Stranger Vision (Ivan Adami, Riccardo Toni)
Con l'album di debutto "Poetica", gli Stranger Vision mettono tutti d'accordo: un grande esordio per un gruppo di talento e ambizioso. Ivan Adami e Riccardo Toni, rispettivamente voce e chitarra della band, ci raccontano aneddoti, sensazioni e speranze su un album registrato in condizioni insolite e complesse.
Articolo a cura di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 06/04/21
Ciao ragazzi, è un piacere avervi qui su SpazioRock! Come state? Il vostro album di debutto "Poetica" è uscito da poco. Quali sono le vostre sensazioni?

 

Riccardo: Fortunatamente stiamo bene, soprattutto in questo periodo dove la salute viene prima di tutto. Stiamo bene e siamo molto carichi per tutto quello che sta succedendo attorno a "Poetica". Non ci aspettavamo un ritorno così bello e così caloroso. Abbiamo ricevuto tante recensioni positive che ci hanno sorpreso. Noi ovviamente siamo convinti di quello che abbiamo fatto, di aver fatto del nostro meglio e di aver fatto un buon prodotto, ma quando ti vedi recensire bene dagli esperti del settore è sicuramente una bella cosa. Siamo molto contenti di come sta andando l'album e di come viene recepito, non solo in Italia ma anche all'estero, dove abbiamo avuto ottimi riscontri e quindi siamo carichi. Speriamo che anche i numeri delle vendite ci seguano.

 

Avere oggi, nel 2021, dopo più di un anno tra pandemia e lockdown, la release dell'album di debutto credo sia sicuramente differente, forse decisamente più difficile per molti motivi. Ma forse questo ha aumentato la vostra voglia e la vostra determinazione nel fare uscire la vostra musica. È così? Quali sono state le difficoltà maggiori per voi?

 

Ivan: Ti ringrazio per questa domanda, che è sicuramente una delle più sentite per noi. Io e Riccardo ci siamo conosciuti a maggio del 2019, non c'erano ancora il lockdown e la pandemia. Diciamo che ci siamo conosciuti con vent'anni di ritardo, perché ci conoscevamo ma non avevamo mai suonato insieme. Sin da subito si è creata un'ottima sinergia e in pochi mesi abbiamo costruito i brani. Dovevamo registrare a marzo 2020, la settimana in cui sarebbe iniziato il lockdown il nostro batterista doveva presentarsi in sala di registrazione. Per cui per noi è stata davvero una pugnalata. Mi ricordo ancora le telefonate di quei giorni in cui ci sentivamo e c'era chi diceva di andare, che non avrebbero chiuso tutto, cercando di organizzare al meglio i vari spostamenti perché le parti di batteria dovevamo registrarle a Milano. La prima sensazione è stata quella di un pugno in pancia. Quando è arrivato il lockdown  ci siamo detti: "E adesso? Siamo pronti, siamo carichi, abbiamo fatto il disco... E ora?". Dopo, a mente fredda, ci abbiamo ragionato e abbiamo pensato di portare a nostro vantaggio questa cosa, sfruttando questa situazione. Non potendo registrare e non potendo fare uscire il disco nei tempi che ci eravamo prefissati, abbiamo avuto l'idea di fare uscire tre cover per iniziare a far conoscere il nostro nome e a presentarci. In modo da non fare uscire un debut album di sconosciuti, ma di un gruppo che anche in quei tre-quattro mesi era riuscito a produrre qualcosa. Devo dire che questa scelta ci ha portato tantissimo, abbiamo avuto tante views, tante recensioni già sulle cover, abbiamo utilizzato i comunicati stampa, per cui è stato molto importante tutto questo per noi. E poi quando finalmente ci siamo trovati per registrare ci siamo detti: "Adesso dobbiamo andare giù di badile (ride, ndr), e spingere!". Anche se siamo amareggiati e ci mancherà tantissimo, e questo è il dispiacere più grosso che abbiamo, il fatto di non poter fare un release party perché nei nostri piani il giorno dell'uscita dell'album ci sarebbe dovuta essere la baracca più grossa di Modena e provincia! Sarebbe stata una cosa davvero fantastica, come anche la possibilità di fare un mini tour estivo per presentare la nostra musica. Perché questo progetto non è nato come un progetto da studio, ma è nato come un progetto live, visto che veniamo tutti quanti da 20 anni di concerti facendo musica degli altri. Adesso che facciamo la nostra musica abbiamo la smania di poterla suonare dal vivo. Per cui per sintetizzare sul fulcro della tua domanda, abbiamo avuto tantissimi problemi logistici, ma abbiamo cercato di portarli a nostro vantaggio, a nostro favore, perché la voglia di fare uscire la nostra musica era veramente tanta. Quindi siamo qua, vediamo cosa ci riserverà il futuro!

