Chat Pile Cool World
NUOVE USCITERECENSIONITOP ALBUM

Chat Pile – Cool World

All the tears flow from the same source

Prova a respirare, a prendere una bella boccata d’aria rinchiuso in uno sgabuzzino buio e gelido, una nicchia fetida in un grattacielo patinato che punta i suoi occhi giudiziosi sulle strade morenti. Senti il suono delle smorfie, le risatine, prima flebili, poi poderose, di chi manovra impietosamente i fili del mondo, mentre tu annaspi, coi polmoni che sbattono sulle pareti e faticano ad espandersi. Il nero della disperazione da una parte, il luccichio menefreghista dall’altra. Un sottile strato a separare i livelli sfalsati di una bascula che pende pericolosamente da un lato.

Non c’è amore nella musica dei Chat Pile, ma se vogliamo trovare un briciolo di sentimento nell’apocalisse sonora dei Quattro di Oklahoma City, questo andrebbe ricercato nell’intento: voler allarmare con l’orrore per salvare il salvabile, anche se tutto pare esser già stato spazzato via, trascinato in un baratro senza fine come un fiumiciattolo inghiottito dalle fauci di un oceano in tempesta.

Cool World” punta sullo scheletro dell’irriverenza solo nel titolo, poiché quello che c’è dentro è tutt’altro che divertente. Rianimate le storture del mondo approcciate nel clamoroso “God’s Country”, i Chat Pile gli puntano addosso i riflettori cocenti degli ultimi due anni di guerra e terrore, continuando ad inscenare le trame di una pellicola horror che attinge dalla stessa matrice, seppur mutando sensibilmente il mezzo. Se il debut ti esplodeva in faccia, “Cool World” ti si ficca sotto pelle e ti scava nelle viscere: meno impatto diretto, più pressione su una spaventosità claudicante, veicolata col noise che imbottisce più omogeneamente tutta la tracklist.

Chat Pile Matthew Zargoski
Photo Credits: Matthew Zargoski

È forse il segnale di una stabilità che diventa sempre più un miraggio, con un conflitto che riempie di inchiostro i giornali e depreda i cadaveri di bambini innocenti, diventato leitmotiv dell’album: passa dallo sludge sgangherato e poi implacabile di “Funny Man” («Thе wicked jester is dancing and clapping / As my big, strong hands kill the people they told me»), accaldandosi per qualche minuto negli insoliti scampoli melodici di una “Shame” che incorpora rimembranze post-grunge e shoegaze al grigiore lo-fi che permea il platter («In their parents arms, the kids were falling apart / Broken tiny bodies holding tiny still hearts»).

L’oblio pare essere ancor più spaventoso in “Cool World”, lo sottolinea un nichilismo che continua a falciare ogni germoglio di speranza: Raygun Busch alterna lo spoken word disorientante agli scream gutturali, vomitando sulla ferraglia sludge – il passo pachidermico di “Frownland”, il groove rancido e affilato di “I Am Dog Now” – la polpa rimasticata di un malessere non più recondito, che sgorga dalle lyrics di “The New World” («I couldn’t take on the weight of existence / I couldn’t watch them execute my friends») e che si infiltra nell’ibrido noise/nu metal della strascinata “Camcorder”.

Se i rombi -gaze di “Masc” e i lamenti grungy di “Milk of Human Kindness” paiono schiarire per qualche istante la coltre, “No Way Out” riammolla il tutto nella vernice nero pece, indicandoci in maniera molto esplicita che no, una via d’uscita non ce l’abbiamo.

In un periodo storico di totale incertezza, di morte ingiustificabile, di pupille tremanti in cerca d’aiuto, i Chat Pile diventano i reporter più affidabili, crudi e realisti in circolazione: “Cool World” è la mappa sgualcita della rovina, il tracciato delle macerie, del sangue, dell’insensibilità che vige ai piani alti mentre il suolo si imbottisce di lacrime e di vite strappate. Complesso, straziante, vero: in altre parole, grandioso.

Tracklist

01. I Am Dog Now
02. Shame
03. Frownland
04. Funny Man
05. Camcorder
06. Tape
07. The New World
08. Masc
09. Milk Of Human Kindness
10. No Way Out

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %