Comeback Kid (Andrew Neufeld)
Abbiamo parlato con Andrew dei Comeback Kid in occasione della loro recente data milanese. Ecco cosa ci ha raccontato!
Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 28/08/18
Domande a cura di Giulia Franceschini; traduzione a cura di Ivan Quadrelli
 
Ciao Andrew, benvenuto su SpazioRock! Per iniziare, vorrei chiederti come stai e come sta andando il vostro tour.
 
Il tour va bene e gli show stanno andando alla stragrande. Siamo qui soprattutto per i festival, ce ne sono dai 3 ai 4 alla settimana, soprattutto nei weekend. Sono sempre molto divertenti e tutti gli show in cui ci siamo esibiti erano pienissimi. Ieri sera era sold out, ed è stato fantastico! Ma abbiamo iniziato con un mezzo che si è rotto il secondo giorno, ne avevamo un secondo di rimpiazzo. Ora siamo sul terzo e abbiamo fatto solo 5 show. Inoltre, ho appena saputo che hanno rubato la valigia al nostro autista quando era fuori dall’autogrill. Perciò sì, in questo senso è un po’ strano. 
 
Ho visto che andrete a esibirvi per la terza volta in Russia. Cosa si prova a essere una band canadese che suona in Russia? 

È una figata, c’è un sacco di gente che ama l’hardcore. Non so molto del paese a parte le notizie che tutti quanti conoscono. È un paese molto difficile, ma ho incontrato della bella gente e gli spettacoli, quelli a San Pietroburgo sono andati bene, ma soprattutto è Mosca il posto nel quale senti l’atmosfera della grande città per quel che riguarda gli show. Ci sono un sacco di persone che saltano scatenate. Non vedo l’ora di tornarci. 

Un paio di settimane fa avete rilasciato il video della canzone “I’ll Be Back”. Direi che è una delle canzoni più heavy presenti nel vostro album d’uscita “Outsider”. Mi piacerebbe sapere il nesso tra la storia del video e la canzone.

Certo! Il testo riguarda il riconoscere che ci sono alcuni aspetti della vita dai quali si sta scappando, ma a cui non si può fare a meno di cedere a volte. Il video non è altro che la storia di un ragazzo che fugge da sé stesso, anche se non per molto. La canzone parla di vizi e argomenti che girano attorno a queste tematiche. Problemi che ho affrontato anch’io nella mia vita, come la dipendenza. Direi che riguarda la fuga dagli aspetti negativi di ognuno di noi, anche se a volte ti raggiungono lo stesso. In parole povere, la parte oscura che tutti noi cerchiamo di sconfiggere. 

Chi sono gli outsider a cui vi riferite? Ti sei mai sentito un outsider? 

Penso che "outsider", che è anche il titolo di una canzone, sia una riflessione sulla nostra società che allontana le persone che spesso introducono concetti o idee nuove considerate sbagliate o immorali. Il senso della canzone è cercare di sfidare i pregiudizi e rendere il mondo un posto migliore, anche se è un’idea che non va di moda. Siamo persone che amano essere disponibili a parlare di tematiche come la sessualità, il razzismo, la religione. Vogliamo trasmettere idee positive tramite questa band. 

Durante la vostra carriera avete pubblicato dischi in modo molto ravvicinato e siete sempre stati impegnati anche sul versante live. Come fate a bilanciare questi due aspetti, scrivere musica e andare in tour costantemente?

Be', facciamo il nostro lavoro in studio e poi andiamo in tour per 2 anni. Abbiamo appena rilasciato un paio di nuove canzoni e anche una cover, che però erano state registrate durante la sessioni di questo ultimo album. Per quanto riguarda il fatto di trovare spazio per la vita familiare, è decisamente difficile soprattutto per il nostro chitarrista, Jeremy, ha un figlio e una ragazza, mentre io sono quello che dice sempre, “ragazzi, andiamo qui, facciamo questo!", perché è facile per me tornare a casa e lavorare su della musica essendo questa la mia più grande passione. Sento che è questo è il mio scopo nella vita.

Coerenza e creatività, quale tra questi due aspetti consideri più importante quando incidete un disco e cosa puoi dirmi riguardo Outsider?

È bello essere creativi, ma allo stesso tempo siamo a conoscenza del nostro ruolo coi Comeback Kid. Se volessi fare un altro genere, lo farei per un altro progetto musicale. Voglio che i Comback Kid rimangano così come sono musicalmente parlando. E ce lo siamo prefissati quando abbiamo fatto uscire il nostro primo disco. Cercheremo di essere sempre creativi e stiamo sicuramente spingendoci oltre i confini per trovare il nostro stile hardcore e punk. Ma sappiamo quello che stiamo facendo, sappiamo a chi è rivolta la nostra musica. Ci piacciono tanti generi diversi, ma voglio che i Comeback Kid rimangano coesi e dinamici. Per esempio, prendo delle idee da generi musicali completamente diversi e le inserisco in una delle nostre canzoni.

