Vita e morte di Randy Rhoads
Un libro per ricordare un grandissimo chitarrista scomparso troppo presto


Articolo a cura di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 30/03/14
Randy Rhoads sarà morto giovane - a soli 25 anni in un incidente aereo - il suo lascito musicale non sarà nutritissimo come poteva essere quello di altri illustri colleghi, ma è stato in grado di colpire e influenzare moltissimi chitarristi rock e metal a venire, tanto è vero che, come detto dall'autore di "Randy - Vita e Morte di Randy Rhoads, dai Quiet Riot a Ozzy" (titolo originale, "Crazy Train: The High Life And Tragic Death Of Randy Rhoads"), Joel McIver, quando si è trattato di scrivere questa biografia, in Italia edita da Tsunami Edizioni, "c'è stata letteralmente la fila di gente che voleva parlare di lui!". Così tanta che non c'è stato spazio per tutti, ma dall'altro lato, McIver è riuscito ad arricchire questa pubblicazione con una prefazione di Zakk Wylde e una post-fazione di Yngwie Malmsteen.
 

Il compito che aveva l'autore non era per nulla facile: come poter raccontare in maniera esaustiva e interessante una carriera brevissima, che come abbiamo già detto, era anche piuttosto esigua come quantità di materiale (ricordiamo i due dischi con i Quiet Riot e i primi due dischi solisti di Ozzy Osbourne)? Come poter descrivere in maniera obiettiva la figura di Randy Rhoads, evitando di scadere nell'agiografia, dato che comunque, come tutti gli esseri umani, anche questo musicista aveva i suoi difetti? Il libro di per sé è strutturato in maniera intelligente, scegliendo di andare in ordine cronologico, dalla nascita alla morte, e scegliendo il contributo di amici, dove quello più consistente è dell'amico più intimo di Rhoads, Kelly Garni, colleghi musicisti e allievi di Randy - che già a 16 anni insegnava nella scuola di musica fondata dalla madre. Non vi sono contributi della famiglia del chitarrista, per una precisa scelta stilistica, e non ci sono nemmeno contributi o dichiarazioni da parte del clan Osbourne, che, come confermato dall'autore, si è rifiutato di rilasciare qualsiasi intervista al riguardo. Un plauso quindi alla fermezza di non voler scatenare controversie e di non volersi schierare, né con la famiglia di Rhoads, né con il clan Osbourne, e di non voler rovistare nel torbido e nelle battaglie legali ed economiche che ha non caratterizzato i due album di Ozzy, "Blizzard Of Ozz" e "Diary Of A Madman".

 
La prospettiva che viene offerta da McIver cerca quindi di essere la più personale e originale possibile, nel tentativo di non ripetere cose che non siano già state dette e di non riciclare semplicemente interviste o vecchie citazioni. È apprezzabile che abbia cercato la collaborazione di persone che non avevano ancora avuto un'occasione per così dire "ufficiale" di parlare del compianto amico e collega. Questa scelta quindi risulta piuttosto interessante e azzeccata man mano che ci si addentra nella lettura, rendendo così il libro molto interessante da leggere, soprattutto quando si parla delle chitarre di Randy, o del suo modo di comporre, o di qualche piccolo aneddoto su di lui.
 
rhoads_speciale
 
Per quanto riguarda lo stile, si può dire che, avendo paragonato l'edizione tradotta con quella originale, il lavoro di traduzione è stato ben curato, puntando anche a eliminare quegli errori e refusi presenti nella versione originale. A tratti, la lettura non è sempre scorrevole, perché in alcuni punti tende a ripetersi, e a volte accumula troppe citazioni, rendendo le pagine un elenco di citazioni. Forse si poteva curarne meglio l'organizzazione, ma è solo un piccolo scivolone che non pregiudica la qualità finale del prodotto. Pregevoli e di qualità le foto a colori inserite a metà volume.

Dopo la lettura di questo libro, ci si può trovare di fronte a domande a cui nessuno potrà veramente rispondere, riguardo una possibile vita di Randy, se non fosse morto in quell'incidente aereo: avrebbe continuato a suonare con Ozzy? Una delle affermazioni più accreditate è che avesse già intenzione di lasciare la band di Osbourne, a seguito del licenziamento dei colleghi e amici Bob Daisley e Lee Kerslake. Che cosa avrebbe fatto Randy? Avrebbe preso quel diploma in chitarra classica a cui tanto aspirava? Avrebbe continuato a insegnare? Avrebbe raggiunto l'apice del suo talento? Poco importa che avesse ancora molto da dimostrare o avesse già detto tutto, Randy Rhoads è considerato universalmente uno dei migliori chitarristi nel mondo del rock e del metal, e per molti è ancora il numero uno, soprattutto nel cuore.

"Sento vivo in me il mio passato e sento che sto cercando di crescere, anche se non ne sono ancora molto consapevole. Non so nemmeno chi sono, o cosa sono. La gente dice che il successo dà alla testa e ti rende egoista. Un mucchio di cazzate. Ti rende solo più umile e spaventato perché non lo capisci, perché tutto ti succede velocemente" - Randy Rhoads.
 
"Quando qualcuno muore, si dice sempre ‘era il ragazzo più buono al mondo. Che persona dolce...', anche se era un pezzo di merda. Ma non è questo il caso di Randy. Era davvero una persona buona. Era molto ironico. Gli piaceva fare scherzi alla gente, a volte anche un po' maligni. Ma non avrebbe mai fatto del male a nessuno" - Kelly Garni.

 




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool