Astral Doors
Black Eyed Children

2017, Metalville
Heavy Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 04/05/17

Sono passati solo tre anni dal precedente “Notes From The Shadows”, ma per Nils Patrik Johansson, prolifico cantante degli Astral Doors, l’attività è stata decisamente frenetica, tanto da decidere di abbandonare i Civil War e di continuare a tenere nell’oblio i pregevoli Wuthering Heights. Vista questa situazione, l’uscita di un nuovo album della band che segue le orme di Ronnie James Dio è parsa un piacevole regalo. A conti fatti, si tratta di un regalo riuscito solo a metà.

Black Eyed Children”, che dovrebbe avere un sound più oscuro e pesante del solito secondo le release note dell’etichetta discografica, con un’illustrazione di copertina teoricamente in linea con questo mood, ben poco si allontana invece dai toni delle precedenti produzioni della band. Tantissimo heavy metal di scuola classica che guarda al passato di band come Dio, Rainbow, Whitesnake e tutto ciò che ha ruotato loro attorno. Ormai sono lontani i tempi dove la componente power metal faceva capolino con una certa costanza. Sotto l’aspetto della produzione, l’album rifulge in tutta la sua magnificenza grazie all’operato di Erik Mårtensson, personaggio attivo anche in qualità di musicista all’interno di diversi progetti, oltre che dietro al mixer come in questa occasione. Ad essere graziati dal tocco di Mårtensson sono soprattutto la batteria di Johan Lindstedt e le tastiere di Jocke Roberg, ma anche gli altri strumenti non sfigurano affatto, dando vita ad un album ben calibrato e dai suoni pieni, perfetto tappeto sonoro su cui innestare la voce di Johansson.

Vista questa premessa, lascia un po’ perplessi la differenza di qualità tra una prima parte meno ispirata ed una seconda dove la band riesce nuovamente a mettere a segno buoni pezzi. Sono lontani i tempi degli esordi, dove le uscite degli album si susseguivano a ritmi veloci e di elevata qualità. Questo secondo decennio di carriera della band ha visto un allungarsi dei tempi tra un album e l’altro nonché un altalenare a livello di riuscita dei singoli dischi, dal dimenticabile “Requiem Of Time” al solido “Notes From The Shadows”. Con “Black Eyed Children” gli Astral Doors riescono comunque a dare alle stampe un album onesto e piacevole. Gli elementi positivi sono comunque in sovrannumero rispetto a quelli negativi, ma purtroppo non si può definire l’album completamente riuscito.

L’accoppiata iniziale “We Cry Out” e “Walls” mette immediatamente in mostra una certa insicurezza compositiva, un pensare per compartimenti stagni – le singole sezioni della canzone – che, quando devono essere uniti per dare vita al singolo brano, non riescono ad amalgamarsi. “Die On Stage”, sebbene meglio costruito da questo punto di vista, pecca in quanto a riff, mai incisivi o memorabili. Se questa prima sezione è sottotono, da “Good Vs Evil” in avanti l’ispirazione migliora decisamente, dando vita a momenti coinvolgenti. Tra tutti vale la pena segnalare la title track che, nonostante i suoi poco meno di nove minuti, si segnala per ottimi assoli di chitarra, per cori all’altezza dello stile della band e per un’interpretazione vocale di Johansson decisamente magistrale. Il dotato cantante svedese, vuoi per l’età, vuoi per l’intensa attività canora, inizia via via a sembrare sempre meno una copia di Ronnie James Dio e ad acquisire, ad ogni album che passa, maggiore duttilità. Esempio perfetto è questo ultimo full-length, dove Johansson mette in mostra tutto il proprio repertorio. Al di là della buona riuscita o meno dell’album, “Black Eyed Children” potrà essere ricordato per una maggiore presenza della reale personalità di Johansson. Non mancano momenti in cui Dio fa capolino, ma sono proprio le parti dove invece viene lasciato a riposo ad essere quelle più coinvolgenti e fresche. Vista la struttura sbilanciata dell’album, viene naturale interrogarsi sulla presenza di “Jesus Christ Movie Star” quale semplice bonus track: il brano in questione non avrebbe affatto sfigurato all’interno della tracklist, risultando nettamente più riuscito di alcune tracce della prima metà del disco.

Vista l’attuale situazione, con un Nils Patrik Johansson che sembra interessato a limitare la propria attività, ogni nuova uscita degli Astral Doors deve necessariamente essere salutata con grande soddisfazione, anche quando non risponde agli standard della band come in questo caso, visto che potrebbe essere l’ultima. Ben venga, quindi, “Black Eyed Children”, che ci mostra una band viva anche se magari sempre legata ad uno stile ben preciso e limitante. Non consigliato, comunque, a chi si avvicina per la prima volta al combo svedese. In quel caso è meglio andare a rispolverare tutta la produzione della prima decade degli anni 2000.



01. We Cry Out
02. Walls
03. God Is The Devil
04. Die On Stage
05. Tomorrow’s Dead
06. Good Vs Evil
07. Suburban Song
08. Lost Boy
09. Slaves To Ourselves
10. Black Eyed Children
11. Jesus Christ Movie Star (Bonus Track)

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