Siamo in un luogo storico. I fari disegnano luci e ombre sugli antichi edifici romani posti sul Palatino. Sopra di noi, nel cielo nero e sgombro si scorgono tanti puntini luminosi. In lontananza possiamo intravedere l’Altare della Patria. Per tutta la sera rabbrividiamo e non sappiamo dire se è per la temperatura forse un po’ troppo fresca, per la bellezza che ci circonda o perché in mezzo a questa bellezza, davanti a noi vediamo David Gilmour disegnare melodie aliene con la sua chitarra. Non ci interessa neanche saperlo, perché in questo momento questo è il luogo più bello del mondo.

In pochi ci speravano, ma Gilmour è tornato davvero. Un evento dalla portata quasi epocale al Circo Massimo di Roma, unica città scelta nel continente europeo per presentare il nuovo album “Luck And Strange” – e non solo – a quasi 100mila persone nel corso di sei serate. Sei serate estremamente esclusive per la Città Eterna, a cui fanno compagnia solo Londra, New York e Los Angeles in tutto il resto del mondo. Una scelta probabilmente dettata dall’età avanzata, quella di non imbarcarsi in un vero e proprio tour mondiale, ma nonostante gli anni che passano e la lunghissima pausa che si è preso dalle ultime esibizioni, il chitarrista inglese non ha voluto rinunciare a regalare – e regalarsi – ancora una volta una manciata di serate in speciali, in location che ovviamente sottolineassero l’eccezionalità dell’occasione.

Il cielo si riempie dei colori del tramonto mentre si aprono le porte e i fan iniziano a passeggiare verso le sedie e le tribune poste davanti al palco imponente. Il pubblico è ovviamente eterogeneo, per età quanto per provenienza e passeggiando per il Circo Massimo si può notare davvero ogni tipo di persona. Sono le 21 in punto quando – dopo una breve introduzione di Guy Pratt – le luci si spengono e il viaggio può finalmente iniziare. Difficile descrivere il boato che si alza dalla platea non appena le prime note di “5 A.M.” si staccano dalle sei corde di Gilmour, più semplice invece è abbandonarsi completamente per oltre due ore e mezza (più una pausa di quasi 30 minuti) a questi suoni inconfondibili e inimitabili, da decenni marchio di fabbrica di uno dei chitarristi più apprezzati della storia della musica.

DavidGilmourByAntonCorbijn
Ph: Anton Corbijn

Come lo stesso “Luck And Strange”, anche questa esibizione si riempie a suo modo di complicità e intimità e diventa un mezzo con quale David (aiutato da una band semplicemente perfetta), oltre a ricucirci l’anima addosso, si racconta, attraverso tutta la sua storia. Ci sono quindi moltissimi estratti dall’ultimo lavoro, suonato quasi interamente, così come brani che scavano nel lontano passato dei Pink Floyd, come la magnifica “Fat Old Sun”. Ci sono i classici immancabili come “Time”, “Wish You Where Here” e la commovente “High Hopes” e ci sono perle che ritrovano finalmente spazio in scaletta dopo tantissimi anni, come “A Great Day For Freedom” e “Marooned”, su cui Gilmour fa piangere la sua Stratocaster – e noi – per cinque minuti.

E sì, è innegabile che i 78 anni gravino e si sentano tutti sulla voce, in alcuni casi incerta, di Gilmour, che in un paio di pezzi si fa aiutare dalle coriste e dagli altri elementi, ma sarebbe assurdo attendersi il contrario. La perfezione d’altronde non è di questo mondo e possiamo solo essere grati di poter vedere nel 2024 un artista del genere complessivamente in un buono stato di forma, considerato tutto. Elucubrazioni simili, poi, vanno a farsi benedire, non solo ogni volta che l’artista si prende la scena grazie al suo tocco miracolato sulle sei corde, ma anche quando percepiamo tutta la sua intimità, la sua fragilità e la sua emozione. Momenti in cui presenta la figlia Romany, che ci ammalia su “Between Two Points” e “The Piper’s Call”, in cui ringrazia la moglie Polly Samson prima di “Coming Back To Life”, o in cui ci commuoviamo tutti davanti alla magnifica “A Boat Lies Waiting”, pezzo scritto una decina di anni fa nel ricordo di Richard Wright.

C’è una certa tristezza nello scrivere queste parole, ma, anche considerati i suoi modi e tempi, dobbiamo convivere con il fatto che queste potrebbero essere le ultime occasioni per ammirare uno dei più grandi musicisti viventi. Allo stesso tempo, c’è la gratitudine di aver vissuto appieno quanto Gilmour è stato in grado di darci in quasi 60 anni di carriera e la consapevolezza di poterlo – e doverlo – continuare a vivere. Sono questi i pensieri che ci affollano la mente, mentre David, dopo averci infuocato le anime con la sezione finale di “Comfortably Numb”, ci ringrazia e saluta timidamente, incamminandosi lentamente e con il sorriso sul retro del palco. Se questo sarà effettivamente il suo canto del cigno, difficile pensare ad un modo migliore per salutarci.

Setlist

5 A.M.
Black Cat
Luck and Strange
Speak to Me
Breathe
Time
Breathe (Reprise)
Fat Old Sun
Marooned
Wish You Were Here
Vita Brevis
Between Two Points
High Hopes

Sorrow
The Piper’s Call
A Great Day for Freedom
In Any Tongue
The Great Gig in the Sky
A Boat Lies Waiting
Coming Back to Life
Dark and Velvet Nights
Scattered

Comfortably Numb

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