliesitwbatteristaPenso che la ragione principale per la quale abbiamo deciso di tornare a lavorare con Ed sia il fatto che è una persona fantastica con cui collaborare. Inoltre questa volta eravamo consapevoli del fatto che stessimo lavorando su un suono diverso, molto più melodico e composto secondo un metodo un po' più tradizionale. Poi lui è un ottimo compositore, è molto bravo a relazionarsi con la band, a spiegare perchè quel frammento di canzone suona in quel modo, o come dovrebbe suonare, insomma ha una grande conoscenza della composizione. Non tutti i produttori sono così, alcuni tirano fuori dei grandi album, ma non hanno la stessa capacità di aiutarti nella composizione. Volevamo lavorare ancora con Ed perchè ci serviva di fianco qualcuno che fosse capace di dirci: "Questa canzone non suona come dovrebbe, dovreste usare un altro accordo in quella parte" - oppure - "dovete cambiare la melodia su quell'accordo". Ed è un vero professionista, gli dispiacerebbe registrare qualcosa che è "quasi" come dovrebbe suonare. Siamo tornati a lavorare con lui per un sacco di ragioni, ma principalmente perchè sapevamo che poteva darci un grande aiuto con la scrittura delle canzoni, che poteva produrci un album con un suono incredibile. E poi è anche un nostro grande amico, e quando lavori con qualcuno di vicino è molto importante che lo si consideri come parte integrante della band. Ha anche una grande pazienza con noi in studio, è sempre molto calmo.

 

Vi aspettavate tutto questo successo in Italia? È buffo come spesso molte band inglesi abbiano un seguito maggiore nel resto dell'Europa piuttosto che nel loro paese d'origine.

 

Per noi è stata una grande sorpresa! È da pazzi, non abbiamo mai avuto la possibilità di suonare per così tante date, fare un vero e proprio piccolo tour italiano, sai oltre alle solite Milano e Roma. La cosa più carina che mi ricordo è quando un ragazzo ha portato una cover di To Lose My Life all'Xfactor italiano e l'abbiamo visto da Youtube. È stato fantastico, è stato davvero divertente sentire una nostra canzone eseguita da un cantante pop a XFactor, non ce lo saremmo mai aspettato. È stato davvero figo sapere che abbiamo delle specie di piccole comunità di fan anche fuori dal nostro paese. Non vedo davvero l'ora di tornare da voi in tour.

 

Infatti siamo davvero contenti di avervi al Bum Bum Festival di Trescore! Avete aspettative per questa data?

 

Personalmente sono davvero gasato! Soprattutto è uno show gratis quindi avremo la possibilità di farci vedere da molte persone che magari non ci conoscono. Poi suonare in Italia è fantastico, anche rispetto a paesi come... non so... l'Olanda, il Belgio o la Germania. Quando suoniamo in Italia è sempre diverso, mangiamo sempre benissimo, ottimo vino prima di iniziare a suonare, è sempre un'esperienza bellissima suonare in Italia.

 

Vi aspettiamo a Trescore allora! Nel frattempo, vuoi lasciare un messaggio ai vostri fan italiani e ai lettori di SpazioRock?

 

Certo! Siamo davvero felici di tornare in Italia, è da un po' che non ci suoniamo. Spero che molti fan dei White Lies riescano a partecipare a questa data, sarà davvero una grande serata, sarà una festa!

 

Allora a presto! Grazie per averci dedicato il tuo tempo!

 

Grazie a voi, ci vediamo presto!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool