Solchi e Sorsi - Natural Wines & Rock (II)
Nel secondo appuntamento di Solchi e Sorsi tre nuovi abbinamenti tra grandi dischi rock e vini artigianali. Oggi è il turno di The Velvet Underground, David Bowie e The Doors.


Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 24/04/20

Articolo a cura di Andrea Marsico

 

Una selezione di accoppiate audaci e fuori da ogni schema, tra rispolverate di dischi rock e stappate di bottiglie di vini artigiani e di territorio. Una grande mescolanza direttamente dalle collezioni dei vinili e delle etichette artigianali, biologiche, biodinamiche e naturali della Vineria Sonora.

 

tutto_anfora_e_velvet_underground Tutto Anphora ‘En To Pan' (2018) - La Ginestra. Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta l'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, il potere che rinnova se stesso, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dopo aver raggiunto la propria fine. Come un uroboro così le "bucce" del Trebbiano Toscano, che restano a "contatto" con la sostanza liquida e con i propri lieviti, cedono e riassorbono, rilasciano e arricchiscono, e creano l'arrangiamento del vino che sarà... Le anfore di terracotta come non-luogo, interrate sulle colline toscane a San Casciano in Val di Pesa, a due passi da Firenze, che per sette lunghi mesi amplificano e levigano il carattere ‘heavy' di un vitigno naturalmente rude: il colore che vira verso il suo carattestico tono ‘orange' e la struttura che si rimpolpa in maniera decisa, senza filtri. Infine, ecco il sorso nelle sue melodie varietali, immerso tra gli accordi e le progressioni territoriali. Il tempo e il ritmo, le espressioni, la mano artigiana e tutte quelle (bio)dinamiche ‘da sentire'... semplicemente ascoltandole o bevendole!

 

The Velvet Underground - The Velvet Underground & Nico (1967). Un disco che sarà di ispirazione per i generi futuri, non solo nella storia del rock. Alla band di Lou Reed, John Cale, Sterling Morrison e Moe Tucker si aggiunge l'ipnotica Nico, con le visioni del produttore Andy Warhol, e ne esce fuori un caos fuori dagli schemi: l'idea sonora di Cale che trasloca dalla camera della musica orchestrale alle suite arredate di ‘rumori' metallici d'avanguardia e di pieno minimalismo; la prosa in versi, aspra e disadorna di Reed, tra brutale mondanità e la tanto tormentata quanto ricercata reed-enzione; in aggiunta, le elegie vocali ed aliene di Nico, con quella sensazione di inquietitudine che incanta e ammalia, e che attrae in un'eversiva magia. Non solo forma-canzone ma musica libera alternativa e indipendente, pop art, cinema underground, estetica, edonismo, alienazione urbana, perdizione metropolitana e trasgressione. Tra sottili melodie e suoni cupi, tra le forti distorsioni ed il paradosso spirituale della commedia umana 'reediana'. Totem.

 

gravita768_e_scary_monsters Gravità (2013) - Villa Job. Tra i freschi microclimi ‘all'ombra' delle foglie dei filari di Pozzuolo del Friuli, si preserva l'espressione netta e pura dello Schioppettino, varietà autoctona friulana dalla buccia spessa e tesa, che schioppetta masticandola. Il vino conserva in sé tutta la memoria del frutto e dell'annata: la mineralità, la freschezza, la speziatura e la sinuosità del corpo. 
Affina per qualche anno in botti di legno stra-esausto, che non fanno altro che microssigenare quelle idee di consonanza caratteriale ed organolettica. Il sorso è, così, caratterizzato dalla marcata acidità, dalla poco invadente componente tannica e dalla contenuta corposità. Si aggiunge la sua fruttuosità e la sua vena speziata e pepata, dichiaratamente ‘glam'. Di pregevole manifattura artigiana e naturale, astrattamente ‘artistic-rock'. Beva profonda e distesa tra le forze gravitazionali ed una vellutata e fluida eleganza ‘wave'.


David Bowie - Scary Monsters (1980). Dopo aver generato e vissuto le multiformi vite artistiche, sempre ambigue e trasgressive, tra il glam e l'alieno, tra il soul e il Duca Bianco, ecco il Pierrot lunare e futurista dei ‘Mostri Spaventosi', e 'l'equilibrio perfetto' del camaleontico David Robert Jones, con una super-band a seguito, composta dalle chitarre di Fripp, Alomar, Townshend, e Davis (batteria), Murray (basso), Bittan (piano), Clarke (tastiere) e il produttore Visconti... Ed ecco il passaggio epocale verso l'art-rock, attraversando l'anticamera della new wave, tra 'spaziali' influenze di stile e di infinite contaminazioni elettroniche e sintetiche, ma anche il pop e l'introspezione messe insieme. Lavoro 'concreto' d'avanguardia, sempre vivace e tagliente, complesso ma sempre fresco da ascoltare. Eclettico.

 

 mamo768_e_la_womanMamò (2018) - Cantina Canneddu. La giovinezza e la freschezza in un sorso leggiadro e di gran morbidezza. Dalle uve delle piante più fiorenti, a Mamoiada, ecco un'interpretazione più sbarazzina e gagliarda di Cannonau, nel pieno cuore della Sardegna. La macerazione è breve e leggera, per queste uve a bacca rossa che storicamente sanno già dare vini di grande corpo e struttura, ma che possono donare anche originalissime versioni ‘alternative' e ‘soft': il colore scarico e vivo, i profumi varietali speziati e fruttati, i rimandi alle note floreali e balsamiche, e la trama tannica elegante e smussata, che incuriosisce al pensiero di come la cabala del tempo possa farlo evolvere. Un'idea 'nature' ripresa da uno sodalizio con il passato, dalla tradizione del territorio e di un ricordo che ritorna... quello di una beva conviviale ed entusiasmante, piacevolmente dinamica, e che conserva nella sua essenza il sempre-verde spirito da ‘rocker'. Contemporanea/o.

 

The Doors - LA Woman (1971). L'ultimo disco di Jim Morrison con Robby Krieger, Ray Manzarek e John Densmore, prima dell'addio. Il testamento del Re Lucertola prima dell'ultimo viaggio da Los Angeles a Parigi, quello senza ritorno fisico.
E, dall'altra parte, il ritorno spirituale alle origini della band, all'idea di uno sporco 'blues' rock psichedelico, cupo e dannato, con la voce più roca del solito ma con un'ispirazione illuminata e divina (...e poi quell'Organo Hammond!). Grezzo e deciso, disperso in un regno dove vige la più totale desolazione, si conclude con quella pioggia che batte e lava tutto ciò che c'è per la strada, con quei cavalieri che cavalcano la tempesta, ma che sono destinati a perdersi con essa, così come vengono al mondo, così se ne vanno in 'Riders On The Storm', una canzone scolpita nel marmo di una lapide cantata. Le ultime altissime visioni prima di chiudere definitivamente le 'porte' di un'intera generazione, o forse più. Ed ecco scendere le tenebre.




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool