Rock In Idro 2014: lo speciale di SpazioRock!
Perde la "H", ma si arricchisce di super ospiti. Il Rock In Idro si sposta da Milano a Bologna, tornando al suo nome originale e dividendosi in non uno, non due, non tre, ma ben quattro giorni di musica di ogni genere, forma e dimensione.


Articolo a cura di Nicolò Rizzo - Pubblicata in data: 26/05/14

DAY 1 (30 MAGGIO)

Apertura porte e inizio concerti ore 18:00
Afterparty: apertura porte e inizio concerti ore 24:00 (presso Estragon Club)

 

 

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A due anni dalla fantozziana interruzione dell'edizione del 2012, il Rock In Idro apre le sue porte a quella che, fino a due anni fa, era stata un po' la grande desaparecida di questo festival: la musica elettronica.


Ad aprire le danze saranno i nostrani Dead Headz, un duo elettronico che si è già fatto le ossa su palchi di gente come The Bloody Beetroots e Pendulum, accompagnati alla console dall'argentino TFJ (TheFuckingJesus), nome molto conosciuto nella scena dubstep e drum 'n bass del Nord Italia, vantando nel suo curriculum collaborazioni con Belzebass, Cyberpunkers e, di nuovo, Pendulum. Noti per essere delle vere e proprie bestie da palcoscenico, Dead Headz e TFJ scalderanno il pubblico per prepararli ad una giornata a dir poco adrenalinica. che continuerà con Sydney Kebosh, dj australiano che, grazie alla sua spiccata attitudine live, ha saputo conquistare i club di tutto il mondo con i suoi stroboscopici dj set. Ma è a questo punto che inizia la vera "creme de la creme": prima di arrivare ai veri e propri mostri sacri della giornata, sul palco dell'arena bolognese saliranno Dimitri Vegas & Like Mike, veri e propri fenomeni della musica elettronica a livello internazionale. Oltre ad aver vinto il premio come migliori "Dj emergneti" agli International Dance Music Awards, Dimitri Vegas sono famosi per dei live spettacolari (primo fra tutti quello al Tomorrowland del 2013, per il quale hanno realizzato anche l'inno dell'evento "Tomorrow"), dove si distinguono per una fantastica interazione con il pubblico (docce di spumante incluse) e degli effetti visivi a dir poco strepitosi. Insomma, un ottimo antipasto per il signore che salirà sul palco subito dopo: sto parlando dell'unico e inimitabile FatBoy Slim, vero e proprio pioniere dell'elettronica che sarà a Bologna per riproporre in un altrettanto unico e inimitabile spettacolo pirotecnico tutti i suoi più grandi successi, da "Right Here, Right Now" a "Weapon Of Choice" (come dimenticare la danza di Christopher Walken), passando per "Praise You" e "The Rockafeller Skank". Attivo sotto il nome di Fatboy Slim dal 1995, l'inglese Norman Kook nel corso degli anni ha saputo conquistare un pubblico vastissimo, distruggendo i confini segnati dall'età e, soprattutto, dai generi musicali, conquistando allo stesso modo rockettari e discotecari, dj e stratocaster, politici e rettiliani, grillini e...insomma, una varietà di pubblico che sicuramente si ripresenterà anche nel microcosmo dell'arena Joe Strummer, rendendo il 30 maggio una giornata ancora più speciale, che non si concluderà qui: se ancora avrete ancora voglia di fare casino, dovrete solo recarvi all'Estragon Club, dove ci sarà un afterparty affidato nientepopodimeno che a Dj Maxim, frontman dei The Prodigy che ha deciso di mettersi dietro alla console da solo e di riproporre in tutto il mondo le sonorità che ha saputo regalarci nel corso degli anni.


Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, con questa prima giornata il Rock in Idro si preannuncia davvero come un evento indimenticabile.

 

DAY 2 (31 MAGGIO)
Apertura porte ore 12:00 - Inizio concerti ore 13:30

 

 

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Chiusa la parentesi elettronica, le turbine del Rock In Idro si riaccendono per dare spazio a una giornata interamente dedicata al punk-rock e derivati.


A scaldare l'atmosfera, dalla Russia con amore (ma soprattutto furore) arrivano i Russkaja, pionieri della "Russian Turbo Polka", che travolgeranno il pubblico dell'arena con la forza delle acque del fiume russo da cui prendono il nome. Famosi per le loro scoppiettanti esibizioni dal vivo, i Russkaja si fanno notare per un'abile fusione tra metal e musiche tradizionali russe, che raggiunge il suo apice in brani come "Energia" e "Barada" o con le virali cover dei tormentoni"Wake Me Up"e "Get Lucky".


