Dead Soul (Anders Landelius, Niels Nielsen)
Lo Yin e lo Yang, il freddo ed il caldo, il bianco ed il nero. Pensate che gli opposti si respingano solamente? Vuol dire che non avete mai ascoltato i Dead Soul! Poche ore prima del loro concerto a supporto del tour dei Ghost presso il Live Club di Trezzo sull'Adda abbiamo avuto l'occasione di intervistare i due membri del gruppo svedese. Comodamente seduti su un divanetto, con una birra in mano, i due simpatici musicisti si sono lasciati andare sulla valenza della musica, anche di fronte a terribili atti di terrorismo.
Articolo a cura di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 19/12/15
Parliamo di "The Sheltering Sky". Dopo un mese dalla sua pubblicazione siete soddisfatti con le vendite e per come stanno reagendo fans e giornalisti?

 

Niels: Sì, assolutamente! È il primo album che viene distribuito in Europa e quindi non sapevamo cosa aspettarci, ma finora abbiamo avuto ottime recensioni e la gente che abita nelle nazioni toccate da questo tour viene a vederci ai concerti, quindi ci sta ripagando degli sforzi fatti.

 

Il titolo rimanda apertamente all'omonimo libro di Paul Bowles (‘Il tè nel deserto', nella traduzione italiana, ndr). Lo avete preso come fonte di ispirazione o il riferimento è più alla canzone dei King Crimson?

 

Anders: Sicuramente il romanzo di Bowles, ed ancora di più il film (di Bernardo Bertolucci, ndr). Quando stavamo pensando ad un titolo per l'album ci è venuto in mente, anche se non vedevo il film da moltissimo tempo. È di certo un ottimo titolo e i temi trattati sia dal film che dal libro si rifanno all'esistenza ed alla difficoltà dell'essere umano e di tutto ciò che lo circonda, molto in sintonia con l'album.

 

Cosa è un "The Sheltering Sky" per voi?

 

Anders: per me l'aspetto più importante della frase "The Sheltering Sky" è il guardare verso il cielo, che magari è azzurro e bellissimo, e sentirsi al sicuro sotto quel cielo, che ci difende dall'oscurità che vi è oltre, nell'universo, e ci ricorda quanto siamo piccoli, come viviamo le nostre vite, tutta la stupidità dell'uomo, tutte le cose assurde che facciamo e come ingigantiamo i nostri piccoli problemi. Alla fine, siamo tutti così insignificanti.

 

Rispetto a "In The Darkness", avete cambiato qualcosa nel processo creativo per "The Sheltering Sky"?

 

Niels: Assolutamente! Per il nostro primo album abbiamo impiegato cinque anni, perché all'epoca non stavamo pensando a realizzare un disco ma solo a fare della musica, non eravamo ancora i Dead Soul, eravamo solo due tizi che volevano suonare, ma quando abbiamo deciso di essere una band, di andare in tour, di pubblicare album, la gente inizia a prenderti in considerazione ad aspettarsi qualcosa da te, hai delle scadenze da rispettare con le etichette, quindi questo secondo album è stato realizzato in circa un anno. È pur sempre un lungo lasso di tempo, ma per noi è stato veramente breve rispetto a "In The Darkness"! Col primo album abbiamo tenuto anche un differente processo di scrittura, lavorando singolarmente: Anders scriveva i brani, io li producevo, oppure io li scrivevo e lui si occupava dei testi. Su questo album abbiamo lavorato molto più come una band vera e propria, abbiamo scritto i brani insieme, li abbiamo prodotti insieme.

 

Anders: Ad un certo punto ci siamo resi conto che è veramente fantastico avere la possibilità di ridurre tutto agli elementi base, di sedersi come ora su un divanetto e di prendere in mano una chitarra acustica e chiedersi: cosa non va con questo brano? Funziona o c'è qualcosa che andrebbe modificato per migliorarlo? Forse è un cliché, ma se una canzone funziona quando la suoni con una chitarra acustica allora puoi farci tutto quello che vuoi, continuerà comunque a funzionare alla perfezione.

 

 

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Niels: Tutto ciò rende la mia vita molto più semplice! Ahahah (ride, ndr)

 

Per quale motivo la scelta del primo singolo è caduta su "The Fool"?

 

Niels: Abbiamo iniziato a suonare quella canzone e "Shattered Dreams" nelle fasi iniziali della realizzazione dell'album, un brano lento ed uno veloce. Le persone a cui le abbiamo fatte ascoltare hanno risposto molto bene a "The Fool", quindi una volta preparato l'album abbiamo discusso un poco, perché vi sono diverse buone canzoni in "The Sheltering Sky", secondo me, ma nessuna è un vero e proprio singolo se non "The Fool". La ascolti una volta e o ti piace o la rifiuti totalmente fin da subito, non vi è bisogno di un altro ascolto, e credo che molte persone attorno a noi siano della stessa opinione. Quindi siamo giunti alla conclusione di iniziare con questo brano. È una canzone semplice, ideale per un singolo.

 

Verissimo, con quel riff iniziale che ti coinvolge immediatamente...

 

Niels: Vero. Hai la parte surf rock, quella electro beat. È un'ottima unione di rock ed elettronica. Hai un assolo di chitarra. È sia commerciale che di nicchia.

 

Anders: C'è anche da dire che molti fan che ci seguono fin dai tempi di "In The Darkness", hanno avuto reazioni del tipo: "ero un po' spaventato perché quando ho ascoltato "The Fool" pensavo che aveste preso una piega più commerciale", poi invece ascoltano "Shattered Dreams", "The Abyss", le canzoni più cupe e sono: "ah! Grazie a Dio non siete cambiati!".

 

Niels: Siamo una band da album intero, quindi il singolo per noi è solo la prima canzone che la gente sente, non è che verrà passata in radio, è solo un antipasto dell'album, che poi deve essere ascoltato nella sua totalità.

 

Tu (Anders, ndr) sei un bluesman, mentre lui (Niels, ndr) è un patito della musica elettronica e della dark wave anni '80. Quale è il punto di contatto tra le vostre differenti visioni musicali?

 

Niels: Per quanto mi riguarda, una decina di anni fa Anders mi aveva chiesto di produrre il suo album solista ed abbiamo iniziato a lavorare insieme perché all'epoca non conoscevo molto il blues, ero più per l'elettronica, però abbiamo scoperto che il blues è molto ritmico, si tratta di suonare lo stesso riff più e più volte ed anche per la musica elettronica è più o meno la stessa cosa. Si tratta di stratificare. Aggiungi e togli delle parti, quindi alla fine è risultato molto semplice combinare quello che lui è capace di fare con quello che so fare io, programmare e fare cose strane con i miei sintetizzatori.

 

Anders: È stato un processo estremamente naturale! Ho avuto questa idea in testa per diversi anni, sapevo che sarebbe stato veramente interessante lavorare con qualcuno più giovane di me, con un background musicale differente, piuttosto che continuare a riprodurre il sound del delta blues, far suonare la mia musica come il blues di un tempo. È stato divertente per 10-15 anni, ma dopo un po' mi è venuta voglia di variare. Credo che un altro punto di contatto tra noi due sia l'amore che abbiamo per le buone canzoni, rende le nostre vite molto più semplici perché entrambi siamo in grado di riconoscere una buona canzone quando la sentiamo. Difficilmente questioniamo sulle nostre scelte, siamo quasi sempre in totale accordo, mi fido completamente di Niels, so cosa è in grado di fare. Finora è stato molto semplice lavorare insieme!

 

Durante la registrazione del vostro primo album vi consideravate una band che non avrebbe mai suonato dal vivo. Poi, però, avete iniziato a fare tour, con i Ghost, con i The Haunted. Quando avete iniziato a lavorare al vostro secondo album, avete apportato delle modifiche al vostro processo di registrazione in un'ottica di esecuzione dal vivo?