 

Riccardo: Sì, di certo non è stata la condizione migliore per scrivere e per registrare un album questa pandemia. Tante cose sono state fatte in via digitale, senza vederci, però siamo riusciti prima di andare in studio, a suonare almeno una volta tutto l'album insieme, e questo credo sia la cosa più importante. Questo ci ha permesso di creare quello spirito di band che credo si percepisca ascoltando l'album, ed è uno spirito che si riesce ad avere suonando tutti insieme in saletta, piuttosto che registrare ognuno la sua parte nella sua stanza.

 

Ivan: Aggiungo inoltre che purtroppo sono tre mesi che non ci vediamo. Organizziamo lunghe call settimanali sempre come se facessimo le prove in sala, ci prendiamo 5-6 ore di tempo per parlare e decidere le varie cose, stiamo già lavorando su nuovi brani però senza vederci. E questo per un musicista è molto frustrante, perché la parte del suonare insieme è anche lo stare insieme, parlare, scherzare, bere una birra tra di noi. È un aspetto fondamentale che manca tantissimo.

 

Come dicevamo prima, voi siete nati nel 2019. Come si è sviluppato il vostro rapporto e come è nata l'idea di creare la band?

 

Riccardo: Sì, io ed Ivan non ci siamo mai conosciuti direttamente sino al 2019. Ci conoscevamo di nome, di vista, perché siamo sempre appartenuti a cover e tribute band di Modena e provincia e bene o male abbiamo sempre suonato nel Nord Italia. Eravamo due nomi che si conoscevano ma non in maniera diretta. Il tutto poi è nato da una mia chiamata perché avevo questa esigenza di scrivere e di far uscire questo progetto ed ero già a buon punto nella scrittura della musica. Sapevo appunto che Ivan era abbastanza libero in quel periodo e quindi ho provato a proporgli il progetto. Da lì ci siamo subito incontrati ed è nata subito una grande sinergia, visto che abbiamo lo stesso background musicale, siamo cresciuti ascoltando la stessa musica, abbiamo anche uno stesso background culturale su molti temi. Ci siamo perciò da subito trovati per costruire insieme sia la musica che i testi. Quindi l'album è venuto fuori molto velocemente e la parte di album che ancora non era scritta in questa maniera si è completata molto rapidamente. Questo è successo da giugno 2019 a marzo 2020, quindi dopo neanche 9 mesi eravamo già pronti a registrare l'album. Poi la registrazione, come dicevamo, per colpa della pandemia è avvenuta 4 mesi più tardi. Ci siamo presentati poi al pubblico l'anno scorso, con la cover di "Mad World" a marzo 2020. Dopo un anno perciò eravamo già pronti per uscire.

 strangervisionpoetica

 

Parlando di "Poetica", partendo dalla bellissima copertina di Alessandro Conti, vi dico subito le sensazioni che mi trasmette: grande pace e speranza, belle sensazioni e un perfetto equilibrio tra presente e futuro e tra terra e cielo. Queste sensazioni si ritrovano anche a livello musicale nell'album. Cosa ne pensate? Qual è il messaggio che volevate trasmettere?

