Che bella lineup, quella messa insieme da La Prima Estate per il suo day 5, sabato 22 giugno. Al Parco BussolaDomani di Lido di Camaiore si susseguono una serie di artisti dal talento cristallino, in una delle giornate più interessanti tra quelle assemblate dal festival boutique toscano in tre anni di vita. Archiviata la festa elettro-dance di Peggy Gou, ANOTR e Todd Terje la manifestazione made in Versilia è pronta a ospitare Paolo Nutini e la folta compagine scelta per completare la giornata forse più prestigiosa di questa edizione.

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Swim School

Si comincia alle 18 con gli Swim School, dalla Scozia con amore e qualche piccola ustione nonostante il modesto sole di questo timidissimo avvio d’estate. L’ultima aggiunta in cartellone è anche la quota più squisitamente alternative rock di questo weekend. Sono giovani, sono estremamente bravi e seguono la fascinosa leadership di Alice Johnson, tra le migliori frontwomen del Regno Unito. Alice attinge con fierezza dalle chiarissime fonti di ispirazione – che vanno da Ellie Rowsell a Hayley Williams – ma cerca di distinguersi dai grandi pilastri dell’indie rock internazionale, aggiungendo la sensualità pop della migliore Halsey e un pizzico di gusto per il cantautorato indie folk, tant’è vero che Ben Howard e Bon Iver sono spesso richiamati tra le grandi influenze di alcuni dei brani più rappresentativi. Il trio di Edimburgo tiene bene il palco, regala qualche momento leggermente più heavy e accende la giornata come solo gli artisti più freschi e affamati riescono a fare.

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Black Country, New Road

Fin qui tutto bene, ma può andare ancora meglio. Per esempio con i Black Country, New Road. In questo triennio di grandi scombussolamenti derivanti dall’abbandono dei Isaac Wood, chitarrista e cantante principale della band, i sei membri rimanenti del combo inglese hanno dovuto ricomporsi, adattarsi e seguire con coraggio e orgoglio la decisione di escludere dal proprio repertorio i due album scritti insieme a Wood. Ripartire da una tela immacolata, con un pennello in meno, ma la voglia di continuare a giocare con tutte le sfumature di colore possibili. Una qualunque band così giovane sarebbe naufragata in una condizione simile, ma non i BCNR, che si rivelano invece ancora solidi nella volontà di stupire. Un sorprendente e a tratti prodigioso carillon art pop, che inizia ad allontanarsi sempre più dalla strettissima etichetta del post-punk per procedere a passo irregolare verso mondi più sperimentali e inesplorati. Rispetto a quanto visto nelle prime apparizioni del 2022 e in quelle meno incerte, ma ancora confuse del 2023, finalmente ci siamo: i Black Country, New Road visti a La Prima Estate sono un nuovo e affascinante affresco, da ammirare col cuore in mano. Manca ancora qualcosina, certo, e si aspetta con ansia la prossima pubblicazione per porre gli interrogativi giusti, ma nel frattempo c’è tanto di cui gioire, a partire da una “Nancy Tries to Take the Night” che irretisce il pubblico de La Prima Estate in una profonda ammirazione estatica.

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Michael Kiwanuka

La prova dei sei artisti di Cambridge spiana poi il terreno per la classe inaudita della stella del Soul inglese Michael Kiwanuka. Nonostante il suo ultimo disco risalga all’era pre-covid, si ha la sensazione di assistere al concerto di un artista trainato dall’entusiasmo di un nuovo ciclo creativo. Il seguito di “Kiwanuka”, disco vincitore del prestigioso Mercury Prize nel 2020, è in lavorazione e potrebbe vedere la luce già quest’anno, ma il modo in cui il nostro londinese esegue i brani estratti equamente dai suoi ultimi due lavori è entusiasmante. Non sta prendendo tempo, non è il classico warm-up tour prima di un nuovo capitolo, è il manifesto di un cantautore nel pieno delle sue energie, nel pieno della sua padronanza artistica e conscio di essere al centro di una convergenza molto importante, per diversi generi musicali. Un nuovo pilastro della black music contemporanea, in grado di abbracciare passato e presente con la stesso fervore, abbastanza abile da circondarsi di talenti sia sul palco – che coriste strepitose, giustamente valorizzate – che in fase di produzione, dove il duo Danger Mouse e Inflo hanno ormai trovato la quadra per consegnarci il miglior Kiwanuka possibile.

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Paolo Nutini

La performance di Michael Kiwanuka è impeccabile e raccogliere il suo testimone su un palco potrebbe essere complicato, ma non per l’headliner di questa serata. Si torna infine in Scozia, ma in fondo anche un po’ a casa. L’emozione di riavere Paolo Nutini in terra toscana, luogo d’origine della famiglia paterna e teatro di tanti momenti importanti per i suoi genitori, è tanta. Prima di sentirlo parlare in italiano dovremo attendere la fine dello show, quanto svelerà a cuore aperto che il Parco BussolaDomani che oggi ci ospita, in passato ha accolto i suoi genitori in occasione di concerti indimenticabili, da Renato Zero a Mina. Adesso “mamma e babbo” sono al concerto del figlio e chissà che emozione, se persino chi è un semplice fan deve tenere a freno gli occhi lucidi in un paio di occasioni. Dal 2022 il buon Paolo è davvero artisticamente rinato, da ogni punto di vista. Non solo ha ritrovato una padronanza del palco che nello scorso decennio poteva spesso essere messa in discussione, sembra anche incontenibile nella sua voglia di scrivere, di esibirsi, di nutrirsi di sensazioni forti.

“Last Night in the Bittersweet” è ovviamente ancora una volta l’assoluto protagonista della scaletta, mentre l’unico momento di stupore è “Last Request”, suonata appena una manciata di volte negli ultimi 8 anni e tornata a chiudere il concerto in versione acustica. La band è tirata a lucido, mentre la sua star dirige con un entusiasmo contagioso. La canzoni dal vivo, oltretutto, non mentono:  il modo in cui incanta con la solita “Candy”, il modo in cui balla e si diverte su “Shine a Light”, il modo in cui squarcia il cielo con un urlo liberatorio durante “Iron Sky” – che è sempre una benedizione, ma questa sera ancora di più – sono tutti segnali di un Nutini al suo meglio. La sua voce – sembra impossibile, lo so – non è mai stata più potente, graffiante e ammaliante di così. Calda l’estate che dovrebbe essere e che sarà, l’ugola di Nutini ricorda a tutti perché nonostante abbia pubblicato solo quattro album in quasi vent’anni, il suo nome non è mai stato escluso dalla conversazione sui migliori cantautori blues e soft-rock di questo secolo.

Setlist

Afterneath
Scream (Funk My Life Up)
Let Me Down Easy
Lose It
Heart Filled Up
Desperation
Acid Eyes
Stranded Words (Interlude)
Through the Echoes
Coming Up Easy
New Shoes
Petrified in Love
Pencil Full of Lead
Bright Polly / Radio
Candy
Take Me Take Mine
Iron Sky
Shine a Light
Last Request (Acoustic)

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