Oggi vuole la leggenda che Whole Lotta Love fosse il brano che Jeff Buckley canticchiava prima di scomparire tra i meandri del Mississippi…
Quando nel 1969 uscì come singolo in America, fu subito chiaro che questa canzone era destinata a lasciare un segno nel Rock. Non fu un inno generazionale, non fu un brano rivoluzionario, non fu forse nemmeno la migliore dei Led Zeppelin. Eppure quella sua immediata sfrontatezza sarà pietra di paragone per tutti gli anni ’70, quel suo incedere corazzato un manifesto per il genere Metal; il suo status di brano mitico è ancora oggi più risplendente che mai.
In Disco
Whole Lotta Love fu registrata agli Olympic Studios di Londra nell’aprile 1969, appena prima che il gruppo s’imbarcasse per il suo secondo tour degli Stati Uniti; la produzione fu affidata allo stesso Page. Inserita come traccia d’apertura del Peso Massimo Led Zeppelin II, finì per esserne la canzone più rappresentativa. Fu rilasciato come singolo in USA il giorno 11-07-1969, in aperto contrasto con il volere della band che non gradiva i 45 giri: arrivò comunque alla posizione n°4.
Il riff girava già da tempo in testa a Page, memore del vecchio classico di Wille Dixon, You need Love. Quella di riprodurre vecchi temi blues a tutto volume era del resto una prassi per gli Zeppelin. Mai come in questo caso però, l’aderenza al vecchia melodia era meramente simbolica. WLL era eccessiva, strafottente, volgare, culturalmente nulla; quindi meravigliosa: l’epitome del gruppo. La sua costruzione con l’inserimento progressivo degli strumenti (chitarra – basso – voce – batteria) diventerà assioma; le forzature nel registro acuto di Plant saranno d’esempio per tanti, da Gillan a Kiske. Tra tutti i riff di Page, forse tra tutti i riff hard rock, questo è sicuramente il più sintetico ed immediato, così come il suo messaggio: amore, sesso, possessione, maschilismo e perversione. La bizzarra sciarada centrale di rumori, ululati di theremin, treni in manovra, bombardamenti al Napalm è puro sferragliare metal che, attraverso una giusta suspanse, prepara l’ascoltatore al liberatorio, conciso, rapidissimo solo di Page e alla rullata di Bonzo. In tutto, la definitiva pietra tombale sull’era delle jams soffici e delle “hit pop” alla Beatles. Il testo di Plant è sfacciato, ai limiti del buongusto, ma pur sempre di purissima tradizione blues, il cantante ne esaspera la sessualità sottolineando ogni accento con urla e spasimi orgasmici.
You been coolin'
And baby, I've been droolin'
All the good times, baby, I've been misusin'
A way, way down inside
I'm gonna give ya my love
I'm gonna give ya every inch of my love
Portando alle estreme conseguenze il sound di Communication Breakdown, i Led Zeppelin avevano definitivamente spiccato il volo.
In Live
Nonostante fosse proposta in modo più o meno esplicito già dal tour americano della primavera del 1969, Whole Lotta Love entrerà stabilmente in repertorio a partire dai concerti inglesi del gennaio 1970 e avrà la prima vera consacrazione nel grande concerto della Royal Albert Hall il 9 gennaio 1970. In scaletta prese il posto di "How Many More Times", in chiusura di scaletta; come il suo predecessore, questo brano divenne subito il contenitore preferito per gli sterminati medley a base di Elvis, John Lee Hooker, Buddy Holly e tutto ciò che passava per la testa di Plant e Page: solitamente era il momento in cui il chitarrista poteva sfogarsi nell’utilizzo del theremin, da cui cavava grida elettriche spaventose mentre il resto del gruppo non lesinava percussioni e ritmi tribali.
Tra il 1971 e il 1973 è uno dei cardini dei live arrivando a durare oltre i 20’ e contendendo a "Dazed and Confused" il “primato” del concerto; sterminato l’elenco delle citazioni in essa incorporate: Boogie Chillun’ (John Lee Hooker), That's All Right Mama, Mess o’blues (Presley), Fixin’ to Die (Bukka White), Everybody needs somebody (Solomon Burke) oltre a estemporanee hits del momento dai Buffalo Springfield ai Guess Who.
E’ più o meno in questa forma che appare nel live ufficiale "The Song remains the Same", nel triplo CD "How the west was won" e nella raccolta BBC Sessions.
Nei più controllati concerti del 1975 è uno dei bis, spesso unita ai riff di "Black Dog". Stessa sorte nel tour del 1977. Molto più discontinue invece le apparizioni nei tour del ’79-’80. Nonostante la creatività, la totale improvvisazione dei medley e la foga da fine concerto, il riff della canzone, così conciso e nervoso, non sarà mai efficace come nell’incisione ufficiale.
L'Impatto Culturale
Who Lotta Love non fu il primo brano Hard&Heavy, non fu la genesi dell’heavy metal e neanche dell’hard: fu però il primo vero successo planetario del nuovo genere. Come singolo arrivò al quarto posto in America; l’album fu n°1 sulle due sponde dell’Atlantico spodestando Abbey Road dei Beatles. Il suo esempio illuminò tanti giovani gruppi ancora indecisi sulla direzione da prendere e spinse i discografici a investire sul sound pesante; il 1970 sarà in effetti l’anno dell’esplosione dell’ Hard Rock.
I Black Sabbath, dopo un esordio dark in aria prog, sfornarono "Paranoid"; i Deep Purple pubblicarono in 45 giri "Black Night" e "Speed King" dopo anni passati a suonare addirittura con la Royal Philarmonic Orchestra. Dietro di loro: gli Uriah Heep di "Gypsy", gli Stray con "All in your Mind". Poi May Blitz, Nazareth, Leaf Hound e tanti altri. In America l’impatto fu forse ancora più devastante e duraturo, tanto che gli Zeppelin per tuta la loro carriera ebbero più successo in USA che in Patria. Ancora assuefatti al formato “a tre” di Cream ed Experience, i nuovi “power trio” abbandonarono la psichedelica e potenziarono i volt dei Marshall; Grand Funk Railroad, James Gang, ma anche Mountain e Guess Who venivano a turno contrapposti agli Zeppelin (con sommo sdegno di Jimmy Page).
Who Lotta Love creò dunque una generazione di cloni, di mostri, o di grandi musicisti? La risposta sta solo nel gusto dei singoli. Sicuramente il successo fu assicurato per tutti.
Una Playlist per Who Lotta Love
Willie Dixon, Muddy Waters - You Need Love (1962)
Jeff Beck – Let me love you
Truth - 1968
Spooky Tooth – Evil Woman
Spooky Two – 1969
Steppenwolf – Power Play (Singolo n°31 USA, 08-1969)
Monster – 1969
Deep Purple – Speed King (Singolo n°2 UK, 06-1970)
In Rock – 1970
Atomic Rooster - Friday The Thirteenth
Atomic Rooster - 1970
Uriah Heep – Gypsy
Very 'Eavy...Very 'Umble - 1970
Black Sabbath – Paranoid (Singolo n° 4 UK, 08-1970 - n°61 USA, 11-1970)
Paranoid – 1970
Stray – All in your Mind
Stray - 1970
Grand Funk Railroad – Mr. Limousine Driver (Singolo n°97 USA, 11-1969)
Grand Funk – 1970
Mountain – Mississippi Queen (Singolo n° 21 USA, 05-1970)
Climbing! – 1970
Cactus - Parchman Farm
Cactus – 1970
James Gang – Funky n°48
Yer Album – 1970
Guess Who – American Woman (Singolo n°1 USA, 03-1970 - n° 19 UK, 03-1970)
American Woman - 1970
Amon Duul 2 - Archangels Thunderbird
Yeti - 1970
Riferimenti e fonti:
Davis Stephen, Il martello degli dei. La saga dei Led Zeppelin, Arcana Musica, 2004
Dave Lewis, Led Zeppelin: The Concert File, Omnibus Press, 1997
http://www.allmusic.com
http://www.billboard.com
Immagini:
http://www.vjez.com/zep/default.asp - Discografia Led Zeppelin
http://www.stryder.de/index.html - Database dei live dei Led Zeppelin