Pain Of Salvation (Daniel Gildenlöw)

I Pain Of Salvation cambiano le carte in tavola e, tre anni dopo "In The Passing Light Of Day", pubblicano il sorprendente "Panther". Insieme al frontman Daniel Gildenlöw abbiamo scavato a fondo nella nostra società e nella mente del cantante per capire il concept alla base dell'album, tra excursus musicali e riflessioni personali.

Articolo a cura di Simone Zangarelli - Pubblicata in data: 01/09/20

Ciao Daniel, grazie per esserti unito a noi oggi.

 

Figurati, è un piacere!

 

Il nuovo disco dei Pain Of Salvation, "Panther", è stato pubblicato il 28 agosto. L'ho ascoltato e la prima domanda che voglio farti è "perché"? Come mai avete scelto di cambiare stile così repentinamente dopo "In The Passing Light Of Day"?

 

Penso che sia come avere dei figli: li accudisci tutti i giorni e non ti accorgi che cambiano così tanto, ma poi incontri i parenti che ti dicono "O mio dio, quanto sono cresciuti!", ma tu non lo hai realizzato fino a quel momento perchè fai parte di un ciclo. Io non credo che siamo cambiati così tanto ma spesso nelle interviste me lo fanno notare, solo che sono così coinvolto da non accorgermene. Credo di aver proseguito sulla strada intrapresa con "Passing Light", però sono passati un po' di anni nei quali abbiamo sviluppato il nostro stile e la nostra musica.

 

I Pain Of Salvation sono famosi per i loro concept album, qual è il messaggio stavolta? C'è qualcosa di personale collegato ad esso?

 

Si, penso che sia emerso anche in "In The Passing Light Of A Day", perchè stavo cercando dei passaggi diversi della mia vita, soprattutto la canzone "Full Throttle Tribe", che parla di personalità atipiche. Ho sempre pensato che dovessi capire il mio ruolo nel mondo, provare a calcolare il contrasto tra me e il contesto in cui mi trovo. Da qui sono partito per creare "Panther", e ho sviluppato un analogia tra pantere e cani, anche se l'analogia iniziale era fra le automobili. Se fossimo tutti delle auto, saremmo diversi modelli. Di solito usavo come esempio la Nissan Micra, ma credo che ora dovrò cambiare con la Fiat 500 (ride, ndr.).

 

È la mia macchina! Sono un tipo da Fiat.

 

Vedi! Tutte le auto, che vanno da quelle di Formula 1, ai camion e tutte le altre, sono funzionali a un contesto specifico. Il punto del disco è che le pantere sono come auto di Formula 1 piazzate nel contesto sbagliato e fin dalla tenera età vengono fatte sentire come auto scrause quando in realtà non lo sono. Questa è l'analogia dunque, ma credevo che le auto non fossero così attraenti come gli animali.

 

painofsalvation2020band1

 

Capisco cosa intendi, ma c'è sempre stato questo elemento di animalismo nei vostri brani o c'è qualcosa di più che mi sfugge?

 

Penso che ci sia sempre stato, forse non in chiave così esplicita, ma le componenti chiave erano già presenti. Se guardi tutti gli album e i concept precedenti, noterai che ricorre la tematica di un individuo che prova a essere parte della specie, in qualche modo. Si tratta di provare a capire le specie in diversi modi. Forse non corrispondendo interamente alle aspettative della specie, in un certo senso, ma questo elemento c'è sempre stato nei lavori precedenti.

 

Ho letto che da adulto ti hanno diagnosticato un disturbo dell'attenzione, come questa notizia ha influenzato la tua vita e la tua carriera?

 

Non credo mi abbia influenzato così tanto, credo semplicemente che ora alcune cose abbiano più senso. Credo che questo sia uno dei punti dell'album. Oggi riusciamo a diagnosticare, e anche a trattare, molto in fretta. Quando ero piccolo io, nessuno ha mai detto che ero disfunzionale, ero un bambino irrequieto con una particolare facilità ad apprendere quasi tutto. Quindi ho sempre pensato che ci fosse un problema in me che andasse di pari passo con il contesto che mi circondava. Ero irritato dal fatto che tutto attorno a me scorresse così lentamente. Inoltre a quel tempo non si usava il termine "disfunzionale" per indicare qualcuno, ma poi sono arrivato a un punto nella vita in cui ho capito quanto fosse importante per le persone non neurotipiche, al fine di bilanciare questi inconvenienti, trovare un metodo per aggirare il problema. Penso che siamo molto bravi in ciò che ci appassiona, quindi sto cercando di insegnare ai miei figli "Prova a farlo diventare interessante, trova il tuo approccio e poi sarai in grado di affrontare qualcosa". Facevo sempre così a scuola, ero affamato di conoscenza e provavo sempre a trovare la prospettiva più interessante. Quando ho avuto dei figli, all'improvviso non potevo più perdere tempo ad aggirare questi ostacoli, perché i bambini hanno degli orari precisi, devi funzionare bene per le cose di tutti i giorni. Per tornare all'analogia delle auto, ero una Ferrari intrappolata in una piccola comunità. Non avevo i lampeggiatori, bruciavo la frizione tutto il tempo ma trovavo sempre il modo di "raggiungere l'autostrada" quando lavoravo in modo creativo, per esempio passavo ore e ore in studio di registrazione, o a disegnare. E lo facevo per calmare le mie energie e potermi concentrare. Poi, all'improvviso, non ho più potuto spendere il mio tempo come facevo perché le mie energie si sono concentrate sui miei figli. Da quel momento è iniziato a essere tutto più difficile da bilanciare.

 

Credo che ciò che dici sia molto importante. Se ho capito bene, si tratta di trovare il tuo equilibrio e costruire il tuo contesto, un ambiente nel quale puoi funzionare al meglio.

 

Esatto, e non è possibile farlo a scuola per di più, perché ho notato che a scuola molti ragazzi, che sono davvero irrequieti, vengono etichettati come disfunzionali per il contesto in cui si trovano, anche se ciò viene fatto in maniera amorevole. Oggi si tende a dire "ti tolleriamo, ognuno può essere se stesso, ti amiamo e ti diamo un'educazione che ti sia congeniale anche se sei disfunzionale". Ma questa è la chiave. Alla fine poniamo sui bambini quest'etichetta. E loro provano solo a funzionare come gli altri, anche se hanno molti problemi semplicemente a stare seduti in classe. Quello che provo a dir loro è di trovare il loro modo per appassionarsi alle cose in modo da diventare bambini brillanti. La cosa strana è che raccontiamo ai nostri ragazzi di tutte queste menti geniali nella storia, gente che ora definiamo "brillante", ma queste persone oggi verrebbero etichettate e forse trattate perché soggetti non neurotipici. Quindi il problema è che non si riesce a costruire il proprio ambiente così velocemente. Dal canto mio, sono stato fortunato a non essere etichettato da piccolo.

 

Mettendo insieme i pezzi, adesso il quadro generale mi è molto più chiaro e scorgo un livello di intimità e tenerezza che è forse inedito nei vostri lavori precedenti.

 

Be', in realtà mi sono aperto in molti album, credo sia questa la mia forza nella musica. Da quando sono piccolo sono attratto dalla musica che nasce dalla passione, dalla frustrazione, dalla curiosità e dall'onestà. Questi sono i 4 punti che ricerco nella musica. Da ragazzo sono cresciuto in una casa dove si ascoltavano i classici degli anni ‘60. Per esempio mi sono innamorato di "Revolver" dei Beatles e di "Wold Of The World" di Jeff Wayne perché suonavano come qualcosa che non avevo mai ascoltato prima. Penso che tutti possano pensare lo stesso oggi ascoltando quei dischi, per esempio in "Tomorrow Never Knows" ancora oggi è possibile sentire quanto suoni nuova. Ho sempre pensato che l'hard rock e il metal avessero una direzione, e nascessero dalla frustrazione e volessero esplorare nuove frontiere. Lo stesso accade con il prog metal e il prog rock, c'è questo desiderio di sperimentare e penso che molti stili musicali siano nati così, col desiderio di ridefinire ciò che la musica vuol dire per alcuni artisti. Personalmente sono sempre stato interessato a questo processo e ho sempre voluto dare tutto me stesso, e più lo fai, più forte è il legame tra te e le canzoni che scrivi, diventano delle estensioni di te stesso e inizi a prendertene cura.

