Frank Carter & The Rattlesnakes (Frank Carter)
La complicata storia di una farfalla che non può amare un ragno spiegata da Frank Carter. Lui e i Rattlesnakes pubblicheranno il loro nuovo album "End Of Suffering" il 3 maggio. Nel frattempo, non perdeteveli il 25 e il 26 marzo a Milano e Bologna.
Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 23/03/19

Ciao Frank, benvenuto sulle nostre pagine. Come stai?

 

Ciao Giulia, il piacere è mio, grazie a voi per lo spazio che ci state dedicando.

 

Parliamo subito del vostro nuovo album, "End Of Suffering", in uscita il prossimo 3 maggio. Avete scritto più o meno ovunque che questo è il vostro disco più importante.

 

Sì, è il più personale, il più intimo e il più onesto che abbiamo mai scritto. L'album è venuto alla luce negli ultimi due anni, che hanno rappresentato un momento davvero difficile per noi. La nostra vita professionale andava a gonfie vele, ma quella privata ha subito molti alti e bassi. Ho imparato molto su me stesso, su chi sono, sul mio "personaggio", sul tipo di persona che voglio essere. Penso che per la prima volta nella mia vita io sia andato davvero molto vicino al raggiungimento di questo obiettivo, traducendolo poi sotto forma di musica. Ho sempre cercato di essere il più onesto e aperto possibile con i miei fan, cercando di non causare danni a me stesso. Questa volta abbiamo provato davvero a non nascondere nulla. Si tratta di un disco molto aperto.

 

Quando avete iniziato a comporre questo disco? Il processo di composizione è stato stimolato da questa necessità personale di affrontare questi argomenti e trovare delle risposte?

 

Sì, in quanto artista, componi musica perché ne senti il bisogno. Penso che la musica migliore nasca quando sei davvero in cerca di risposte. Avevo molte domande a cui rispondere, tutte legate a dei problemi molto profondi che stavo affrontando nella mia vita. La verità è che molte persone vivono esperienze simili. Non sono la prima persona ad aver affrontato la fine di una relazione, non sono la prima persona che ha dovuto affrontare un divorzio, non sono la prima persona a soffrire di ansia. Per me, scrivere questo album era diventato davvero un'urgenza. Questo disco parla degli ultimi due anni della nostra vita.

 

Questo album è popolato da una serie di personaggi metaforici ("Tyrant Lizard King", "Super Villain"). Come si relazionano tra loro? Hai un preferito tra questi?

 

Oh accidenti... (sospira NdR). Allora, tutti quei personaggi... sono tutti me. Rappresentano le numerose facce che ognuno di noi ha. Gli esseri umani sono sfaccettati e complessi anche nelle loro azioni. Per quanto mi riguarda, non so se ho un "preferito", ma posso dirti che quello in cui mi identifico di più è quello della ghost track. In questo momento, mi identifico molto in questo brano e in quel personaggio. Gli altri brani, come quelli che hai citato, parlano di personaggi che sono ciò che tu senti di essere, o ciò che le altre persone dicono che tu sia. Non è sempre vero. Ciò che è importante è essere consapevoli di questo, e del fatto che non siamo mai solo quello, siamo composti da diversi aspetti. A volte mi va di essere un "Tyrant Lizard King", altre volte un "Super Villain", altre volte non vorrei essere proprio niente.

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L'utilizzo delle metafore si manifesta già dall'opener "Why A Butterfly Can't Love A Spider", un'immagine molto pura ed efficace.

 

Questa canzone parla di relazioni tossiche, di amore tossico, quel tipo di relazioni in cui ti innamori di persone che non vanno bene per te. Ho sempre scritto molto attraverso metafore, ma con questo album ho voluto che le cose fossero il più immediate possibile, in modo da far capire a chi ascolta nel modo più semplice possibile, facilitando il processo. La farfalla che non può amare il ragno è la metafora di una relazione tossica. La farfalla e il ragno possono anche essere molto attratti reciprocamente, ma se si avvicinano troppo la farfalla finirà sempre intrappolata nella ragnatela. Quando succede, è la fine. Alcune persone semplicemente non sono fatte per stare insieme. Penso che quando questo succede, si crea un'intensità all'interno della relazione che in realtà ti inganna. Quando le cose sono più intense, significa provare le sensazioni in modo più forte, giusto? Penso che quello sia uno dei motivi principali che fa si che una persona rimanga in una relazione, nonostante questa sia tossica e non vada bene per lui/lei. Forse questo succede proprio quando senti qualcosa in modo molto forte e intenso, forse come mai prima di quel momento, e questo ti fa pensare che ci debba essere per forza qualcosa di buono in quello. Ciò che è importante è essere consapevoli di come ci si senta e di come le altre persone ci facciano sentire all'interno della relazione, indipendentemente da quanto possano essere vissute intensamente altre parti della relazione. Sta tutto nel modo in cui l'altra persona ti fa sentire quando sei nella tua forma migliore e peggiore. Con questa canzone ho tentato di spiegare tutto questo in modo molto breve (ride NdR).

 

Parli di questo anche in altri brani, come in "Love Games", in cui canti "Love is a losing game/why do we play it again?". Smetteremo mai di giocarci?

 

Non potremo mai smettere di giocare a questo "gioco", perché è il gioco più bello del mondo. E perdiamo sempre tutti, ne sono convinto. A un certo punto il cuore di tutti viene spezzato, e si provano delle sensazioni molto intense. Ma, alla fine, siamo qui per questo, non siamo qui per vivere per sempre felici e contenti. Ognuno di noi è l'artifice di se stesso, delle proprie esperienze. Puoi aver incontrato persone positive o persone negative, ma non devi farti definire da questo. Quella canzone parla della realtà di ciò che si prova quando ci si innamora, e a volte ci si sente davvero frustrati, e allo stesso tempo è tutto, siamo al mondo per questo, per creare connessioni con altri esseri umani. Dovremmo innamorarci il più possibile, di tutti i tipi di persone.

 

Credo che, dal punto di vista sonoro, abbiate sperimentato di più questa volta, riuscendo comunque a conservare il trademark di Frank Carter & The Rattlesnakes. Con che spirito vi siete approcciati alla composizione strumentale questa volta?

 

Non abbiamo mai fissato dei paletti, abbiamo sempre lavorato con il pensiero di fare musica che ci piacesse e nel modo migliore. Quando abbiamo iniziato a comporre questo disco, non eravamo concentrati tanto su come suonasse, eravamo più concentrati sulla nostra necessità di spingerci al di fuori della nostra comfort zone. Non vorremmo mai fare due dischi uguali, mai, è una tragedia per me quando una band non sperimenta, non sfida i propri limiti, quando trova qualcosa che funziona e rimane a crogiolarsi là in mezzo... per me non ha senso. Volevamo crescere, esplorare. Per questo credo che "End Of Suffering" sia un disco che piace. Non ci interessava minimamente rimanere incastrati nel nostro sound. Abbiamo lavorato con un nuovo produttore, Cameron Blackwood, è un artista incredibile, credo sia stato tutto frutto del suo approccio in studio, quello di "provare qualunque cosa". Ed è quello che abbiamo fatto, abbiamo messo tutto di noi stessi in questo disco, e suona come tale, come un disco onesto.

 

Hai detto che questo disco è nato dalla necessità di trovare delle risposte a domande che ti eri posto. Arrivato alla fine di questo processo di scrittura, ti senti di dire che sia stato utile nel trovarle?

 

Sì, assolutamente sì, in modo incredibile. Senza questo album sarei una persona molto diversa. Era un momento davvero difficile per me, quando abbiamo iniziato a scrivere questo album. In questo momento sento di aver capito quanto io sia felice e fortunato ad avere alcune persone intorno a me. Questo disco è una benedizione. La mia vita sarebbe stata completamente diversa. Non voglio sembrare esagerato, ma la vita è davvero difficile, e il tuo peggior nemico sei tu stesso. Questo album mi ha reso più consapevole di me stesso. Questo disco significa più di quanto io possa spiegare a parole.

 

Grazie Frank, siamo alla ultime battute della nostra intervista. Tra poco tornerete in Italia per due date, il 25 a Milano e il 26 a Bologna. Contenti?

 

Contentissimi, non vediamo davvero l'ora di suonare in Italia, viviamo sempre dei momenti grandiosi in Italia, quindi, fatevi vedere a Milano e Bologna!  




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