 

Ivan: Diciamo che l'idea della copertina è nata dal primo nostro singolo. Nel senso che "Soul Redemption" era la prima canzone che noi volevamo utilizzare come singolo. Questo brano nasce da una poesia di Riccardo e avevamo questa immagine abbastanza chiara in mente di questa donna che univa la propria anima all'universo. Da lì poi è nata un po' l'idea della copertina. Abbiamo dato dei riferimenti ad Alessandro e volevamo esplicitamente un'immagine anni '90. Una copertina non digitale come si vede molto al giorno d'oggi, ma volevamo una cosa vecchio stile tipo Blind Guardian, quindi Marshall (Andreas Marshall ndr) o i vecchi Helloween. Fondamentalmente gli abbiamo dato un riferimento per noi importante che era "Angels Cry" degli Angra. C'è qualche richiamo, certamente è diverso perchè da un lato c'è una statua, un campo di grano ed un cielo rosso, mentre nella nostra cover c'è un campo di grano e questa donna che si unisce con l'universo creando un riferimento spazio-temporale. E c'è una citazione chiara al video per cui c'è stata anche questa sinergia tra Alessandro Conti e Domenico Guidetti, che è il regista del video di "Soul Redemption", proprio per cercare di avere un'immagine similare. Nel video quando c'è la parte dell'esplosione della donna verso l'universo è un richiamo esplicito alla copertina e volevamo avere questa unione appunto tra la cover ed il nostro primo singolo.

 

"Poetica" non è un vero e proprio concept, ma c'è comunque una linea comune sulle tematiche e i testi proposti?

 

Riccardo: Sì, diciamo che non è un concept nel senso che non parla di un solo tema. I temi sono molto diversi, però c'è un filo conduttore unico su tutto l'album, che è il voler attingere per scrivere i testi all'ambito della poesia. Dall'inizio alla fine c'è questa ispirazione che ci viene dalla poesia e dal voler dare una tematica sempre profonda ed esistenziale, ma con spirito positivo. Mi fa piacere che tu l'abbia notato e che ti abbia trasmesso queste sensazioni la copertina, perché in realtà era quello che volevamo trasmettere anche noi: positività ed equilibrio. In controtendenza se vuoi con il metal "duro e puro" che invece spesso trasmette immagini molto aggressive e a volte brutali. Volevamo, sia nella scena italiana o addirittura europea, con migliaia di gruppi che escono, riuscire in qualche modo a contraddistinguerci. Volevamo creare qualcosa di diverso sia sotto l'aspetto musicale, ma anche dal lato dei testi per dare uno spessore e un messaggio un po' diverso. La copertina stessa voleva richiamare questo concetto di equilibrio e di pace e sono contento ti abbia trasmesso questo. Come diceva Ivan il testo a cui fa riferimento la copertina è il testo di "Soul Redemption", che viene da una mia poesia che parla del fatto che tutti noi nasciamo con una ferita che sarebbe quella dell'essere chiusi in noi stessi. Questa ferita si cura solamente uscendo da se stessi ed andando verso l'altro con la relazione. Sicuramente un messaggio decisamente sentito in un periodo come questo di pandemia. Perciò la copertina e la parte che viene richiamata del video rappresenta proprio l'illuminazione e la redenzione dell'anima come apertura che avviene verso il mondo, verso la natura e verso la relazione con l'altro.

 

A livello musicale, un concetto ricorrente all'interno dell'album è l'equilibrio, sempre saldo nelle melodie, nei chorus, nei riff, ogni cosa è perfettamente centrata e valorizzata. Anche a livello di riferimenti e richiami rispetto a band come Blind Guardian, Savatage o, dal mio punto di vista, anche qualcosa dei Vision Divine, ho percepito comunque equilibrio nel dosare questi riferimenti, mantenendo comunque il vostro stile.  Come siete riusciti ad ottenere questo tipo di sound che da l'idea di grande maturità nonostante questo sia a tutti gli effetti un album d'esordio?

