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Sono passati più di 40 anni da quando un ragazzino incazzato con il mondo e con le imposizioni religiose dei genitori sbraitava nel microfono una sentenza che ancora oggi risuona chiara e feroce nelle nostre orecchie: “We’ll never stop, we’ll never quit, ‘cause we’re Metallica”. Non che avessimo bisogno di altre dimostrazioni per crederci, ma è bello avere ogni volta prova tangibile del significato ineluttabile di quella sentenza.

No, non si fermeranno mai. E per dimostrarlo ancora, i quattro Cavalieri giungono nuovamente in Italia, per inaugurare col botto gli I-Days 2024. Quattro Cavalieri – chiaramente – in un ippodromo, che festeggiano insieme alla gigantesca orda di 70mila seguaci giunta a Milano per l’unica data italiana del M72 World Tour. Sì, è una festa. Perché se la foga assassina dei Metallica rieccheggia con violenza da amplificatori e altoparlanti, allo stesso modo è pienamente visibile l’amore che i quattro provano per la musica e per la loro Metallica Family, soprattutto in momenti in cui loro stessi ammettono di essere sì ormai cresciuti, ma di sentirsi ancora sedicenni sul palco.

Ma i Metallica non sono soli in questa festa. In una giornata dalla temperatura semplicemente perfetta – e finalmente senza ombra di pioggia – la folla oceanica che attende da ore viene ripagata con antipasti di tutto rispetto. Gli Ice Nine Kills, dopo il grande successo dello scorso anno all’Alcatraz, si presentano in una dimensione diversa, riuscendo comunque a convincere alla grande il pubblico, portandolo nel loro immaginario horror, fatto di violenza, citazioni cinematografiche e scenografie a modo loro esilaranti. Non sono ovviamente da meno neanche i Five Finger Death Punch, che rendono onore al loro status suonando pezzi da praticamente tutta la loro discografia, deliziandoci con una cover di “The House Of The Rising Sun” e regalando un sorriso a chiunque, quando chiamano una bimba sul palco, con la quale si concedono una corsa sulla passerella.

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Il Sole scende piano piano dietro al palco e sullo sfondo i colori del tramonto iniziando a riempirci gli occhi quando sui maxischermi appare la locandina della serata. Passano diversi minuti prima che il volume della musica si alzi di colpo e la cornamusa di “It’s A Long Way To The Top” inondi l’Ippodromo. La folla si rianima ed esplode in un boato quando “L’Estasi Dell’Oro” rieccheggia dal palco: il momento è giunto, i Cavalieri sono tornati per dimostrarci che non si fermeranno mai. E per spazzare via da subito ogni dubbio i Metallica ci sbattono subito in faccia due pezzi come “Creeping Death” e “For Whom The Bell Tolls”, sui quali diventa impossibile non perdere la ragione.

L’enorme palco ha la classica configurazione con la passerella che si snoda verso il pubblico – inglobandone una piccola parte – e James Hetfield, Kirk Hammett e Robert Trujillo sono liberi di muoversi, concedendosi a tutti i presenti, mentre Lars Ulrich freme visibilmente e gesticola dietro la batteria. Una macchina live oliata alla perfezione, che porta sul palco uno show divertente e senza sbavature. I Metallica sanno bene cosa vogliono i propri fan e glielo danno, riuscendo comunque a conservare intatto il proprio status di band intoccabile. Prima ci sorprendono con “Holier Than Thou”, immediatamente dopo fanno saltare decine di migliaia di persone all’unisono con “Enter Sandman”.

I quattro mettono quindi la firma sul solito show dinamico, che accosta melodia e violenza, dando anche il sacrosanto spazio all’ultimo arrivato “72 Seasons”, comunque ben accolto dal pubblico. Le hit vengono ben distribuite all’interno della scaletta, ma l’attenzione non cala mai, perché la band è la prima a sapere che un’esibizione live è fatta di momenti. Momenti divertenti, come quello in cui Hammett e Trujillo si cimentano in un’apprezzatissima cover di “Acida” dei Prozac+, momenti folli come quello dei classici palloni che vengono liberati sui ritmi indiavolati di “Seek & Destroy”, momenti in cui rallentare e ondeggiare tutti insieme, sulle docili quanto intense note di “Welcome Home”.

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E poi c’è il momento, quello da ricordare, quello in cui i Metallica ci concedono “Orion”, suonano stretti in un metro quadro in mezzo ad un palco gigantesco e mentre quel miracolo musicale ci inonda il cuore e le orecchie, stringendo un po’ gli occhi umidi di lacrime riusciamo chiaramente a vedere anche Cliff in quell’abbraccio.

Dopo due ore di festa, lo show si chiude da manuale con le monumentali “One” e “Master Of Puppets”, seguiti dagli spettacolari fuochi d’artificio che sovrastano il palco. Insomma, niente di nuovo, tutto come da programma, direbbe chi non c’era o chi c’era e – per dirla come qualcuno – ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore. Perché sì, il concerto di ieri sera è esattamente quello a cui i Metallica ci hanno sempre abituato, ma il punto sta proprio qui. Forse sarà un clichè, ma mentre i Cavalieri sono sul palco, quello che si vede riflesso negli occhi del bimbo al suo primo concerto, come di un veterano al ventesimo, è la stessa unione di gioia e foga, risultato di un mix emotivo immutato negli ultimi 40 anni e che rimarrà immutabile per sempre. La sentenza è ancora valida: non si fermeranno mai.

Setlist

Creeping Death
For Whom the Bell Tolls
Holier Than Thou
Enter Sandman
72 Seasons
Too Far Gone?
Acida (Prozac+ cover)
Welcome Home (Sanitarium)
Shadows Follow
Orion
Nothing Else Matters
Sad but True
Lux Aeterna
Seek & Destroy
One
Master of Puppets

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