RancidLetsGo
OLDIESRECENSIONITOP ALBUM

Rancid – Let’s Go

Ci sono giornate che non girano come dovrebbero, giornate infinite durante le quali la frustrazione del non poter cambiare le cose prevale su tutto il resto e ti senti sempre più sopraffatto e impotente. Un po’ come in quegli incubi dove provi a urlare, ma proprio non riesci. Quindi che si fa quando l’oppressione si fa tale da non riuscire a respirare? Si chiede aiuto ai professionisti e si prende una medicina.

I Rancid sono proprio quello che fa al caso nostro e la medicina è stata creata nei laboratori della Epitaph nel 1994 con il nome di “Let’s Go”.

Per alcuni il miglior disco della band, per altri ancora troppo grezzo, per chi vi scrive questo secondo album dei quattro ragazzacci di Berkeley, permette davvero di urlare le nostre frustrazioni e di scatenarci finché tutte le rotture di palle non diventano polvere. Nei 45 minuti che compongono il disco d’oro, possiamo godere di ben 23 brani compatti e impetuosi, nei quali si amalgamano chitarre distorte, una struttura melodica rozza e cori ritmici che richiamano la classica struttura dello street punk delle origini.

Si leggono bene tutte le influenze del gruppo ed è interessante notare come il riferimento principale sia la scena punk inglese, ma c’è di più. Il mitico brano “Salvation”, entrato nella classifica di Billboard, può quasi essere definito rivoluzionario, non perché snoccioli chissà quale messaggio profondo o riveli sonorità mai sentite prima, ma perché ha permesso alla band di conseguire un buon successo commerciale, grazie anche al video passato in rotazione su MTV, senza doversi abbassare a compromessi né rinunciando alla propria libertà creativa.

L’influenza esercitata dallo stile dei Clash è ben evidente in “Radio”, un inno immancabile durante ogni loro concerto e che svela l’elemento segreto per fuggire dal disagio e raggiungere il nirvana, riassumibile in “When I got the music I got a place to go”. Per la brevità delle canzoni, ma soprattutto per l’impetuosità con cui i brani di “Let’s Go” entrano prepotentemente nella testa, non possono non citarsi i Minor Threat di “Salad Days” del 1985, dai quali hanno appreso la vitalità e la velocità.

Ma dentro “Let’s Go”, i Rancid sono riusciti ad infilare anche il caro vecchio rock ‘n’ roll e, persino, a ricreare l’atmosfera dei classici bar di motociclisti in cui ci si imbatte lungo le infinite strade nel deserto della California. Non dimentichiamoci dei giri di basso di Matt Freman che intensificano l’energia delle chitarre, potenziando ogni brano, né è da sottovalutare la batteria sconsiderata di Brett Reed che riflette la natura indocile e la voglia di fare casino della band.

Le tematiche politiche tipiche dei Rancid non vengono qui trattate in maniera significativa come negli album che succederanno, ma iniziano ad emergere e ad amalgamarsi bene con le sonorità dell’album. Le voci sporche di Tim Armstrong e di Lars Frederiksen cantano l’inadeguatezza e la rabbia verso le ingiustizie, raccontano del marcio del mondo che vivono e hanno vissuto quotidianamente, condendo il tutto con la tipica sfacciataggine di chi vuole riscattarsi.

Per gli adulti si tratta solo di ragazzacci violenti, irrispettosi e incivili, con un pessimo gusto nel vestire e con idee pericolose, da rieducare così che non possano contagiare i giovani educati perbenisti. Per chi si trova a combattere ogni giorno piccole o grandi battaglie per essere capito, ascoltato o visto, i Rancid sono la cura.

Tracklist

01. Nihilism
02. Radio
03. Sidekick
04. Salvation
05. Tenderloin
06. Let’s Go
07. As One
08. Burn
09. The Ballad of Jimmy & Johnny
10. Gunshot
11. I Am the One
12. Gave It Away
13. Ghetto Box
14. Harry Bridges
15. Black and Blue
16. St. Mary
17. Dope Sick Girl
18. International Cover-Up
19. Solidarity
20. Midnight
21. Motorcycle Ride
22. Name
23. 7 Years Down

Comments are closed.

More in:OLDIES

0 %