 

Sono completamente d'accordo con te. Questo che stai descrivendo mi piace chiamarla "la verità", cioè una canzone è tanto più appassionante quanta più verità sull'artista riesce a raccontare, il che è relativo perché ognuno ha la propria, ma l'importante è essere onesti con sé stessi e con l'ascoltatore.

 

È esattamente questo che intendevo con "onestà". è quello che sento ascoltando Simon & Garfunkel, ho sempre pensato che loro volessero essere il più nudi possibile in quello che facevano. Sono ancora estasiato dall'ultimo album di Leonard Cohen, quello che pubblicò poco prima di morire. Lo ascolto da un anno ormai e suona ancora fantastico, ti sconvolge dall'interno ed è questo che amo della musica.

 

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Anche io sto ancora metabolizzando l'ultimo album di David Bowie, "Blackstar", che è esattamente speculare a "Thanks For The Dance" di Cohen, entrambi incarnano questo senso di morte e in un certo senso sono un esempio per il mondo della musica contemporanea di come esprimere certe sensazioni. Tornando al vostro disco, "Panther", cosa mi dici della cover? Sembra molto diversa dalle altre.

 

Ho sempre voluto un artwork in stile fumettistico, ma ho sempre pensato che non fosse l'album giusto. Poi, improvvisamente mi sono ritrovato tra le mani un lavoro che faceva analogie tra pantere e cani per spiegare il funzionamento di alcune menti e ho pensato che sarebbe stato fico riportare questo paragone nel disco. L'origine dell'intero disco viene dal ritornello della title track, "Feel like a panther / Trapped in a dog's world", quindi ho iniziato a costruirlo concettualmente, e così l'artwork cartoonesco riproduceva davvero gli animali, invece che le persone. Così ho contattato un mio amico a Brisbane molto interessato al mondo dei fumetti che mi ha messo in contatto con alcuni artisti, e ho cercato quelli che più si addicessero all'idea che avevo in testa. André Meister sembrava essere davvero un'ottima scelta, così ci siamo messi a parlare ed eravamo in sintonia su tutto, anche sulle emozioni che volevamo trasmettere con l'immagine. Per esempio volevo qualcosa che avesse la forza di una pantera ma una dose di fragilità, un po' di solitudine nello sguardo.

 

C'è qualche ospite all'interno del nuovo album?

 

Si, mio figlio canta in "ACCELERATOR". Non pensavo lo avrebbe fatto perché è timido, ma a me piaceva la voce di un bambino all'interno della canzone e così l'ho coinvolto. Ma questo è tutto. Avevamo delle parti di batteria registrare da Marco Minnemann per "Wait", ma abbiamo avuto strani problemi con i "The Sea Within", perché è stata registrata in studio quando eravamo con gli altri del gruppo, ed è sembrato che Roine (Stolt, ndr.) non fosse troppo felice che usassimo quelle registrazioni. Lo stesso è accaduto con Tom Brislin, che ha suonato il piano per la stessa canzone, ma invece ho usato il piano suonato da me e le batterie di Léo (Margarit, ndr.), quindi abbiamo avuto due ospiti che non sono mai comparsi.

 

È un peccato, ma sono sicuro che non mancherà occasione in futuro. In ogni disco cambia qualcosa nel tuo modo di cantare, qual è stato il tuo excursus durante questi anni e cosa è diverso adesso?

 

Ho cambiato qualcosa ma non ho mai pensato prima a cosa fare diversamente: accade che mi viene un'idea e voglio provare a realizzarla. Una delle cose che ho provato a fare è stata una parte quasi rappata con armonie. È qualcosa che non ho mai fatto prima. In "Panther" ci sono delle armonie che doppiano le parti rappate, lo stesso in "Restless Boy". Volevo usare il vocoder e anche fare un 5/8 sopra un 7/8, e allo stesso tempo armonizzare il tutto. Ora è molto più facile editare le canzoni, posso sperimentare di più con la produzione, mentre prima dovevamo pagare per registrare in studio e pagare il tecnico. Adesso mi siedo al PC e ho la possibilità di provare effetti e avere cose completamente diverse tra una traccia e l'altra.

