MylesKennedyTheArtOfLettingGo
NUOVE USCITERECENSIONI

Myles Kennedy – The Art Of Letting Go

Morte, tasse e nuova musica di Myles Kennedy sono le uniche certezze della vita. Messe in cascina le consuete produzioni e tour con Alter Bridge e Slash, il musicista statunitense non perde tempo e si lancia immediatamente sul terzo album solista sulla lunga distanza, “The Art Of Letting Go”. Un po’ abituati alla cosa e un po’ increduli, ci verrebbe da chiederci come possa un artista che da anni non ha più nulla da dimostrare continuare a tenere ritmi e livelli del genere. Ma perché farsi domande simili quando possiamo semplicemente prenderne e goderne?

Per questo terzo lavoro, Kennedy decide di non guardare solo all’interno di sé: nella maggior parte dei brani sono evidenti le influenze che provengono dai lavori con gli Alter Bridge e con Slash, tanto che a tratti è molto più facile collegare il sound a quest’ultimi piuttosto che a “Year Of The Tiger”. Non che questo aspetto sia negativo, ma la conseguenza inevitabile è che si vada a un po’ perdere a perdere l’intimità e la particolarità che caratterizzavano i precedenti lavori solisti – così come anche quelli pubblicati con i Mayfield Four, innumerevoli anni fa.

Ad ogni modo, tutti i brani scorrono via con grande facilità, mettendo in evidenzia la maestria raggiunta da Myles sotto vari punti di vista. Con il solito ottimo lavoro di Michael “Elvis” Baskette in cabina di regia, Kennedy dà maggiormente sfogo alla sua anima da chitarrista: non che il leader degli Alter Bridge si fosse mai risparmiato in precedenza sotto questo punto di vista, ma sono davvero moltissimi i pezzi di “The Art Of Letting Go” che mettono in evidenza il lavoro alle sei corde, sia a livello di scrittura, che a livello di suoni. Ormai abituati – molto bene – alla sua resa vocale da fuoriclasse, questa volta l’artista ci lascia liberi di perderci in mezzo a riff accattivanti e assoli sempre di ottima fattura, in pezzi che, pur provenendo dalla stessa matrice, si alternano molto bene in tracklist, senza mai annoiare alla lunga.

Se i primi due brani (la title track e “Say What You Will”) affondano le radici nel blues offrendo comunque un sound moderno e accattivante, già con “Mr. Downside” ci viene offerto una visione a 360 gradi di quanto Kennedy ha sviluppato in quasi 30 anni di carriera. Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche “Behind The Veil”, probabilmente miglior traccia del lotto, un magnifico pezzo in crescendo nel quale il musicista brilla di luce propria sotto ogni aspetto. A spezzare il ritmo, comunque alto per quasi tutta la durata del lavoro – ci pensano le (semi)ballate “Eternal Lullaby” e “Miss You When You’re Gone”, mentre dall’altro lato vengono sfiorati echi alternative metal con “Dead To Rights”, aperta da un riff che sembra provenire dai migliori singoli degli Alter Bridge.

Non è scontato vedere ancora “nuovi” aspetti arrivati alla terza pubblicazione, soprattutto per un artista che si è sempre contraddistinto per essere molto conservativo a livello di sound e approccio nella propria band principale. Eppure questo nuovo album, pur essendo chiaramente derivato da altri progetti, mostra un Myles Kennedy come ancora non l’avevamo visto in veste solista. Dopo l’intimità del quasi totalmente acustico “Year Of The Tiger” e qualche sprazzo di elettricità in più in “The Ides Of March”, il musicista statunitense mette la firma su un lavoro in cui viene privilegiato di gran lunga l’impatto dei singoli brani, oltre alle sue doti con le sei corde. Complessivamente, dunque, “The Art Of Letting Go” manca della grande vena emotiva che aveva reso memorabile il suo prima lavoro, ma si configura come un’ottima collezione di brani, in cui godersi ancora una volta un artista completo sotto ogni punto di vista.

Tracklist

01. The Art Of Letting Go
02. Say What You Will
03. Mr. Downside
04. Miss You When You’re Gone
05. Behind The Veil
06. Saving Face
07. Eternal Lullaby
08. Nothing More To Gain
09. Dead To Rights
10. How The Story Ends

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %