Il canto del cigno degli HIM
Epilogo della favola goth più celebre del pianeta


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 25/07/17

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In un piccolo club finlandese, dei musicisti poco più che adolescenti salgono sul palco per la prima volta: è la notte di capodanno tra il '92 e il '93, lo sparuto pubblico distratto e ubriaco neanche li ascolta, gli amplificatori saltano in aria. Ma non importa, l'avventuroso battesimo di fuoco marchia gli albori dell'epopea HIM: un percorso contrassegnato da una fama planetaria, tutt'altro che semplice e immediata, sempre in bilico tra adorazione incondizionata e critiche malevole. Del resto non potrebbe essere altrimenti per una band il cui simbolo iconografico, l'Heartagram, riproduce l'unione di sentimenti in apparente contraddizione: perfetto condensato di una storia lunga ventisei anni destinata a chiudersi nel giro di qualche mese e che, volenti o nolenti, lascerà un senso di dolce e ambigua nostalgia, "for a frozen heart and a soul on fire".

 

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WICKED GAME

359916waempLa spina dorsale della band, sin dalla prima adolescenza, sfoggia un triangolo perfettamente amalgamato: Ville Valo e Mikko "Linde" Lindstrom frequentano la scuola Pop e Jazz di Olunkylä, Mikko Paananen, alias Migè Amour, si aggiunge di lì a poco. Proprio quest'ultimo propone il nome "His Infernal Majesty" per designare la neonata formazione, successivamente modificato in HIM, sia a causa della difficoltà di pronuncia dei conterranei, sia con lo scopo di evitare pericolosi fraintendimenti: per molto tempo sarà chiesto loro se pullulassero reconditi significati occulti dietro tale scelta, smentiti sempre categoricamente e non suffragati dai contenuti dei brani stessi. In una scena scandinava del periodo satura di black metal, il monicker appare paradossalmente ironico, rappresentando quasi una sfida al sistema. Gli HIM sembrano degli outsiders, dei bambini esclusi che giocano in un angolo in attesa di un'occasione. Nonostante la giovane età evidenziano una padronanza tecnica ineccepibile: Ville Valo, prima che frontman di androgino magnetismo e singer di talento, spicca come abile polistrumentista e i suoi compagni d'avventura non sono da meno. Il trio all'inizio si esibisce come tribute band, tra cover di Black Sabbath, Kiss, Danzig, mentre Valo, almeno inizialmente impegnato al basso, esercita di nascosto la propria voce ascoltando "Angel Dust" dei Faith No More, "Ritual De Lo Habitual" di Jane's Addiction e curiosamente il reggae, molto amato dal nostro. Nel ‘96 si aggiungono alla formazione Antto Melasniemi (tastiere) e Juhana Rantala (batteria), di lì a poco sostituiti definitivamente da Emerson Burton e Gas Lipstick; immediatamente vengono rilasciati due demo, ma le acque restano immobili. La decisione di coverizzare "Wicked Game" di Chris Isaak nell'EP "666 Ways To Love" (1996) risulta decisiva; suonata con piglio muscolare rispetto all'originale, diviene la canzone guida su cui gli HIM modelleranno il progetto vincente della futura celebrità dal punto di vista strettamente musicale oltre che da quello testuale: la malinconia, espressa attraverso un gothic rock con screziature metal, crea una sensazione sublime in grado di far riflettere quanto la sofferenza sia fondamentale per trovare la bellezza. Ecco tracciata la strada maestra. La radio locale impazzisce per il pezzo, la BMG finnica contatta il gruppo e il gioco è fatto: "Ero seduto nella vasca. È stato prima dei cellulari, e il mio telefono stava squillando. Ero bagnato fradicio e saltellavo al telefono. C'era questo tizio che diceva, "Sono tizio-caio della BMG Finlandia." Ho pensato che fosse un amico che mi stava facendo uno scherzo e stavo per riattaccare. Ma si è rivelato essere vero. Ricordo il primo incontro con loro. Non sapevo cosa aspettarmi, così ho indossato il mio abbigliamento anni ‘70. Sembravo Jim Morrison fatto di acido: grande cappotto di pelliccia, pantaloni super scampanati, super-zeppe... fumavo, probabilmente avevo in mano una birra."

 

"Greatest Lovesongs Vol. 666" vede la luce nel 1997: pregevole album d'esordio, attestazione di quanto gli HIM abbiano saputo plasmare un'espressione innovativa e unica che almeno agli inizi non possedeva quel tono artificioso e indebolito da un eccesso di svenevolezza di cui spesso saranno accusati in seguito. Una proposta autentica, fortemente melodica ed easy listening, ma in un'accezione da non ritenersi negativa. Lo spessore artistico di Ville Valo comprova inoltre che il saldo possesso di un'ugola di grande valore e di doti interpretative fuori dal comune possano andare di pari passo con l'esposizione mediatica e la cura per le fogge estetizzanti dell'immagine della band, almeno finché l'impulso creativo regge. Il criticarne gli atteggiamenti adulatori e le pose da poète maudit riproduce un astio infantile e improduttivo, soprattutto se tale giudizio è avulso da un'attenta valutazione dell'operato artistico della band nella sua globalità. Un disco di alto livello dunque: è l'avvio della scalata.

 

EUROPA MON AMOUR

 

razorbladeromance250Un Ville Valo alla Marc Bolan campeggia sulla copertina di "Razorblade Romance" (2000): "Join Me In Death", viene scelto come colonna sonora del film thriller "Il tredicesimo piano", altri due singoli quali "Right Here In My Arms" e "Gone With The Sin" raggiungono la top 20 nelle charts inglesi e tedesche: l'album è numero uno in patria e in terra teutonica. La caratteristica degli HIM è quella di aver conquistato gradatamente la notorietà, piantando bandiere nazione per nazione. Se il debutto ha senz'altro il merito di essere l'episodio probabilmente più genuino e spontaneo della band, il vero connubio ideale di amore e morte, senza che il primo prevalga in modo assoluto, nel secondo opus l'intero lotto di canzoni non mostra debolezze. Soffusi ed estatici, in un alternarsi continuo di dannazione e redenzione, nel suo genere probabilmente rappresenta l'apice dei nostri: ulteriore punto di forza il timbro caldo e profondo di Valo, in grado di donare lustro a ogni tessera perfettamente incastrata nel mosaico compositivo. Intanto la popolarità aumenta e mille copie vengono lanciate sul mercato americano: il primo abboccamento nel nuovo continente, utilizzando la sigla HER per problemi legati a un'omonimia con una band indigena, risulta positivo, contemporaneamente le date in Europa sono sold out, prospera il novero di giovani aficionados.

 

deep_shadows_and_brilliant_highlightsSull'abbrivio del successo viene pubblicato appena due anni dopo "Deep Shadows And Brilliant Highlights" (2001), parziale virata verso un pop rock di facile presa, congegnato al fine di conquistare l'attenzione dell'Europa mediterranea, altamente ricettiva nei confronti di un sound meno spigoloso. L'espediente funziona, sebbene non sono pochi a storcere il naso: la mestizia che pervade i testi e la presenza massiccia di ballads dal sapore agrodolce contrasta con i lavori precedenti, ma non ne risente il lato commerciale. Cigni gotici che planano purpurei e tormentati, atterrando leggiadri in ogni angolo del vecchio mondo, gli HIM sono pronti per una nuova sfida.



THE HEARTAGRAM

 

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Con "Love Metal" (2003) il contagio si estende alla Gran Bretagna: "Per me, con Love Metal abbiamo trovato l'identità della band. Siamo stati in tour così tanto, e abbiamo iniziato a lavorare su del materiale che era più in stile Sabbath, e sentivamo che l'Heartagram era più grande della mia faccia o della faccia di chiunque altro. Volevamo quel simbolo. Ecco perché l'abbiamo messo su Love Metal. Musicalmente, ha tutti gli elementi. La realizzazione creò unità e forza nella band, perché stavamo andando tutti nella stessa direzione. I tour stavano andando davvero bene, stavamo ottenendo maggiori attenzioni in Inghilterra, le cose stavano iniziando a partire in America" [Ville Valo]. L'Heartagram appare magicamente sull'artwork degli scandinavi, sostituendo definitivamente il volto e il corpo di Valo: simbolo raffigurante l'unione di un cuore con un pentacolo rovesciato, dal 2005 racchiuso all'interno di un cerchio, esprime l'unione di bene e male, di amore e odio, di vita e morte, una sorta di moderno yin e yang concepito dal leader qualche anno prima. Saturo di pezzi forse disegnati a tavolino, ma non per questo freddi e meno coinvolgenti, il disco segna la nascita di quel sottogenere chiamato con furbizia ed esagerazione "Love Metal", di ascendenza e adesione squisitamente finlandese, in cui poi si identificheranno entità quali Sentenced, Entwine, To Die For, Rasmus. Tuttavia non sono più solo torme di teenager adoranti a seguire il combo finnico, ma un pubblico eterogeneo e alternativo, stregato da una miscela di generi difficilmente etichettabile. Il fascino straordinario di "Buried Alive By Love", "Sweet Pandemonium" e della sperimentale "The Path" proietta gli HIM nel mercato mondiale: da questo momento i cinque musicisti si dimostreranno efficaci più nella produzione di singoli che di LP omogenei per valore ed equilibrio, regredendo pian piano in un manierismo dolcificato, seppur di buon profitto.

 

COWBOYS FROM HELSINKI


and_love_said_no250L'incontro di Valo con Bam Margera, skater, videomaker e volto noto di MTV, che adotta l'Heartagram come logo nella propria trasmissione, "Viva La Bam", facilita l'ingresso dei finlandesi negli Stati Uniti. Se con "Razorblade Romances" e "Love Metal" erano state gettate le premesse, le 500.000 copie vendute da "Dark Light" (2005), prodotto dal colosso Warner, valgono agli HIM il disco d'oro. Nel nuovo lavoro assistiamo a una sorta di back to the roots:. tornano a farsi sentire le chitarre e sebbene nulla di nuovo brilli sotto il sole (oscuro), Valo gigioneggia ispirato e risulta difficile non lasciarsi coinvolgere dalle melodie di "Vampire Heart" come da quelle di "Killing Loneliness", in un ritrovato equilibrio fra romanticismo e spirito gotico dopo la priorità conferita ai sentimenti in "Love Metal". Gli HIM mantengono un discreto stato di salute, i concerti si moltiplicano, al Download Festival dividono il palco con Black Sabbath e Velvet Revolver. Il boom a livello intercontinentale comporta però delle conseguenze: in particolare Valo, complice il suicidio di un amico, inizia ad affogare nell'alcool i propri tormenti. "Venus Doom" (2007) ne risente: se la cupezza impera e le liriche vivono di negatività assortite, il full lenght che nelle premesse doveva rappresentare un ibrido di Black Sabbath e Metallica risulta non riuscitissimo, gonfio di scontati ritornelli e impacciati rallentamenti di sapore doomy, e piuttosto complicato in fase di registrazione: "Ho cercato di prenderlo il più alla leggera possibile, di mangiare qualcosa giusto per passare la giornata. E poi mi è risultato più facile quando siamo andati a Los Angeles per il mixaggio, ma una volta che il mixaggio ha iniziato ad andare bene, ho iniziato a bere ancora. E allora la situazione si è fatta davvero critica, e ad un certo punto ho detto al nostro manager "Non posso farcela, ho bisogno d'aiuto". Sono andato dai medici che mi hanno detto "Devi andare subito al pronto soccorso". Ho detto "Non posso, perché devo fare un'intervista". È divertente, ci stavo scherzando sopra, ma tutto era incasinato. E allora Seppo, il nostro manager, mi ha aiutato a trovare un posto a Malibu dove ho potuto prendermi un periodo di pausa. Questo ha aiutato davvero. E dopo questo, sono stato sobrio per circa quattro anni" [Ville Valo]. Da qui la decadenza d'ispirazione, già intrapresa qualche anno prima, accelera il suo corso; tuttavia il biennio 2007/2009 spicca per intensità in sede live. Ville si riprende e, sebbene non in grandissima forma, guida il gruppo come headliner al Projekt Revolution e nei concerti di supporto ai Metallica negli Usa e in Europa: tuttavia qualcosa si rompe definitivamente nonostante l'incredibile trionfo, nei teatri di tutto il mondo, del "Venus Doom Tour".

 

GLI ULTIMI FUOCHI

 

359918waempLa nuova vena del gruppo on stage non corrisponde a una ritrovata audacia in studio: "Screamworks: Love In Theory And Practice" (2010) sorge leggero e plastificato: benché non manchino momenti piacevoli, a partire dal buon bilanciamento acustico delle varie strumentazioni, diventa difficile non affibbiare la patente di album affettato e senza personalità. "In Venere Veritas", "Scared to Death" ed "Heartkiller", studiati per essere sintetici brani pop d'alta classifica, non si distinguono l'uno dall'altro, deludendo gli appassionati nostalgici e legati a ben altre vibrazioni; scompaiono le atmosfere dark, le chitarre appaiono prive d'energia, imperversano le tastiere, prevalgono toni rilassati. I fans restano sconcertati, le vendite non decollano: gli HIM arrancano svuotati, dimezzano pesantemente i live, inaspettatamente non prendono parte alla consueta esibizione di capodanno al Tavastia Klubi, sancta sanctorum del gruppo. A ciò si aggiunge la fine della collaborazione con la Warner: lo strano silenzio ulula assordante. Anche le condizioni del batterista Gas Lipstick, affetto da una patologia agli arti superiori e momentaneamente fermo, gravano sull'assenza degli HIM dalle scene.

 

tearsontape250Dopo una compilation pubblicata nel 2012, nel 2013 è la volta di "Tears On Tape", morbido e intrigante, nelle intenzioni un incrocio tra Roy Orbison e Kyuss, nei fatti un gradevole prodotto modern retro: il platter ottiene un notevole riscontro, l'entusiasmo temporaneamente riaccende i riflettori, Sudamerica e Cina aprono le porte al vellutato ghiaccio nordico, ma sono gli ultimi graffi. Capaci di rimanere sulla cresta dell'onda per un lasso di tempo consistente, gli HIM decidono di sciogliersi definitivamente; risoluzione certo amara, ma in fin dei conti necessaria a scongiurare il penoso logorio di una formula apparentemente inossidabile e rischiare così di smarrire la stima e l'affetto conquistati in una carriera sfolgorante. Il pensiero di trascinarsi stancamente in bislacchi tentativi di rigenerazione non appartiene al verbo del quintetto: la corsa sulle montagne russe finisce, non prima di un tour d'addio europeo che si protrarrà sino a dicembre 2017 per il saluto definitivo, "in joy and sorrow".




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