 

Niels: Sì e no. Come hai detto tu, inizialmente non pensavamo che avremmo mai suonato dal vivo, perché era impossibile riprodurre dal vivo quello che facevamo in studio. Ma poi quando ti chiamano e ti chiedono di fare un tour dal vivo, è naturale che ti venga un po' la voglia di provare. Abbiamo cambiato la line up della band diverse volte, abbiamo iniziato usando una drum machine, poi abbiamo inserito un vero batterista, poi due batteristi, siamo arrivati ad essere sette persone sul palco, poi siamo tornati a cinque persone. Ora siamo solo tre persone sul palco impegnate in un tour completamente elettronico, molto in linea con il nostro ultimo album che è estremamente elettronico. Comunque avevo in mente alcune versioni precedenti della band, alcune canzoni si prestano per essere suonate da una band dal vivo, ne abbiamo anche parlato tra di noi, ma dopo un po' abbiamo accettato il fatto che un album è una cosa e un'esibizione dal vivo è un'altra, e ci siamo concentrati sui brani che avrebbero avuto una buona resa dal vivo. Credo che col prossimo disco tutta questa questione assumerà molta più importanza, cercheremo di fare uno show tutto nostro, vogliamo presentare un concerto tutto dei Dead Soul, quindi con tutta probabilità realizzeremo un album molto più facile da essere suonato dal vivo.

 

Non è sempre facile trovare la band giusta per aprire un concerto. Quali credete che siano gli elementi principali che rendono i Dead Soul perfetti per scaldare il pubblico durante questo tour con i Ghost?

 

Anders: Siamo due persone così adorabili! Ahahah (ride, ndr)

 

Niels: Lo siamo, è vero! Ahahah (ride, ndr) In verità ho fatto diversi tour con i Ghost in qualità di membro della loro crew, quindi ci conosciamo molto bene, ed è un aspetto molto importante, soprattutto durante un tour della durata di sei settimane, aiuta molto che si sia amici. Ma passando all'aspetto musicale, credo che i fan dei Ghost siano aperti ad altri generi musicali, non solo all'heavy metal ma alla musica in generale. Hanno un seguito di fan molto grande negli ultimi tempi, quindi vi è un grosso bacino che possiamo andare a toccare e che potrebbe trovare la nostra musica interessante. Siamo oscuri, tocchiamo diversi stati d'animo, siamo pesanti, ma differiamo dai Ghost, perché non vuoi che sul palco ci siano due band identiche. La stessa cosa è successa quando abbiamo fatto il tour con i The Haunted. All'epoca li credevamo dei pazzi per averci chiesto di andare in tour con una thrash metal band svedese, ma ci siamo resi conto che il pubblico lo adorava, perché noi davamo un tono e poi arrivava una brusca sterzata con il thrash metal. Riesci a dare due differenti parti che non si escludono a vicenda.

 

Anders: È stata un'esperienza molto divertente, perché alla fine dello spettacolo diverse persone venivano da noi dicendoci: "seguiamo i The Haunted da molto tempo, abbiamo ormai trenta-quaranta anni e non avremmo mai potuto resistere a due band sullo stile dei The Haunted all'interno della stessa notte!" Ahahah, (ride, ndr) Non puoi passare tutto il tempo a fare mosh pit, quindi la nostra musica era il giusto modo per aprire la serata. Per rispondere un po' meglio alla tua domanda, noi siamo giusti anche perché facciamo questo lavoro da molto tempo, ho fatto parte di band per trenta anni. Abbiamo molta esperienza per questo è facile lavorare con noi, siamo veloci a montare e a smontare la nostra attrezzatura sul palco, non causiamo problemi alla band principale. Band giovani potrebbero causare problemi, bevono molto, fanno troppa festa.

 

Come siete giunti in contatto con Anders Fridén e la sua Razzia Notes Records?

 

Niels: Quando ero in tour con i Ghost, sono stato loro tour manager per un po' di tempo, la band apriva i concerti per gli In Flames. Mi è capitato diverse volte di cenare con Anders (Fridén, ndr) e di parlare di musica, ed ho scoperto che lui è un grandissimo fan della musica, soprattutto di quella elettronica, un po' meno del metal. Quindi nel momento che abbiamo messo in piedi i Dead Soul mi sono ricordato di avere ancora la sua email e che aveva una sua etichetta, anche se non avevo nessuna idea di che genere di musica promuovesse. È stato il primo in assoluto ad avere ascoltato qualcosa dal primo album, credo che fosse "Kill The Past" o "Hunds Of Hell". Credo di avergli scritto qualcosa tipo: prova a dargli un ascolto. E lui mi ha subito risposto: "voglio pubblicare questo materiale! Su vinile!". Abbiamo subito accettato e quando ci ha chiesto quale fosse il nome della nostra band abbiamo tirato fuori Dead Soul. Abbiamo firmato i documenti, abbiamo pubblicato il primo album, ed è stato allora che i Ghost, con cui stavo ancora lavorando, credo che fosse ai tempi del loro secondo LP, mi hanno detto che potevamo aprire i loro concerti. È successo tutto molto velocemente, nel giro di un paio di mesi. Abbiamo lavorato per cinque anni e poi tutto è successo insieme!

