Gravity review 2024 spaziorock
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The Dangerous Summer – Gravity

Giunti a quasi 20 anni di carriera, i The Dangerous Summer dal Maryland, portano la bella stagione (in tutti i sensi), pubblicando il loro ultimo lavoro: “Gravity”. Due anni fa “Coming Home” fluttuava nel cielo sconfinato dell’alt-rock e della positività; ad oggi la band non sembra discostarsi da ciò. Proprio il titolo dà la chiave di lettura dell’intero disco: anche se desideriamo andare oltre questo mondo per raggiungere stelle, galassie e pianeti lontani, la gravità tenderà sempre a riportarci di nuovo in questa vita, piena di gioie e dolori quotidiani.

Iniziamo questo viaggio con “I Feel More Like Myself When I’m Losing It”, che ci presenta la band nella sua naturalezza, senza troppi colpi di scena o novità, con le loro familiari sonorità. Poi tra chitarre elettriche ed alt-rock, la band continua ad esplorare la quotidianità con “Pacific Ocean”, immersi in ricordi senza lieto fine e arrivan alla title track, in cui fra un tripudio di pianeti, galassie e costellazioni, alla fine la gravità vince e ci fa tornare, nemmeno troppo tristemente, alla realtà, ancorandoci Terra. Passiamo poi alla tripletta “You’ll See It All Coming”, “What’s An Hour Really Worth?”,” Turning Love Into War” che sono meno energiche e ci cullano, in un ritmo più pacifico e meditativo.  Ma ci pensa “Where Did All The Time Go?” a tendere  verso le stelle, apparentemente troppo lontane, ma allo stesso tempo così vicine (“But the stars outside look like they’re crashing through the mirror”). 

In “With My Pen”, la chitarra elettrica si sbizzarrisce nel suo pieno splendore, ed è una delle poche tracce in cui la band decide di sperimentare a livello strumentale qualcosa di nuovo, anche se rimane solo un breve accenno in confronto a tutti gli altri singoli. Ci avviamo verso il finale con la dolcissima ballad “Clouds In My Eyes”, che anticipa “Dream”. Quest’ultima stempera l’atmosfera, dando la sensazione tangibile di riuscire a fare tutto: “So just dream until the space defines you/ Until the colors burst”.  Ma il viaggio si conclude fluttuando fuori dal mondo, con i 5 minuti di “Into The Stratosphere”: una chitarra acustica avvolge ogni cosa permettendo di perderci fra sogno e realtà. Qui la gravità è rarefatta, si spera e ci si chiede se sia possibile credere ancora nell’amore, ci si perde e si spera di nuovo, in un circolo vizioso senza una risposta.

In conclusione “Gravity” è un disco pieno di positività, perfetto per l’estate. Le parti calme con quelle energiche sono ben dosate nella disposizione dei brani, anche se manca sempre qualcosa: rimaniamo su un sound troppo ripetitivo, che non riesce ad avere molte novità. Troppo poco è cambiato per la band statunitense da due anni fa – o meglio da qualche album ad oggi.

Tracklist:

01. I Fell More Like Myself When I’m losing it
02. Pacific Ocean
03. Gravity  
04. You’ll See It All Coming
05. What’s An Hour Really Worth
06. Turning Love Into War
07. Where Did All The Time Go?  
08. With My Pen
09. Wild One
10. Clouds In My Eyes
11. Dream
12. Into The Stratosphere

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