Ciao Marky. E così incontro la leggenda in persona in questo magnifico festival, non ti nascondo un minimo di agitazione.
Ciao, benvenuto. Tranquillo, parti avvantaggiato. Sei italiano e mi se già simpatico.
Ho preparato delle domande riguardo il presente ed il passato. Da dove vuoi che cominciamo?
Iniziamo da questo momento, è la prima volta per me qui a Sziget Festival, vado sul palco tra poco e sono contento di portare qui il mio sound. È puro Rockabilly, sincero Punk Rock, non ne trovi di simile in giro. Ogni volta che arrivo in un grande festival vengo circondato da vecchi, piacevoli ricordi. C’è tanta gente, la produzione è in gamba, il pubblico è meraviglioso e appena sentiranno i pezzi storici, vedrai che divertimento.
Il tuo pubblico è molto vario, ne sarai sicuramente fiero. Come ti senti a suonargli oltre quarant’anni di pura attitudine Ramones?
Teenager, vecchietti, famiglie, ci sono tutti. Cinquantenni che ricordano i bei tempi, sono cresciuti con noi. Sto bene, sono orgoglioso. Piuttosto che certe schifezze elettroniche, che si gustino i nostri pezzi. La nostra è musica vera, che porta dei veri messaggi. Molta musica contemporanea non ha più nulla da comunicare, questo è gravissimo. È triste, perché ci sarebbe così tanto da urlare al mondo: corruzione, politici, amore, quotidianità. Le persone non cambiano, solo le tecnologie lo fanno. Abbiamo gli stessi problemi di quarant’anni fa.
A proposito di politica, pare che Donald Trump non avrà il tuo voto.
Assolutamente no. Mi imbarazza sai, anche perché sono di New York. Non so di che cavolo parla. Non ha prese di posizioni chiare, si contraddice, parla incessantemente e fa casino. Supporto la Clinton, lo batte sotto ogni punto di vista.
Pensi che Trump potrebbe vincere?
Fino a quattro, cinque mesi fa lo pensavo. Ora si è rivelato per quello che è e non credo abbia possibilità. La gente ha capito dove sta la verità.
Ti ho chiesto questo perché da sempre tu e la tua musica vi siete schierati a favore di qualche candidato.
È vero, Obama e Bill Clinton ad esempio, per quanto mi riguarda, solitamente sto dalla parte dei liberali. Johnny era molto conservatore, certe volte litigavamo ed è per questo che come band non ci siamo mai schierati, ma solo individualmente.
Torniamo in Italia, da poche settimane è uscita per Tsunami la tua nuova biografia “Punk Rock Blitzkrieg”, descritta come un’opera coraggiosa e forte, un onesto racconto di quei musicisti che hanno fondato una scena. È un libro ricco di aneddoti, quali ricordi con più piacere? Quali i più pazzi?
Sicuramente i più vecchi. E non si tratta di episodi di follia, ma di un’intera vita folle. Eravamo pazzi, lo capisco sempre più con il passare degli anni. Sono centinaia, migliaia come i nostri concerti, i tasselli che compongono questa storia infinita. Mi emoziona ogni volta che suono “I wanna be sedated”, ricordare la registrazione del film “Rock N’ Roll High School”, sfogliare le fotografie… Ho provato a comporre un puzzle ed è uscita questa biografia. È un po’ confusionaria, ma credetemi, è assolutamente autentica.
A chi lo consigli?
A tutti gli amanti e i curiosi dei Ramones. Credo davvero, e non te lo dico per vantarmi, che sia in assoluto la biografia più completa mai realizzata. Certamente, anche le altre sono buone, ma di questa sono orgoglioso. Quella di Dee Dee mi pare un po’ troppo fumosa, vicina a quello che era il suo carattere. Secondo me esagera troppo alcuni aspetti. Quella di Johnny è ottima, ma un po’ cruda. E anche qui, se ci pensi, rispecchia la sua attitudine. La mia parla di verità, fratellanza, Punk.
Hai citato una canzone memorabile. Chi secondo te, oggigiorno, avrebbe bisogno di una bella sedazione?
Chi si agita senza motivo. O chi si agita troppo. Bisogna prendere la vita per come viene ed avere ottimismo. Odio gli ansiosi, datevi una calmata!
Grazie per questo incontro che ricorderemo come un altro indimenticabile tassello del nostro puzzle.
Grazie a te e un saluto a tutti i fan italiani, con cui ho un rapporto davvero speciale. Con voi anche qui mi sento più a casa.