Royal Blood (Mike Kerr, Ben Thatcher)
Esce oggi il secondo album dei Royal Blood: "How Did We Get So Dark?". Abbiamo avuto l'occasione di incontrare Mike Kerr (basso e voce) e Ben Thatcher (batteria) per parlare della genesi del lavoro, del loro fulmineo successo e di molto altro.
Articolo a cura di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 16/06/17

Ciao ragazzi, come va? Vi state divertendo a Milano?

 

Mike: Ciao! Sì, certo, il tempo è meraviglioso ed è un piacere essere tornati in Italia.

 

Leggendo il titolo del vostro secondo lavoro, viene appunto da chiedervi: "how did you get so dark?"

 

Mike: Iniziamo con una domanda difficile... Diciamo che quelle racchiuse in questa nostra nuova release sono tutte sensazioni che ci trasciniamo dietro da qualche anno, fin dai tempi di "Royal Blood". Semplicemente, credo che fosse arrivato il momento di esprimerle, di lasciarle evolvere. E il risultato è forse un po' più cupo di quello a cui avevamo abituato il nostro pubblico. 


So che non vi piace parlare specificatamente dei testi delle canzoni, perché ognuno può interpretarli come preferisce. Però, personalmente, ho notato che rispetto a "Royal Blood", mantenete le stesse tematiche ma stavolta le affrontate in modo più maturo e rassegnato. Vero?

 

Mike: Sì, sono assolutamente d'accordo. Innanzitutto la musica è più decisa e poi anche i testi sono più espliciti rispetto a quanto proposto in passato. Del resto serve del tempo per riuscire a vedere le cose con maggiore chiarezza, no? Trovo quindi che sia normale essere maturati negli ultimi quattro anni. In questo periodo naturalmente ho vissuto nuove esperienze che mi hanno influenzato, in un modo o nell'altro, ed è inevitabile che finisca per riversare quanto mi hanno trasmesso nelle liriche.

 

royalblood 

 

Cinque anni fa eravate degli sconosciuti. Un album e qualche anno dopo, siete già stati etichettati come una delle rock band contemporanee più promettenti. So che mi direte che la fama non vi ha assolutamente cambiati ma sono sicura che influenzi chiunque. In che modo ha influenzato voi?

 

Mike: Sinceramente non credo che il successo ci abbia cambiati. E non è detto che duri! Dipenderà in buona parte da come verrà accolto il nostro secondo album. Almeno questo è quel che mi sento di risponderti, a oggi, per quanto mi riguarda. Venendo al qui presente Ben... beh, lui si è comprato un paio di scarpe nuove grazie ai soldi che abbiamo tirato su con la musica! (ride, ndr.)

 

Ben: E' vero (ride, ndr.)! Guarda, non sono magnifiche? Tra l'altro penso proprio che siano italiane!

 

Nient'altro, ragazzi?

 

Ben: A parte gli scherzi, c'è da dire che a volte veniamo riconosciuti per strada. Non capita sempre e solitamente succede in posti molto particolari. Diciamo che riusciamo ancora a fare due passi senza aver bisogno delle guardie del corpo. Non c'è niente di cui lamentarsi quindi.

 

Avreste mai pensato di fare musica per vivere?

 

Mike: No, no davvero. Se siamo arrivati a questo punto è stata grazie a una serie di fortunate circostanze. E poi... non vorrei suonare poco modesto ma ritengo che siamo anche stati bravi. Resta comunque un sogno che si è realizzato, per certi versi anche prima del previsto. 

 

Qual era il piano B?

 

Mike: Non c'è mai stato un piano B per noi. Ed è proprio per questo che ha funzionato il piano A. Se non ci fossimo impegnati per raggiugnere certi obbiettivi, a volte anche con una certa ostinazione, non saremo certo qui oggi a parlare del nostro secondo disco. 

 

Avete ricevuto gli elogi di artisti come Jimmy Page, Dave Grohl, Dom Howard e James Hetfield. C'é stata una frase, oppure complimento, che ha avuto un significato particolare per voi?

 

Mike: Decisamente sì.. quanto ha dichiarato sul nostro conto Jimmy Page ("I Royal Blood sono in grado di portare il rock in un nuovo reame", ndr) è stata una soddisfazione indescrivibile. Mi sono ispirato al suo stile per comporre musica, quindi per me è davvero stato un punto d'arrivo sentirlo parlare così bene di noi. Un onore, qualcosa che sogni da tutta la vita ma in cui assolutamente non osi sperare.

