Dopo lunghi anni travagliati, cambi di line up e produzioni senza troppa personalità, i Visions of Atlantis sono riusciti decisamente a cambiare rotta, e l’album “Pirates” del 2022 li ha definitivamente messi in luce. Michele Guaitoli, voce della band ci racconta il grande momento che sta vivendo il gruppo, raccontandoci moltissimo di loro e di lui, con la speranza di ripetere il successo ottenuto con il nuovo “Pirates II – Armada”.

Ciao Michele, è un piacere averti qui con noi di SpazioRock! Come stai? E’ il periodo dell’uscita del nuovo album e penso sia un momento molto intenso.

Sono molto carico io e molto carico anche di cose da fare (ride ndr). Un periodo decisamente non leggerissimo dal punto di vista degli impegni. Ma a dirti la verità, questa è la fase che mi piace di più. Perché si parla tanto del disco grazie ad interviste, webzine come SpazioRock ma anche tutte le altre. Ci viene data la possibilità di dire tutto quello che c’è dietro al lavoro di produzione di un disco e a quello che c’è scritto a livello emozionale, perché alla fine quello che la gente ascolta è il lavoro finito, ma tutti i pensieri che ci sono dietro, tutto il background dietro ai pezzi, alla scrittura, ai testi, quelle sono cose che non si hanno sempre la possibilità di discutere. In questa fase invece vi è la possibilità di parlarne un sacco. Per cui mi gaso! (ride ndr)

Alla fine infatti mi hai anticipato una cosa che volevo chiederti fin dall’inizio. Immagino che comunque sia un periodo pieno di interviste pieno di incontri comunque dove inevitabilmente ognuno ovviamente chiede molte cose, chiede informazioni inerenti al disco. Personalmente ho sempre riscontrato che nonostante magari ci siano artisti che affrontano la quinta intervista in un giorno ci sia sempre comunque voglia di parlare, non ci sia mai quell’ atteggiamento anche un po’ “annoiato” anche giustificabile, perché magari inevitabilmente certe domande possono essere sempre le stesse.

Allora ovviamente non posso parlare a nome di tutti quanti. E’ chiaro che magari Dave Mustaine dopo tanti anni si è rotto le palle di dire che i Megadeth sono nati  nel 1975, hanno fatto il primo disco dopo l’uscita dei Metallica e tanto altro. Magari lui si è stufato di dire queste risposte. E magari si può capire che ci possa essere della noia da parte di alcuni artisti. Il fatto è che, almeno nella mia esperienza, ogni nuovo disco è una nuova avventura e c’è sempre tanto di me e tanto della band che viene messo dentro, per cui a me fa sempre molto piacere parlare. Anche la più piccola webzine, magari anche se la leggono due persone, sono due persone che hanno scoperto qualcosa in più e senza quella webzine non avrebbero potuto scoprirlo. Per me non esiste il discorso che questa è una webzine che non vale, questo è un canale YouTube che non interessa. Da cosa nasce cosa sempre. E’ una regola di vita.

“Pirates” penso sia stato davvero un punto di svolta per la band. Un album bellissimo che è riuscito giustamente a raccogliere tutto il successo assolutamente meritato. Dai live ai feedback di stampa e fans. Vi siete resi conto due anni fa di aver fatto davvero qualcosa di speciale?

Allora, diciamo che secondo me è una cosa che si è percepita tantissimo nei mesi immediatamente successivi. Perché noi eravamo consapevoli delle scelte a livello tecnico che hanno portato a un miglioramento dello band e ovviamente sapevamo che un mix di Jacob Hansen, per fare un esempio, è un qualcosa che avrebbe alzato il livello rispetto a un mix della produzione precedente, al di là dei costi che ovviamente sono differenti. Normalmente nella musica la regola di pagare per la qualità è una regola che vale (ride ndr), per cui al di là del costo stesso c’è anche un background da parte di questo o un altro tecnico con cui hai lavorato. Poi le foto, le copertine per citare altro. Però per esempio non è che le copertine dei dischi precedenti dei Visions Of Atlantis fossero brutte. Anzi, sono sempre state un punto di forza. Come anche le foto di band. Ad esempio, le foto di “The Deep & the Dark”, io non c’ero quella volta lì, però le guardo e tuttora la bellezza estetica di quel fondo ha un grosso valore secondo me. Quello che ha cambiato veramente la rotta, e secondo me è una cosa di cui non ci siamo accorti sul momento, ma solamente dopo, è il fatto che dal punto di vista musicale, “Pirates” aveva e ha tuttora un salto di qualità a livello dell’unicità della band, dell’identità della band. Perché, e lo dico veramente con una mano sul cuore e senza ego di alcun tipo, “Wanderers”, così come anche “The Deep & the Dark”, e secondo me, onestamente anche se non ero coinvolto in tutto quel discorso lì, anche la maggior parte dei dischi precedenti, sono dischi che qualunque altra band symphonic metal avrebbe potuto suonare con lo stesso risultato, con la stessa qualità. Poi ovvio che sai, è facile dirlo a posteriori, però ci sono tanti pezzi dei Visions Of Atlantis prima di “Pirates” che secondo me se li avessero suonati i Tristania, i Sirenia, gli Epica, i Nightwish stessi o altri, sarebbero suonati ugualmente bene, se non, con una produzione magari come quella dei Nightwish, anche meglio. Parlando magari di un discorso di budget dietro. Ma sono sicuro che certi pezzi sarebbero suonati in maniera superiore. Così come posso dirti che prendendo la ballata singolo di “Wanderers” “Nothing Lasts Forever”, sono sicuro che se l’avessero cantata una band fuori stile come gli Amaranthe sarebbe suonata comunque molto bene. Questo indica che il pezzo è un buon pezzo, ma mancava personalità. Mancava quel qualcosa che rendeva riconoscibile la band. Con “Pirates”, vuoi per l’universo che è stato creato, anche a livello di sonorità ed ambientazione musicale che abbiamo portato sul campo, questo è quello che ha fatto svoltare e che è piaciuto moltissimo ai fan. Tant’è che siamo una band che in Italia fino a prima praticamente non esisteva, o esisteva come luce riflessa delle band con cui andava in tour. Le prime date che abbiamo fatto le abbiamo fatte infatti di apertura ai Serenity per la data italiana. Oggi ci troviamo dopo aver fatto un ottimo numero al Legend di Milano, e dopo aver fatto un fantastico numero all’ Alchemica di Bologna nel 2023 ad avere ben due date italiane programmate per il prossimo tour. E questo è davvero importante.

Penso che forse anche finalmente la stabilità della line up possa essere stato un punto di forza per voi. Purtroppo fin dagli inizi la band da questo punto di vista ha avuto un percorso un pò travagliato. Però credo che nonostante la storia iniziale, e quello che i Visions Of Atlantis avevano fatto negli anni passati, come band avevate comunque un posto nel symphonic metal. Per cui dopo tante vicissitudini riuscire a far uscire un album come “Pirates” credo sia stato davvero un valore aggiunto.

Tutto quello che dici è vero. Ti dirò che ad oggi, noi non solamente abbiamo il nostro classico gruppo whatsapp di band che è una cosa che hanno praticamente tutti, ma siamo un gruppo di persone davvero unite. Abbiamo fatto vacanze insieme, siamo stati ai rispettivi matrimoni. C’è tanta coesione e c’è tanta famiglia al nostro interno. Anche se tre austriaci, una francese e un’italiano, sembra quasi l’inizio di una barzelletta! (ride ndr). Stiamo così tanto insieme, con così tanti tour, che se non ci volessimo davvero bene, ma davvero bene, tutto questo non sarebbe possibile. E allo stesso tempo, è vero quello che tu dici della nostra storia passata turbolenta ed è vero che c’è tanto dietro, ma è vero allo stesso tempo che la band che c’è adesso è una band che ha sei anni. E sono sicuro che questi componenti che ci sono ora rimarranno e non ci saranno cambi! (ride ndr) Proprio per i motivi che ti ho detto prima. E’ una band fresca e stando assieme ed essendo cresciuti assieme ci stiamo scoprendo adesso. Ogni album che facciamo è un piccolo passo avanti nella nostra coesione musicale, e secondo me c’è ancora tanto da crescere. In “Pirates II” si sente già un’identità ancora più forte di “Pirates”, la cui identità era incomparabile con quella precedente di “Wanderers”. Ma sono sicuro che se un domani ci sarà “Pirates III”, questa crescita continuerà. Perché lo sentiamo, lo percepisci che siamo in crescita e noi siamo i primi che vogliamo andare in quella direzione. C’è tanta autocritica positiva in questo, e tutto ciò aiuta molto. 

