Le vostre parole d’ordine sono AOR e melodic hard rock, il tutto corroborato da atmosfere di palese stampo anni ’80? Allora non potrete farvi scappare l’album “Garder La Flamme”, debutto, su Escape Music, dei Daytona, band svedese che, un po’ sulla scia dei connazionali Nestor e Remedy, si fa interprete di un sound consapevolmente vintage, senza, per questo, scadere nella pura e semplice nostalgia canaglia. Il singer Fredrik Werner, il chitarrista Erik Heikne e il tastierista Johan Berlin si alternano nel rispondere alle nostre domande e curiosità.
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Ciao ragazzi e benvenuti su SpazioRock, è un piacere avervi qui. Come state?
Erik: Grazie mille per averci invitato! Tutto bene, abbiamo un sacco di cose da fare in questo momento, ma è emozionante che ci sia così tanto interesse per i Daytona! Evidentemente, abbiamo realizzato qualcosa di buono!
Prima di bruciarci tra le fiamme del vostro debutto, potreste raccontarci come sono nati i Daytona? Dobbiamo considerarvi soltanto un progetto in studio?
Fredrik: I Daytona non sono mai stati un progetto, ma una band creata circa due anni fa da Erik, con una chiara visione di suonare dell’AOR tradizionale, come si faceva una volta. È stata un’impresa portata avanti da tutta la band, anche nelle registrazioni, poiché ciascun musicista ha impresso il proprio tocco individuale. Questo è ciò che ci rende personali e unici. Siamo sicuramente un gruppo con l’ambizione di crescere musicalmente negli anni a venire.
Quando penso alla parola Daytona, mi saltano in mente un tipo di Rolex e una famosa gara automobilistica. Avete scelto questo moniker ispirandovi agli orologi di lusso, alle auto da corsa o ad altri contesti?
Erik: Sì, esattamente, un bell’orologio, ma costoso! E anche l’auto, quel modello chiamato Daytona è in realtà la 365 GTB, una vero classico. Personalmente, rimango affezionato all’Alfa Romeo! Ma no, non è stato l’orologio o l’auto a farci prendere la decisione per il moniker. Oggigiorno, è praticamente impossibile trovare un nome completamente unico per una band, ma avendo avuto un approccio olistico, c’è stato un bel po’ di lavoro nel trovare quello “giusto”. Era necessario che suonasse bene, ma che fosse anche in grado di funzionare come un logo elegante e classico. E abbiamo deciso, fin dall’inizio, che avrebbe dovuto essere composto da una sola parola. Deve dare il tono, un po’ come Toto, Survivor, Foreigner, Giant o, perché no, Boston.
Passiamo, ora, al vostro debutto “Garder La Flamme”, il cui titolo in francese sembra riferirsi alla conservazione della fiamma del melodic hard rock degli anni ’80. Pensi che questo fuoco si stia esaurendo e che voi ne siate, forse, gli eterni guardiani?
Johan: Non ci riferiamo necessariamente al mantenimento della fiamma del melodic hard rock degli anni ’80. Potrebbe essere la salvaguardia della fiamma di qualsiasi cosa, in realtà, come di una relazione che ne ha bisogno o dello stato del mondo che necessita che noi conserviamo vivo il fuoco della speranza e dell’ottimismo. Ma, naturalmente, qualora potessimo davvero diventare gli eterni guardiani del mantenimento della fiamma del melodic hard rock degli anni ’80, ebbene, sarebbe molto bello, benché credo che Fredrik, quando ha scritto il titolo, pensasse a un significato più ampio dello stesso.
Sono rimasto davvero colpito dalla copertina dell’album, nella quale la testa di un uomo in giacca e cravatta si incendia, lasciando una scia di fumo dietro di sé. Questo cinematografico artwork potrebbe trasmettere agli ascoltatori?
Erik: Sono così contento che ti piaccia, penso sia meravigliosa. C’è molto lavoro dietro, ed è la stessa cosa per tutto il resto. I Daytona sono un concetto completo; è molto più di cinque ragazzi che suonano uno strumento e scrivono canzoni. Ogni elemento deve incastrarsi, è qualcosa in cui credo fermamente. Peter Makela, il nostro direttore artistico, che è anche l’uomo responsabile dell’artwork e del logotipo, fa parte del team ed è fantastico. Aiuta molto collaborare in squadra, è molto meglio che pagare qualcuno per svolgere del lavoro. Peter è impegnato e creativo, può chiamarmi all’improvviso e dire: “Ehi, ho appena avuto un’idea per la realizzazione di una T-shirt alla moda!“. Questo è spirito di squadra! Fredrik, invece, ha redatto quasi tutti i testi di questo disco, e all’inizio abbiamo concordato di voler scrivere qualcosa che andasse oltre i semplici cliché rock. Verso la fine degli anni ‘80, penso che molte band siano state abbastanza coraggiose da esprimere l’opinione che non fossero stati soltanto i Mötley Crüe e i Poison ad aver definito i canoni dell’hard rock del decennio che stava per terminare. E poi, con lo stato attuale del mondo, non c’è sicuramente carenza di ispirazione per le liriche, giusto?
