Rise Twain (Jeremy David Beck, Brett William Kull)
"Non è importante la meta quanto il cammino". Potrebbe sembrare solamente retorica, ma ciò non sembra appartenere al duo Rise Twain: J.D. Beck e Brett Kull ci presentano infatti il loro album d'esordio "Rise Twain" come il naturale frutto della loro amicizia
Articolo a cura di Ludovica Iorio - Pubblicata in data: 20/09/19
Ciao ragazzi! Benvenuti su SpazioRock.it. Innanzitutto volevo chiedervi come state e premettere che, dato che è il vostro debutto sotto il nome di Rise Twain, ho parecchie domande da porvi: siete pronti?


Brett e J.D: Bene grazie! E' un piacere essere qui. Siamo prontissimi!



Una piccola introduzione sulla vostra storia... Brett, tu sei un produttore, ingegnere del suono, e membro di diverse rock band sorte nella zona di Philadelphia; J.D., sei un musicista ma anche autore e sceneggiatore. Brett, tu hai prodotto nel 2007 un album per la band di J.D., The Scenic Route, quindi sono anni che vi conoscete. Ma cosa effettivamente vi ha portato a unirvi come duo?


Brett: Sì, vero. Io e J.D. ci siamo conosciuti nel 2007, e nel 2008 abbiamo lavorato a un album per la sua band, che ho prodotto. Il momento che effettivamente ci ha portato a formare i Rise Twain è stato nel 2017, quando stavo lavorando al mio album da solista, "Open Skies Exploding", e volevo che J.D. fosse presente in un paio di quelle canzoni: lui fece un lavoro meraviglioso, mi ha mostrato un nuovo modo di fare le cose che non era il mio solito, abbiamo notato che lavoravamo molto bene assieme e quindi abbiamo deciso di proseguire in questo senso e collaborare.


J.D.: E' stato tutto nell'abilità di poter comunicare in un linguaggio musicale a tratti differente ma anche similare che è nata questa collaborazione, in un' ottica di divertimento. Sono sempre andato via dalle sessioni di prova, ancor prima delle registrazioni dell'album, con una sensazione di arricchimento musicale. Semplicemente funziona tra noi!



Quali elementi pensate di aver apportato in questo nuovo progetto a partire dalle vostre esperienze precedenti?


Brett: Ottima domanda. Riallacciandomi anche a quella precedente, personalmente per mia natura sono più "autoritario", mentre la qualità che apprezzo di più di Jeremy è il fatto di essere un'esplosione di energia e idee... ma che ogni tanto ha bisogno di essere tenuto sotto controllo. E' questa la forza che ci fa lavorare bene assieme.


J.D.: Assolutamente! Brett ha la capacità di farmi mettere i piedi a terra quando è il momento, ed è ciò di cui ho bisogno. E' per questo che funziona, ci compensiamo. Stilisticamente, ciò che portiamo entrambi dai nostri backgrounds è una ben fondata esperienza nel campo della musica classica, delle armonie, e dei fondamenti del rock 'n roll. 


Una delle scelte fondamentali per un gruppo agli esordi è trovare il proprio nome, che racchiuda in sé l'essenza degli elementi coinvolti e della musica prodotta. Com'è nato il vostro? Suona molto potente...


Brett: Dal mio punto di vista, mi piace mettere assieme le parole per creare un qualcosa di nuovo, che non abbia significato ma che evochi un messaggio. E l'aggettivo "potente" direi che è azzeccato.

J.D.: Esatto. "Twain" significa "Coppia", e siccome siamo un duo calza bene: tra una rosa di nomi alla fine abbiamo optato per questo.

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Congratulazioni per il vostro album d'esordio, "Rise Twain", uscito il 6 settembre! Immagino siate molto emozionati per questo. Volevo chiedervi: com'è stato il viaggio che vi ha portato a questa destinazione finale? Sentire un po' di pressione è probabilmente inevitabile, ma il fatto che entrambi non siete nuovi nel panorama musicale e che sapete come funzionano queste dinamiche forse vi ha aiutato...non è così?


Brett: Penso che le nostre passate esperienze ci abbiano aiutato. Ma penso anche che sia stato più un viaggio sereno che pesante: è stato divertente, spontaneo, organico, è un progetto che ci ha permesso di lavorare assieme anzichè metterci pressione.


J.D: Ci ha permesso di lavorare di fantasia, di elaborare soluzioni, di sfruttare a pieno la possibilità di lavorare insieme...Ciò ha reso il nostro lavoro più organico e più veritiero in un certo senso.


Brett: Un po' come un fiume, dove l'acqua che sgorga dalla sorgente non è la stessa alla foce: il nostro lavoro è un continuo movimento e mutamento. E' semplicemente fantastico! 



Vorreste raccontarci il processo creativo dietro al vostro nuovo lavoro?


J.D: Se ho qualche idea, inizio a mandarla a Brett; e Brett in risposta mi manda delle tracce e dico: "Wow, mi piace, ci siamo!", e viceversa. Inoltre abbiamo un file in comune su Dropbox che racchiude materiale che non è stato ancora usato: attingiamo anche da questo e ne ricaviamo un unicum. Questa è diciamo l'architettura del lavoro, ma tante volte è l'ispirazione a fiorire e ad inserirsi nel processo creativo.


Brett: Avviene anche tutto molto rapidamente. Lui al piano, io alla chitarra, e così creiamo i nostri brani, sia per quanto riguarda la musica che le lyrics.

 Uno di noi ha un'idea, e l'altro l'accoglie con una mentalità aperta. Nelle nostre sessioni compositive usiamo strumenti e immaginazione per la realizzazione...e siamo molto bravi in questo! [ride, ndr]

Quindi non seguite sempre le stesse regole per quanto riguarda la realizzazione dei vari brani: magari per uno viene prima la musica, per un altro i testi derivati dall'immaginazione si adattano a una melodia realizzata tempo prima... giusto?

Brett: Sì esatto, ma può anche avvenire contemporaneamente. Per esempio J.D. al piano, io alla chitarra, e sia la musica che i testi vengono fuori assieme in tempo reale. Da dove vengono le parole? Non lo so [ride, ndr]



Ho ascoltato tutte le dieci tracce. L'intero lavoro risulta con un equilibrio ben bilanciato tra elementi più dolci e altri più potenti, dalla musica alle voci e alle parole. E' un disco perfetto per rilassarsi: è davvero molto piacevole all'orecchio, non è sovraccarico di troppi elementi. Penso possa arrivare a tutti, anche a persone che possiedono gusti musicali i più disparati. Questo effetto organico è nato spontaneamente dall'immaginazione, dunque, non è stato ricercato?


Brett: Sì, proviene sia dall'immaginazione che dalla realtà. La reazione alle cose che accadono nella tua vita può avere anche questa componente di immaginazione. 



"Everspring" è stato il primo singolo ad essere pubblicato, ed è anche la prima traccia del disco: penso sia un bel modo di aprire, suona come il preludio di ciò che viene dopo. Cosa pensate di questa canzone?


J.D.: Volevamo iniziare con qualcosa di forte, che facesse allo stesso tempo meditare: è effettivamente simile a un preludio di ciò che succede nel resto dell'album.


Brett: Lo dissi a J.D.: "Beh, questa dev'essere la prima canzone dell'album!" [ndr, ride]. Un'altra cosa bella è che c'è dell'ambiguità tra le sequenze di accordi, non ti senti proprio a tuo agio con il ritmo stesso...ma c'è un qualcosa di veramente meraviglioso in questo che adoro.




"Golden" è un'altra traccia che mi ha colpito in maniera positiva, specialmente per il crescendo iniziale, poi l'amalgama tra le distorsioni di chitarra elettrica e il tocco gentile del piano, e infine le voci che riecheggiano ma che arrivano direttamente all'ascoltatore. Com' è nata?


J.D: E' stata anch'essa una delle prime tracce. 


Brett: J.D. aveva pronta quest'apertura al piano, e l'idea di un intero complesso strumentale che entrava nella traccia mi incuriosiva molto: la canzone si è sviluppata attorno a quest'idea. Volevo ci fosse questo crescendo, ci siamo messi a lavorare su sonorità che risultassero accattivanti all'ascolto. Le parole sono nate da J.D. nello stesso momento in cui è nata la musica. E' una canzone piuttosto semplice, ma c'è molta dinamicità tra alte e basse tonalità. Per quanto riguarda l'eco delle voci, abbiamo inserito la frase 
You'll never come back anche nella canzone "Death Of Summer", che dona all'album un senso di desiderio: è un bellissimo effetto. 




Invece, qual è la canzone più significativa per voi? E perché?


J.D: Be', è un po' come chiedere qual è il tuo figlio preferito [ndr, ride]. Mi piacciono tutte, ma penso che siano due quelle che mi sono divertito di più a comporre, sono speciali: "Prayers" è una di queste, mi eleva. Ma anche "That Is Love" e "Into A Dream" sono davvero belle tracce. "Into A Dream" si fissa nella mente, per le voci, per i testi: una notte non sono riuscito a dormire per questo! Provo un senso di connessione spirituale che mi separa per un po' dal resto, specialmente con le tracce elencate. 


Brett: Come ha detto Jeremy, anche io amo tutte le canzoni, e penso che ci siano pezzi in ogni canzone, che sono assolutamente innovativi: cristallizzano un'emozione, che è una cosa per cui mi batto quando scrivo musica. Se dovessi scegliere le due che preferisco, una sarebbe, per via del testo e di come è stato creato, "Oh This Life": è nato tutto in una notte. Ero seduto in cucina, J.D. mi raggiunse e vi abbiamo lavorato. Un'altra è "That Is Love", anche questa nata similarmente: ci sono tre accordi, una melodia e delle lyrics. Mi piace molto scrivere canzoni d'amore: è certo un tema trattato in tutte le salse, ma le parole riflettono la mia opinione personale su questo argomento. 




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Brett, prima hai detto che ci sono delle tracce che non avete inserito nel lavoro finale e che quindi sono rimaste come demo. Cosa vi ha condotto nella scelta di alcune e nello scarto di altre?


Brett: I motivi sono i punti di vista dell'ascoltatore e del produttore. Quando scrivi canzoni e le presenti sotto forma di collezione, devi cercare di fare un lavoro lineare e allo stesso tempo non risultare ridondante; e non dev'essere troppo lungo, perché poi l'ascoltatore rischia di diventare una figura passiva. Pertanto io e J.D. in questa collezione di canzoni abbiamo cercato di far risaltare il nostro stile senza risultare eccessivi. Abbiamo ricercato l'universalità delle emozioni; non abbiamo scelto altre canzoni perché magari riconducevano alla stessa emozione. Così per quanto riguarda lo stile della produzione, la strumentazione, ecc... 10 tracce per un totale di circa 50 minuti: un buon compromesso, non è né troppo lungo nè troppo corto. 


J.D: Hai detto perfettamente. Riesco ad ascoltare un album dall'inizio alla fine se mi colpisce, se riesco a esplorarlo e a uscirne avendo imparato qualcosa di nuovo, a ricavarne la mia personale interpretazione... proprio come un viaggio.


Brett: Volevo aggiungere che mi piace molto che sia "That Is Love" a chiudere l'album: è un finale aperto, e lascia il senso di attesa, di scoprire cosa verrà dopo... si spera ci sia un altro album! [ride, ndr] Così alla fine potremo attingere ancora a questo materiale accumulato.




Come definireste la vostra musica? Siete molto sperimentali, per cui personalmente non riesco a classificarvi sotto una specifica etichetta, come progressive rock o alternative rock...


J.D: Ci sono degli elementi, ma non è un album propriamente prog rock...Ed effettivamente sperimentiamo molto.


Brett: Gran parte della mia vita l'ho passata a produrre musica prog con il mio gruppo Echolyn, quindi identifico il genere con quello. Piuttosto, come ha detto J.D., ci sono elementi prog ma anche ad esempio influenze dei Wilco, dei Radiohead...


Mi avete letto nella mente a proposito dei Radiohead!

Brett:[ride, ndr] E' un onore per noi! Si rinnovano sempre: ogni album è differente l'uno dall'altro. L' ultima loro pubblicazione è stata nel 2016; non abbiamo idea di come sarà la prossima. 


J.D: Esattamente, ciò riflette la loro crescita artistica: davvero notevole.

Continuando sullo stesso argomento: quali sono gli artisti o i gruppi da cui traete ispirazione?



Brett: Un sacco di temi diversi ci ispirano sia per quanto riguarda lo scrivere i testi che la musica; ogni brano poi alla fine cattura un momento specifico. Altrettanti sono gli artisti da cui traiamo ispirazione, ognuno con le proprie caratteristiche...uno di questi potrebbe essere Elliott Smith: i testi e melodie sono davvero originali. 


J.D: Personalmente sono cresciuto con Peter Gabriel, e la sperimentazione dei Radiohead mi ha sempre affascinato e ispirato successivamente. Non tutti ci riescono, loro sì, sono davvero pazzeschi. Quando ero più giovane ero coinvolto in gruppi musicali in cui si sperimentava, in cui i riff di chitarra erano sporchi... Mi piaceva quel tipo di cose: ti mostra come puoi essere tutto ciò che vuoi e puoi raccontare la tua storia personale. Penso che la parte progressive provenga da lì. Ma c'è tanta bellezza anche nella musica classica, che purtroppo viene spesso sottovalutata.



La domanda sorge spontanea: ora col vostro debutto, state pianificando di fare qualche show per promuovere "Rise Twain"?


Brett: Abbiamo fissato qualche show in autunno negli Stati Uniti, e si spera di venire in Europa e quindi anche in Italia!

Sarebbe molto bello! Questa era l'ultima domanda. Vorreste lasciare un messaggio ai lettori di quest'intervista?


Brett: Non vedo l'ora di suonare in Italia ancora ed entrare nuovamente in contatto con la vostra cultura, siete persone splendide. Sarebbe un sogno!


J.D: Sì, concordo!


Be', speriamo davvero di avervi qui presto in Italia! Grazie mille per il vostro tempo, e in bocca al lupo!


Brett e J.D.: Grazie mille, ciao! [in italiano, ndr]




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