Alla luce di quanto ottenuto, è stato difficile approcciarsi al nuovo “Pirates II – Armada”? Magari sentivate un po’ il peso di dovervi ripetere per forza? Forse non dal punto di vista musicale o espressivo, ma magari un po’ di pressione sul risultato finale?

Guarda quello che dici è molto vero. Quando alzi l’asticella, è facile al passo successivo rischiare di andare verso il basso piuttosto che verso l’alto. Per cui assolutamente si. Poi all’interno della band c’è chi più e chi meno. Per esempio Thomas il nostro batterista è uno che secondo me si mette anche troppa pressione sulle spalle. Non a caso lui è l’unico rimasto della formazione originale e sente questa cosa, il portare avanti il progetto. Tom è il calciatore che vuole dare il 100 % di se stesso, e se vede il 99,99 % non lo accetta, perché uno deve sempre dare il massimo e guardare più in alto ed in meglio .Ma questo ti porta ad essere anche molto pesante su te stesso. Che comunque è un ottimo atteggiamento se gestito in buona maniera. Perché quando tu sei sulle tue e ti guardi attorno vedendo che hai fatto bene, ma per un secondo poi molli l’attenzione quello poi diventa molto pericoloso. Non bisogna mai abbassare l’attenzione, soprattutto se sei al top, perché è un attimo fare una cazzata. Però allo stesso tempo ti dico che il nostro modo di lavorare adesso, il nostro modo di scrivere e di fare musica, è così spontaneo ed è così tuttora ispirato che secondo me questa pressione c’era, ma non era qualcosa che ci pesava. Ti faccio un esempio. Ora siamo a fine Giugno e ci sono già delle demo per il prossimo disco. Questo sta succedendo perché noi siamo una band che scrive costantemente, non si rinchiude in studio per un mese a scrivere come fanno magari altri. Scriviamo quando c’è ispirazione. E se poi per due mesi questo non capita non frega nulla a nessuno. Perché sappiamo che l’ispirazione tornerà. L’ultimo pezzo di “Pirates II” è stato scritto in tournée con i Delain mentre eravamo nel tour bus. Perché in quel momento c’era ispirazione. E i primi pezzi sono stati scritti poche settimane dopo la fine delle registrazioni di “Pirates” . Per cui non sentendo questo tipo di pressione e ritrovandoci spesso con 15-16-17 canzoni da cui scegliere e scremare poi nelle 12 che saranno quelle definitive diciamo che non puoi dirti niente. Puoi solo dire che se non piacerà vuol dire che non è piaciuto quello che in realtà abbiamo fatto, e non avremo rimpianti sul fatto di poter fare di più. Perché questa spontaneità nella musica è fondamentale. Quando cerchi di scrivere qualcosa va sempre male, diventa sempre forzato.

Ho notato con piacere che comunque ci sono alcune soluzioni stilistiche più ricercate, un po’ differenti. Per magari voler provare qualcosa anche di nuovo. Non si è voluto replicare l’album precedente. Parlo ad esempio di una canzone come “Monsters”, molto aperta e molto ariosa, oppure “Collide” perfettamente in bilico tra riff heavy, e cori sinfonici. Ci sono anche molte canzoni perfette per i live. Sarebbe stato facile tenere lo schema precedente ma non è stato così.

Si, il concetto di tenere la formula. Diciamo che questa è una cosa a cui teniamo. Tant’è che ti dico che certi pezzi tra quelli extra sono stati esclusi proprio perché richiamavano non tanto  “Pirates” ma magari sonorità di alcuni brani che probabilmente non si distaccavano così tanto musicalmente da cose che avevamo già proposto. Quindi magari erano pezzi fighissimi eh, però ad un certo punto una scelta va fatta. Ma quando due pezzi hanno lo stesso ritmo, lo stesso andamento, la stessa atmosfera, abbiamo sempre scelto di tenerne uno, magari quello che ci piaceva di più, e l’altro a malincuore l’abbiamo messo da parte. Hai detto comunque una cosa importante. C’è “Pirates II”, ma non c’è “Melancholy Angel II” o “Legions of The Seas II” o “Master The Hurricane II”. Non ci sono i brani che richiamano quei ritmi e quelle strutture. Tant’è che “Armada” è un pezzo “powerone” che nel precedente album non esisteva. Una cosa che fa ridere è che ho scritto “Armada” in questa maniera perchè Dousha, il nostro chitarrista, si lamentava che nelle canzoni veloci, poi si trovava sempre l’intermezzo con me e Clémentine più lento e melodico, tipo “Legions of The Seas”, che è un brano molto tirato e pesante, e dove poi ci sono due break piano voce nella parte teatrale e drammatica. Non c’era mai un brano che partiva e continuava tirato dall’inizio alla fine. Allora ho detto “Te lo faccio!” (ride ndr) e appena c’è stata l’ispirazione per poter fare il pezzo in quella maniera  è stato fatto. Come “Collide”, che è proprio una marcia, con questo tipo di ritmo pesante. E prima nell’album precedente non avevamo pezzi con questa pesantezza. Lo stesso vale per “Tonight I’m Alive” con queste percussioni etniche arabeggianti, questo ritmo “latino”. Ti riporta a respirare le spezie. E questo era qualcosa che non esisteva in “Pirates”. Per cui c’è stata questa scelta, questa selezione, per far si che la varietà fosse comunque eterogenea, ma allo stesso tempo che tu potessi prendere “Pirates” e “Pirates II”, fare un mash-up delle scalette, e comunque ottenere due bei dischi. E spero che questa possa essere l’ulteriore costante per “Pirates III” mantenendo questa varietà. Anche perché a me personalmente non piace quando guardi un singolo, un video su YouTube di una band, ne guardi un altro e praticamente ti trovi con la stessa canzone con un’altra melodia e un altro testo. E purtroppo questa cosa sta capitando spesso ultimamente. Non voglio accusare nessuno, ma chi è peccatore sa di peccare! (ride ndr)

PiratesIIVisionsOfAtlantis

L’atmosfera e l’ambiente piratesco ha spesso ispirato il mondo del metal. Ora voi siete stabilmente riconosciuti con  quell’attitude. Cosa ti piace di quel mondo in particolare? E poi ti chiedo inoltre secondo te, al giorno d’oggi chi può rappresentare la figura di un pirata, con tutte le sue caratteristiche.

