Manca ormai una settimana alla nuova edizione dello Sziget, il festival di Budapest che ogni anno, sull’isola di Óbuda, ospita centinaia di artisti di ogni genere. Decine di palchi con spettacoli in contemporanea, dal pomeriggio fino a notte fonda, e ancora teatro, ruota panoramica, circo, arti visive e dello spettacolo, una spiaggia con dj set, persino corsi di yoga e tai-chi. Sei giorni di intrattenimento ininterrotto, proprio in mezzo al Danubio, nel cuore di una grande città. 

Quest’anno, va detto, la lineup dello Sziget è maggiormente orientata verso la musica dance ed elettronica, come dimostrano molti dei suoi grandi nomi nel Main Stage (Fred Again.., Martin Garrix, Skrillex), tuttavia la gamma di artisti presenti nell’ambito del rock e della musica alternativa rimane a dir poco intrigante. Sparsi su diversi palchi dell’isola – quello principale, il The Buzz, il Global Village, il Bolt Party Arena e soprattutto il Revolut, che svolge una funzione simile al The Other Stage di Glastonbury –, ogni giorno sono previsti cantanti e band per chi cerca qualcosa di nuovo e particolare nel variegato mondo della chitarra elettrica.

Ma partiamo dalle certezze: sono diversi gli artisti che su SpazioRock abbiamo trattato estensivamente, tutti da Irlanda e Inghilterra con furore. Unico nome di questa lista a suonare da headliner del festival, Liam Gallagher fa tappa a Budapest durante il tour per il trentennale di “Definitely Maybe”, celebre esordio degli Oasis, che verrà proposto integralmente per tutta la durata del set. Attesissimi anche i Fontaines D.C., per uno dei loro ultimi live prima dell’uscita del quarto album “Romance” (23 agosto). La band di Grian Chatten, peraltro, è immediatamente preceduta dagli Editors nella scaletta — nonché seguita, il giorno successivo, dagli Yard Act: decisamente una bella tripletta per i fan del post-punk. Dello stesso genere abbiamo anche i Crows, band londinese recentemente annunciata in sostituzione ai Mannequin Pussy. Presente anche il sound “urban punk” delle Nova Twins, appena reduci dal loro primo festival come headliner (l’Xtreme Festival in Francia).

I Fontaines D.C. al Rock In Roma 2024

Spostandoci oltreoceano, l’America porta con sé un po’ di hardcore e di shoegaze ispirato agli anni Novanta, con nomi come Blondshell, che potrebbe piacere tanto ai fan delle Hole quanto a quelli delle Boygenius, e i Wednesday, dallo stile nostalgico e introspettivo. Per atmosfere altrettanto riflessive, ma ben più improntate alla psichedelia, consigliamo i God Is An Astronaut dall’Irlanda, punti cardine del post-rock; ma anche gli ungheresi Platon Karatev, le cui sonorità si propongono di esplorare il “subconscio collettivo”. 

Per chi invece cercasse qualcosa di più catchy ed energico, abbiamo i Joker Out, band slovena definita “shagadelic rock’n’roll”, ma anche il nostro Naska, fra gli artisti ad aver riportato in auge in Italia il filone pop-punk anni Duemila. Dall’Australia arrivano i Future Static, band metalcore/alt-rock esordiente e già molto apprezzata, con una frontwoman ispanofona che scrive qualche canzone in lingua.

Proposte interessanti anche in ambito “indie”. Dagli Stati Uniti arrivano i Lany, trio con alle spalle tre album in Top 5 Billboard, e i Dead Poet Society, collettivo “heavy indie rock” e “djent-pop” per loro stessa definizione. Vi sono poi i New West – altro collettivo, ma canadese –, recentemente vincitori di un Juno Award; i Royel Otis, duo australiano tra i più apprezzati nella scena recente; e gli olandesi Pip Blom, già band di apertura dei Franz Ferdinand (peraltro vantano una collaborazione con lo stesso Alex Kapranos).

Sziget2024LineUp
I Joker Out all’Hall di Padova, marzo 2024

Tra gli artisti “alternative” abbiamo dei nomi eccellenti, a partire da Grandson, il cui stile versatile si trova a suo agio tanto nell’hip-hop quanto nel rock (tra le tante collaborazioni, Steve Aoki, Tom Morello e Mike Shinoda dei Linkin Park). C’è anche Aurora, in tour con il suo meraviglioso ultimo album e che ormai per gli ascoltatori di alt-pop non ha bisogno di presentazioni. Presente, inoltre, il french touch dei L’Impératrice, declinato in un synth-funk accattivante, mentre dall’Italia Venerus porta allo Sziget la sua peculiare visione musicale. 

Andando al di là degli stilemi più classici, il reparto “fusion” è una fucina di idee. A partire da Yves Tumor, la cui miscela di elettronica, pop e rock psichedelico, per il New York Times, ha “ridefinito la popolarità del rock”. Da tenere d’occhio anche Teezo Touchdown, che con un album d’esordio che unisce sonorità rap/R&B e chitarre punk si è già guadagnato un posto nella tracklist di “Utopia” di Travis Scott. Ci sono anche Ari Abdul – artista diplomata in chitarra elettrica a soli 14 anni, mischia influenze dark-pop e grunge – e Sullivan King, che con la sua fusione di dubstep e metal si è ritagliato uno spazio sia al Tomorrowland, sia nel tour degli Avenged Sevenfold. Interessanti anche le commistioni con la musica etnica che si possono ascoltare al Global Village, come nel caso dei Djmawi Africa e degli Eskorzo.

Concludiamo con qualche nome dal folk: i newyorkesi Big Thief, l’olandese Néomí, ispirata da Bob Dylan e Bon Iver, e l’inglese Tom Odell, i cui testi malinconici sono spesso definiti “poesia” dai suoi ascoltatori. È il relax che ci vuole alla fine di questa lista: che sia fisico, la prossima settimana a Budapest, o che sia anche solo virtuale nel vostro Spotify, quello che vi abbiamo suggerito è un viaggio fra i generi decisamente movimentato. 

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