È verissimo! Ascoltando le vostre canzoni ho potuto sentire diverse influenze musicali, a tal punto da non sapere più cosa aspettarmi. Stavo ascoltando una canzone e ho pensato “adesso farà così” invece è stato diverso da quello che pensavo. In canzoni come “Somewhere Somehow”or “Recover” si sentono influenze del heavy metal, dell’hardcore e del punk. In quale misura l’ascoltatore deve essere a conoscenza del tipo di influenze musicali della band che ascolta? 

Non penso che sia la responsabilità della band far sapere all’ascoltatore che tipo di influenze ha la band. È figo quando lo dicono, ma le band cercano di non rendere la cosa troppo ovvia. Le persone cercano di fare allusioni al tipo di influenze che abbiamo e certamente c’è sempre una sorta di adulazione verso quello che creiamo. Ma non penso che ce ne sia bisogno. 

C’è una canzone in particolare che ti è piaciuta più di tutte per quanto riguarda il processo creativo o il testo? 

A volte è facile avere la testa da un’altra parte quando ti stai esibendo, ti focalizzi sulla folla e la band, e ieri sera mi è successo una cosa davvero figa. Mi sono emozionato e ho cominciato a piangere, ovviamente nessuno se ne è accorto perché era buio e stavo sudando molto. Non è tanto il processo creativo, scrivere testi, non mi fraintendere adoro scriverli, ma è il cantarli che mi aiuta.

Questo è stato il vostro primo disco con Nuclear Blast, e il primo disco con la nuova formazione.

Ci sono state diversi cambi, il nostro bassista ha lasciato la band un mese fa. Adesso c’è il nostro amico che lo sostituisce. Io e Jeremy abbiamo creato la band, il nostro altro chitarrista è stato con noi per 10 anni, ed è fantastico! Vogliamo che la gente rimanga con noi il più a lungo possibile, ma sai, a volte i ragazzi passano con noi 4 o 5 anni della loro vita, poi ci ritroviamo a suonare con dei nuovi musicisti. E anche questa è una delle bellezze dell’essere un musicista, essere in grado di suonare diversi stili e con diversi musicisti. Sono passati più di 15 anni per cui è normale vedere persone che vanno e vengono, ognuno ha bisogno di affrontare la vita in modi diversi. Non tutti voglio essere sempre in tour. 

Come ti senti in questo momento della tua carriera? Qual è il risultato più grande che hanno ottenuto i Comeback Kid con questo ultimo disco? 

L’anno scorso è stato davvero figo. È bello avee visto nuovi posti seppur con i nostri alti e bassi, ma alla fine è andato tutto nel verso giusto. Per esempio, Il Regno Unito è sempre stato un gran posto per noi, e poi abbiamo suonato allo “Slam Dunk Festival” un paio di mesi fa ed è stato uno show pazzesco. In Spagna abbiamo fatto sempre dei bei show. L’ultima volta che ci siamo stati a gennaio è stata un’esperienza fantastica. C’era molta più gente, e quando vedi tutta queste persone venire agli show e reagire in questo modo, si ha la sensazione che tutto stia funzionando e la gioia che si riceve da questi eventi è incommensurabile. 

Il gruppo esiste da 18 anni ormai. Pensi che siate diventati un riferimento per il genere di musica che suonate?

Sì, a pensarla così non è male! Ci sono band con le quali andiamo in tour e a volte e ci dicono che i Comeback Kid erano una band con la quale sono cresciuti, ed è bello sentirselo dire. La musica è sempre un discorso di tempo e spazio. Tutti hanno un disco con il quale si sono sentiti compresi, e ci sono fattori che influenzano questa scelta: dove l’hanno sentito la prima volta, che età avevano, quello che stavano facendo, chi gliela fatta sentire. A volte ascolti una canzone, e in un primo momento non ti dà nulla in particolare, e poi un amico ti fa sentire una canzone con la stessa intensità con la quale la ha sentita lui e sei lì ad ascoltarla per ore. 

Quali sono i piani per l’anno prossimo una volta che avrete finito questo tour? 

Jeremy diventerà papà a gennaio per la seconda volta, e perciò sto cercando di riempire con quanti più impegni possibili quest’anno. Faremo un tour canadese, saremo negli Stati Uniti con i “H2O”, e in alcune esibizioni dei MadBall, andremo in Sud America con i Pennywise. Un anno indaffarato insomma. 

Questa era la mia ultima domanda. Mi piacerebbe che tu lasciassi un messaggio ai tuoi fan italiani che saranno al concerto stasera e ai nostri lettori. 

Grazie ai nostri fan italiani. Amiamo venire in Italia. È un posto in cui amiamo tornare in ogni tour. Qualche anno fa abbiamo suonato qui a Milano in questa venue all’aperto, era tutto calmo ma appena abbiamo iniziato era pieno di gente. Una folla davvero fantastica e siamo sempre stati trattati molto bene.



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