Miss Behaviour, Eclipse e TimeScape sono tra le formazioni, passate e presenti, che rappresentano il background musicale dei Daytona. Quanto tali band hanno influenzato il processo di scrittura delle canzoni? È stato difficile liberarsi dal rischio di riciclaggio artistico o non ci avete neanche pensato?
Erik: Sicuramente si viene plasmati dalle band precedenti: fa tutto parte dell’esperienza. Con i Daytona, però, abbiamo avuto la possibilità di stabilire le regole fin dall’inizio, per così dire. Era importante che tutti noi coinvolti amassimo sinceramente l’hard rock di fine anni ’80 e tutto ciò che ne conseguisse. L’estetica, il suono, le dinamiche, le canzoni: tutto! Altrimenti, c’è sempre il rischio che qualcuno voglia prendere una direzione diversa, cercare di essere più moderno o audace. Certo, possiamo spingerci oltre i limiti, ma la nostra identità è radicata nella fine degli anni ’80. Posso parlare soltanto per la mia vecchia band, i Miss Behaviour, con quella formazione volevamo avere un piede negli anni ’80 e uno nel presente. Quell’ambizione non esiste con i Daytona. Non vogliamo suonare moderni o essere innovativi in quel modo!
I Guns N’ Roses cantavano “Welcome To The Jungle”, voi, invece, ci date il “Welcome To The Real World”, un inno con forti suggestioni AOR: il brano è un invito a riprenderci la nostra vita, uscendo, magari, dalle prigioni dei social network?
Fredrik: Di solito, non mi piace essere troppo esplicativo quando si tratta dei testi. Preferisco che parlino all’ascoltatore e che l’ascoltatore li interpreti secondo la propria sensibilità. La tua interpretazione è valida al 100%, ma, personalmente, forse, vedo la canzone più come una riflessione sulla generazione più giovane, o sul mio io più giovane, che sta diventando maggiorenne.
Le atmosfere notturne e hi-tech rendono “Downtown” una delle tracce che meglio riesce a evocare il periodo degli eighties. Ma dove si trova questo centro? Dentro o fuori di noi?
Fredrik: Potrebbe essere entrambe le cose, immagino. Potrebbe anche essere un luogo fisico in cui ti ritrovi di nuovo con dei vecchi amici.
“Town Of Many Faces” sembra racchiudere nel titolo le proprie sfaccettature musicali, tra pop, soul e AOR che si combinano in maniera piuttosto fluida. Cosa succede, quindi, in questa città piena di mille specchi che si riflettono mentre si balla?
Fredrik: È sicuramente speciale, soprattutto con gli arrangiamenti di fiati sintetici lanciati lì in mezzo. Ancora una volta, la mia interpretazione di questi testi è la ricerca di un sostituto per una relazione perduta in una grande città, con infinite possibilità a disposizione. Ma, nonostante tutto, nessuno sarà mai più lo stesso.
Sono stati girati tre video per tre singoli: “Where Did We Lose The Love”, “Looks Like Rain” e “Slave To The Rhythm”. Quale di queste clip pensi sia la più interessante e originale? Forse le prime due, con la televisione come protagonista comune?
Erik: Sì, in un certo senso, la TV sembrerebbe fondamentale per definire gli anni ’80! È più un’atmosfera che una connessione diretta con il contenuto lirico delle canzoni, anche se ci sono elementi che possono essere a essi correlati, soprattutto nel caso di “Looks Like Rain”. Il primo era semplicemente un video con i testi, non una vera e propria clip musicale. Volevamo fare qualcosa di autentico per il periodo. Il telefono rosso, ad esempio, non è lì per motivi nostalgici, è perché era il tipo di telefono disponibile nel 1987. Personalmente, mi piace di più “Looks Like Rain”, ma anche “Slave To The Rhythm” è venuta benissimo. Quest’ultimo, però, è più una rappresentazione di una performance di fine anni ’80. Abbiamo affittato una location enorme nella mia città natale, una vecchia fabbrica nel centro della città, quindi è stato un progetto piuttosto grande.