 

Parlando di sperimentazione, vi siete decisamente spinti oltre i confini del vostro sound aggiungendo elementi dalla musica elettronica, come per esempio in "Restless Boy", dove sembra che il disco stia saltando. L'elettronica sta diventando il nuovo progressive?

 

Ho provato a riprodurre ciò che ero interessato a sentire. Ogni canzone è diversa e mi sono chiesto: "Cosa vuoi da questa traccia?" e così mi si sono aperte diverse strade. Ho continuato questo processo iniziato con "In The Passing Light" e mi sono interrogato su ciò che sarebbe successo se avessi continuato in quella direzione. Sono sempre stato attratto dalla "perfetta imperfezione", e ora che ho gli strumenti per investigare quell'area sonora, li uso. Per i primi album eravamo legati al tipo di sintetizzatori che Fredrik (Hermansonn, ndr.) aveva a disposizione, ora posso usare qualunque suono che mi piaccia da una diversità di fonti e possiamo anche riprodurli campionandoli. Prima non potevamo farlo e avevamo un sacco di tastiere sul palco. Ricordo in passato quando i Depeche Mode pubblicarono "Ultra", quel mondo sonoro mi colpì e da allora mi ha sempre influenzato. Lo stesso con "Rhythmeen" degli ZZ Top. Usavano delle chitarre che sembravano quasi rotte o cablate male. Quindi ho esagerato tutte queste influenze che scorrono nel mio DNA musicale. Quello che ho fatto è stato portare all'eccesso ciò che mi piace, anche se sembra troppo, suona comunque bene. Tornando ai Beatles e Leonard Cohen, nei primi album le chitarre per esempio erano molto rumorose. Non è un questione di equilibrio simmetrico, ma di trovare l'equilibrio nell'asimmetria, che secondo me è molto più interessante.

 

Come mai avete scelto proprio queste tre canzoni come singoli? Che idea volevate dare dell'album e qual è la tua traccia preferita?

 

Le risposte coincidono (ride, ndr.). "Accelerator" sembrava una scelta obbligata perché è un pezzo up-tempo, è una di quelle canzoni che non fa prigionieri, va dritta al punto con energia. Ci sembrava un buon punto di partenza, anche perché era la canzone più nuova al momento e la sentivamo più fresca. Il secondo singolo è stato più difficile da scegliere perché io e Lars, che è stato il fotografo della band per molto tempo, abbiamo parlato di un video, e mi è piaciuta l'idea. Così abbiamo realizzato il video di "Panther" e mentre lo facevamo abbiamo iniziato a pensare al secondo video. La ragione per cui abbiamo scelto "Restless Boy" è stata per l'idea che ho avuto per il video: c'era un bambino che viveva le cose con tempi diversi, perché il tempo è flessibile a seconda di dove metti il focus. All'improvviso quando ti concentri su qualcosa tutto il contesto attorno a te sembra muoversi a una diversa velocità. Avevo l'idea di giocare col tempo in ogni clip del video, ci ho pensato in macchina: mentre questo bambino all'improvviso vedeva un calabrone e si concentrava su di esso, poi all'improvviso notava qualcos'altro e il calabrone diventa in slow motion mentre il bambino continua ad essere a velocità normale. Quella è stata la prima immagine che mi è venuta ma abbiamo dovuto pensare a un altro modo per realizzarla poiché non abbiamo trovato un calabrone che volesse volare molto molto lentamente (ride, ndr). L'ho detto a Lars e anche a lui è piaciuta, volevamo fare questa cosa con un piccolo studente in classe ma poi c'è stato il coronavirus e non abbiamo potuto realizzarlo. Probabilmente questa è la mia canzone preferita del disco, lo è stata dall'inizio. Ha poche componenti ma non ti aspetti che cresca così tanto perché credi di aver già capito di cosa si tratta, quindi anche per questo credo che l'abbiamo scelta. Ero un po' preoccupato quando l'abbiamo pubblicata perché sarebbe stato il terzo singolo e ha molti elementi sintetici e un suono più strano. Avremmo potuto rendere la vita più facile ai fan dei Pain Of Ssalvation, magari pubblicando singoli più simili al sound del passato, ma abbiamo pensato che se potevano sopportare questo, allora non ci sarebbero stati problemi per il resto dell'album.

 

painofsalvation2020band

 

Questa pandemia ci ha dimostrato come il mondo possa essere incasinato, portando anche in superfice alcuni aspetti delle persone prima mai visti, nel bene e nel male. Hai trovato ispirazione da questo contesto per la tua musica?

 

Due cose mi hanno colpito: prima di tutto, quanto il mio stile di vita segua le restrizioni della quarantena (ride, ndr.), soprattuto per le persone non neurotipiche. Ci hanno detto che dovevamo lavorare da casa, così ero seduto al mio computer e ho pensato "questo lo faccio già", poi potevamo più andare alle feste, ma anche questo lo facevo già. E poi ancora, non saprai quanti soldi riuscirai a guadagnare il mese prossimo, ma anche con questa condizione convivo da quando avevo 18 anni (ride, ndr.). Molte cose quindi sono venute fuori naturalmente, mentre mi ha fatto strano sapere che il resto del mondo si stava sincronizzando con la mia realtà e ho notato molte cose che prima erano normali, in realtà erano oltre i limiti e che quello che classifichiamo come "normale", spesso è malato. È bizzarro come la razionalità possa essere folle allo stesso tempo. Ho sempre pensato che l'umanità si concentrasse su cose molto strane, specialmente la cultura in cui viviamo ora, e all'improvviso il Coronavirus ha colpito e la gente si è occupata di problemi reali. All'improvviso il mondo ha avuto più senso, che è strano da pensare durante una pandemia.

 

I Pain Of Salvation compieranno trent'anni il prossimo anno, avete in programma festeggiamenti?

 

Wow, non ci avevo pensato (ride, ndr.) e credo che la mia risposta sia abbastanza chiara adesso, ma ora che mi ci fai pensare, è arrivato il momento di progettare qualcosa, giusto? 

 

Voglio i diritti per questa cosa.

 

È un'ottima cosa (ride, ndr.).

 

So che la situazione non è ideale per programmare concerti e date, ma avete intenzione di ricominciare ad andare in tour e magari portare "Panther" in giro per il mondo?

 

Certamente, non vediamo l'ora di "pantherizzare" il mondo (ride, ndr.). Ne abbiamo già parlato, anche se non sappiamo quando si potrà fare. Tutti sappiamo quanto duramente ha colpito l'industria musicale e soprattutto la nostra crew. Noi possiamo continuare a scrivere ma per loro tutta la vita è basata sul tour. Quando abbiamo fatto il video cùdi "Panther" li abbiamo richiamati per costruire un palco e stare un po' iniseme per tre giorni e quella è stata la cosa più simile a un tour che avessimo fatto in diversi mesi. È stato davvero bello. Abbiamo parlato anche di come rendere dal vivo le canzoni, ci sono molte cose difficili da riprodurre, per esempio in "Panther" ci sono quattordici chitarre che suonano. Molti dei suoni che le persone credono siano loop o suoni sintetizzati sono chitarre, in realtà. Abbiamo speso molto tempo a discutere su come farle in concerto sin dalla realizzazione del video, per esempio come utilizzare il vocoder. Abbiamo moltissime cose da risolvere ed è stato interessante come abbiamo iniziato ad affrontare questo processo sebbene il palco fosse stato montato per il video, quindi è sembrato come una picccola parte di quello che sarà dal vivo. Quando sarà possibile portare dal vivo il disco ci divertiremo molto a rivisitare ciò che abbiamo fatto.

 

Ok Daniel, abbiamo finito. C'è qualcosa che vorresti dire ai tuoi fan e ai nostri lettori?

 

Abbiamo sempre amato venire in Italia, soprattutto io che ho trascorso molte vacanze nel vostro paese, a Riva Del Sole, e la considero una seconda casa. Ci sentiamo sempre a casa lì. So che avete passato periodi molto difficili per via della pandemia, ma tenete duro, torneremo presto e ci rincontreremo per fare dei grandi concerti.

 

Grazie per il tuo tempo e per questa chiacchierata molto stimolante.

 

Grazie a te, è stato un piacere.




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