SpazioRock presenta: Through Her Eyes #3
Con la scrittrice Costanza Colombo andiamo alla scoperta dei protagonisti dei Concept Album più emozionanti del rock


Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 07/07/13
    “Streets: A Rock Opera” è un'ode alla resurrezione. Basato su di un libro di Paul O'Neill, noto produttore e songrwriter (Aerosmith, Savatage e Trans-Siberian Orchestra), il concept offre spunti di riflessione associati alla ricerca della salvezza dagli abissi autoinflitti. Il viaggio verso la redenzione si snoda tra i tortuosi corridoi di quel labirinto di cattive esperienze, debolezze e dipendenze dal quale si può uscire soltanto grazie ad un momento di rivelazione e a una mano offerta da chi è disposto a condividere i momenti peggiori. Questo almeno è il messaggio in cui i Savatage chiedono di credere.

    Ambientato nei vicoli di New York (Streets) racconta la storia di uomo soprannominato Down Town Jesus (Jesus Saves). Prima spacciatore e poi rock star, D.T. Jesus cede alla tentazione della droga e cade in rovina. Torna così a vagare solitario per le strade di New York alla ricerca di sé stesso (Tonight He Grins Again). Durante il suo vagabondare, incontra un anziano chitarrista blues che idolatrava in gioventù e, vedendo questo grand'uomo ridotto alla triste ombra di sé stesso, D.T. si rivede in lui come in una proiezione del proprio futuro (Strange Reality). Deciso ad evitare un simile destino, D.T. riprende le fila della propria vita (A Little Too Far) e, grazie all'aiuto del suo amico e road manager Tex, smentisce gli scettici e intraprende il suo ritorno sulla scena. Interrotto il consumo di sostanze stupefacenti, D.T. riprende a suonare (You're Alive) e tutto sembra procedere per il meglio finché, durante una serata, non è costretto a pagare pegno al passato. D.T. si ritrova infatti davanti Sammy, un altro spacciatore, a cui deve ancora una gran quantità di denaro. Il musicista promette di saldare presto il debito ma Sammy non gli crede. La discussione degenera e Tex interviene sbattendo Sammy contro il muro ma questi reagisce tirando fuori un coltello e uccidendo il manager prima di scappare (Sammy and Tex). Di fronte all'assassinio del suo migliore amico, morto a causa sua, D.T. si sente crollare il mondo addosso. Per la prima volta nella vita, aveva cercato di fare la cosa giusta e invece tutto era andato storto. Si ritrova quindi a dover fronteggiare la peggiore crisi della sua vita senza l'oblio confortante che gli avrebbe offerto la droga. Adirato, confuso e devastato dal senso di colpa, fugge dal locale e, alla fine di un'estenuante corsa nella notte, si ritrova davanti alla cattedrale di San Patrizio (St. Patrick's). Varcata la soglia, D.T. implora Dio ti rivelargli il senso dell'esistenza del male e del dolore (Can you hear me now?). Non ricevendo risposta, va a cercarla per le strade che gli sono tanto familiari. Un barbone (New York City Don't Mean Nothing), un magnaccia, un drogato e una prostituta (Ghost In The Ruins) gli forniscono consiglio ma nessuna soluzione concreta. Più cerca risposte, e attraverso di queste perdono, più confuso e colpevole si sente. Arriva quindi a domandarsi se il mondo non sarebbe migliore senza di lui (If I Go Away), cosa si lascerebbe dietro di sé se scomparisse e chi avrebbe sentito la sua mancanza. Gli torna così alla mente una sua ex-ragazza (Desiree-bonus track), ovvero l'unica persona al mondo cui si era sentito davvero vicino e con cui aveva rotto durante la sua fase di dipendenza dalla droga. Prova a chiamarla al telefono ma non riesce a parlarle e, dopo aver riagganciato, sente montare dentro di sé la tentazione di abbandonarsi alla droga (Agony and Ecstasy). Mentre vaga soppesando la sua decisione di ricadere o meno nella dipendenza (Heal My Soul, Somewhere In Time), è quasi sul punto di cedere, quando nota un capannello di persone raccolte ai margini del marciapiede. Avvicinatosi, si rende conto che i curiosi stanno guardando un barbone morente. L'uomo è così sporco e maleodorante che nemmeno la polizia si avvicina in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. Dimentico dei propri problemi, e commosso dalla pietà, D.T. s'inginocchia e gli tende una mano per fargli capire che è lì al suo fianco. Jesus aveva sempre pensato che il destino peggiore in cui si potesse incorrere fosse quello di morire da solo. Prima di spirare, il vecchio gli lancia uno sguardo di gratitudine e D.T. è invaso da una profonda tristezza. Poi però, con la coda dell'occhio, vede una figura spettrale emanare dal corpo del vecchio. Si tratta di un bambino che, esitante, lo fissa e quindi fugge all'interno di un edificio. Jesus si guarda intorno e capisce che nessun altro aveva testimoniato all'apparizione così, dopo un momento d'incertezza, segue il bambino su per le scale, fin sul tetto del palazzo, dove lo trova a guardare le stelle. E' allora che D.T. comprende che il bambino non è altro che lo spirito del vecchio che è rimasto per chiedere perdono per una vita sprecata, un sogno perduto e il permesso di tornare a casa (Believe). Infine, il bambino si volta e, dopo aver sorriso a D.T., svanisce in un tenue lampo di luce verso il cielo nel quale adesso una stella lontana brilla in maniera più fulgida. Finalmente in pace son sé stesso, D.T. torna a casa, dove gode d'un sereno sonno ristoratore e fa sogni strani ma meravigliosi.

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THROUGH HER EYES #3: STREETS


“While the streets glisten: è qui che inizia la nostra storia.”

New York City
Avenue D
1991

    “Hey, ragazzo, ce l'hai un quarto di dollaro?”
    Il passante ignorò il barbone abbandonato contro la ringhiera a pochi passi da lui. L'unica cosa che voleva era affogarsi nella bottiglia che stringeva nella destra.
    “Non hai niente, vero? OK, ragazzo, OK.” Il primo sorso bruciò più dello schiaffo che la vita gli aveva assestato in faccia quel giorno.
    “Dio ti benedica comunque” -aggiunse il barbone avvicinandosi- “Spero di non averti spaventato.. io, io non sono un pezzente..”
    “Chi saresti allora?” Chiese il giovane tra lo scocciato e il disinteressato.
    “Io, io.. -balbettò l'uomo calcandosi il berretto di lana sulle orecchie- io una volta vivevo nei quartieri alti.”
    “Ma a chi vuoi darla a bere..” Bofonchiò il giovane tirando giù altro whisky.
    “No, no, è vero! Vivevo veramente là. Ero uno scrittore sai.. venivo quaggiù per osservare da vicino tutti i miei personaggi.. non avrei mai pensato che un giorno sarei stato uno di loro.. personaggi, ragazzo, un sacco di personaggi..” A ondate, clacson e traffico fluivano nel viale oltre all'imboccatura del vicolo.
“Se hai un minuto, lascia che ti racconti la storia di questo mio amico: D. T. Jesus, cioè Down Town Jesus. Vendeva droga e altra roba quaggiù ed è per questo che l'avevano soprannominato DeTox. Era uno dei miei personaggi, lascia che ti racconti di lui..” Il giovane abbandonò il capo contro il muro alle sue spalle e chiuse gli occhi, cercando di dimenticare i propri guai. Se quel vecchio aveva voglia di sprecare il suo fiato che facesse pure, lui non aveva di certo intenzione di restare cosciente ancora a lungo. Prendendo quel silenzio come un assenso, il barbone sorrise e iniziò a raccontare il proprio romanzo migliore.
    “Jesus era un chiacchierone, un New Yorkese fuori posto che bazzicava i boulvard spacciando caramelle per adulti. Poi un giorno investì tutti i suoi risparmi in una chitarra da quattro soldi. Iniziò a suonare nei bar e i ragazzi restavano fuori in macchina pur d'ascoltarlo. Jesus era il loro salvatore, era grandioso, aveva legioni di fan, era una divinità. Presto si sparse la voce che aveva iniziato a cambiare e, in men che non si dica, D.T. firmò un contratto con una grande etichetta. In un batter d'occhio era passato dall'essere un eroe locale a un fenomeno mondiale. Poi la droga rovinò tutto, D.T. cancellò tour dopo tour, mancò uno spettacolo dopo l'altro e non riuscì a rispettare gli impegni presi con la casa discografica che lo scaricò. Ormai in bancarotta, Jesus non poté far altro che tornare a nascondersi nel torpore rassicurante delle strade che amava.”
    “Anch'io le amo -bofonchiò il giovane con la voce impastata dall'alcool- adoro come  New York scintilla nella notte.”
    “New York City non significa niente, è soltanto un buon posto per nascondersi. La sua luce è capace di tagliare così a fondo da farti sanguinare. E' qui che vivono i figli dei neon, dove i maghi folli decorano la notte d'incubi. Queste strade non dormono mai: ardono negli occhi rossi e infossati di chi, come noi due, le attraversa di sguardi desolati.”

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    “Te la cavi con le parole, per essere un poveraccio di East Side.” Replicò il giovane offrendogli un goccio. L'altro prese la bottiglia e ribatté: “Te l'ho detto ragazzo, un tempo erano il mio mestiere.” Tracannato un lungo sorso, il barbone riprese a raccontare: “D.T. divenne il re delle proprie rovine. Correva per queste strade in limousine bruciando come benzina, era diventato un fantasma.. proprio come quella ragazza scappata di casa che è là all'angolo -aggiunse indicando una donna vestita soltanto di tacchi e stracci di pizzo- adesso è un rifiuto, ma un tempo era la figlia di qualcuno. Doveva avere un bel viso quando l'hanno comprata la prima volta e adesso invece vende la sua anima. Sa quel che fa, e lo fa bene. Stanotte ha dai sogni da vendere.”
    “E Jesus?”
    “D.T. tornò laddove si era lasciato dietro solo terra bruciata. La stampa rideva di lui, dicevano che non aveva futuro, ma la gente invece riprese ad affollare i locali per vedere un uomo risorto dal regno dei morti.”
    “E poi che gli successe?” Domandò il giovane ormai incuriosito.
    “Ne attraversò di tutti i colori, perse un amico e sé stesso, ma alla fine trovò la  salvezza.. proprio in una notte come questa.” Detto questo, il barbone si tirò in piedi e fece per andarsene ma stavolta fu il giovane a trattenerlo: “Non mi racconti come?”
    “E' tutto scritto qui.” Rispose l'altro sfilandosi un paperback dalla tasca. Senza dargli il tempo di replicare, il vecchio svanì tra la condensa esalata dalle grate sul marciapiede. Non fosse stato per il libro che teneva in mano, il giovane avrebbe finito per pensare che si fosse trattato di un'illusione. Alzatosi, gettò via la bottiglia e si sedette a leggere seduto nel cono di luce di un portone. Iniziò dall'ultima pagina.
Il bambino senza casa cigolava basso sull'altalena rotta. Aveva il cuore troppo pensante per raggiungere il cielo. Nei pugni stringeva soltanto ghiaia, un granello per ogni cosa che non era e non aveva. Le sue bugie grondavano del sangue versato per giustificare sogni abbandonati sul ciglio di strade senz'uscita. E pensare che un tempo il suo sguardo era stato così vivo, almeno finché non aveva barattato l'innocenza per un paio d'ali ancora troppo grandi con cui spiccare il volo.
    Un uomo gli si avvicinò tendendogli la mano ma il bambino si voltò. Non voleva che gli leggesse negli occhi le paure che era stato costretto a seppellirsi dentro, né che contasse, nelle lacrime, gli anni che non sarebbero stati restituiti. Così sedutoglisi accanto e disse: “Non ti abbandonerò mai, tutto quello che ti chiedo è di fidarti di me. Io sono il solo a sentire il battito delle tue speranze e il sospiro dei tuoi sogni. Non devi far altro che lasciarti prendere per mano da me che sono luce e tenebra.” Ma il bambino sapeva che, se avesse sollevato lo sguardo, l'uomo avrebbe riconosciuto sul suo viso i segni del tempo perduto, del momento in cui si era smarrito quando invece non aveva desiderato altro che restare al sicuro. Lui che era i mille copioni che recitava, che intesseva trame per adescare notti di sogni incompiuti. Spaventato, corse via finché non si trovò sull'orlo di un mondo alla deriva. L'uomo lo seguì, riconoscendone grida nel buio, e lo trovò sull'orlo di un cornicione che andava sgretolandosi. Raggiuntolo, gli tese ancora la mano e, con fare paterno, ripeté per un'ultima volta: “Voglio soltanto che tu mi creda, che tu creda ancora.”



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