 

Avete suonato in diversi festival in questi anni. Questo vi ha aiutato a farvi conoscere. Qual è la performance in cui vi siete divertiti di piú?

 

Mark: Direi l'edizione 2015 del Reading Festival. Il pubblico era fantastico ed incredibilmente numeroso, e c'era una strana energia nell'aria che naturalmente ha influenzato di rimando la nostra performance. Stare su quel palco, davanti a quella folla.. è sicuramente un'esperienza che non poteva lasciare indifferenti. E' qualcosa che non dimenticherò mai e che spero sempre di rivivere.

 

Ben: Per non dire che Mike aveva una giacchetta strepitosa (ride, ndr).

 

Mike: Sì, é vero, era fantastica! Nera con un motivo a fiori.

 

mikeroyalblood 

 

Considerato da un punto di vista esterno, il vostro percorso è piuttosto diverso da quello standard per una giovane band. Avete cominciato a farvi conoscere grazie alla maglietta dei Royal Blood indossata da Alex Turner durante un'esibizione degli Arctic Monkeys e molti artisti vi hanno elogiato prima che diventaste veramente famosi. Non siete ricorsi ai Social Media per promuovervi, diciamo. Siete d'accordo con me?

 

Ben: D'accordissimo, è andata proprio così. Siamo stati estremamente fortunati anche in questo, specialmente di questi tempi in cui molti aspetti del quotidiano sono così interconnessi ai social. In tutta onestà devo ammettere che i social media non ci piacciono sebbene ci venga detto in continuazione che dovremmo utilizzarli di più per promuoverci... ma ancora non ci siamo decisi a farlo. 

 

Davvero?

 

Ben: Sì, davvero. Può darsi che abbia ragione chi dice che sfruttare diversamente questo tipo di strumento migliorerebbe la nostra visibilità... forse. In realtà non so però di quanto. Alla fine siamo sempre stati dell'avviso che il modo migliore per farci conoscere sia il fare più date live possibili, il mettersi davvero in gioco dal vivo, lo stare a contatto col pubblico in carne ed ossa, non da dietro uno schermo. Per noi fare un vero concerto è fare musica, non tutto il resto. E posso dire che siamo abbastanza ferrati in materia, dai.

 

Però immagino pensiate che i social media aiutino effettivamente le giovani band di talento.

 

Ben: In generale sì, sicuramente, non lo metto in dubbio. Migliorando la visibilità, se già hai talento aumentano le probabilità che qualcuno se ne accorga. Resta comunque la condizione necessaria di aver talento... altrimenti non ci sarà social media che tenga. E' qui che si vede la differenza.

 

Suonerete a Milano il prossimo 2 novembre. Che rapporto avete con i live in Italia?

 

Mike: Mamma mia, non vediamo l'ora! Il pubblico italiano è magnifico: davvero uno spettacolo raro. Lo scorso anno tutti saltavano cantando in coro le nostre canzoni. Garantisco che non è qualcosa che capita di vivere ogni volta. Quindi vi aspettiamo a cantare i nuovi pezzi!

 

Ben: E poi il cibo qui è delizioso, il tempo, come dicevamo, è magnifico... proprio come oggi: non vedi che sole incredibile? E siamo solo a maggio. Non siete costantemente emozionati per questo?

 

Ci si abitua, dopo un po'. Dunque, torniamo un attimo indietro nel tempo, a quando la band si è formata. Mike, tu tornavi da due anni in Australia con qualche canzone in testa, e Ben, tu andasti a prenderlo in aereoporto. Dalle idee uscite durante quel tragitto in macchina, sono nati i Royal Blood. Cosa direste ora, se poteste, a quei due ragazzi?

 

Mike: Guidate piano... ma continuate a crederci! All'inizio non era così scontato che avremmo sfondato, anzi, ci sono stati momenti in cui sembrava che quello che facevamo non interessasse a nessuno. E invece... ne abbiamo fatta di strada da quella sera. Non oso pensare a cosa ci sarebbe successo se ci fossimo limitati ad ascoltare quello che stavano passando in radio quella sera...

 

Bene ragazzi, grazie per il vostro tempo. Avete qualcosa da dire ai vostri fan e i nostri lettori?

 

Ben: Sì. In attesa di rivederci presto, comprate e ascoltate il nostro nuovo album, è il migliore e non ve ne pentirete di sicuro.

 

Mike: Grazie a tutti per il vostro supporto... E venite a sentirci a novembre, perché siamo la migliore band di sempre. Vi aspettiamo!




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