Abbandonati i Russi, è il turno degli inglesissimi Snuff. Formatisi nel 1986 al Mario's cafè di Londra, la band inglese si presenta come una buona miscela di punk rock e sonorità ska, mischiandosi in uno stile unico, dove le chitarre elettriche si accompagnano spesso a divertenti arrangiamenti orchestrali che lasciano il segno.


Rimanendo in territorio anglosassone, dopo gli Snuff saliranno sul palco i You Me At Six, una giovanissima band inglese che porta sul groppone ben tre dischi d'oro nella UK Chart, un tour mondiale con i Thirty Seconds To Mars e un più che dignitoso sold out alla Wembley Arena. Nominati per due volte ai "Kerrang! Awards" come miglior band (e battuti in entrambi le occasioni dai Bullet For My Valentine), i You Me At Six hanno scalato le classifiche con successi del calibro di "Underdog" (da non confondere con il brano dei Kasabian) e "Liquid Confidence", brani che sicuramente faranno compagnia a quelli del loro ultimo album "Cavalier Youth" nella scaletta della loro esibizione.


Ma adesso è il turno di abbandonare non solo nazione, ma anche continente: dalla California, arrivano a Bologna i Pennywise, una band che del celebre clown creato da Stephen King non conserva solo il nome, ma anche la rabbia e l'aggressività. In circolo dal 1988, raggiunto l'apice del successo nel '95 con il disco "About Time", i Pennywise si distinguono dagli altri gruppi in scaletta per una sonorità più hardcore, che apriranno la strada ad una band il cui nome è ormai diventato un vero e proprio sinonimo del punk rock: i Millencolin.


Gli "skate rockers" svedesi, dopo la pubblicazione del loro ultimo "The Melancholy Connection" nel 2012, scelgono il palco del Rock In Idro come unica tappa italiana del 2014 per riproporre i brani più famosi di una carriera che ha ormai festeggiato i vent'anni di vita, nella quale possono vantare successoni del calibro di "Penguins e Polars Bears", contenuto nell'indimenticabile album "Pennybridge Pioneers". Fate attenzione però a non rovinarvi troppo le corde vocali: i big sono appena cominciati.


Con il loro inconfondibile Gipsy Punk, tornano in Italia i Gogol Bordello, la band ucraina capitanata dal camaleontico Eugene Hutz, che, a due anni dalla pubblicazione del loro sesto disco "Pura Vida Conspiracy", non sono ancora stanchi di girare i palchi di tutto il mondo e di esportare il loro mix di raggae, punk, hip hop e polka che, ormai, li ha resi inconfondibili. Composti da una vera e propria orchestra fatta dagli strumenti più svariati, i live dei Gogol Bordello sono sempre stati degli spettacoli indimenticabili, a metà tra il concerto rock e una sagra di paese. Chissà se anche questa volta Eugene concluderà "Santa Marinella" (e bestemmie annesse) con il coro "chi non salta Berlusconi è". Noi speriamo vivamente di sì.


Ma è venuto il momento di avviarci verso la conclusione e, ovviamente, i nomi tirati in ballo inizino veramente ad assumere delle dimensioni ancor più importanti di quelli già citati (e abbiamo detto tutto). Dopo aver annunciato un loro imminente addio alle scene, rivelatosi (fortunatamente) solo momentaneo, proprio dal palco del Rock In Idro nel 2005, gli Ska-p scelgono di risalire sullo stesso palcoscenico a distanza di nove lunghi anni per un concerto che si prospetta a dir poco delirante. Formata nel 1994, la band si distingue per uno Ska Punk carico di protesta politica e sociale, che diventa una sorta di megafono delle lontane voci della classe popolare madrilena, di cui tutti i componenti della band fanno parte. A distanza di vent'anni, gli Ska-p sono diventati una tra le band più importanti sulla scena internazionale, che sceglie ancora una volta il Rock In Idro per regalare un'ulteriore parentesi di protesta ad una giornata già di per sé controversa.