Allora guarda, premessa importante. L’universo che è creato attorno ai Visions Of Atlantis nasce dalla mente di Clémentine. E’ lei che ha l’idea che riguarda le storie, i testi, tutto questo universo che andiamo a creare. Una cosa importantissima che ci tengo a sottolineare, è che non lo stiamo facendo con l’idea del puro marketing, o a modi cosplay, ma c’è un motivo ben preciso. Ed è la convinzione che al giorno d’oggi, il distaccarsi dalla realtà, il dissociarsi dalla realtà sia una forma massima per far raggiungere determinati concetti alla mente di tutti noi che siamo così carichi di impegni, cose da fare, preoccupazioni. Non abbiamo distrazioni nel mondo di oggi. Quindi o sei una band che hai un messaggio sociale o politico importante e lo dici in maniera diretta, o per far arrivare concetti o messaggi che hanno un valore emotivo, bisogna dissociarsi. E questo succede soprattutto con una generazione che è nata con i videogame, con il mondo degli anni ’80. Perché poi questo ad oggi è il nostro pubblico. Dai 15-18 fino ai 50-60, che sono il nostro target di pubblico, questa generazione è cresciuta o ad “Indiana Jones”, “Ritorno al Futuro” etc, o a “Dragonball Z” e compagnia, o a videogames di vario tipo, o i più giovani a Marvel e Dc Comics. E che siano libri, che siano videogames, o film, tu oggi vai al cinema ed entri in un universo, un universo che deve essere il più coerente possibile, per convincere le persone  ad esempio che uno si può incazzare, diventare verde e gigante! (ride ndr). Devi convincere chi sta guardando questo film che questa cosa sia possibile. Quindi devi essere sul pezzo su ogni cosa, altrimenti è una puttanata! Detta con un francesismo (ride ndr). Da che mondo e mondo sappiamo che Superman vola perché viene da un altro pianeta. Io devo convincere l’ascoltatore, o chi sta leggendo il libro, o chi sta ascoltando la mia musica, che l’universo che sto creando è un universo reale. E oggi la gente vuole distaccarsi dalla realtà. Ha questa costante ricerca di un universo alternativo dove le cose non vanno come nel mondo di oggi, perché del mondo di oggi ne ho pieni i coglioni sostanzialmente. Giustissimo, e più che corretto. Motivo per il quale noi abbiamo fatto una scelta dovuta in parte allo storico della band, e in parte a ciò che ci piace. Abbiamo scelto l’universo del mondo dei pirati perché? Perché la band ha sempre un po’ flirtato con l’oceano, con il mondo del mare, con il mondo di Atlantide paese sommerso etc. E allo stesso tempo ci siamo ritrovati tutti e cinque ad apprezzare questo universo piratesco, chi per i videogame di Monkey Island tipo me, chi per i film dei Pirati dei Caraibi, chi per le serie tv di Black Sails, chi per i libri tipo Isola del tesoro, o chi per determinati altri gusti storici personali. Però tutti quanti abbiamo trovato questo punto comune che calza per la band e calza per noi. E serve a giustificare la dissociazione della realtà di cui parlavamo prima, ma anche come metafora, come universo base per raccontare delle storie. Perché un pezzo come “Monsters” ad esempio parla dei mostri che abbiamo dentro di noi. Nel video io e Clémentine ci guardiamo allo specchio perché? Perché la mattina  quando ti guardi allo specchio sei nell’ unico momento della giornata in cui vedi te stesso per quello che sei. Dopo, che ti metti l’uniforme, che ti metti la giacca, che accendi il computer, inizi ad adattarti alla società. Ma quando sei tu solo davanti allo specchio e ti guardi, e parli con te stesso, sai tutti i cazzi tuoi, quelli belli e quelli brutti. E ci sono un sacco di “monsters” che devi affrontare. E come questo è il messaggio intrinseco di questa canzone, ci sono altri messaggi in ogni canzone. Ogni canzone è una piccola novella, una piccola favola con la sua metafora, nell’universo piratesco perché è questo che vogliono raccontare i Visions Of Atlantis. Questa è una mega risposta alla prima parte della tua domanda (ride ndr).Chi è un pirata oggi? (ride ndr). Secondo me più che una persona in particolare, oggi è un pirata quella persona che riesce a dire di no ai luoghi comuni e alle regole che ti vengono date. Un pirata è un uomo libero che decide di vivere alla giornata seguendo il suo istinto, seguendo le sue decisioni. Un pirata è colui che si sveglia la mattina, guarda l’orizzonte e decide di andare in quella direzione perché tutto attorno c’è mare aperto. Quindi più che essere una persona, essere un pirata è uno stato d’animo. Un modo di vivere. Un modo di vivere di chi vuol dire di no agli obblighi a meno che non scelga di seguire un obbligo. Chi ha voglia di dire di no alle regole a meno che non scelga di seguire quelle regole perché ci crede. Questa è un pò la figura romantica del pirata che abbiamo noi. Poi storicamente parliamo di persone che non si lavavano per mesi e andavano a scippare navi altrui, per cui non è proprio quello a cui ci ispiriamo, però anche i Sabaton quando parlano delle epoche di guerra, raccontano dell’eroe battagliero coraggioso, e poi c’è quello che ammazza a sangue freddo il suo nemico. Questo per dirti che si tende ad ispirarsi al lato più romantico di una certa figura, piuttosto che quello più prettamente storico.

Attualmente stiamo assistendo ad un ricambio generazionale di band. I mostri sacri quali Iron Maiden, Metallica etc non saranno eterni purtroppo. Ti volevo chiedere dal tuo punto di vista, anche delle tue passioni e ascolti, chi secondo te si sta mettendo in luce e sta percorrendo la strada giusta del successo. Inoltre, parlando del symphonic metal, è sempre stato un territorio molto ampio. Mi ha sempre dato l’idea di essere molto vasto, dove ci possa fondamentalmente essere uno spazio per tutti, ma dove allo stesso tempo è davvero difficile riuscire ad emergere veramente. Ora ad oggi come vi sentite posizionati?

