La terza edizione del festival La Prima Estate, in Versilia, chiude in bellezza con un poker di band tra il post-punk e il rock alternativo. Nonostante il tempo incerto e la concomitanza di tanti altri eventi live degni di nota – The Smile a Roma, Idles a Padova, per dirne giusto due – un umidissimo Parco BussolaDomani ospita quasi 7.500 persone.

WuLeLaPrimaEstate
Wu-Lu

Si parte con Wu-Lu, al secolo Miles Romans-Hopcraft, imprevedibile artista londinese che appena due anni fa ha pubblicato il suo primo album sotto etichetta. La Warp Records ha aperto le porte a Wu-Lu dopo un debutto autoprodotto uscito un po’ in sordina e oggi lo rilancia sul mercato con un ottimo EP dal titolo “Learning to Swim on Empty”, prova che la strada tracciata è quella giusta. Anche dal vivo il ragazzo di Brixton se la cava abbastanza bene, forte di un’attitudine punk costruita con puro istinto su un mix tra rock e hip hop. Intensità e ferocia sono gli ingredienti principali della ricetta live di Wu-Lu, che però deve ancora calibrare le dosi e infatti confeziona l’unico show con asterisco della giornata. Sicuramente potrebbe brillare molto di più nella cupa atmosfera di un piccolo club, ma si di tratta di un talento ancora fondamentalmente grezzo e per questo da seguire con attenzione.

ShameLaPrimaEstate
Shame

In cattedra salgono poi gli Shame, che in quanto a ricetta live sono i Masterchef inglesi. L’enorme palco de La Prima Estate lascia abbastanza spazio a Charlie Steen e soci per la loro prova circense, soprattutto quella del bassista Josh Finerty che è un autentico funambolo. Non sta fermo un secondo, salta, corre, fa capriole, lancia il suo strumento e ride come un matto mentre le altre band in lineup si godono il suo show nello show dal lato del palco. Basta già “Fingers of Steel”, primo brano in scaletta, per avere il promemoria: gli Shame, dal vivo, sono una delle migliori rock band inglesi al momento. Proprio quest’anno festeggiano i primi dieci anni dalla loro fondazione, in quello che potrebbe essere il loro assoluto picco performativo, in perfetto equilibrio tra la maestria la acquisita in qualche lungo, stancante e formativo tour e la potenza di chi è ancora nel pieno del proprio vigore. Vigore che permette a Charlie di citare involontariamente una canzone dei Baustelle e surfare generosamente sulla platea in delirio, non una, ma ben due volte in appena quarantacinque minuti. Quando lasciano il palco, il pogo che hanno generato tra le prime file ha asciugato il pantano, compattato il fango e settato l’asticella talmente in alto da spingere le altre due band in programma a darsi un tono.

Setlist Shame

Fingers of Steel
Alibis
Concrete
Six Pack
Adderall
One Rizla
Snow Day
Gold Hole

KasabianLaPrimaEstate
Kasabian

I Kasabian, per esempio, non si mostravano così bene da qualche annetto almeno. Ormai da un po’ Sergio Pizzorno ha definitivamente dismesso le logore veste da comprimario e si è reso frontman fatto e finito, pronto a caricarsi sulle spalle l’intera band e traghettarla attraverso un mare in tempesta che sembrava destinato a porre fine a uno dei progetti indie rock più vincenti dei primi anni Duemila. Sopravvissuti all’abbandono di Christopher Karloff – chitarrista, sì, ma soprattutto prezioso paroliere – e al ben più grave allontanamento del cantante Tom Meighan, i Kasabian post-covid dovevano anche fare i conti con lo spauracchio dell’irrilevanza, sempre più vicina. Ora, dire che il pericolo sia scampato sarebbe quantomeno azzardato, ma se non altro quanto visto sul palco del festival di Lido di Camaiore rinnova il senso di una band che è sempre stata un portento dal vivo. Lo dimostra la risposta del pubblico, pronto a idolatrare il buon Sergio, ballando, pogando e accendendo qualche fumogeno. Aggiungiamoci un pizzico di commozione nel sentire Pizzorno cantare sia le sue parti, che quelle di Tom, e il cocktail di emozioni è insospettabilmente letale. Se i bassi non fossero stati così esageratamente potenti da prendere a sberle le prime file e rendere inascoltabili almeno la metà dei brani, sarebbe stato anche uno dei concerti migliori del weekend.

Setlist Kasabian

Club Foot
Ill Ray (The King)
Underdog
Call
CHEMICALS
Shoot the Runner
Re‐Wired
You’re in Love With a Psycho
Coming Back to Me Good
Days Are Forgotten
Algorithms
treat
Vlad the Impaler
L.S.F. (Lost Souls Forever)
Fire

FontainesLaPrimaEstate
Fontaines D.C.

Qual è allora il concerto migliore del secondo weekend de La Prima Estate? Eh sì, è il proverbiale dulcis in fundo. Ci sono i Fontaines D.C., verosimilmente la rock band più rilevante del mondo in questo momento. La storia si ripete, con una band irlandese chiamata a prendersi sulle spalle le sorti del rock di qualità, quello impegnato, quello del senso d’appartenenza, ma anche delle melodie e dell’identità. I Fontaines lo fanno con grande disinvoltura e non solo hanno da poco pubblicato due singoli clamorosi, come “Starbuster” e “Favourite”, ma hanno anche aggiunto il polistrumentista Chilli Jesson per aggiungere potenza e coesione al loro sound. Il risultato è superlativo, con un miglioramento talmente evidente da far credere che sul palco ci sia una nuova band, più consapevole, versatile, massiccia. Tutti i pezzi risultano leggermente riarrangiati per aderire meglio allo stato attuale e cercare di stabilire una sorta di definitiva gerarchia.

Grian Chatten è sempre più iconico grazie al suo abbigliamento atipico – anfibi, t-shirt mimetica, occhiali da sole verde fluo e dei pantaloni difficili da definire – e a un mood alienato. Difficile staccare gli occhi dai suoi movimenti da crisi convulsiva, che ben si addicono alla poetica decadente con cui farcisce tutti i brani e le relative interpretazioni. Sbatte i piedi con veemenza, agita i pugni fendendo l’aria dall’alto verso il basso, come se dovesse spezzare vincoli indesiderati e appropriarsi di una libertà tutta sua. Basta questo a raggiungere il nocciolo della questione e arrivare dritto al cuore dei fan, senza alcuna parola superflua. Nessuno dei Fontaines D.C. a dire il vero proferisce parola sul palco, se non per scusarsi di una pausa obbligata a causa di un problema tecnico alla chitarra di Carlos O’Connell. Per il resto a tenere banco è pura personalità, che emerge imperiosa, più a fuoco che mai. Diciamo che se i concerti precedenti erano delle piacevoli conferme alla grandi aspettative generate in studio, questo a La Prima Estate potrebbe essere il concerto del cambio di andatura. Si corre verso un nuovo vertiginoso livello. Ai fan l’elettrizzante compito di cercare di stare al passo.

Setlist Fontaines D.C.

Romance
Jackie Down the Line
Televised Mind
Roman Holiday
Big Shot
I Don’t Belong
Skinty Fia
Chequeless Reckless
A Hero’s Death
Big
How Cold Love Is
A Lucid Dream
Too Real
Nabokov
Sha Sha Sha
Favourite
Boys in the Better Land
Starburster
I Love You

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