Potrebbe finire comodamente qui vero? E invece no. A chiudere la serata sale sul palco una band che può essere definita a tutti gli effetti storica: i The Pogues. Reduci dal loro tour per il trentennale dalla fondazione della band, di cui abbiamo un prezioso documento nel live "The Pogues In Paris: 30th anniversary concert at The Olympia", i The Pogues hanno segnato una vera e propria epoca musicale a cavallo tra gli anni '80 e '90, reinterpretando sonorità marcatamente irlandesi in chiave punk, tanto che lo stesso Shane MacGowane ha definito la propria musica come "musica irlandese per un giovane pubblico rock". Con l'attuale collocazione del Rock In Idro, la band condivide più di altri un legame sentimentale: per un breve periodo, i The Pogues hanno potuto vantare Joe Strummer nella propria formazione. Insomma, dei veri e propri dinosauri ancora nel pieno delle forze, pronti a ruggire e dare spettacolo. Avrete ancora la forza di ballare?

 

DAY 3 (1 GIUGNO)
Apertura porte ore 12:00 - Inizio concerti ore 13:20

 

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Tra le quattro giornate del Rock In Idro, questa è forse quella che, per quel che riguarda gli ospiti, vi farà fare più salti sulla sedia. Direi di cominciare subito.


Salto dalla sedia numero uno: Extrema. Diavolo, ci credete? Un'intera giornata dedicata al metal e chi c'è ad aprire le danze? Non un nome qualunque, ma loro: gli Extrema. Attivi dal lontano 1986 (dal 1989 nella formazione "classica), la band metal nostrana sta spaccando di brutto da ventisette anni su palchi italiani e non, vantando tour con Metallica, Slayer, Korn e Megadeth, e scusate se è poco. A distanza di un anno dal loro ultimo album "The Seed Of Foolishness", gli Extrema sono pronti a crepare i timpani al pubblico del Rock In Idro con un trash metal che li ha resi un vero e proprio orgoglio italiano. Il fatto che siano i primi a suonare, la dice lunga sui nomi che andremo a scoprire.


Salto dalla sedia numero due: Skillet. Gruppo metal che può vantare la costante presenza di un violino nella propria strumentazione, gli Skillet sono una band che sta letteralmente lasciando il mondo musicale a bocca aperta, da quando il loro album "Awake" è entrato a far parte della santissima trinità dei dischi di platino del 2012 (tanto per darvi un'idea, gli altri due sono "El Camino" dei The Black Keys e "Babel" dei Mumford & Sons). Con il loro ultimo "Rise", gli Skillet, seppur relativamente "giovani", hanno raggiunto la quota di ben otto album nella loro discografia, che vanta singoli del calibro di "Monster", "Hero" e "Awake and Alive". E nella scaletta sono solo secondi. Che giornata!


Salto dalla sedia numero tre: Hawk Eyes. Originaria di Leeds, la band inglese vanta il lusinghiero primato di essere la più giovane presente in scaletta. Partendo da una solida base grunge, durante il corso degli anni gli Hawk Eyes hanno saputo rimodulare le proprie sonorità, forse perdendo un po' in cattiveria (ma non troppo), arrivando ad uno stile molto simile a Foo Fighters e Queens of The Stone Age. Con "soli" tre dischi alle spalle, forse a molti il loro nome non provocherà nessun moto di stupore, ma vi assicuriamo che, nonostante gli altri grandi nomi della giornata, questa band saprà distinguersi dignitosamente. Se non li conoscete, sicuramente dopo averli visti dal vivo non li dimenticherete tanto facilmente.

 

Salto dalla sedia numero quattro: Black Stone Cherry. Sentire un disco di questi ragazzi è un'esperienza strana: è come se Alice in Chains, Ac/Dc e Metallica si fossero riuniti in un super -ma che - mega gruppo con l'unico intento di "heavy post hard metal grunge rock" vecchio stile. Formatisi nel 2001 un po' per noia e un po' per una lunga tradizione musicale di famiglia, i Black Stone Cherry hanno all'attivo quattro album e un bel po' di pezzi cazzuti famosi in tutto il mondo, come "Blind Man" e il recente "Me and Mary Jane", primo singolo estratto dal loro ultimissimo "Magic Mountain". Un'altra bella sorpresa.


Salto dalla sedia numero cinque: Opeth. Classificare gli Opeth con una qualsiasi etichetta musicale è praticamente impossibile, tanto che pure loro hanno rinunciato a capire cosa stiano suonando di preciso. Se è vero le fondamenta siano quelle del death metal, l'influenza di elementi progressive, gothic e symphonic è assolutamente innegabile, tanto da renderli uno dei gruppi più eclettici (per alcuni forse lo sono fin troppo) sulla scena metal attuale. Una sperimentazione costante, una continua ricerca di un'espressione estetica differente che ha raggiunto il suo apice negli ultimi due album "Watershed" (2008) e "Heritage" (2011). Sebbene ultimamente facciano storcere il naso a molti "conservatori", la loro bravura sul palco è innegabile: non vediamo l'ora.


