SpazioRock presenta: Through Her Eyes #7
Con la scrittrice Costanza Colombo andiamo alla scoperta dei protagonisti dei Concept Album più emozionanti del rock


Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 03/11/13
    Il settimo episodio di questa rubrica è dedicato a “Murder Ballads”, frutto della  perversa vena creativa di Nick Cave e dei suoi Bad Seeds. Diversamente dagli altri Album trattati finora, questo realizza il suo “concept” nel racchiudere canzoni tutte basate su storie di crimini, morte e assassini. Sebbene infatti le trame delle liriche siano sconnesse tra di loro, Cave ne lega i versi ammorbandoli con un lessico crudo, macabro e talvolta sboccato. Dieci pezzi, per un totale di 65 morti, a realizzare un trionfo di violenza venata tanto di squallore quanto di follia.

    Al fine di ricreare l'atmosfera noir trasmessa dall'ascolto di “Murder Ballads”, il racconto a seguire è stato affidato a Loretta, giovane protagonista di “The Curse Of Millhaven” che narra la propria vicenda criminale con agghiacciante spensieratezza. Nella finzione letteraria, la ragazzina, una volta rinchiusa in manicomio, incontra altri personaggi  dell'Album, in particolare la ragazza di “Crow Jane”, il killer di “Stagger Lee” e il protagonista maschile di “Where The Wild Roses Grow”, ovvero uno dei due duetti presenti nel disco, nonché il pezzo di maggior successo.    

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THROUGH HER EYES #7: MURDER BALLADS

Horrors in her head: tutto deve morire.”   

Millhaven, Febbraio '96

    Il mio nome è Loretta ma chiamatemi Lottie. Ho quindici anni, gli occhi più verdi che abbiate mai visto e i capelli perennemente spettinati. Vivo a Millhaven: è piccola, squallida e fredda. Comunque se volete fare un salto qui, giusto al calar del sole, vedreste la città mutare in oro. E' allora che mi piace girar per le strade canticchiando la mia canzone. Il ritornello fa così: 'La la la la, tutti i figli di Dio devono morire!' Avrete pur sentito parlare della maledizione di Millhaven, di come il Natale scorso il figlio di Bill Blake non sia mai più rincasato. Lo trovarono la settimana dopo nel torrente di One Mile con la testa fracassata e le tasche piene di sassi. Be', immaginatevi un po' il pianto e lo stridore di denti. Del resto, come dice la canzone, perfino il ragazzo di Billy Blake doveva morire! Fu poi il turno del professor O'Rye, di Millhaven High, che trovò la sua terrier da competizione inchiodata alla porta. La mattina seguente quel vecchio scemo portò Biko a scuola e ci toccò star lì a guardarlo mentre la seppelliva. Sapete, il suo elogio funebre ha fatto pianger tutti ma io dentro di me canticchiavo: “La la la la, anche le piccole creature di Dio devono morire.” Da quel giorno la nostra piccola cittadina cadde in preda allo shock, un sacco di gente andava in giro dicendo cose senza senso, figuratevi quindi quando trovarono la testa di Joe-il-tuttofare nella fontana della villa del sindaco! Ciò nonostante, tutto continuò a filar liscio, almeno finché non venne pugnalata la signora Colgate, peccato che, invece di schiattare subito, quella vecchia megera sopravvisse fino all'arrivo della polizia e, l'ultima cosa che disse fu: “E' stata Loretta: abita dall'altra parte della strada!" Perciò venti poliziotti mi buttarono giù la porta senza neanche darmi un colpo di telefono. Mentre mi ammanettavano non potei far a meno di canticchiare: “La la la la, i giovani, i vecchi, tutti devono morire.” Vi state chiedendo il perché? Suvvia, non lo avete ancora capito? Si, sono io, Lottie: la maledizione di Millhaven. Il mio orrore ha colpito il cuore di questa città. Sapete, i miei occhi non sono affatto verdi e i miei capelli sono tutt'altro che biondi, però sotto tutta quella schiuma rabbiosa, ho una bocca davvero carina. Dicevano che ero maligna, che se l'aggettivo “cattiva” fosse stato uno stivale, mi sarebbe calzato a pennello! Mi han detto che sono una ragazzina malvagia.. Oh, dannazione, lo ammetto: sono un mostro! Colpa del mio sangue che a volte mi ribolle dentro dandomi alla testa. Aveva ragione la mamma: presto o tardi tutti dobbiamo morire!

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    Ebbene si: ho affogato Blakey junior, ho pugnalato la signora Colgate, e ho pure fatto fuori Joe con la sega circolare che teneva nel capanno, ma non sono stata io a crocifiggere Biko! Furono due psicopatici delle scuole medie, Bohoon-il-fetente e il suo amico testa-di-zucca. Riguardo al resto, in effetti ci sono state anche altre vittime... pensaste fossero stati degli incidenti, e invece... Ricordate i bambini che affogarono nel lago Tahoo quando si ruppe il ghiaccio?! Tutti pensarono che i cartelli di pericolo fossero affondati con loro, in realtà sono ancora nella mia cantina dove mi piace conservare tante cose! Del resto anche quei venti bambini dovevano morire!! E l'incendio del '91 che rase al suolo i bassifondi di Bella Vista? Scoppiò il peggior casino di merda che questo paese avesse mai visto: compagnie assicurative fallite, proprietari terrieri citati in giudizio, tutto per una piccola bambina con una tanica di benzina. Dovevate sentire come ruggivano quelle fiamme non appena si levò il vento! E io che festeggiavo cantando: “La la la la, ricchi, poveri, tutti devono morire!” Infine confessai i miei crimini e mi processarono. Ridevo mentre mi portavano via, al manicomio. Non è certo come stare a casa propria, ma sapete, è pur sempre meglio della galera! In fin dei conti non è poi un posto così brutto dove vivere. Peccato per gli strizzacervelli che non si stancano mai di farmi tutti quei test di Rorschach, ma tanto io continuo a dir loro che non riusciranno mai ad entrarmi nella testa! Mi chiedono se provo rimorso e io ovviamente dico loro che non ne vedo la ragione, anzi, ci sarebbero state tante altre cose che avrei voluto fare se soltanto avessi potuto! Quindi vado avanti a Rorschach e Prozac ma sapete, tutto è così bello qui! Ho conosciuto altre persone davvero interessanti che mi raccontano tante belle storie. C'è la mia amica Jane-ilcorvo, decisamente fuori di melone, e il vecchio Stagger Lee, che non si stanca mai di ripetermi della notte in cui la sua donna lo sbatté fuori di casa. Sapete, lei gli disse di non farsi mai più rivedere e lui, dopo aver camminato nella neve e nel fango, entrò al The Bucket Of Blood, con la sua Colt .45 spianata, chiedendo al barista: “Hey, figlio di puttana, lo sai chi sono vero?!” E quando il gestore rispose: “No, e non me fotte proprio un cazzo, quelli come te li prendo a calci nel culo tutti i fottuti giorni”. Stagger gli piantò quattro fori in faccia. Proprio allora entrò quel donnone di Nellie Brown, la troia che guadagnava di più in città. Camminò verso di lui tutta impettita, aggiustandosi la camicetta e iniziando subito a flirtare. Gli disse che aveva la faccia di uno che non scopava da un pezzo e gli domandò se non avesse voglia di accompagnarla a casa e darci dentro prima che tornasse il suo Billy, che tanto non gli sarebbe costato un centesimo. Lee scoppiò a ridere e disse che sarebbe rimasto quanto voleva e che, dopo di lei sarebbe venuto dentro anche a Billy. Infatti quando questi arrivò, Stagger gli disse di mettersi in ginocchio e di succhiargli il cazzo se non voleva morire. Quel coglione di Billy obbedì, ma alla fine Lee gli riempì ugualmente la testa di piombo!

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    Ma la cosa migliore che è capitata, da quando sono qui, è che mi sono innamorata!! Sapete, lui non ha un nome ma gli piace chiamarmi Elisa. Dice che che gli ricordo tanto una ragazza che aveva soprannominato Rosa Selvatica. Mi ha detto che fin dalla prima volta che la vide, aveva capito che era lei quella che voleva perché aveva le labbra del colore delle rose che crescono lungo il fiume, rosse e spontanee come sangue. E' tanto gentile con me... una notte ha bussato alla mia porta ed è entrato nella stanza senza che nessuno se ne accorgesse. Io tremavo di paura ma il suo abbraccio ha smorzato i miei brividi e così ho lasciato che mi facesse sua. E' stata la prima volta e ho pianto a dirotto ma la sua mano delicata mi ha asciugato via le lacrime. Sapete, mi ha promesso che un giorno, quando saremo entrambi fuori di qui, porterà anche me lungo quel fiume per mostrarmi dove crescono le rose scarlatte, fresche e libere, quelle che lui le regalava ogni volta che andava a trovarla. Mi ha domandato se me la sento di aprirmi davvero a lui, di condividere con lui ogni mio dolore. Io ho annuito e lui mi ha chiesto ancora: “Se ti mostro dove crescono quelle rose, verrai via con me?” Io ovviamente gli ho risposto di si, lo amo!! Lo amo alla follia e non c'è niente che desideri tanto ardentemente che star con lui. Vedere quel luogo così speciale, respirare la fragranza delle sue rose e poi finalmente andar lontano per costruirci una nuova vita insieme. C'era solo una cosa che non capivo, che fine avesse fatto Elisa, così gliel'ho domandato e lui mi ha preso tra le braccia e, stringendomi forte, ha detto: “Ogni bellezza deve morire.” E io l'ho capito, ho capito benissimo, non c'è nessun'altra che possa farlo meglio di me.     


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