Il genio puro: quando i veri artisti lasciano un'eredità imperitura
La morte di un'artista non determina la morte della sua opera


Articolo a cura di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 21/05/13

La funerea occasione, il triste spunto da cui scaturisce questa riflessione è dato dalla recentissima morte di Ray Manzarek, cofondatore, assieme a Jim Morrison, John Densmore e  Robby Krieger dei The Doors, una di quelle band storiche, leggendarie che tutti conoscono, anche chi non è magari appassionato di rock o di musica psichedelica. Jim Morrison ci ha lasciato versi poetici, stranianti, trasudanti passion, visione di spaccati di vita particolari; Ray Manzarek ci ha lasciato indimenticabili parti di tastiera che dall'orecchiabilità sfociavano ben presto in interminabili momenti psichedelici al limite tra il trip d'acidi e la dissonanza armonica che poi tornava al tema principale come se nulla fosse, come se tutto fosse naturale ("Light My Fire" è forse l'esempio più lampante che possa venire in mente).


Il decesso di qualsiasi essere vivente è un qualcosa di incontestabilmente triste, ma ci sono persone, personaggi, artisti che più di altri lasciano un segno, un marchio indissolubile nella storia moderna. Nel nostro settore, si potrebbe dire tracciano un solco non indifferente sul vinile della storia della musica che gira in continuazione: ogni tanto la puntina salta, ogni tanto la puntina incide così forte sulla superficie, che inizialmente pensi con orrore che quella parte sia rovinata per sempre, invece ti accorgi che in quel punto il disco non salta, anzi, in un certo senso pare scorrere meglio e con più piacevolezza, facendo diventare un'importante promemoria, un indimenticabile ricordo, quel che poteva inizialmente parere un madornale screzio.


Il genio. La sregolatezza. La naturale capacità di pensare fuori dagli ordinari schemi. La naturale capacità di realizzarne di nuovi. L'idea implicita di non avere punti di riferimento se non se stessi ed i propri impulsi che molto banalmente possono essere chiamati "creatività". Sono aspetti che non tutti coloro che possono e vorrebbero fregiarsi dell'appellativo di "artista" in realtà hanno. Si pensi a Jimi Hendrix, il primo chitarrista che ha pensato che sfruttare la naturale saturazione degli amplificatori causata da un eccessivo segnale in entrata avrebbe aperto nuovi orizzonti e nuove soluzioni sull'uso della chitarra elettrica; si pensi agli stessi The Doors, i quali mischiavano l'irruenza del rock nascente con soluzioni melodiche tipiche del pop, l'irregolarità psichedelica e la poetica vera e propria; si pensi ai (fortunatamente ancora vivi) Black Sabbath, i quali non hanno iniziato pensando di creare un vero e proprio nuovo mondo musicale (il Metal nelle sue sfaccettature più sulfuree ed ipnotiche), ma semplicemente sfogando idee che per loro, in fin dei conti, risultavano "semplicemente" buone, interessanti. Le loro intuizioni son state definite a posteriori "geniali", ma per Tony Iommi e soci erano le melodie più naturali che potessero mai scaturire dalle proprie sinapsi celebrali. Si pensi a Ronnie James Dio: voce indimenticata ed indimenticabile, canonizzatore del gesto delle corna che dal 1980 in poi è stato il segno distintivo di tutti i rocker ed i metalhead del mondo. Si pensi ai Queen di Freddie Mercury, creatori di un rock con forti richiami operistici se vogliamo e che, così come i The Doors di Morrison e Manzarek, sono riusciti con il loro operato ad esser conosciuti anche da colui che di musica non se ne intende.


Gli esempi potrebbero continuare fino allo sfinimento: Led Zeppelin, Deep Purple, ma anche Michael Jackson, Sex Pistols e Nirvana (in un modo o nell'altro, piaccia o non piaccia, sono stati anche loro solchi importanti dell'LP della storia della musica). Il venir meno di un artista, lo stroncamento di una band è sempre un avvenimento triste e doloroso, ma possiamo guardare, da ascoltatori, da fan, da amanti della musica, il famigerato e proverbiale bicchiere mezzo pieno: i lavori che ci ha lasciato rimarranno per sempre, e per sempre verranno ricordati senza possibilità alcuna di precipitare nel baratro dell'oscuro oblio. Perché il genio, la vera genialità, resiste anche dopo la morte. Anzi, potremmo affermare che il genio, quello vero, quello puro, vince con facilità e sarcasmo la falce dell'oblio, acquisendo l'aura di immortalità artistica, storica, mnemonica.




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