E ora, più che salti dalla sedia, iniziano due veri e propri capitomboli.


Capitombolo numero uno: Alter Bridge. Dopo aver letteralmente sconvolto le classifiche di tutto il mondo con il loro ultimo album "Fortress", Myles Kennedy e soci tornano in Italia dopo lo strepitoso concerto dello scorso novembre a Milano per regalare ai fan italiani un altro spettacolo indimenticabile, pronti a scaricare sul pubblico un bel carico di adrenalina con pezzacci come "Rise Today" o la più recente "Addicted To Pain", per poi addolcire l'atmosfera con ballad del calibro di "Watch Over You". Una cosa è certa: sarà uno spettacolo con tante tonalità quante quelle raggiunte dalla brillante voce di Mr. Kennedy.


E ora, il collasso finale: Iron Maiden. Sul serio: cosa si può dire sugli Iron Maiden? Trentaquattro anni di carriera, più di 85 milioni di album venduti in tutto il mondo, oltre 2000 concerti in 59 paesi e 15 album (studio) all'attivo: gli Iron Maiden non sono una band metal. Sono IL metal. E oggi sono a Bologna, nell'unica tappa italiana del loro tour, come headliner di una giornata unica, pronti a lasciarvi a bocca aperta con le corde vocali a penzoloni (un po' di splatter ci vuole) con uno di quei concerti spettacolari a cui l band ci ha ormai abituati nel corso degli anni. A quattro anni esatti dall'uscita di "The Final Frontier" (al momento il loro ultimo album), Bruce Dickinson e soci saranno lì a fare un po' di sano casino. SpazioRock ci sarà. Anche voi ci sarete vero? Se no...dovrete vedervela con Eddie.

 

DAY 4 (2 GIUGNO)
Apertura porte ore 12:00 - Inizio concerti ore 14:00

 

 

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Ed eccoci arrivati alla giornata conclusiva. Oltre che la festa della Repubblica, oggi al Rock In Idro si festeggia soprattutto l'indie/alternative rock, con una delle giornate forse più variegate di questo festival.


Il palco questa volta si accenderà all'insegna della psichedelia, grazie alla suadente musica dei The Brian Jonestown Massacre, gruppo californiano che non vede l'ora di far ascoltare al pubblico italiano i brani tratti da "Reveletions", il loro ultimo e recentissimo lavoro che si posiziona come il dodicesimo album (escludendo EP e compilation varie) della loro ricca discografia. Considerando che la loro hit "Straight Up and Down" è stata scelta per la sigla della celebre serie "Boardwalk Empire", direi che forse con i Rolling Stone non hanno in comune solo il nome di uno dei fondatori, ma anche un grande fan in comune: Scorses. E ho detto tutto.


E sicuramente non è niente male nemmeno il proseguimento della giornata, che vede salire sul palco Murray&Cain dei We Are Scientists, i due ragazzi californiani che, stanchi di lavoretti giornalieri e a corto di soldi per il college, hanno deciso di sbattersene e di mettere su una band. E che band! Dopo aver esordito nel 2006 con "With Love & Squalor", che ha venduto 200000 copie in tutto il mondo, i We Are The Scientist hanno iniziato a scalare le classifiche inglesi a suon di singoli bomba come "Rules Don't Stop" e "After Hour". Adesso sono qui a Bologna per presentare il loro ultimo album "Tv en Francais", anticipato dal wolfmotheriano singolo "Dumb Luck", e sicuramente non mancheranno di dare spettacolo.


Adesso è il turno della Scozia. Da Glasgow con furore arrivano i The Fratellis, una band che sta letteralmente facendo impazzire il mondo intero. Premiati nel 2007 ai Brit Music Awards come miglior Band Britannica Emergente e definiti da NME come la "miglior band britannica del momento", in poco più di due anni dall'uscita del loro primo disco "Costello Music" i The Fratellis avevano già ai loro piedi tutto il Regno Unito, con un tour che ha decretato quattro date sold out alla prestigiosa Brixton Academy. Adesso, sono pronti a mettere ai loro piedi anche l'Italia, in una giornata in cui dovranno vedersela con un'altra grande band scozzese, di cui però parleremo più avanti.


Dopo i The Fratellis, sale sul palco Miles Kane, fenomeno tutto inglese che ha letteralmente distrutto critica e pubblico con "Colour of the Trap", uno dei debutti musicali più sconvolgenti degli ultimi dieci anni, che può vantare delle collaborazioni del calibro dello spietato Noel Gallagher, seconda voce nel brano"In My Fantasy". Ovviamente, Miles Kane non è di certo un novellino: la sua carriera solista è solo l'ultima di altre importanti esperienze musicali, come i Little Flames, i Rascal e soprattutto i Last Shadow Puppets, fondati insieme all'amico Alex Turner degli Arctic Monkeys. Un lungo cammino insomma, che oggi culmina nell'esperienza di "Don't Forget Who You Are", secondo disco solista che ha già incantato il pubblico con i singoli "Give Up" e "Don't Forget Who You Are". Sarete pronti ad accoglierlo come si deve?


Dopo Scozia e Inghilterra, non poteva mancare il Galles: dopo Miles Kane, arrivano a Bologna i Manic Street Preachers, che nel panorama alternative iniziano ad assumere ormai le dimensioni di una vera e propria leggenda. Era il lontano 1986 quando la band si mise insieme sotto il nome di "Betty Boop", iniziando un cammino che sarebbe culminato più tardi con il loro primo e bellissimo album "Generation Terrorists". Un cammino lungo decenni, che porta con sé storie di sopravvivenza, di salite e discese culminate nel loro ultimissimo "Rewind The Film", da cui fa capolino la bellissima "Anthem For a Lost Cause". Insomma, un nome che, in una giornata dedicata all'alternative, non poteva proprio mancare.


E ora, ecco gli altri scozzesi di cui parlavo prima: i Biffy Clyro. Reduci dal successo del doppio disco "Opposites", al momento il loro sesto album, la band scozzese non si è ancora stancata del nostro paese, che ha già onorato con la loro presenza durante il tour dei Muse dell'estate 2013 e in be due date nello scorso autunno a Bologna e Milano. Con "Puzzles" e "Only Revolutions", i Biffy Clyro hanno veramente scritto una pagina importante della storia musicale contemporanea, elevandosi sull'Olimpo delle band più importanti sulla scena musicale attuale. Diciamocelo: il fatto che non siano il gruppo principale di oggi, la dice lunga su quanto siano importanti le band che stanno per arrivare.


Ed eccoci appunto arrivati al penultimo gruppo in scaletta: i leggendari Pixies. Osannati da critica e pubblico, venerati da Kurt Cobain come dei veri e propri guru, Black Francis e compagni sono tornati quest'anno con "Indie City", primo album in studio dopo un voluto blocco dello scrittore che durava da 23, da quando nel lontano 1991 era uscito il loro quarto album "Trompe Le Monde". Dopo il fortuito ricongiungimento della band nel 2004, i Pixies non hanno mai smesso di suonare e di girare il mondo, e oggi sono qui a Bologna per presentare (finalmente) dei nuovi brani da aggiungere al loro repertorio già ricco di successi come "Where Is My Mind" (indimenticabile nel finale di "Fight Club") ed "Hey", che sicuramente non mancheranno di riproporre in quest'occasione veramente unica.


Come unico, del resto, è il finale della giornata e del Rock In Idro, affidato ai possenti riff dei Queens Of The Stone Age, che finalmente, dopo un'assenza dai palchi italiani che durava dal 2007, sembrano aver sfatato il mito di una possibile antipatia verso l'Italia, aggiungendo, con la loro presenza, un finale col botto ad un festival già abbastanza grandioso. Con lo scoppiettante successo di "...Like Clockwork", arrivato ben sette anni dopo il tanto discusso "Era Vulgaris", i QOTSA hanno tolto qualsiasi dubbio sulla loro potenzialità creativa, regalando al mondo un disco in grado di segnare non solo una carriera, ma addirittura un'epoca, con nove brani che lasciano davvero senza parole. Affidatevi senza timore alle cure della "riff machine" di Josh Homme e lasciatevi incantare dagli effetti visivi creati apposta per voi. Ma soprattutto: fate un po' di sano casino. Che cosa succederà dopo? No one knows...


Questo è quello che vi aspetta. Che dite, ne vale la pena? Secondo noi sì. E infatti ci saremo.
E voi?




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