Vennart (Mike Vennart)
Dopo una lunga carriera insieme agli Oceansize, Mike Vennart torna in pista con un progetto tutto suo, qualcosa di completamente diverso da quanto offerto fino ad ora. "The Demon Joke" è un album dalle mille sorprese, capace con facilità di far ridere e far piangere. Qualcosa di più ce lo racconta Vennart in persona...
Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 22/07/15
Ciao Mike! Benvenuto sulle pagine di SpazioRock! Come stai?

 

Buonasera a voi! Tutto bene, grazie!

 

E' uscito a fine giugno "The Demon Joke", il tuo primo solo album. Sei soddisfatto dell'accoglienza riservata al disco?

 

Direi abbastanza bene! Sono contento di ciò che è stato scritto e di ciò che è stato detto, le recensioni sono davvero ottime, e io sono molto soddisfatto del risultato finale. Personalmente, vederlo prendere forma è stata un'impresa, ma ne è valsa la pena, è stato bello riuscire a finirlo. Pensavo a questo album da tempo, ed eccolo qua. Mi piacerebbe che potesse essere sentito da tantissime persone, ma non credo sia una cosa così probabile. Sarebbe bello poter cambiare il mondo ogni tanto!

 

Come descriveresti il sound del tuo album? Quanto è diverso da quello degli Oceansize?

 

E' un sound complesso, frenetico. Credo che sia comunque un sound piacevole, nel complesso, con delle vibrazioni particolari, un sound molto groovy, pieno di diverse sfumature di colore, che può essere giocoso e rilassante. Ho inserito tante cose diverse, nel mio album. Sostanzialmente, credo che quando crei della musica, cerchi di ricreare il più possibile la musica che ti piace, che ti ispira, senza porti limiti. Quando ho immaginato questo album ciò che volevo era fare qualcosa di strano, ossia un guitar album che non fosse solo un semplice guitar album, ma che fosse uno strano guitar album. E infatti The Demon Joke è uno strano guitar album. Ciò che volevo era cambiare qualcosa rispetto a ciò che avevo fatto finora, volevo suonare la chitarra come volevo, come mi piaceva, cosa che non sempre facevo negli Oceansize. Sono un discepolo del metal classico e del prog rock, e volevo fare qualcosa che rispecchiasse un po' ciò che mi piace davvero. Gli Oceansize avevano un sound molto più punk rock direi, e quindi cercavo qualcosa di diverso. E credo che il mio album sia effettivamente il riassunto di ciò che cercavo, di ciò che volevo fare.

 

Raccontaci di più! Quando hai deciso che ti saresti cimentato in quest'avventura?

 

L'idea di dar vita a Vennart è venuta fuori quando gli Oceansize si sono sciolti. Ho iniziato a scrivere un po', ho continuato a farlo per circa un anno, ma mi rendevo conto che in realtà non stavo concludendo proprio nulla, non avevo finito nessuna canzone. Questo mi aveva un po' buttato giù, credevo fosse una specie di segno, che mi suggeriva che in realtà non avrei dovuto cimentarmi in questa cosa. Poi però ho fatto sentire alcuni miei spunti a Steve Durose e lui si è messo a lavoro e ha scritto alcune melodie. Il suo apporto, la sua collaborazione è stata davvero preziosa. Mi ha dato una spinta. Nel frattempo però ero pieno di impegni: ho ripreso il tour con i Biffy Clyro e sono diventato papà! Dedicavo al bambino ogni singolo istante e il tempo che mi restava era davvero poco. E ciò è stato un bene, perchè sapevo che dovevo impegnarmi in maniera più proficua, più produttiva. Così, una dopo l'altra sono nate tutte la canzoni di The Demon Joke!

 

 

vennartitw01
 

 

Quali sono gli argomenti che tratti nei tuoi testi? C'è un concept che unisce tutti i brani?

 

Sì, c'è un sacco di roba che riguarda la commedia. Questa è stata l'idea base sulla quale ho deciso di costruire l'album, e anche il titolo richiama il concetto di "scherzo". Ho una grande passione per la commedia e sono sempre stato molto ispirato da ciò che le gravita attorno. Ho voluto inserire molte cose divertenti nei miei testi, ma non solo. Ci sono anche molti passi che parlano della morte. La commedia mi ha sempre affascinato per il suo duplice potere: può farti ridere tantissimo, ma può anche buttarti giù con la stessa facilità. Sono in quella fase della vita in cui hai a che fare con le scomparse di molte persone che ti erano vicine... i miei nonni, mio padre. Nell'album ci sono molti riferimenti a Rik Mayall, persona a cui tra l'altro ho dedicato l'album. Era una persona che stimavo molto. E' morto lo scorso anno a poco tempo di distanza della morte di mio padre. E questa cosa mi ha doppiamente sconvolto. Quando stava male lo andavo a trovare spesso e tentavo di farlo ridere. D'altronde è così che si fa, no? Tenti di nascondere un problema e fingi che tutto vada bene, fai il cazzone. E' abbastanza strana come cosa, ma a quanto pare si fa così.

 

Sicuramente tocchi tanti generi e stili, hai immaginato il tuo lavoro così fin dall'inizio o è il risultato di qualcosa che si è creato nel frattempo?

 

Ho passato diversi anni a sperimentare, e ho impiegato diversi anni a comporre quest'album e a farlo venir fuori in un certo modo. Sono stato ininterrottamente in tour con i Biffy Clyro per circa cinque anni, praticamente, e sicuramente questo ha influito. Non avevo molto tempo per mettermi seduto tranquillo e prendermi il mio tempo per scrivere le canzoni: tra uno show e l'altro prendevo la mia chitarra e provavo qualcosa di nuovo, facevo "suonare" le mie idee. E' per questo che, col tempo, nelle mie canzoni si sono trovati elementi diversi, tante vibrazioni diverse. Ma in fondo, i miei dischi preferiti sono tutti piuttosto variegati, oserei dire schizofrenici. Quindi era naturale che il mio venisse fuori così. Ho un piccolo problema: quando qualcosa mi piace davvero tanto tendo a riprodurla. Ma non lo faccio di proposito, è piuttosto un processo inconscio. E perciò anche in questo album ci potrebbero essere cose che sono simili ad altre cose... ma credo che nessuno lo noterà!

 

Io non l'ho notato...

 

Ecco, visto?

 

Nonostante questo sia un solo album, hai lavorato con Steve Durose, Gambler e Denzel. Quanto è stato importante il loro contributo?

 

Il loro contributo è stato a dir poco fondamentale. Steve ha scritto le melodie, Gambler si è occupato delle tastiere, Denzel ha fatto il suo con la batteria. Non immagino nessun altro che avrebbe potuto essere migliore di loro, che mi avrebbe potuto aiutare meglio di loro. In particolare Steve, con il suo perfezionismo, non mi consente di fare cose che non siano perfette. Con Gambler sto anche portando avanti i British Theatre e quindi tra di noi c'è una certa sintonia. Stiamo lavorando al nuovo album, in cui abbiamo trovato un ruolo anche per Steve.

 

vennartitw02

 

 

La tua musica è spesso descritta anche come "prog rock": quanto ti trovi a tuo agio con questa etichetta?

 

Non saprei, non credo che la mia musica sia mai stata definibile come prog rock nel senso classico del termine. Credo che possa essere inquadrata nello stile di band come i Radiohead, questo stile di band. Non è certo musica nello stile dei Yes, di Emerson Lake & Palmer o dei Rush. Però è una definizione con cui posso trovarmi bene, se viene utilizzata per indicare musica che non sia usuale, che sia in qualche modo complicata.

 

L'album è stato finanziato tramite PledgeMusic. Come mai hai deciso di utilizzare questa piattaforma? Credi che possa essere una grande opportunità anche per artisti del tutto emergenti, e non già affermati come te?

 

Penso che sia un'ottima idea. È tremendamente difficile tornare con un nuovo album dopo cinque anni di silenzio, hai bisogno che le persone siano interessate al tuo lavoro. E PledgeMusic ti permette di restare in collegamento con i tuoi ascoltatori, di far sapere loro a che punto è l'album, puoi fare vedere il lavoro che ci sta dietro.

 

Ok Mike, grazie per il tuo tempo! Questa era l'ultima! Hai qualcosa da dire ai nostri lettori o ai tuoi fan?

 

Provate ad ascoltare il mio nuovo album, sono sicuro che vi piacerà! Grazie della vostra attenzione!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool