SpazioRock presenta: il meglio (e il peggio...) del 2014
Tutto ciò che vorremo ricordare a lungo, o dimenticare al più presto, di un anno di rock!


Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 31/12/14

Pezzi da novanta che sfornano dischi orrendi e outsiders che stupiscono, debutti col botto e ritorni attesissimi: quest'anno il mondo del rock ci ha regalato con un bilanciamento encomiabile sorprese, soddisfazioni e delusioni atroci. Tiriamo le somme sui dodici mesi appena passati, segnalandovi per ogni nicchia del genere che più amate i dischi che potreste colpevolmente aver tralasciato, e quelli da cui dovreste accuratamente tenervi alla larga.

 

specialone01Mainstream & Pop Rock
The Best: Robert Plant - "Lullaby And... The Ceaseless Roar"
The Worst: U2 - "Songs Of Innocence"


Il 2014 ha visto bordate di annunci altisonanti e badilate di delusioni. "Songs Of Innocence" degli U2 continua a far parlare (male) di sé: qualcosa si salva (anche sull'iPod, volenti o nolenti), ma è indubbiamente la delusione dell'anno. Con gl'irlandesi fuori dai giochi, sulla (auto)strada per il trono di "Best Rock 2014" sfrecciano i Foo Fighters, ma la loro sfavillante macchina rock ha subito qualche ammaccatura. "Sonic Highways" è un eccellente esperimento pienamente apprezzabile solo previa visione dell'omonima serie televisiva e, per quanto godibile, Dave Grohl perde nello sprint finale. Guida un po' insicura nel caso del carrozzone Ac/Dc: con "Rock Or Bust" hanno dovuto imparare a padroneggiare il mezzo da sempre guidato, riparato e rimesso in moto da Malcolm Young. Non più inossidabili, un po' di ruggine sul cofano. Se poi metti uno scapestrato come Phil Rudd a far casino sui sedili posteriori, è quantomeno lodevole la tenacia con cui gli australiani cercano di andare avanti.

 

Cosa rimane, dunque, del Rock? Un eremita, un incompreso ed un inaspettato.

 

L'eremita Robert Plant, che s'incazza come una bestia quando sente le parole "reunion Led Zeppelin" e rifiuta cifre esorbitanti per attuarla, ha pubblicato un album eccelso, onirico, sognante: "Lullaby And... The Ceaseless Roar" mostra mister Plant, anziché adagiato sul glorioso passato remoto, ancora alla ricerca di intuizioni ed ispirazioni. A 66 anni. Chapeau.

 

L'incompreso Billy Corgan, oltre a sputtanare colleghi e a rammaricarsi per non veder riconosciuti i pur giusti meriti artistici recenti, ha sfornato coi suoi Smashing Pumpkins "Monuments To An Elegy", album che farebbe, anzi, FA invidia a quanto proposto da molti suoi colleghi.

 

Infine, c'è l'inaspettato "Man On The Run", nuovo lavoro dei Bush: dopo tre anni di silenzio discografico in sordina, senza proclami assurdi o deliri di onnipotenza, Gavin Rossdale ha realizzato l'album più solido e granitico del 2014. Se ne facciano una ragione tutti gli altri.

 

speciaolne02Hard Rock
The Best: Slash - "World On Fire" & Black Stone Cherry - "Magic Mountain"
The Worst: Lordi - "Scare Force One"

 

Nel panorama del rock più duro abbiamo ascoltato tanta bella musica, (Dio - Ronnie James - grazie per cotanta bontà), ma nel marasma generale a svettare sono una vecchia guardia e dei giovani oramai affermati e consacrati come la speranza di questo genere. Nel primo caso parliamo di Slash, che col suo "World In Fire" ribadisce, semmai ce ne fosse stato bisogno, come con Myles Kennedy ed i Conspirators abbia trovato l'ispirazione e la formula perfette in grado di sfornare lavori di altissima qualità, alla faccia di chi annuncia ai quattro venti senza portare mai nulla di concreto. I giovani sono invece i Black Stone Cherry, che si dimostrano portentosi sia su disco ("Magic Mountain" è stato meritatamente Top Album per parecchio tempo) sia sul palco (Rock In Idro docet): una garanzia, un futuro garantito.

 

Graditissimo il ritorno di una grande schiera di "vecchietti", dagli Skid Row a gran parte del roster della Frontiers Records in cui risplendono i Mr. Big con "...The Stories We Could Tell". Gran bella sorpresa "Space Invader" dell'ex Kiss Ace Frehley: magari per Gene Simmons il rock è morto, ma per il suo ex collega decisamente no. Impossibile non menzionare il buon lavoro svolto dagli italiani Hell In The Club con "Devil On My Shoulder": non sarà il disco dell'anno, ma ogni volta è un piacere ascoltarlo.

 

Delusione del 2014? I Lordi. Fondamentalmente, è un miracolo che riescano ad essere ancora in giro.

 

specialone03Heavy & Power
The Best: Judas Priest - "Redeemer Of Souls"
The Worst: Sonata Arctica - "Pariah's Child"

 

Diciamolo subito: Timo Tolkki è stato un genio, ha ancora alcune carte da giocare, ma le gioca malissimo: nel secondo episodio del suo progetto Avalon, "Angels Of The Apocalypse", getta rarissime gemme preziose in un fango di mediocrità. Decisamente migliore la situazione quando ha a disposizione delle voci eccezionali come quelle di Allen e Lande, ma delle volte in "The Great Divide" continua a perdersi in un bicchier d'acqua. "Pariah's Child" dei Sonata Arctica sta invecchiando maluccio, e il voler omaggiare il più velocemente possibile il loro album capolavoro "Ecliptica" attraverso disco con reinterpretazione e tour dedicato ne è un segnale più che palese, più che tangibile. Di tutt'altra pasta invece (e per fortuna) "Heroes" dei Sabaton e "Light Of Down" degli Unisonic di Kai Hansen e Michael Kiske, grandi ritorni e grande goduria.

 

C'è però un album che supera, seppur di poco, l'ottimo lavoro dei teutonici: "Redeemer Of Souls" dei Judas Priest. Si, Halford non strilla più come una volta. Si, K.K. Downing non c'è più. E, si, è forse album più bello della storia recente della band inglese. Anzi, togliete il "forse".

 

specialone04Prog
The Best: Opeth - "Pale Communion"
The Worst: Yes - "Heaven & Earth"

 

In un anno che ha visto con "Endless River" atterrare un ingombrante UFO progressive da un'era musicale tanto lontana quanto amata, solo un capolavoro quale "Pale Communion" degli Opeth poteva riuscire a farsi spazio in quanto ad attenzioni ricevute da scribacchini ed ascoltatori più o meno specializzati. I nostalgici dell'era extreme (ne sopravvive ancora qualcuno) se ne facciano una ragione: la band di Akerfeldt oggi è la più raffinata ed elegante incarnazione di una scuola di prog che fa di mellotron, cupe atmosfere e lunghi assoli clean i suoi capisaldi, e sarebbe folle chiedere agli svedesi di abbandonare questa direzione.

 

Genere provvisto come pochi altri di diversissime letture e coloriture, il prog ha offerto nel 2014 ottimi assaggi di ciascuna delle sue declinazioni: i Bigelf hanno mischiato con maestria psichedelia e Beatles nel loro distorto capolavoro "Into The Maelstrom", martellandoci le orecchie con il miglior Portnoy; gli Anathema hanno portato avanti il loro movimento romantico con l'emozionante "Distant Satellites", forse non ai livelli di "Weather Systems" ma innegabilmente ennesima perla di una carriera stellare; Lunatic Soul (al secolo Mariusz Duda) ci ha intristiti, rapiti e commossi con il parzialmente elettronico, parzialmente ambient "Walking On a Flashlight Beam".

 

A contendersi il trono per il prog metal, ci hanno provato gli Haken con la loro opera breve (ma non troppo: 34 minuti sarebbero sufficienti per un full lenght se stessimo parlando d'altri generi) "Restoration", e gli Animal As Leaders con il manifesto del djent "The Joy Of Motion".


Da segnalare con vero dispiacere la caduta libera di un nome storico come quello degli Yes, fattisi sentire con un insipido live e con il terribile "Heaven & Heart", e l'agghiacciante banalità di "For The Journey" dei Threshold.

 

specialone05_600Extreme Metal
The Best: Machine Head - "Bloodstone & Diamonds"
The Worst: Exodus - "Blood In, Blood Out"

 

Le orecchie più dure avranno certamente gioito all'ascolto del nuovo album dei Machine Head, "Bloodstone & Diamonds". La costante evoluzione di Flynn e soci ci ha regalato un disco convincente, violento e strutturato, che ha permesso alla band di posizionarsi tra le vette delle uscite estreme dell'anno.

 

Un settore che ha visto i soliti nomi in grande spolvero, lasciando le briciole alle nuove leve. Tra un Devin Townsend, che col suo "Z²" non ha deluso le attese, e i Cannibal Corpse, ritornati a macinare death metal d'alta scuola (affiancati dai fenomenali Job for a Cowboy), si inseriscono ottimamente le avanguardie nordiche degli Solstafir e un pizzico di tricolore coi nostrani Destrage, che probabilmente ricorderanno a lungo questo 2014.

 

Un plauso agli australiani Ne Obliviscaris, che per la seconda volta hanno costruito una splendida miscela di derive death e black, in uno stupefacente avantgarde metal.

 

In un mercato che non ha offerto cadute colossali, qualche buona conferma come quella degli svizzeri Tryptikon, un gradito ritorno sul sicuro con gli At The Gates, ma anche qualche delusione. Probabilmente il nome più ingombrante da segnalare è quello degli Exudus, con un album troppo di mestiere senza particolari guizzi, seguiti dagli stanchi Cavalera Conspiracy, e da dei poco ispirati Agalloch e Nachtmystium.


specialone06Indie & Alternative
The Best: Jack White - "Lazaretto"
The Worst: Kasabian - "48:13"

 

Nella valanga di uscite che ha travolto l'indie/alternative rock nel 2014 ce n'è di ogni. Ha sicuramente dato grandi soddisfazioni "Lazaretto" di Jack White che con gran consapevolezza ha sfoderato un nuovo lavoro di grande qualità e maturità a cui ha dato la splendida forma di un blues moderno e accattivante. Grande scoperta dell'anno sono i Royal Blood che con il loro passo pesante irrompono finalmente in scena con il loro omonimo album di debutto.

 

Il 2014 è stato anche l'anno del ritorno di Damien Rice. "My Favourite Faded Fantasy" arriva dopo molti anni di attesa decisamente ben ripagati dalla sua chitarra dolce e modesta.

 

Aspettative alte ma deluse dai Kasabian, che con "48:13" propongono l'ennesimo mucchio di ormai flebile potenziale mai completamente sbocciato nel loro mix electro-rock.

 

Nel marasma di band composte e intellettuali che fanno l'occhiolino ai synth e paventano onestà è difficile emergere o mantenere la propria posizione privilegiata. Da non dimenticare, anche se non indimenticabile, è infatti El Pintor firmato Interpol. Nessun miracolo, nessun cambio di rotta sconvolgente, ma semplicemente sempre fedeli alla loro inimitabile classe. Interessante sorpresa europea "Prisoner", degli psicoacidi olandesi Birth Of Joy. È stato un anno produttivo anche per il post rock/shoegaze. "Shelter" di Alcest ha aperto il 2014 nel migliore dei modi per gli amanti del genere che sembra siano riusciti a digerire la leggera virata pop. Anche il ritorno dei Maybeshewill con il loro "Fair Youth" è stato molto apprezzato: un album semplicemente ben fatto che ha centrato gli obiettivi che si era prefissato.

