L'angolo oscuro #10
Le uscite più interessanti in ambito estremo della seconda metà di settembre


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 01/10/20
Giunge l'autunno e con esso continuano a marciare anche gli eserciti del metallo estremo. Ecco le uscite più interessanti della seconda metà di settembre.
 
evokecover_01Evoke - Seeds Of Death (Pulverised Records)

Quando, durante un mite pomeriggio di autunno, nello stereo inizia a girare "Seeds Of Death", nuvole scure si addensano, corvi gracidanti volano minacciosi, lattine di birra economica scoppiano magicamente; e mentre il resto dell'umanità guarda Netflix giocando a rimpiattino con la paura della morte, la Norvegia, a ragion veduta, aspetta che una qualche creatura scenda dal cielo, spada in mano, per infliggere a questo mondo martoriato il colpo di grazia. Sotto la superficie di un artwork nero pece veicolante immagini escatologiche di punizione, si nasconde il metanfetaminico debutto degli Evoke, giovane act di Oslo ispirato dai Venom, dal thrash sudamericano degli anni '80 e dai connazionali Aura Noir e Deathhammer. Platter diretto, martellante, dal timbro secco e duro, che, malgrado il songwriting derivativo e una produzione leggermente piatta, non deluderà i nostalgici del metal old school a velocità folle e dai jeans sdruciti. Gelatina al napalm.

Tracce consigliate: "Souls Of The Night", "Wrathcurse", "Satanic Rebirth"

marchefunebrecoverMarche Funèbre - Einderlicht (Hypnotic Dirge Records)

Il titolo del quarto LP dei Marche Funèbre, "Einderlicht", in fiammingo significa "la luce della fine": i belgi, dunque, si interrogano, nei sei brani del lotto, sull'altra estremità del viaggio, attraverso un death-doom dinamico, brumoso, epico, potente. La morte, il lutto, la disperazione e il calvario dei vivi, i pensieri suicidi: sentimenti che vengono trattati dai belgi senza indulgere nella depressione, ma con la malinconia e la rabbia di chi, pur sapendo di non poter ormai cambiare le carte in tavola, resta aggrappato a una tenue e confusa forma di speranza. Sullo sfondo Candlemass, Opeth, l'heavy classico e le campagne gotiche inglesi, per una formazione che di strettamente sepolcrale ha soprattutto il monicker. Nella piccola Mechelen soffiano venti avversi.

Tracce consigliate: "The Eye Of The End", "When All Is Said", "Deformed"

onirikcoverOnirik - The Fire Cult Beyond Eternity (I, Vodhanger Records)

Correnti laviche, esplosioni piroclastiche, eruzioni, cumuli di cenere e lapilli. Lo stile screziato della one man band portoghese Onirik, entità da non confondere con gli omonimi brutal deathster italiani, segue metaforicamente le varie fasi di un gigantesco vulcano in attività, glorificandone l'elemento principe: il fuoco. Facendo perno su un BM occulto e dissonante, a metà strada fra gli Immortal e i Panegyrist, cadenzato e crepitante al tempo stesso, "The Fire Cult Beyond Eternity" conferma la solidità artistica del progetto del lusitano Gonius Rex, giunto alla quinta prova in studio e qui supportato alla batteria nientemeno che da Dirge Rep (Gehenna, Enslaved, Orcustus, The Konsortium): scaglie prog e rallentamenti funesti al limite del doom completano una proposta che vede il basso sotterraneo protagonista e un magmatico Stige pronto a salire in superficie con l'adeguata carica distruttiva. Che odore di zolfo!

Tracce consigliate: "Cult Beyond Eternity", "Melodies Of Reflection And Praise", "Apathy Of Might"

proscriptioncoverProscription - Conduit (Dark Descent Records)

In origine furono i Maveth, gruppo finlandese fautore di un blackened death dal sapore esoterico, mai in grado, visti i molteplici impegni dei suoi membri, di sfruttare a lungo un enorme potenziale, eppure capace di lasciare tracce profonde nell'underground locale e non solo. Chiusi i battenti nel 2016, l'anima del vecchio combo, il polistrumentista e cantante Terry "Christbutcher" Clark decide di riprendere il discorso dalla fine e con i nuovi Proscription dà alle stampe "Conduit", un esordio naturale successore di "Coils Of The Black Earth" (2012). Sound di stampo statunitense, acuto, grasso, non troppo marcio, intriso delle qualità atmosferiche dei grandi dell'estremo polacco, Hate in primis: musica che scorre dalle acque reflue, subdola e divoratrice, morbosa come un sabba apocalittico, raccapricciante come un demone in decomposizione. Con Cruciatus dei Lantern alla seconda chitarra e il growl catarroso del leader a menare le danze: notturni.

Tracce consigliate: "I, The Burning Son", "Voiceless Calling", "To Reveal The Words Without Words"

uadacoverUada - Djinn (Eisenwald Tonschmiede)

Accusati sovente di essere dei semplici cloni dei Mgła, gli Uada, grazie a un paio di album discreti, "Devoid Light" (2016) e "Cult Of A Dying Sun" (2018), a una serie di concerti infinita e a una presenza costante sui social media, sono riusciti prima a emergere dal nulla, poi a consolidare la propria posizione, ritagliandosi un buon seguito tra gli appassionati della Fiamma Nera meno oltranzista. Nonostante le critiche e le controversie, il quartetto dell'Oregon continua imperterrita una marcia che vede, ora, la pubblicazione di "Djinn", se non il loro miglior lavoro, sicuramente quello più libero dai vecchi legami. Malgrado il cuore del songwriting conservi un'impronta black, le canzoni risultano altamente godibili anche ai non avvezzi a determinate sonorità: molta melodia, tiro catchy, Alcest Iron Maiden quali nuovi numi tutelari, spolverate post punk e tanti ammiccamenti all'universo mainstream. Audaci.

Tracce consigliate: "The Great Mirage", "No Place Here", "Between Two Worlds"



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