 

Ivan: Ti ringrazio molto. L'idea principale era di spaziare tra vari generi, avendo un background comunque simile. Nella nostra idea noi volevamo mettere la potenza del thrash americano, con la melodia e l'epicità del power tedesco condito però con il nostro gusto, la sinfonia e la melodia, che noi riteniamo fondamentale. Sul disco perciò abbiamo voluto inserire questi elementi con il nostro modo, per cui c'è "Hero Of The New World" che è molto stile Pantera e poi ci sono dei pezzi che richiamano molto di più i Blind Guardian o i Savatage. Abbiamo fatto tutto questo anche per capire i nostri limiti e comprendere bene quale fosse il nostro spazio di azione. Mi fa piacere che tu lo ritieni equilibrato perché era anche il nostro obiettivo. Anche la citazione rispetto ai Vision Divine mi trova d'accordo. All'estero alcuni ci hanno detto che sentono un'impronta Rhapsody, ma noi di Rhapsody non abbiamo niente! (ride ndr). Come ci è stato detto che ci sono troppe ballad, quando in realtà di ballad c'è n'è una sola, ovvero "Wish". Poi c'è "Memories Of You"  che può essere si considerata una ballad ma sono comunque presenti riff di chitarra. E abbiamo inserito una versione acustica di "Soul Redemption". Sai dipende sempre molto da chi ascolta l'album e che riferimenti ritrova. Noi volevamo creare un viaggio, un flusso all'interno dell'album, ed anche l'ordine delle canzoni è stato ponderato e deciso in una certa maniera dopo vari cambi ed aggiustamenti in modo che risultasse fluido tutto l'ascolto.

 

Riccardo: Non volevamo fare un album power come molti altri che già esistono. Volevamo fare un album con tante citazioni, mettendo tutto il nostro background musicale, ma proprio tutto. Personalmente ritrovo almeno 20 citazioni di band differenti, dai Pantera agli Iron Maiden, dai Blind Guardian agli Angra. Abbiamo cercato di fare stare tutto insieme e sono felice che tu definisci questo risultato "equilibrato" perché vuol dire che ci siamo riusciti.

 

Come avete detto prima, durante lo scorso lockdown avete registrato tre cover di brani decisamente iconici. Come è nata la scelta di eseguire proprio questi ? Penso che anche da questo punto di vista, queste rivisitazioni in chiave Stranger Vision possano sottolineare la qualità del vostro modo di fare musica. 

 

Riccardo: Il motivo per cui siamo arrivati ad eseguire queste tre cover è stato il lockdown, come dicevamo prima. L'idea era quella di non stare fermi e di capire come sarebbe stato il suono dell'album, tramite una produzione seria però su del materiale non nostro, su cui si poteva lavorare più facilmente. Il tema che abbiamo scelto deriva da una filosofia di Gurdjieff, anche riallacciandomi a quanto detto prima, per dare un'impronta un pochino più profonda anche nella nostra iniziale presentazione prima dell'album vero e proprio. Filosofia che dice appunto che cosmo e musica sono tutti collegati: quindi volevamo fare tre cover di musica che fosse collegata con il cosmo. Per cui abbiamo scelto "Mad World" come terra, "Space Oddity" per lo spazio, e "Moonshield " degli In Flames, che rappresenta la luna. Abbiamo scelto queste tre canzoni oltre che per il tema anche perché su due era un esperimento per fare nostra una canzone da fuori settore, da fuori genere. Quella dei Tears For Fears è molto melodica, principalmente basata sulle voci ed è stato complicato creare un'armonia che sostenesse tutto il brano; Ivan ha fatto un'ottima interpretazione lavorando su tre ottave diverse con la voce. Su "Space Oddity " il lavoro è stato ancora più difficile perché già di per sé è un brano molto complicato, e trasformarlo in metal non è stata una passeggiata, mentre "Moonshield" è stata una scelta di cuore. Dopo il power tedesco e il thrash metal americano, il nostro terzo amore è il death melodico scandinavo. Per me questa canzone è sicuramente il capolavoro degli In Flames.

 

Ivan: In questo caso è stato complesso anche creare una linea vocale, rispetto all'originale che ha un cantato più "piatto". Certo, eravamo un po' timorosi per il risultato, perché quando vai a toccare certi mostri sacri è sempre un rischio. Anche quando vai a toccare Bowie, o ad esempio provi ad interpretare un pezzo dei Queen, o li fai al top o rischi davvero delle figuracce. Abbiamo cercato di fare nostre queste canzoni e come in tutte le cose di metterci il cuore e la passione.

 

Rimanendo in tema di cover e riallacciandomi ai Blind Guardian, avete recentemente vinto un contest organizzato proprio dalla band tedesca con la cover di "Bright Eyes". Penso sia stata una grande soddisfazione per voi e che vi possa dare ulteriore visibilità. Ci raccontate com'è andata e qualche curiosità su questo concorso?

 

Ivan: Guarda, i Blind Guardian sono un amore indiscusso di entrambi sin dall'adolescenza. Conta che io per la maturità mi sono regalato il tatuaggio di "Imaginations From The Other Side" sul polpaccio (ride ndr). Riccardo due settimane prima della deadline del contest, che avevano già prolungato, mi manda lo screenshot del concorso per partecipare e nonostante il pochissimo tempo ci siamo detti: "Proviamo!". Abbiamo speso mezza giornata per decidere quale brano fosse il più adatto a noi, anche perché ribadendo i concetti precedenti, noi nasciamo come band live, quindi non ci piace soffermarci su qualcosa che si può fare solamente in studio. E così dopo la scelta del brano abbiamo registrato e mentre Simone Mularoni andava a ritoccare la parte musicale per fare il mix, noi ci siamo organizzati per fare il video, la sera prima del nuovo lockdown, per cui è stato veramente molto tirato. In una settimana abbiamo fatto tutto quanto e con l'acqua alla gola ci siamo detti "Proviamoci!" e abbiamo consegnato il giorno stesso della scadenza. Eravamo ansiosi perché i Blind Guardian non avevano comunicato quanti concorrenti c'erano, come sarebbero andate le selezioni, quali sarebbero stati i premi, quindi abbiamo partecipato a scatola chiusa. Noi eravamo nella puntata 10 e già altre band erano state selezionate precedentemente. Quindi io e Riccardo controllavamo ogni giorno, facendo a gara a chi arrivava prima (ride ndr) fino a che non hanno annunciato che avevamo vinto la puntata ed eravamo davvero contenti. Poi nella finale abbiamo cercato di pubblicizzare la cosa tra i nostri amici perché non potevamo immaginare che tra tutti i finalisti potessimo vincere. Ci speravamo tantissimo perché la possibilità di fare una chiacchierata con loro per una mezz'ora come stiamo facendo ora noi era davvero un sogno. Poi loro sono nel nostro olimpo delle band preferite. Aggiungi il fatto di aver la possibilità di essere promossi sul loro canale: è un sogno che si è realizzato. Quando nella finalissima hanno annunciato il nostro nome ci siamo davvero gasati! È stato bellissimo, ci siamo emozionati come dei ragazzini di 15 anni, mentre invece ne abbiamo 40! (ride ndr)

 

strangervision2021

 

Quindi questa vittoria potrebbe aprirvi qualche porta in più?

 

Riccardo: Speriamo, ce lo auguriamo. È imprevedibile quello che può portare. Di certo i Blind Guardian che mettono un nostro video sui loro canali in questo periodo è come se ci consentissero di aprire ad un loro concerto. In mancanza dei live, ora la cosa più grossa che si può fare, è mettere a disposizione la propria visibilità digitale per la nostra musica. Quindi è il più grosso regalo che potessero farci.

 

Quanto hanno aggiunto a "Poetica" le partecipazioni dei vari special guest all'interno dell'album? Come avete deciso queste collaborazioni? Da Alessandro Conti, fino ad Alessia Scolletti e Zachary Stevens.

 

Riccardo: Diciamo che i guest volevamo averli. Essendo un disco d'esordio, credo sia importante, citando una frase inglese, "camminare sulle spalle dei giganti" e farsi dare una mano per la visibilità e la credibilità della band. Se il disco sta ricevendo tutti questi consensi è anche perché abbiamo coinvolto personaggi già conosciuti e questo dimostra che abbiamo fatto bene. Volevamo questi ospiti e abbiamo pensato prima di tutti a nostri amici e a personaggi conosciuti nella zona che hanno avuto una carriera già abbastanza brillante e che quindi potessero darci una mano. Abbiamo pensato ad Alessandro Conti per primo, che ha esperienza con Trick or Treat, Luca Turilli's Rhapsody e Twilight Force, quindi un nome internazionale che era principalmente una conoscenza di Ivan, visto che si conoscono sin dall'adolescenza. Guido (Benedetti dei Trick Or Treat ndr) è venuto di conseguenza perché anche lui lo conosciamo da diversi anni. Fabio Dessi, cantante degli Arthemis e degli Hollow Haze, è maestro di canto e vocal coach all'MMI di Modena, quindi è un nome noto nella zona che volevamo coinvolgere. Per quanto riguarda Alessia ci è venuta in mente perchè volevamo coinvolgere una cantante italiana. Personalmente mi era piaciuta molto la sua performance in quello che allora era l'ultimo album dei Temperance "Of Jupiter and Moons" e quell'album ha fatto un successo incredibile. Loro, assieme ai Wind Rose sono poi gli unici gruppi italiani negli ultimi anni che sono riusciti a fare un passo da una casa discografica italiana ad una straniera. Ma noi gliel'abbiamo chiesto quando questo non era ancora successo! (ride ndr). A me era piaciuta molto la sua interpretazione, così le ho scritto direttamente su Facebook e mi ha risposto subito nel giro di mezz'ora, molto contenta della mia proposta. È stata sin da subito molto disponibile e ha voluto anche sapere di cosa parlasse la canzone, che non è una cosa non così scontata per un guest. È voluta proprio entrare nel testo e lo ha interpretato benissimo, perché la canzone richiede una certa dose di sensibilità, visto che parla della perdita di una persona cara. Il suo immedesimarsi nel testo l'ha portata a compiere un lavoro egregio. Per quanto riguarda la partecipazione di Zachary Stevens lascio parlare Ivan che è più coinvolto emotivamente! (ride ndr)

 

Ivan: Zach è un altro sogno realizzato. Diciamo che ci siamo tolti qualche sassolino con questo disco. Eravamo io e Riccardo in montagna con le nostre famiglie e mentre si chiacchierava ci è venuto in mente che ci volesse un cantante di grossa caratura, una sorta di super guest per il disco. Tra i vari nomi che sono spuntati fuori è venuto fuori appunto Zachary Stevens, che sarebbe stato perfetto per il brano "Before The Law", perché c'è una sorta di dialogo all'interno della canzone tra queste due figure che sono il guardiano ed il contadino. Ma Riccardo era molto perplesso sul fatto che potesse accettare la nostra proposta. Io invece in maniera molto spudorata (ride ndr) ho fatto come ha fatto Riccardo con Alessia, gli ho scritto direttamente su Messenger e lui mi ha risposto subito. È stato molto gentile sin dall'inizio, chiedendo anche notizie sulla situazione del Covid in Italia. Gli ho chiesto di partecipare al disco e gli abbiamo inviato tutte le parti. È stato molto collaborativo, proponendo anche alcune modifiche su alcune linee che per la sua esperienza potevano funzionare meglio, essendo lui anche insegnante di canto. La cosa divertente è che quando lui mi ha risposto la prima volta, io la sera ho scritto subito a Riccardo per avvisarlo che Zach mi aveva risposto e ci stava, ma lui non ci voleva credere, pensava che lo stessi prendendo in giro e per convincerlo ho dovuto mandargli gli screenshot della conversazione! (ride ndr)

 

Riccardo: Confermo, non ci volevo credere! (ride ndr)

 

Il mondo del metal è abbastanza particolare e ci sono molti gruppi storici che nonostante l'età rimangono in posizione dominante, sia dal punto di vista della popolarità che dei live (Iron Maiden, Judas Priest ecc). Qual è per voi la strada giusta per una band emergente per poter riuscire ad avere una carriera importante, anche nel 2021? Considerando che ci sono esempi di band come Sabaton e Powerwolf  che negli ultimi anni hanno avuto una crescita esponenziale di seguito e vendite, passando dal suonare nei live club, fino ad essere headliner di numerosi festival importanti.