 

specialone07Punk
The Best: Rancid - "Honor Is All We Know"
The Worst: Brody Dalle - "Diploid Love"

 

Il 2014 doveva essere l'anno del grande ritorno del Punk Rock: l'affermazione era legata principalmente all'attesa crescente del nuovo dei Rancid, "Honor Is All We Know", tra gli ultimi paladini di un genere il cui effettvio ritorno è ormai un miraggio. Oltre ai Rancid, magistrali e sinceri fino alla fine - e non poteva essere altrimenti dati i prolungati tempi d'attesa - a guadagnarsi un posto sul podio sono stati i Rise Against, nel continuo litigio interno tra fans della vecchia scuola e nuovi appassionati, che con "The Black Market" sfornano nuovi brani da portare in giro per il mondo eguagliando il livello di quel "Appeal To Reason" che nel 2010 aveva contribuito a infondere novità e speranza tra gli amanti del genere. Da segnalare e promuovere anche una giovane band, passata in Italia a Marzo 2015, che si sta guadagnando un ruolo importante nel panorama Punk anglofono: i Blitz Kids che con "The Good Youth" sono diventati novelli pupilli di Red Bull Records.

 

A proposito di Red Bull Records, l'accenno alle migliori uscite Pop Punk dell'anno è assolutamente dedicato alle produzioni della concorrente HopelessRecords: è stato un 2014 micidiale per l'etichetta californiana che, nonostante la crescente tendenza all'integrazione acustica - leggasi We The Kings con "Stripped" e la nostrana compagine benefica PGA Italian Punks Go Acoustic - ha riportato in auge un fenomeno destinato a ribaltare le classifiche e, tra qualche anno, a spodestare Rap e Hip Hop dalle posizioni di testa. "Resurrection" dei New Found Glory, "Weird Kids" dei We Are The In Crowde soprattutto la disarmante velocità dei giovanissimi Neck Deep con "WishfulThinking": questa la tripletta più entusiasmante dell'anno.

 

Menzione di demerito per Brody Dalle e per "Diploid Love": un disco fine a se stesso, inutile, triste.

 

specialone08Alternative Italiana
The Best: Le Luci della Centrale Elettrica - "Costellazioni"
The Worst: CoreACore - "Lotto27"

 

Le previsioni su ciò che avrebbe sfornato l'officina dell'underground italiana quest'anno sono per la maggiore state smentite. Non si aspettava altro che sparare a zero sul ritorno in campo delle Luci di Vasco Brondi. Invece "Costellazioni" è stata una grande sorpresa: è riuscito a zittire i pronostici e a rivelare una maturazione artistica e una completezza nelle quali dopo il precedente album in pochi avrebbero sperato. Al contrario il "Mc Mao" dei Management del dolore post operatorio, ritornelli accattivanti e ritmiche interessanti in un opera però complessivamente statica, così rivoluzionario proprio non si è rivelato, come le tanto attese "Canzoni contro la natura", dove purtroppo The Zen Circus sembra rimescolare la solita minestra, impeccabile per chi ama il genere, ma sempre la stessa.

 

Siamo stati anche capaci di apprezzare "Almanacco Del Giorno Prima", ultima fatica di Dente, l'ottimo esordio dei Boxerin Club con "AlohaKrakatoa". Ultimo ma non meno importante Caparezza, che si riconferma un'artista più che valido con il suo "Museica".

 

I CoreAcore, con il loro pop-rock scontato a cui è appiccicato un po' di folklore, hanno aperto un capitolo che forse sarebbe meglio non riaprire. Mentre un ritorno che non ha potuto che soddisfare i fan è quello di Massaroni Pianoforti, che sforna un magistrale ed impeccabile "Non date il salame ai corvi". Infine non ci si è potuti smentire riguardo i Fast Animals and Slow Kids, la loro "Alaska" è fredda, rock e "piena", proprio come si sperava.

 

specialone09Off Rock & Inclassificabili
The Best: Sia - "1000 Forms Of Fear"
The Worst: Maroon 5 - "V"


La vera scoperta, il vero riscatto di quest'anno è stato quello di una cantante che è sempre stata dietro le quinte dei suoi successi, portati alla luce da altri insomma. E' stato l'anno di una ragazza che preferisce far valere la sua voce piuttosto che il suo viso. E' stato l'anno di Sia e del ritornello del suo singolo Chandelier, "I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier..". Ritorno poco convincente invece per i Maroon 5 di Adam Levine mentre si conferma più che buono "Ultraviolence", nuovo inciso dell'affascinante Lana Del Rey.

 

E' stato anche l'anno di Lykke Li e dell'ingombrante quanto inopportuno remix della sua "I Follow Rivers"; tutt'altro invece ciò che racchiude "I Never Learn", ultimo album della cantante svedese.

 

E' stato l'anno solista della voce degli Evanescence, Amy Lee, finalmente libera da ogni catena discografica. 2014 è anche il buon ritorno solista (seppur con una raccolta di cover) di Annie Lennox ed anche quello che aggiunge un ulteriore tassello alla discografia già rodata dell'immutata voce di Lisa Gerrard.

 

E' stato l'anno del folk e di tutte le sue diramazioni più o meno classiche: il successo tutto italiano di Davide Van De Sfroos fino dall'ottimo album del combo tedesco Empyrium per arrivare a quello del duo ungherese The Moon and the Nightspirit con il nuovo inciso "Holdrejtek"; della stessa consistenza folk anche il leggero tocco in musica di Kari Rueslåtten ed il suo album "Time To Tell". Si presenta come un'ottima nuova realtà la musica del cantautore islandese Ásgeir.

 

Ottimo esperimento anche quello che vede la collaborazione tra Ulver e Sunn O)))
con l'EP "Terrestrials"... e infine, impossibile tralasciare il progetto solista del deus ex machina dei Nightwish, Tuomas Holopainen che porta avanti un buon lavoro con "The Life And Times Of Scrooge".

 

specialone10People's Choice: Pink Floyd - "The Endless River"

 

La lotta, nelle preferenze di voi lettori, è stata sostanzialmente per la seconda posizione: nessuno, infatti, è riuscito a raccogliere un consenso pari a quello di "The Endless River" dei Pink Floyd. A sgomitare per ottenere un posto sul podio si sono visti i Foo Fighters con "Sonic Highways" e Slash con "World On Fire", ma a spuntarla sono stati infine gli AC/DC. L'apprezzamento per "Rock Or Bust" conferma la ressa virtuale che si è scatenata su ticketone, e che ha visto 60000 biglietti (sì, sessantamila) volatilizzarsi nel giro di poche ore.

 

Restringendo la votazione al solo metal, siete stati per lo più d'accordo con noi: "Bloodstone And Diamonds" dei Machine Head non ha avuto rivali, lasciando le briciole alla coppia Allen/Lande, agli Epica e ai Judas Priest.

 

Trionfano nella scena musicale nostrana i Pan Del Diavolo, con "Folkrockaboom", i Lacuna Coil con "Broken Crown Halo" e i Folkstone con "Oltre l'abisso". Un po' a sorpresa, qualcuno di voi cita l'ultimo lavoro di Lenny Kravitz, "Strut", e l'elegante elettronica di "Awake" di Tycho (unico album off-rock nominato da voi come disco dell'anno).

 

Uniformemente distribuiti, invece, i voti per il disco più brutto dell'anno. Qualcuno ci è andato giù pesante con i Kasabian, qualcuno con i Gamma Ray, in molti (paradossalmente) sono andati controcorrente scagliandosi contro "The Endless River". Ma si sa, è dura la vita per chi finisce in vetta alle classifiche...




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool