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Remedy – Pleasure Beats The Pain

Quando, nel 2020, la pandemia ne arrestò l’attività professionale, il chitarrista e compositore di Stoccolma Roland Forsman, apprezzato turnista a servizio di numerosi progetti artistici, visse un periodo molto difficile, che quasi lo allontanarono definitivamente dal mondo della musica. Superata la prima fase di sconforto, il buon Rolli, viste le lunghe e vuote giornate a disposizione, si convinse ad avere, finalmente, una band tutta per sé e così, insieme all’amico e vocalist Robert Van der Zwan, allora in cura per un cancro, decise di formare i Remedy. Il debut album “Something That Your Eyes Won’t See”, dopo una partenza in sordina, riscosse una grande accoglienza sia dal pubblico che dalla critica, mostrando come si potesse suonare dell’ottimo melodic hard rock di stampo anni ’80 e in parte ’90 senza incorrere nel paradigmatico e melenso effetto nostalgia responsabile della mediocrità che oggi caratterizza una fetta cospicua delle release di questa tipologia.

Con la line-up immutata, che vede Jonas Dicklo al basso, Frederik Kalberg alle pelli e Jonas Öijvall alle tastiere, e il pregevole lavoro al mix e al mastering di nuovo opera di Eric Mårtensson, deus ex machina degli Eclipse, il gruppo svedese dà alle stampe il secondo full-length di quella che sembra configurarsi come una carriera sì giovane, ma già piuttosto lanciata. “Pleasure Beats The Pain”, che dimostra, da parte del gruppo, una certa fantasia nell’architettare titoli d’effetto, segue bene o male le linee stilistiche del predecessore, potendo contare su tutto l’armamentario necessario per brillare, da una produzione di velluto ai raffinati intarsi tra keys e sei corde, dalle melodie di grande impatto, ai chorus e refrain di presa subitanea.

Un lavoro, però, che, rispetto al debutto, presenta, pur nel contesto di un preciso ambito sonoro, presenta una tracklist dalle sfumature decisamente più varie: accanto, infatti, al tradizionale mid-tempo anthemico “Crying Heart” e al classico bocconcino AOR “Angelina”,  troviamo il metal, a tratti notturno, a tratti à la Van Halen, di “Caught By Death”, “Sin For Me” e “Poison”, il synth pop di “Moon Has The Night”, nel quale fa capolino anche un suggestivo sax, il blues di “Girl’s Got Trouble”, la ballad acustica con tanto di orchestrazioni finali di “Something They Call Love”. Un lotto di pezzi orecchiabili, vitali e arrangiati con estremo gusto, all’interno del quale non mancano un paio di canzoni da vecchia arena a stelle e strisce (“Bad Blood”, “Hearts On Fire”), giusto per elargire un’ulteriore scarica di amabile energia a un platter perfetto per la dimensione live.

In virtù di una tecnica strumentale ineccepibile e di una scrittura fresca e accattivante, i Remedy di “Pleasure Beats The Pain” appartengono, con gli H.E.A.T. e pochi altri, alla ristrettissima categoria delle formazioni attuali che riescono a trapiantare nel moderno un sound di chiara matrice rétro, sorvolando le lusinghe di un facile, ma pernicioso copia e incolla. Scandinavi non per caso.

Tracklist

01. Crying Heart 
02. Moon Has The Night 
03. Sin For Me
04. Caught By Death 
05. Bad Blood
06. Angelina
07. Poison
08. Hearts On Fire
09. Girl’s Got Trouble
10. Something They Call Love

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