 

Ivan: Secondo me tutte le band hanno bisogno di fare della gavetta e per noi la gavetta è suonare nei live club. Come dici giustamente tu i Sabaton oggi sono diventati molto famosi, ma perché prima hanno suonato tantissimo in giro e di gavetta ne hanno fatta parecchia. L'esperienza che ti fai suonando nei live club andando incontro alle persone nelle singole città, nei singoli posti, è quello che ti fa crescere. Questo crea il rapporto con le persone. Io mi ricordo ancora di una mia maglietta dei Metallica di un vecchio tour, probabilmente il "Wherever We May Roam Tour" che aveva fatto qualcosa come 450 date in due anni! Avevano girato letteralmente il mondo e sono arrivati ad essere i Metallica. Sicuramente per il nostro genere, rispetto ad altri, il live è fondamentale e quindi la gavetta è intesa come suonare live, farsi conoscere, sbattersi. Ora con il discorso pandemia bisogna lavorare molto con i social. Lo fanno i Blind Guardian, lo fanno tutte le grandi band. Noi a differenza loro lo facciamo di persona, non abbiamo un social media manager ma ci occupiamo noi di tutta la parte dei social e comunque ci piace avere noi questo contatto diretto con chi ci supporta, ci scrive o ci mette un like. Ci sono certe band che hanno raggiunto un livello tale in cui per forza ci sono degli intermediari che si occupano di questo, è una professione a tutti gli effetti quindi c'è anche questo aspetto nella gestione della band, con terze persone che gestiscono la parte multimediale piuttosto che l'organizzazione di un tour e altro. Noi ovviamente auspichiamo di crescere, come in tutte le cose cerchiamo di migliorarci sempre e di arrivare a dei risultati migliori, anche se siamo molto soddisfatti di quanto fatto sino ad ora. Però a mio parere le due chiavi sono quelle attualmente: live, che adesso purtroppo non si può sviluppare e social, ma essendo comunque molto presenti. Oltre ad ovviamente, che è la base di tutto, fare della buona musica. Perché comunque se non hai un buon prodotto, non vai da nessuna parte.

 

Riccardo:  Aggiungo, e sarà una cosa banale, che non deve mai mancare la passione per quello che fai. Perché guardando come sono arrivate in alto le band che hai citato si può vedere l'immensa passione che hanno portato avanti. Negli Iron Maiden, per esempio Steve Harris ha tirato sempre tantissimo e ha trascinato la band con la sua passione per la sua musica, avendo sempre ben chiaro quale era il suo obiettivo. In questo settore ci sono tante cose che ti possono far demoralizzare, tante difficoltà che ti possono suggerire di lasciar perdere, per cui ci vuole davvero tanta passione. Bisogna non perdere la strada e tenere l'occhio sull'obbiettivo, che è quello di far conoscere la propria musica. Non bisogna mai perdere la passione per la musica e per gli obiettivi che uno si pone. Se i Sabaton ed i Powerwolf sono arrivati lì è perché ci hanno creduto più di tutti. Ricordo che i Sabaton al primo album che hanno fatto uscirono con "Underground Symphony", che è una casa discografica italiana non grandissima e li hanno scoperti loro. Poi si sono comprati un tour bus e hanno girato l'Europa in tour bus, fino ad andare con Nuclear Blast e a crescere esponenzialmente. Ci vuole una grande passione per una scelta del genere!

 

Vi chiedo un sogno a testa, ora che comincia l'avventura degli Stranger Vision. Qualcosa che sognate e che vi possa far sentire realizzati.

 

Riccardo: Un mio desiderio, per cui potrò dire di essere "arrivato" con gli Stranger Vision sarebbe quello di suonare a Wacken. A qualsiasi orario, anche alle 10 del mattino! (ride ndr). Suonare su quel palco è per me un sogno.

 

Ivan: Sono anche io d'accordo con Riccardo, Wacken credo sia il sogno di qualsiasi musicista, a qualsiasi orario, anche solo tre pezzi!

 

Grazie mille ragazzi, è stato un piacere avervi con noi. Potete mandare un saluto ai lettori di SpazioRock?

 

Riccardo: Intanto grazie mille per questo tempo che ci hai dedicato, non è mai scontato per nessuno. Ringrazio SpazioRock che ci ha supportato e dato visibilità anche quando sono uscite le nostre cover sin dall'inizio. Ringraziamo i lettori che leggeranno questa intervista, seguiteci sui nostri social e veniteci a vedere dal vivo appena si potrà!

 

Ivan: Ragazzi, supportate sempre la musica rock!




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