L'angolo oscuro #5
Le uscite più interessanti in ambito estremo della prima metà di luglio


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 15/07/20
Vista la qualità della progenie estrema di questa prima metà del mese, si potrebbe cantare a squarciagola "Luglio col bene che ti voglio": vediamo le ragioni di questo strano affetto a tinte balneari.
 
eternalrotcoverEternal Rot - Putridarium (Godz Of War Productions)

Dopo la melma asfissiante di "Cadaverine" (2018), si respirano torbide atmosfere da catacomba nella nuova fatica degli Eternal Rot. In "Putridarium", titolo a dir poco programmatico, il trio anglo-polacco esala dalla fossa biologica degli strumenti un doom/death solido e brutale, che puzza di polvere ossea e decadimento, come se i Black Sabbath raccogliessero i cocci di un viaggio acido andato terribilmente a male. I riff viscidi e plumbei e una batteria strisciante originano un sound talmente rancido e malevolo che risulta impossibile non lasciarsi attrarre dalle sabbie mobili della morbilità offerta. Il mix grezzo, gli arrangiamenti non degni di tale appellativo e dinamiche monocordi, permettono di gustare appieno un ameno piatto di frattaglie di zombie che ha l'unico scopo di causare ampie pozzanghere intorno alle nostre gambe tremanti. La grottesca cover a carboncino che fa molto B-movie e un groove insalubre rifiniscono un disco che va ascoltato con la molletta stringinaso.

Tracce consigliate: "Downward Among The Departed", "Descent Into Torment"

blackfuneralcoverBlack Funeral - Scourge Of Lamashtu (Iron Bonehead Productions)

L'ottimo stato di salute dei Black Funeral, già evidente nello scorso "Ankou And The Death Fire" (2018), trova ulteriore conferma nella new release "Scourge Of Lamashtu": una rinascita merito dell'arrivo, alla corte di Akhtya Nachttoter, di Azgorh Drakenhof, responsabile principale dei prolifici Drowning The Light. La divisione dei compiti conduce ancora una volta a esiti positivi, consentendo a una delle band decane dell'USBM di tornare a oscurare di proficuo ritualismo sanguinario i cieli del Texas. Se Michael W. Ford si occupa della voce e degli interludi dark ambient, all'australiano tocca martoriare di tremolo le chitarre e raddoppiarne i riff con le tastiere, per un risultato complessivo sporco, ferale, sinistro. A completare il quadro provvedono una produzione ovattata e ruvida, uno sfondo lirico grondante vampirismo e demoni mesopotamici e una copertina raggelante: old school sino al midollo, in tutto e per tutto. 

Tracce consigliate: "Kassaptu Lemuttu", "Nergal (Lord Who Prowls By Night)", "Seven Udug-Hul"

taakedeathcultcoverTaake & Deathcult - Jaertegn (Edged Circle Productions)

Uno split bestiale e affilato questo "Jaertegn", frutto della collaborazione tra due dei migliori esponenti del black norvegese vecchia scuola, i Taake e i Deathcult. Mentre i primi, ormai sulla breccia dal 1995, non abbisognano quasi di presentazioni, i secondi rappresentano al momento un'entità relativamente sconosciuta alla maggioranza: un vero peccato viste le notevoli performance fornite in "Cult Of the Dragon" (2007) e "Cult Of The Goat" (2017). Quattro tracce, due a testa, che mostrano non soltanto il desiderio (riuscito) di ricreare il clima artico del metallo nero anni '90, ma anche una riverenza morbosa nei confronti di Darkthrone e Beherit, di cui vengono reinterpretate rispettivamente "Ravnajuv" e "Black Arts". Più refrigeranti di un condizionatore settato a palla.

Tracce consigliate: "Jaertegn", "Der Würger"

deathsiegecoverDeathsiege - Unworthy Adversary (Dawnbreed Records)

Gli amanti dell'estremo registrato e distribuito su nastro renderanno omaggi a iosa alla Dawnbreed Records per la scelta di mettere sotto contratto i Deathsiege ed editare la loro demo "Unworthy Adversary" nel formato cassetta. Partigiani di un black/death/thrash così violento e trasgressivo da giungere ai confini del war metal, il duo israeliano di Tel Aviv comprime sette brani in dodici minuti di running time, blaterando ferocemente di un mondo destinato a perire, schiacciato dalle atrocità e dalle barbarie compiute dall'uomo nel corso dei secoli. Echi di Archgoat, Beherit, Blasphemy, Impaled Nazarene, Profanatica, Sarcofago, Sodom, rivisti e corretti secondo la logica di quel songwriting che, dietro il caos sfrenato, nasconde una ferrea osservanza dell'ordine e della disciplina. Rosso underground.

Tracce consigliate: "Drowned By Murderous Force", "Poisonous Worlds", "Dolor Aeternam"

laetitiainholocaustcoverLaetitia In Holocaust - Heritage (Niflhel Records)

Chiudiamo la rassegna con un gruppo tricolore davvero interessante ed eclettico: difficile rinchiudere i Laetitia In Holocaust, infatti, entro una categoria preconfezionata, aspetto che costituisce un punto d'onore per la coppia dello Stivale. In "Heritage", successore dell'apprezzato "Fauci Tra Fauci" (2018), S. ed N. allargano uno spettro sonoro che, sullo scheletro di un black metal liquido e ultraterreno, vive di esplosioni gothic, jazz e progressive tenute insieme dal filo dell'instabilità e da linee di basso infuse di dark ed eloquenza. Un po' ultimi Secrets Of The Moon, un po' Mgła (specialmente per certi gorgoglii epici), gli italici proseguono su una via personale e lo-fi che si nutre di avanguardia e fierezza, con un occhio al nichilismo e l'altro (sempre smentito) alle posizioni scomode dell'Invitta Armata. Peccato per una produzione non all'altezza, ma per il resto iconoclastia (e iconografia) sono nere al cubo.
 
Tracce consigliate: "Dissolution In Black Pastures", "Of Feathers And Doom", "B Minor"



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