Siamo spacciati, noi come esattamente il resto dell’umanità. L’unica cosa che possiamo fare è combattere per la nostra salvezza, insieme, come comunità.

C’è un parallelismo interessante tra il filo tematico fantascientifico che ci si presenta nella forma dell’intelligenza artificiale EVE e che lega l’esibizione dei Bring Me The Horizon agli I-Days e lo stato attuale della stessa band, chiamata a momenti e scelte difficili, dopo 20 anni di carriera, la metà quali sempre nell’Olimpo del mainstream. La spaccatura nei critici e nei fan creata da “amo” è stata seguita dal progetto “Post Human”, il cui secondo capitolo “NeX GEn” è finalmente stato pubblicato dopo una gestazione complicata e prolungata, che ha visto, tra le altre cose, la divisione della band dallo storico tastierista Jordan Fish. Era dunque lecito attendere con ansia questa data, la più grande finora delle innumerevoli esibizioni italiane della compagine inglese, anche per capire la reazione dei Bring Me The Horizon a queste avversità: soccombere combattendo – come suggerito da EVE – o uscirne ancora una volta vittoriosi?

Le nuvole nere che nel pomeriggio iniziano a muoversi verso l’Ippodromo di San Siro, dopo averci graziato ieri, questa volta non promettono nulla di buono. Il tempo regge mentre gli Imminence danno il via all’ottava giornata di I-Days 2024: la band svedese, nella mezz’oretta a disposizione presenta prevalentemente il nuovo album “The Black”, riuscendo piuttosto bene nell’ingrato compito di dover sostituire un nome di prim’ordine come quello dei Bad Omens. 

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Yungblud (ph: I-Days)

Meno di un’ora di pausa e tocca al primo grande nome di giornata, mentre la folla si ingrossa a dismisura, soprattutto nella zona adiacente al palco. Sebbene quasi nessuno sia qui solo per lui, è evidente l’apprezzamento unanime che Yungblud è riuscito a riscuotere negli ultimi anni in un certo tipo di pubblico. Vuoi per le esibizioni dal vivo sempre esplosive, vuoi per un’attitudine molto vicina a suoni più duri, buona parte della folla è in delirio per l’artista britannico e lui – seguito a meraviglia dal resto della band – non si lascia certo pregare e concede corde vocali, sudore e anima a chi è sotto il palco a cantare insieme a lui. Si diletta nei soliti siparietti, suona insieme ad una fan in transenna e non dimentica mai di sottolineare l’importanza di temi come quelli dell’inclusione e dell’accettazione di se stessi e degli altri.

La pioggia cade a intermittenza nella lunga ora che ci separa dagli headliner e mentre una notevole quantità di fulmini a loro modo scenografici si manifestano in lontananza, dietro al palco, finalmente veniamo introdotti nell’immaginario fantascientifico di “Post Human”. Dopo una lunga intro, i Bring Me The Horizon fanno il loro ingresso accolti dal boato di una folla in delirio, sottolineato anche dai fuochi artificiali che vengono sparati sul palco. Inizia così, con “DArkSide”, un’esibizione che per 90 minuti ci lascia a bocca aperta per il livello espresso dal punto di vista musicale, quanto scenografico.

Il palco, disposto su tre piani, ha sullo sfondo le vetrate di una cattedrale gotica, attraverso le quali vediamo le animazioni che coadiuvano i giochi pirotecnici, che accompagnano buona parte dei pezzi proposti. E non è una sorpresa che, in mezzo ad una scenografia così imponente, Oliver Sykes riesca comunque a prendersi la scena, correndo indistintamente su tutti i livelli del palco, sgolandosi, incitando il pubblico a non finire e, soprattutto, tenendo ottimi livelli per tutta la durata dell’esibizione. Sembrano davvero lontani gli anni in cui diverse persone – anche nella stessa fanbase – trovavano la tenuta live del frontman forse la maggiore pecca della band. Oggi ci troviamo di fronte ad un animale da palcoscenico, che interpreta con facilità – evitando ovviamente i pezzi dei primissimi album – tutte le sfumature del variegato sound che i Bring Me The Horizon hanno consolidato nel corso degli anni ed è il protagonista assoluto dello show. E se dobbiamo trovare una pecca all’esibizione si tratta proprio del poco rilievo dato al resto della band, che, seppur interpretando in maniera perfetta ogni pezzo proposto, viene messo in ombra dalla scenografia e dalla luce emanata da Sykes.

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Bring Me The Horizon (ph: I-Days)

Lo show fila liscio e le uniche brevi pause per riprendere il fiato sono quelle in cui appaiono i video che portano avanti il filo tematico dello show: per il resto veniamo completamente assorbiti in questo viaggio, schiacciati in mezzo alle innumerevoli influenze del sound dei britannici. Veniamo presi a pugni in faccia da “Shadow Moses” e “Kingslayer” – con giochi di luce che ci perforano anche l’anima -, balliamo su “Lost”, “Teardrops” e sui pezzi più danzerecci – per quanto possibile – che caratterizzano gli ultimi due lavori, ammiriamo anche le performance di Yungblud, ospite sul palco “Obey”, e di un fan chiamato per “Antivist”. L’unico momento di pausa, prima di una chiusura caratterizzata dai singoloni, viene dettato da “Drown”, sulla quasi Sykes, in un momento intimo quanto commovente, si concede alla folla e canta abbracciato insieme ai fan.

Per quanto si parla di una band da sempre molto dibattuta all’interno del panorama rock/metal, una data del genere sa di consacrazione per i Bring Me The Horizon. Dopo 20 anni di carriera – e chissà quanti ancora davanti – la band inglese si regala il primo grande festival da headliner in Italia e regala al pubblico uno show di una portata tale da essere annoverata tra quelle di pochissime band nell’attuale panorama mainstream. Soccombere combattendo o uscirne ancora una volta vittoriosi? Dopo ieri sera, la risposta dei Bring Me The Horizon è sotto gli occhi di tutti.

Setlist

DArkSide
Empire (Let Them Sing)
MANTRA
Teardrops
Kool-Aid
AmEN!
Shadow Moses
Obey (with YUNGBLUD)
Top 10 staTues tHat CriEd bloOd
Kingslayer
Parasite Eve
Antivist
Drown
Can You Feel My Heart
Doomed
LosT
Throne

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