Guarda, dal punto delle band che stanno emergendo, dici una cosa giusta. Per quanto ancora ovviamente non siano fuori dal giro, Iron Maiden, Metallica, Scorpions, Aerosmith, per tutti questi nomi immensi, l’età comincia ad avere un grande peso. Non credo che tra 5 anni gli Iron Maiden possano essere ancora gli headliner di Wacken, per ovvi motivi. Tante band hanno smesso, tipo i Bon Jovi. Nel nostro genere direi che Sabaton e Powerwolf stanno facendo numeri molto importanti. Gli stessi Nightwish iniziano, per quanto forse un po ‘ meno di altre band, ad essere uno dei nomi di picco di un festival. Sono questi alcuni dei nomi che ogni festival ad oggi tende a cercare. Perché se non ci sono loro chi c’è? Però ci sono un bel po ‘ di band che stanno facendo numeri decisamente importanti. Una su tutte, e lo dico con grande orgoglio, sono i Wind Rose che sono italianissimi tutti quanti, e stanno riempiendo davvero posti grossi e in Europa, in America, in Australia ed in Sud America. Una band che sta facendo numeri importantissimi ed è un orgoglio italiano. Poi sempre rimanendo in Italia, anche i Lacuna Coil ormai hanno raggiunto uno status davvero di rilievo. Perché se i Lacuna Coil suonano a Wacken, non suonano più al mattino come mi ricordo tanti anni fa la prima volta che andai al Wacken. Ora sono un nome che ha un peso sulla scena, ed è bellissimo vedere questa cosa. Così come ci sono altre band, un po ‘ meno note che stanno sempre di più scalando. Mi vengono in mente gli Infected Rain. Poi mi vengono in mente anche i Blind Guardian, che sono ritornati a fare numeri importanti. Sono una band strana, che erano di picco tanti anni fa, poi hanno avuto un calo, ed ora stanno rinascendo alla grande. C’è stata una loro forte rinascita e questo è molto bello. Sono una di quelle band di seconda generazione, pensando ad Iron Maiden, Metallica, Megadeth, Overkill come prima generazione, i Blind cascano nella seconda generazione, che mi sembra sia quella che sta guadagnando ora i posti di headliner nei vari festival. Poi c’è una terza generazione dove vedo band specialmente nel symphonic, ricollegandomi alla seconda parte della tua domanda, come Delain, Xandria, come Visions of Atlantis, dove si inizia ad avere una rilevanza, un certo rilievo. Noi stessi , ti dico abbiamo un passato che gioca pro e contro. Gioca pro perché comunque ci lascia una nomea che non ci fa guardare come una band appena uscita, che ha rilasciato appena il primo o il secondo disco, ma allo stesso tempo siamo una band abbastanza nuova a livello di boom, proprio perché questo è arrivato con “Pirates” e spero poi che possa continuare con questo nuovo album, per cui ci collochiamo tra quelli che stanno cominciando ad arrivare a metà classifica. Stiamo iniziando ad arrivare per giocare l’Europa League, non siamo ancora in Champions come gli Epica, non giochiamo per il titolo come i Nightwish, ma secondo me in Europa League ci possiamo stare ! (ride ndr)

C’ è stato qualche aneddoto divertente capitato “on the road” che può essere raccontato? Visto che avete fatto tantissime date in giro per il mondo. O anche qualcosa, qualche posto o esperienza che ti ha fatto pensare: “Siamo sulla strada giusta!”

Allora guarda, più che un aneddoto particolare è più una questione di realizzazione personale, di tutta la band, non soltanto mia. Quando è cominciata quest’ avventura con i Visions of Atlantis, noi siamo partiti come quasi tutti, come il gruppo che apriva agli altri. Ovviamente questa è storia di vita comune. E poi con i Visions per me come musicista ma come anche per gli altri, si è passati ai primi piccoli concerti da headliner, alle prime piccole tournée da headliner, alla crescita, fino dove siamo arrivati ad oggi. E si è visto come la gente cambiava nel modo di approcciarsi al concerto. Noi siamo arrivati in America nel 2022 con i Dragonforce dove nessuno ci conosceva. Per tutti eravamo “ma chi cazzo sono questi?” vestiti da pirati ad inizio concerto. Ma a fine concerto c’era gente che impazziva, veniva al banco del merch, comprava tante cose e ci chiedevano da dove eravamo venuti, facendoci i complimenti perché non ci conoscevano fino ad allora. E questo spiega molto anche il discorso della nostra notorietà di cui parlavo prima, e di come è cambiata nel tempo. Nell’ultimo tour, c’era una grossissima parte della gente che veniva vestita da pirata ai concerti. Questo sta succedendo in Europa ed in America. Allora il fatto che questa cosa stia succedendo e che la gente voglia partecipare al punto tale da giocare con te, a stare al gioco, non solo ti da tanta soddisfazione, ma rappresenta uno dei ricordi più belli che mi porterò fino alla tomba. Perché avere qualcuno, anzi un bel numero di persone, che sta crescendo sempre di più, che viene influenzato da te, ma in maniera positiva, perché qui non parliamo dell’ influencer su Youtube che viene emulato, ma di gente che è ispirata da quello che fai a tal punto da godersi il momento grazie alla tua musica, questa è un’emozione che è veramente difficile da spiegare se non la si vive, ma è anche una delle più belle che sto vivendo. Perchè da un senso, è un pò la chiusura del cerchio di quello che si fa. Cioè faccio musica non per me stesso, non faccio musica per guadagnare in royalties o per prendere l’advanced dell’etichetta, ma faccio musica per lasciare un qualcosa a chi sta ascoltando quello che sto scrivendo, e questo vale per tutti e cinque e credo valga per la stragrande maggioranza dei musicisti. Avere questa cosa concretamente visualizzabile di fronte a te mentre sei sul palco è un aneddoto, è qualcosa che dà veramente tanta tanta positività.

