Gogol Bordello, Eugene Hutz
Filosofia e viaggi, passato e futuro raccontati dal cantante e attore di origini zingare


Articolo a cura di Marco Ferrari - Pubblicata in data: 07/09/11

Articolo a cura di Tommaso Canetta
Foto a cura di Annalisa Russo
Video a cura di Christopher Sabbatini



Sto lavorando ad un progetto con Adriano Celentano”. In bocca a Biagio Antonacci o a Eros Ramazzotti sarebbe una notizia interessante. Ma se a dirlo è Eugene Hütz, 39 anni, cantante e leader dei Gogol Bordello, è stupefacente.

 

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Il gruppo gipsy-punk ha da poco terminato il concerto al Sziget, il festival musicale di una settimana che si svolge ogni agosto sull’isola di Obuda, vicino a Budapest. Hütz e gli altri sette componenti della band hanno eseguito alcuni brani classici del loro repertorio, più alcune novità dall’ultimo album “Transcontinental Hustle”.

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Il frontman del gruppo si presenta nella conference room sorseggiando un bicchiere di vino bianco. Dopo qualche battuta iniziano le domande. Gli occhi chiari che vagano per la stanza e un sorriso dietro i baffi alla Frank Zappa, Hütz evita la prima domanda sul suo rapporto di amicizia con Madonna, ma da qui in poi non risparmia scherzi e considerazioni profonde.

Guarda il Video - Eugene Hütz scherza con un cronista


Il signficato della vita? Sono felice che me l’abbiate chiesto, perché ho la soluzione a tutti i vostri problemi”, risponde sogghignando Hütz. “Il significato della vita è essere gioiosi. Non l’ho inventato io, vi sto solo passando la conoscenza”. Un po’ di Aristotele, un po’ del Buddah, il cantante dei Gogol Bordello si lancia in una spiegazione filosofica della gioia.

Guarda il Video - Il significato della vita spiegato da Eugene Hütz

Dalla descrizione della sua giornata tipo alla più grande invenzione di tutti i tempi (“condoms”), le domande si susseguono. Un tema ricorrente nelle risposte di Hütz è la sua recente esperienza in Brasile. “Il Brasile è come potrebbe essere l’Est Europa se avessimo il sole”, dice scherzando. “Noi dividiamo la sofferenza, loro la gioia”, aggiunge con un filo di amarezza. “È grazie al Brasile che ho scoperto la vita diurna. Prima vivevo solo di notte, perché nelle grandi città europee e americane il giorno fa schifo, sei intrappolato come un topo in mezzo a gente depressa e ti diverti solo di notte. In Brasile hanno scuole di samba dove gente di ogni estrazione sociale, di giorno, va a divertirsi e sfogarsi. Noi ci attacchiamo alla vodka”, dice Hütz.

Gli occhi chiari di Eugene Hütz si accendono quando parla dell’Italia, “un paese che amo”. Nonostante la brutta esperienza di qualche giorno passato nelle carceri italiane (era stato scambiato per uno zingaro che aveva rubato qualcosa), l’Italia gli è sempre rimasta nel cuore. I suoi concerti nello Stivale sono frequenti e il pubblico è sempre entusiasta, anche delle bestemmie in italiano che si sentono in “Santa Marinella”, la canzone che parla proprio dell’episodio dell’arresto. “Non sono un esperto e quindi non mi sbilancio sulla situazione politica in Italia”, risponde a domanda Hütz. “Ma qualsiasi cosa contro la destra conservatrice suona abbastanza bene. Ora è un momento triste per l’Italia ma, alla fine… venceremos”, ammicca divertito. “È buffo che l’Italia o la Francia si ritengano capitali del fashion, quando Berlusconi e Sarkozy non sono altro che l’imitazione della moda di George Bush”, aggiunge in tono provocatorio.

Guarda il Video - Eugene Hutz – Io e l’Italia

Prima dei Gogol Bordello c’erano Hutz and the Bela Bartoks. Eugene Hütz parla di quell’esperienza raccontando al gruppo di giornalisti rimasti un aneddoto. “Suonavo punk-rock, prima ancora dei Bela Bartoks. Una sera incontrai un suonatore di blues che mi disse “questo non è il meglio che puoi fare”. Io ci rimasi piuttosto male e risposi “sto facendo delle cose piuttosto fighe amico”. Allora il bluesman mi portò a casa sua e mi fece ascoltare un disco di Bartok. Ricordo che mi disse “questo è un altro tizio dell’Est. Lui ha preso generi diversi e influenze diverse, e ha creato qualcosa di unico. Dovresti farlo anche tu”. Interpretai quell’incontro come un segno, e ne ho tratto molta ispirazione. Da qui il nome Hutz and the Bela Bartoks”. Hütz si ferma un attimo e attacca il secondo bicchiere di vino bianco. “Poi dovemmo cambiare nome”, riprende. “Nessuno in America aveva idea di chi fosse Bartok. Decidemmo allora per Gogol Bordello. Salvo renderci conto che nessuno conosceva nemmeno Gogol”, conclude ridendo.


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Le ultime battute della conferenza si mischiano coi bassi che iniziano ad arrivare dal vicino main stage. Alla domanda sulla sua carriera da attore (nel 2005 ha recitato in “Ogni Cosa E' Illuminata” e nel 2008 in “Sacro e Profano”) Hütz risponde ancora una volta con l’ironia: “Quando lavori ti devi svegliare alle sei. Un film ogni due o tre anni per me è più che sufficiente”. Ed è quando ormai sta per uscire dalla conference room che, preso in disparte, confida che sta lavorando ad un progetto con Adriano Celentano. A chi suonasse strano che un cantante ucraino gipsy-punk possa avere una grande ammirazione per “il molleggiato”, basti sapere che in tutta l’allora Unione Sovietica, dall’Est Europa fino al Centro Asia, Celentano e Cutugno sono stati per decenni i cantanti occidentali più amati e conosciuti. A quanto pare Eugene Hütz proverà a dare il suo tributo a questo amore.


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