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Devin Townsend – PowerNerd

Chi o che cos’è un Powernerd?

È forse un supereroe? Un supercattivo? È un nerd all’ennesima potenza? Si tratta forse di un’altra delle mille ed una sfumature della folle mente di Devin Townsend? O, forse, è un modo in cui l’artista canadese vede noi che, imperterriti, seguiamo le sue scorribande musicali?

È questa la domanda che, prima di tutte le altre, ci guida all’interno dell’ennesimo disco in studio del più poliedrico dei musicisti, insieme a quella immediatamente successiva: cosa avrà Hevy Devy in serbo per il suo pubblico?

Le informazioni che ci arrivano a corredo di questo nuovo studio album parlano di un disco composto di getto in appena 11 giorni e, come se tutto questo non bastasse, in coabitazione con almeno altri due lavori: “Axolotl”, definito come una “stranezza aliena”, e “The Moth”, un ambiziosissimo album orchestrale.

Siamo oramai abituati a vedere il nostro eroe sempre all’opera ed in progetti molto diversi tra loro, ma può mai il genio di un musicista essere compresso in poco più di dieci giorni? E cosa può mai uscire da un flusso di coscienza sonoro di questa portata?

Come vedete, le domande sono già tante e, proprio per questa ragione, non abbiamo potuto che premere il tasto “play” e fare in modo che sia la musica a fornirci ogni risposta. L’accoglienza riservata dalla titletrack è delle migliori: un riff potente e roccioso, tendente alla galoppata, su cui si innesta la voce delicata e vigorosa di Devin. Le sonorità, dai riff all’assolo, si stagliano su territori hard rock, senza però disdegnare quelle atmosfere sognanti che sono oramai marchi di fabbrica del suo sound.

Con “Falling Apart” i battiti del metronomo rallentano un po’, accogliendo l’ascoltatore con un’intro rilassata e riflessiva (alla “Deadhead”, per intenderci) e sorprendendolo con dei riff bombastici e con un’ugola inconfondibile, capace di dar vita tanto a scream graffianti tanto a chorus melodici e riusciti. Se “Knuckledragger” è la mid-tempo che finora mancava, la successiva “Gratitude” continua sulla scia dei brani calmi e “luminosi”, dal ritornello melodioso e ficcante.

“PowerNerd” trasmette la propria formula con una potenza immediata, prediligendo un approccio molto più diretto e che va dritto al punto. Se con “Lightwork” avevamo adorato gli arrangiamenti ricercati, raffinati e stratificati del compositore canadese, nel disco in questione ne scopriamo un aspetto molto meno strutturato, ma ugualmente affascinante. Il risultato finale, però, non riesce completamente a “bucare lo schermo”.

Se “Ubelia” e “Goodbye” sono entrambe contraddistinte da dei ritornelli dal grande impatto, “Younger Love” è forse l’episodio meno riuscito del disco, non riuscendo a convincere come altri suoi “colleghi”. Se il corposo riff di “Jainism” e se, soprattutto, “Glacier” può vantare un muro sonoro tanto imponente quanto avvolgente, l’impressione è che ciascuno di questi brani non svolga il suo lavoro fino in fondo. Spieghiamoci bene: stiamo pur sempre parlando di tracce composte da uno dei pochi fuoriclasse della musica in circolazione e, quindi, qualsiasi sua creazione risulta sempre originale e capace in un qualche modo di stupire l’ascoltatore; come non rimanere stupiti, ad esempio, da “Ruby Quaker”? Una ballata country/blues che, di punto in bianco, sterza su territori estremi pur essendo, in buona sostanza, un panegirico del caffè.

Un approccio diretto e “senza fronzoli” funziona alla perfezione in brani come quello che dà il nome al disco, ma mostra dei limiti in quei brani che, per struttura e respiro, avrebbero avuto bisogno di qualche rifinitura in più. Per voler tirare le somme, “PowerNerd” vuole essere diretto, ma non troppo; vuole essere stratificato, ma non troppo; vuole essere “cazzone”, ma non troppo, con il risultato che, alla fine della fiera, si ritrova a metà strada in ciascuna delle direzioni tracciate.

Il disco in questione, alla fine della fiera, è un buon disco, ma di un artista che ci ha abituati a lavori ottimi, tendenti all’eccellente; e l’eccellenza, si sa, è un standard assai difficile da mantenere. Ci sentiamo di consigliare l’ascolto prevalentemente ai fan più sfegatati di Devin, ed a tutti coloro che volessero assistere un “libero sfogo” di una delle personalità più geniali ed istrioniche del metal, rimandando il trenino dell’hype alla release di “The Moth”.

Trackilist

01. PowerNerd
02. Falling Apart
03. Knuckledragger
04. Gratitude
05. Dreams of Light
06. Ubelia
07. Jainism
08. Younger Lover
09. Glacier
10. Goodbye
11. Ruby Quaker

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