Grazie mille per essere stato qui con noi, se ti va di mandare un saluto e soprattutto richiamare a voi tutti i vostri seguaci italiani che vi seguono! E magari invitarli al prossimo imminente tour!

Beh guarda intanto, non è nemmeno da dire, l’orgoglio da italiano di poter portare una band che è internazionale, visto che comunque siamo un italiano, una francese e tre austriaci, in Italia per due date, non per una soltanto, è una soddisfazione incredibile, e spero e voglio credere che la risposta poi andrà a giustificare questa scelta. Che non è una scelta nostra. Non so se è chiaro per tutti come funziona, non è che è la band che dice “voglio fare cinque date in Italia”. Ci deve essere una richiesta dal punto di vista del mercato. Se la richiesta del mercato giustifica una, due o tre date, allora vengono fatte. Tante band non passano nemmeno dall’Italia perché il budget richiesto per portare il concerto in Italia non va a trovare un equilibrio con la risposta in Italia. E per me questo è un dramma spesso e volentieri, perché ci perdiamo dei concerti incredibili, ma questo poi è un discorso che si fa un sacco di volte. Essere riuscito ad aver pianificato due date in Italia con i Visions per me è veramente un segnale incredibile. Perché sai non è la band italiana cresciuta in Italia che ha il suo piccolo, o medio o grande background italiano. Noi non siamo i Secret Sphere ad esempio. Sono una band che stimo ed apprezzo tantissimo, che mi piace un sacco ma però è cresciuta in Italia. per cui se i Secret fanno cinque date in Italia non c’è da stupirsi. Perché se lo meritano e perché hanno costruito per 15-20-30 anni la loro storia in Italia. I Visions Of Atlantis sono una band che in Italia ha iniziato a costruire da pochissimo e riuscire a raggiungere le due date è incredibile. Per cui la prima cosa da fare è sperare che chi sta leggendo questa intervista voglia partecipare e voglia supportare la scena in Italia perché significherebbe non soltanto un successo per i Visions ma anche per il metal estero che viene in Italia e questo supporto porta a maggiori possibilità per tutte le band, non soltanto per noi. Secondo, chi viene, venga vestito da pirata! Perché l’obbiettivo è dimenticarsi della realtà, entrare in questo viaggio e farsi due ore in cui si dimentica di tutto e di tutti e ci si gode quest’ avventura.  Terza e ultima cosa, questo sarà in assoluto il tour più grande che abbiamo mai fatto. Ci sarà una barca vera e propria che stiamo costruendo on stage, ci saranno luci, giochi e spettacoli di vario tipo, proprio per far si che l’esperienza diventi non soltanto musicale, ma anche coreografica. Perché vogliamo rendere vera e reale la nostra proposta. E per fare questo c’è un grosso lavoro dietro, non abbiamo mai avuto così tanta crew, così tanti tecnici che ci seguono. e secondo me ne varrà davvero la pena, perché è uno spettacolo che fa quasi l’occhiolino al musical diciamo. Siamo arrivati ad un punto in cui possiamo offrire uno spettacolo così e ne siamo orgogliosi. Senza contare che ci sono tre date in Austria, tre date in Francia e solo due in Italia. Perciò l’obiettivo è farne tre in Italia la prossima volta!(ride ndr)

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