Marco Gallorini: un faccia a faccia con il cantautorato rock dei nostri tempi
All'interno dell'intervista, il nuovo singolo "Saremo", estratto dal debut album "Scelte", in uscita quest'anno


Articolo a cura di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 28/02/20

Ciao Marco, benvenuto su SpazioRock. Uscirà tra pochissimo il tuo disco di debutto da solista, "Scelte". La tua vita da musicista però è iniziata molto tempo fa. Com'è stato il tuo percorso? Cosa ti ha portato al desiderio di fare il famoso "salto"?

 

Ho iniziato nel mondo delle cover band, suonando canzoni dei gruppi che mi piacevano, da quando a 16 ho iniziato a prendere in mano la chitarra. Ho suonato in band punk, poi sono passato all'hard rock, all'heavy metal, arrivando al thrash metal, facendo pezzi di Pantera, Metallica, Slayer. In realtà ho sempre scritto canzoni mie, ma non riuscivo mai a trovare persone che fossero dedite alla musica inedita quanto me. Dopo qualche anno sono partito per gli Stati Uniti, dove ho iniziato a suonare nelle jam session: volevo imparare qualcosa da Los Angeles, che aveva molto da offrire a riguardo. Sono stato tre mesi in California e Oregon. Ho girato le principali città, quelle che mi interessavano, ma anche quelle in cui sono capitato viaggiando. Quando inizi non ti fermi più. Mi sono portato a casa una bella Les Paul, quella che porto tutt'ora sul palco. Tornato in Italia sono andato avanti a lavorare sulla musica inedita con gli Arbitrio Libero, progetto in cui suonavo e cantavo.

 

Da dove arrivano i brani? Alcuni arrivano dal tuo passato. Com'è stato il processo di composizione di questo disco? Qual è stato il ruolo del vostro produttore Massimo Palmirotta?

 

Alcuni brani, soprattutto i testi, di questo album arrivano dalla mia "Sessione USA": quando ero a San Diego ho scritto tantissimi pezzi, ero davvero ispirato. Tutti i pezzi sono stati riarrangiati, soprattutto le parti di batteria e basso, sono state praticamente stravolte rispetto agli Arbitrio Libero. Abbiamo abbandonato le sonorità più metal per cercare invece quelle più "pop". "Scelte" è un album decisamente più tranquillo rispetto a quello che poi proponiamo nei live. Max (il produttore NdR) è stato fondamentale in questo, nel riarrangiare pezzi come "Saremo" e "Al Posto Mio", c'è proprio il suo zampino. Abbiamo anche lavorato a dei brani completamente nuovi che sono stati messi insieme poco prima di entrare in studio. In realtà le avevo nel cassetto da un po' di tempo, aspettavano solo di essere presentate. Abbiamo lavorato soprattutto su quelle, un paio di canzoni sono rimaste molto fedeli, altre, soprattutto le parti di batteria, sono molto cambiate. Non avevo mai lavorato con un produttore prima. Di solito si andava con la band nello studio di fiducia vicino a casa, dove ci siamo sempre trovati benissimo, tanto che proprio in DownTown abbiamo fatto le preproduzioni, per riuscire ad arrivare al Noise Factory (lo studio in cui è stato registrato "Scelte" NdR) preparati al meglio.

 

 

Nel disco si sentono tantissime influenze nel sound, cose davvero molto diverse, sia geograficamente che temporalmente. Ci sono gli Stati Uniti e il grunge e poi c'è la melodia del rock italiano ottantiano.

 

Mi ispiro molto al grunge ovviamente, è un genere che ascolto tanto e che sento anche tanto mio soprattutto a livello di chitarre e voce. Poi ovviamente ho sempre masticato il rock italiano fin da piccolo: Bennato, Vasco Rossi, Lucio Dalla, uno dei miei preferiti. Prendo spunto molto da questi artisti.

 

La scelta di cantare in italiano è controcorrente in un genere, il rock, che è storicamente esterofilo. Perchè questa scelta? Come combini questo con il tuo sound?

 

La scelta del sound, della creazione dei pezzi, non è stata ponderata. Quando compongo e scrivo, la prima cosa che devo avere è la libertà di esprimermi come credo, nonostante comunque lavori con un produttore. Ma lavoro con lui perchè mi sento completamente libero di esprimere me stesso. Quelli che dà lui sono sempre consigli che la maggior parte delle volte vengono apprezzati e messi in pratica, e sono considerazioni e studi sul sound che c'è intorno. Ma la cosa fondamentale per me è esprimermi come voglio, non c'è molto da ragionare. Non voglio costruire qualcosa che farei fatica a mantenere. Succede così: quando vuoi provare a fare qualcosa perchè in quel periodo funziona, allora provi a farlo, ma arriverà il momento in cui non riuscirai più ad andare avanti perchè non è il tuo, lo stai facendo perchè va in quel periodo, e quando magari riesci a farlo bene è già passato il momento, devi fare qualcos'altro, quindi penso che sia necessario trovare la propria forma di espressione e mantenerla, evolverla, ma sempre essendo se stessi. Canto in italiano perchè riesco a dire meglio quello voglio, riesco a trovare espressioni migliori. Cantando in italiano è veramente difficile farla suonare all'inglese, quindi il trucco è provare a cercare di trovare delle parole che rotolino tra di loro, che sia un continuo rotolare. Per me è una sfida, che spero di portare a termine.

 

Un'altra scelta a mio avviso controcorrente è quella di presentarsi come cantautore in un genere popolato da band, e in un Paese in cui il cantautore è un saggio, e ci confrontiamo con questa figura con un rispetto quasi reverenziale. Si tratta di una grande responsabilità.

 

Sì, è una responsabilità perché metti in gioco te stesso, la tua persona. Non sei dietro a una maschera, non sei dietro a un nome. Anche quando mi confronto con voi giornalisti, e altre persone che lavorano nel mondo della musica, avete a che fare con una persona, con nome e cognome. In Italia credo che sia un modo migliore di presentarsi, mettersi in prima persona. Se fai una cazzata, o una figura di merda, l'hai fatta tu, non l'ha fatta il chitarrista di x. Voglio avere la libertà di spingere l'acceleratore e di cavarmela.

 

Che rapporto hai con la chitarra? Io lo definirei simbiotico. Ti vedresti mai sul palco senza suonare?

 

Difficilmente. Ci ho pensato un paio di volte, perchè spesso succede che suonare e cantare insieme risulta abbastanza difficile per fare determinate cose. Dipende, poi, sempre dal livello a cui si è. Ho pensato all'idea di avere un secondo chitarrista, ovviamente io la chitarra la imbraccerei lo stesso, ma avere un altro chitarrista mi permetterebbe di portare sul palco anche cose più elaborate. La cosa che mi piace è sempre scegliere musicisti che siano tecnicamente superiori a me, questa è una cosa che mi stimola a migliorare. Si tratta anche di un discorso di affidabilità sul palco mentre suoni.

 

Il 25 febbraio è uscito il tuo primo singolo, "Saremo": perché proprio questa canzone?

 

Saremo è uno dei testi nati in California. Sono molto affezionato a questo pezzo per la sua storia. Non è la canzone più forte dell'album, ma ho pensato che fosse la canzone giusta per presentarsi, per il messaggio di "vivi e lascia vivere" che voglio trasmettere con il pezzo. Mi sembra un bel messaggio per presentarsi.

 

Ti hanno descritto come un "sognatore incazzato". Cosa ti fa incazzare?

 

Questa descrizione mi era stata attribuita in una vecchia intervista. Si riferisce ai temi che affronto nelle mie canzoni, questo mondo a volte utopico, a messaggi, come il "vivi e lascia vivere" che dicevo prima non scontati, e poi c'è quella sorta di presa di coscienza in altri pezzi, quando capisco che, tutto quello che ho detto negli altri pezzi si può realizzare solo se gli altri la pensano come te, ma se già una persona la pensa diversamente, va tutto a farsi fottere e lì mi incazzo (ride NdR). Ma è un incazzarsi anche con se stessi, perchè dici "vabè, potevi aspettartelo". E per quanto riguarda il romanticismo, sono romantico a modo mio, perchè sono quel tipo di persona che magari non è che ti chiede di sposarlo sotto la Tour Eiffel, al massimo sotto la Tour Eiffel ti propongo di andare a bere qualcosa.

 

Programmi per il prossimo futuro?

 

Ora ho un po' di concerti in programma. Il 6 marzo sono a Spaziomusica (Pavia), il 4 aprile a Radio Aut, sempre a Pavia e poi ho altre date tra Milano, Bergamo, Vigevano. Infine, la prima settimana di giugno sarò a Sanremo per Sanremo Rock.

 




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