Rispetto ad altre band simili a voi, i Daytona si distinguono per l’uso ricorrente del sassofono in molti pezzi. Cosa aggiunge questo strumento al vostro sound così old style?
Fredrik: Il sassofono è uno strumento molto espressivo, che torna utile quando si punta a qualcosa di vibrante ed emotivo. Abbiamo pensato che ci dovesse essere almeno una canzone nel disco con un assolo di sax. “Slave To The Rhythm”, in questo senso, ottiene il massimo dei voti, rivelandosi piuttosto bella, penso. Abbiamo anche un po’ di sax in “Downtown” e “Town Of Many Faces”. Aggiunge davvero atmosfera.
Un’ultima domanda riguarda la futura attività live dei Daytona. Sarà possibile vedervi dal vivo in tour o in pochi concerti selezionati? E l’Italia potrebbe interessarvi come destinazione da visitare?
Johan: L’Italia sarebbe ovviamente una bella destinazione da visitare. Ho già suonato da voi con gli Eclipse, e viaggio molto in Italia per il mio lavoro “normale”, quindi ci vado almeno cinque, sei volte all’anno! E, oltre a ciò, vengo in Italia per le vacanze con la mia famiglia. Ma, per rispondere alla tua domanda, sicuramente vediamo concerti dal vivo in arrivo per i Daytona, e, in realtà, ne abbiamo già programmati alcuni finora! Restate sintonizzati per maggiori informazioni al riguardo!
Grazie mille per il vostro prezioso tempo. Vorresti lasciare un messaggio a coloro che conosceranno i Daytona ascoltando “Garder La Flamme”?
Johan: Spero che apprezzerete l’album tanto quanto noi abbiamo apprezzato realizzarlo. Ci siamo davvero impegnati molto in questo disco, e speriamo che possa diventare un classico senza tempo!
— ENGLISH VERSION —
Hi guys and welcome to SpazioRock, it’s great to have you here. How are you?
Erik: Thank you so much for inviting us! Everything’s great, we have a lot going on right now, but it’s only exciting that there’s so much interest in Daytona! We must have done something right!
Before we burn ourselves in the flames of your debut, can you tell us how Daytona was born? Should we consider you just a studio project?
Fredrik: Daytona was never a project but a band brought together about two years ago by Erik with a clear vision of creating traditional AOR the way it used to be done. It is very much a band effort, even in the recordings, as all players have brought their individual flair. That’s what makes it personal and unique. We are most definitely a band with ambitions to grow musically in the years to come.
When I think of the word Daytona, both a type of Rolex and a famous car race come to mind. Did you choose this name inspired by luxury watches, racing cars or other contexts?
Erik: Yes, exactly, a nice watch, but expensive! And the car too, that model called Daytona is actually the 365 GTB, very classic. Personally, I stick to Alfa Romeo! But no, it wasn’t the watch or the car that made the decision. Nowadays, it’s practically impossible to find a completely unique name for a band, but we had a holistic approach, so there was quite a bit of work involved in finding the “right” one. It has to sound good, but also be able to work as a sleek, classic logo. And we decided early on that it should be just one word. It needs to set the tone, kind of like Toto, Survivor, Foreigner, Giant, or why not Boston.
Let’s now move on to your debut “Garder La Flamme”, whose title in french seems to refer to keeping alive the flame of 80’s melodic hard rock. Do you think that this flame is dying out and that you are, perhaps, its eternal guardians?
Johan: We are not necessarily referring to keeping the flame alive for 80’s melodic rock. It could be keeping the flame alive of anything actually, a relationship that needs it, the state of the world that need that we keep the flame alive of hope and optimism, as well. But, of course, if we can be eternal guardians for keeping the 80’s melodic rock alive, that’s nice as well, although, I believe that Fredrik, who wrote the lyrics, had a broader sense in his meaning when he wrote it
I was really struck by the album cover, in which a man in a suit and tie’s head is set on fire, leaving a trail of smoke behind him. What do you think this cinematic artwork can convey to listeners?
Erik: So glad you like it, I think it looks amazing. There’s a lot of work behind it, and it’s the same thing there. Daytona is a whole concept; it’s much more than five guys each playing an instrument and writing songs. It has to fit together, that’s something I strongly believe in. Peter Makela, our art director and the man behind artwork and logotype is a part of the team, he’s fantastic. It helps, working as a team, instead of just paying someone to do a job. Peter is engaged and creative, he can call me all of a sudden and said: “Hey, I just got an idea for a cool T-shirt design!”. That is team spirit! Fredrik has written almost all the lyrics on this album, and early on we agreed that we wanted to write about more than just rock clichés. In the late ’80s, I think a lot of bands were brave enough to make statements – it wasn’t just Mötley Crüe and Poison defining ’80s hard rock. With the state of the world rightnow, there’s definitely no short age of inspiration for lyrics, right?
Miss Behaviour, Eclipse and TimeScape are among the bands, past and present, that represent the musical background of Daytona. How much have these bands influenced the songwriting process? Was it difficult to break away from the risk of artistic recycling or did you not even think about it?
Erik: Of course, you’re shaped by previous bands – it’s all part of the experience. But with Daytona, we had the chance to set the rules from the start, so to speak. It was important from the beginning that all of us involved genuinely love late ’80s hard rock and everything that comes with it. The aesthetics, the sound, the dynamics, the songs – everything! Otherwise, there’s always the risk that someone might want to pull in a different direction, try to be more modern or edgy. Sure, we can push the boundaries more, but our identity is rooted in the late ’80s. I can only speak for my old band, Miss Behaviour, but with that band, we wanted one foot in the ’80s and one in the present. That ambition doesn’t exist with Daytona. We don’t want to sound modern or be ground breaking in that way!
Guns N’ Rose sang “Welcome To The Jungle”, you, instead, give us “Welcome To The Real World”, an anthem with strong AOR suggestions: is the song an invitation to take back our lives, perhaps escaping from the prisons of social networks?
Fredrik: I usually don’t like to be overly explanatory when it comes to the lyrics. I prefer them to speak to the listener in the way the listener interprets them. Your interpretation is 100% valid, but I’d probably view the song more as a reflection on the younger generation – or my younger self – coming of age.
The nocturnal and hi-tech atmospheres make “Downtown” one of the tracks that best manages to evoke the Eighties period. But where is this center? Inside or outside of us?
Fredrik: Could be both, I guess. It could also be a physical location where you’re back together with old friends.
“Town Of Many Faces” seems to contain in the title its musical facets, between pop, soul and AOR that change fluidly during the song. What happens, then, in this city full of a thousand mirrors that reflect each other while dancing?
Fredrik: It’s definitely a special one, especially with the synth horn arrangements thrown in. Once again, my take on these lyrics is a search for a replacement for a lost relationship in a big city with endless possibilities. But still, no one is ever quite the same.
Three videos were shot for three singles – “Where DidWe Lose The Love”, “Looks Like Rain” and “Slave To The Rhythm”. Which of these clips do you think are the most interesting and original? Perhaps the first two, with television as the common protagonist?
Erik: Yeah, in a way, the TV feels fundamental in defining the 80s! It’s more of a vibe than a straight connection to the lyrical content of the songs even thought here are elements that can be related, especially when it comes to “Looks Like Rain”. The first one, was simply a lyric video, not a proper music video. We wanted to do something authentic for the time period. The red phone for instance, is not there for nostalgic reasons, it’s because the fact that was the kind of phone available in 1987. Personally I like “Looks Like Rain” best, but “Slave To The Rhythm” turned out great as well. But that one is more a late 80s performance video. We rented a huge location in my hometown, an old factory in the midle of the town, so it was kind of a big project.
Compared to other bands similar to you, Daytona stands out for the recurring use of the saxophone in many songs. What does this instrument add to your old-style sound?
Fredrik: The sax is a very expressive instrument, which comes in handy when you’re aiming for something vibrant and emotive. We felt like there had to be at least one song on the record with a sax solo. “Slave To The Rhythm” got the votes, and it turned out pretty cool, I think. We also have some sax in “Downtown” and “Town Of Many Faces.” It really adds to the atmosphere.
One last question concerns the future live activity of Daytona. Will it be possible to see you live on tour or in selected concerts? And could Italy interest you as a destination to visit?
Johan: Italy would of course be a nice destination to visit. I have played in Italy before with Eclipse, and I travel a lot to Italy in my “normal” job, so I’m there at least 5-6 times per year anyway! And on top of that I go to Italy for vacation with my family. But to answer your question, we definitely see live gigs coming up for Daytona, and we have actually already booked a few gigs so far! Stay tuned for more information on this!
Thank you so much for your precious time. Would you like to leave a message to those who will know Daytona through listening to “Garder La Flamme”?
Johan: Hope you will appreciate the album, as much as we appreciated doing it. We really put a lot of efforts into this album, and we hope that it can be a timeless classic!