Quando il rock divenne musica colta: storia del Prog
Una minuziosa e appassionata antologia del più complesso sottogenere della musica rock


Articolo a cura di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 12/10/15
Obiettivo ambizioso quello postosi da Fabio Rossi per il suo esordio bibliografico: ripercorrere, in poco meno di centocinquanta pagine, l'intera storia del progressive rock: dagli ultimi momenti delle precedenti correnti musicali (il rock'n'roll, il blues, l'embrionale psichedelia che si faceva largo in Gran Bretagna) ai momenti di rottura dei King Crimson, dai fasti coincisi con l'esportazione al di fuori dell'Inghilterra, fino al definitivo, inesorabile declino degli anni '80.

La ricerca di "Quando il rock divenne musica colta: storia del Prog" viene condotta con accuratezza storica, con minuzia nella ricerca di gemme praticamente nascoste al pubblico non specializzato (qualche pagina dedicata alla melodia della scena di Canterbury, e un intero, lungo capitolo al fenomeno del pop progressivo italiano), con estrema dovizia di dettagli nell'esplorazione degli album e dei gruppi che del progressive scrissero le tappe fondamentali: encomiabile la lunga sezione di monografie che riempiono la seconda metà del volume, ripercorrendo le storie di Genesis, Yes, Emerson Lake & Palmer, Gentle Giant, Pink Floyd, King Crimson, Van Der Graaf Generator, Jethro Tull.

libroprog121015internoMa l'ingrediente fondamentale delle pagine è, senza dubbio, l'enorme passione che Rossi professa di nutrire fin dall'introduzione: è un libro nostalgico, autobiografico, genuinamente "di parte", e che in quanto tale non si esime dal prendere posizioni di conservatore estremismo, nell'accusare di minor elevazione culturale gli scenari musicali precedenti al prog (già il titolo è decisamente eloquente in tal senso), nel sottolineare il minor calibro delle correnti new prog e prog metal, oppure ancora nel dipingere un desolato ritratto degli anni '80 come di un'epoca in cui il rock s'asserviva alle sole classifiche, delegando a ruolo di semplice accessorio la profondità artistica. Sempre presente, comunque, la lucidità di riconoscere i limiti e i cerebrali accartocciamenti del progressive, e di tracciare i contorni tra l'audace e il kitsch, evidenziando i casi (una feroce critica al concept di "Tarkus", su tutte) in cui essi venivano impunemente scavalcati.

Una lunga discografia selezionata completa un compendio d'assoluto valore per i neofiti, che troveranno una meticolosa selezione, ordinata cronologicamente e/o geograficamente, del meglio che il genere ha saputo dare. "Quando il rock divenne musica colta" dimostra comunque d'essere anche (al netto di qualche piccola inesattezza che fa capolino qua e là: imperdonabili alcuni errori nella trascrizione dei titoli dei brani dei Pink Floyd, per fare un esempio che salta immediatamente all'occhio) una piacevolissima lettura per gli esperti dello scenario, che si sentiranno presi per mano e riaccompagnati per gli avveniristici e fantastici paesaggi narrati in file di gatefold, preziosamente custodite nei loro scaffali.


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