 

Dopo aver trovato il vostro stile con "In The Darkness" ed averlo rafforzato con "The Sheltering Sky", credete che sia ancora in evoluzione?

 

Niels: Assolutamente. Non posso fare la stessa cosa due volte di seguito.

 

Anders: No, no, questa è la cosa più importante per noi. Vogliamo che ogni nostro nuovo album sia un nuovo capitolo. Dobbiamo mantenere viva la nostra passione per la musica, questo è importante. Tutto deve ripartire da zero, vediamo dove ci portano le nuove ispirazioni e questa è la cosa più eccitante. Perché, che si riesca ad avere successo o meno, facciamo questo lavoro per il nostro stesso piacere, è un bisogno di creare...

 

Niels: Per citare i Meshuggah: "Destroy Erase Improve".

 

Anders: Gran bella frase.

 

Niels: Essere creativi è la cosa più divertente che si possa fare. Riuscire a vendere dei dischi è comunque una buona cosa, ma non dovrebbe essere il tuo obiettivo principale.

 

Anders: Avere una carriera nel mondo della musica è una cosa stupida. Ti ritrovi a che fare ogni giorno con i problemi che si hanno in tour quando hai a disposizione un budget ristretto... però adoro i 30-40 minuti che abbiamo a disposizione sul palco, così come li adoravo quando avevo 15 anni, non mi stanco mai di questo. Niels ha iniziato nuovamente a trovare divertente stare in tour!

 

Niels: Verissimo. 15-10 anni fa ero stanchissimo, non volevo più viaggiare, ma ora lo amo di nuovo, forse perché stiamo viaggiando in treno.

 

Ci troviamo a vivere in momenti problematici, mi riferisco ai fatti di Parigi e di Bruxelles. Voi, Dead Soul e Ghost, state comunque continuando il tour. Quali sono i vostri pensieri su questa situazione?

 

Niels: È stato veramente uno shock scendere dal palco in Stoccolma e apprendere quelle notizie. Non ti sembra nemmeno possibile che possano accadere fatti del genere. Abbiamo chiamato dei nostri amici che si trovavano là, che sono stati colpiti dagli attacchi. La prima reazione è stata: "non voglio andare in tour, voglio starmene in casa". Ma poi, quando arrivi nella città successiva, esci sul palco di fronte ai fan e ti accorgi che la gente ha bisogno della musica per riuscire a proseguire. Ci troviamo in un tour di notevole grandezza e ci siamo accorti che la sicurezza nelle ultime date è aumentata di molto. Ieri (Budapest, ndr) avevamo veramente molte misure di sicurezza, avevano dei cani, controllavano tutto il locale, perquisivano il pubblico, credo vi fossero una trentina di guardie. Ciò che abbiamo saputo (dai Ghost, ndr) è che faremo quante più date possibili, ma vi è un dialogo continuo con i singoli promoter. A Parigi la gente è stata ferita, quindi siamo in attesa di sapere come si evolverà la situazione. La stessa cosa in Belgio. Noi due viaggiamo in treno, finora è tutto andato bene ma vi è comunque preoccupazione.

 

Anders: Credo che nella vita vi sia sempre la paura, ma non puoi vivere tutto il tempo chiuso in casa. La cosa migliore che si può fare quando qualcosa del genere capita è di salire sul palco e di condividere la musica, trasmettere buone sensazioni, usare la musica come terapia. Se noi od altre band dovessimo dire: "no, non vogliamo più fare i tour", andando a nasconderci in campagna, sarebbe una cosa molto stupida. Nessuno ne guadagnerebbe qualcosa da questo comportamento.

 

Niels: Abbiamo suonato in Lussemburgo un paio di giorni dopo i fatti di Parigi e vi era molta gente tra il pubblico con bandiere francesi, o del Bataclan. Bisogna uscire sul palco e suonare, lo si deve fare per tutti.




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