Speciale Alta Fedelta' - Pt 2
la seconda puntata a cura del nostro esperto Lorenzo Belloli


Articolo a cura di Lorenzo Belloli - Pubblicata in data: 20/05/09

LA MUSICA E L'AMBIENTE (parte prima)


Se avete passato indenni la prima puntata, possiamo addentrarci nei meandri occulti dell'alta fedeltà, cercando di capire quali sono i primi passi per poter ascoltare correttamente un brano musicale.
Innanzi tutto è bene fare una precisazione: un impianto di alta fedeltà NON è un impianto che suona forte, costituito da apparecchi professionali o peggio ancora da discoteca. Questa cari amici non è alta fedeltà ma RUMORE.
Se volete avvicinarvi a questo mondo, diffidate SEMPRE di chi vi spaccia un apparecchio come “professionale”; tale apparecchio non sarà MAI un prodotto di alta fedeltà.
Purtroppo, addentrandoci in un settore di nicchia, bisogna scontrarsi con la scarsa divulgazione di notizie in merito. Spesso e volentieri parlando con un pubblico non avvezzo a questa malattia, mi sento rispondere, a fronte dei costi prospettati per un determinato impianto, frasi del tipo: “ma dove si mettono queste casse? In una discoteca?”. L'alta fedeltà non è nulla di tutto ciò.
 
La riproduzione fedele di un brano musicale ha conosciuto negli anni varie metodiche, la più diffusa delle quali è certamente la stereofonia.
La stereofonia è un sistema di riproduzione basato su due canali d'ascolto, il destro e il sinistro.
ATTENZIONE: un impianto dotato di due diffusori (casse) non è da considerarsi necessariamente stereofonico. L'ottenimento della stereofonia è condizionata dal segnale inviato ai diffusori: se esso non è stereofonico, l'effetto sopra citato sarà impossibile da ottenere.
Esempio: se colleghiamo due piccoli diffusori ad una radio portatile il cui segnale in uscita è monofonico, non otterremo un impianto stereofonico, ma semplicemente un doppio mono.


Dato per scontato di possedere un supporto (cd, vinile ecc.) registrato con segnale stereofonico ed una catena in grado di riprodurlo, passiamo ad analizzare come esso interagisce in un ambiente d'ascolto casalingo.


Dopo oltre vent'anni di militanza nel settore, posso affermare di aver conosciuto una serie infinita di personaggi ed aver ascoltato un gran numero di impianti Hi-Fi. Nella maggior parte dei casi, il fattore più trascurato è proprio l'interazione tra l'ambiente e l'impianto stesso.
Tradotto in termini ultraterreni, è importantissimo valutare correttamente le dimensioni della stanza e il posizionamento dell'impianto all'interno di essa.


Il segreto sta ovviamente nel riuscire ad ascoltare il segnale stereofonico nella maniera corretta; per poterlo fare è indispensabile (e questa è una delle pochissime regole certe nell'Hi-Fi) sottostare a due diktat:

- Sistemare i diffusori in posizione corretta;
- Sistemare il punto d'ascolto al vertice di un triangolo immaginario.

Provate a dare un'occhiata al disegno sottostante.


speciale_alta_fedelta_2_03



Ho semplificato enormemente il problema ma nell'immagine che vedete ho riprodotto una situazione d'ascolto “ideale”.


Cosa notiamo?


Innanzi tutto che la stanza non è quadrata. Meglio ancora: la stanza non deve essere cubica e di questo ne parleremo prossimamente.
I diffusori si trovano equidistanti dal punto d'ascolto e formano con lo stesso un triangolo immaginario (righe blu). Questa è condicio sine qua non per ottenere l'effetto stereofonico. Venendo a mancare il posizionamento a triangolo tra diffusori e punto d'ascolto, tutto decade e potete tranquillamente cambiare pagina.
Le righe rosse che vedete uscire dai diffusori sono invece una sorta di dispersione laterale del segnale musicale (più avanti capiremo di cosa si tratta).
Basta questo per ascoltare correttamente un brano musicale?
Magari...
Ora vi accenno a qualche piccolo problema a cui andrete incontro cercando di riprodurre questa situazione, prendendo coscienza che molte persone (chiamati in gergo “audiofili” - ovvero appassionati di alta fedeltà) ci perdono letteralmente il sonno e il senno; scusate il gioco di parole.


Fino ad ora infatti non abbiamo parlato di dimensioni e alcune domande potrebbero “sorgere spontanee”:

- Quali sono le dimensioni o meglio la cubatura ideale della stanza d'ascolto?
- A quale distanza devono essere posizionati i diffusori tra loro? E a quale distanza dalle pareti posteriori e laterali devono essere sistemati?
- A quale distanza deve essere posizionato il punto d'ascolto?
- I diffusori vanno o non vanno inclinati lateralmente verso il punto d'ascolto? E se si, di quanto?


State impazzendo? Vi ho rotto le scatole? Ahahahah immaginavo... beh iniziate a sapere che una risposta precisa a queste e molte altre domande non c'è; vi sono molte teorie, tutte giuste e tutte sbagliate e questa non è la sede opportuna per analizzarle. Diciamo che poi proveremo a ragionare su una delle più diffuse in assoluto, ma questo avverrà solo nella puntata successiva... per ora siete salvi...


speciale_alta_fedelta_2_01


Prima di fare ciò è necessario fare delle considerazioni importanti.
Tutto parte da alcune nozioni di fisica, alcune di semplice comprensione, altre piuttosto complesse e ancor più difficili da spiegare in una situazione come la nostra e quindi cercheremo di evitarle.
Proviamo a farlo in questo modo: cosa genera il suono?
Analizzando una catena di riproduzione da monte (sorgente) a valle (punto d'ascolto), abbiamo questa situazione:

- sorgente (es. giradischi) che legge il nostro supporto (disco vinile) e lo trasmette all'amplificatore;
- amplificatore che, come dice il termine, amplifica il segnale proveniente dalla sorgente e lo trasmette ai diffusori;
- diffusori che trasformano il segnale elettrico proveniente dall'ampli in movimento meccanico degli altoparlanti.

Lo spostamento d'aria creato dal movimento degli altoparlanti genera un'onda che produce la cosiddetta “pressione sonora” che arriva alle nostre orecchie sotto forma di musica, parole, rumori ecc...
Ovviamente il discorso è valido anche per un qualsiasi strumento musicale; ad esempio una batteria percossa, genera uno spostamento d'aria che produce la pressione sonora che arriva poi alle nostre orecchie.
Ma cosa esce dagli altoparlanti?
Semplificando sempre al massimo, possiamo dire che ogni nota, di ogni strumento, si propaga nell'aria sotto forma di onde sinusoidali costituite da una compressione (semionda positiva) e da una rarefazione dell'aria (semionda negativa), uguali ed opposte.
Nell'aria tali onde viaggiano alla velocità di circa 334 metri al secondo.
Vi è una relazione fondamentale tra onda sonora, tempo e velocità.
Quando sentirete parlare di frequenze, s'intende il numero di onde riprodotte nell'aria nell'unità di tempo, ovvero in un secondo.
I suoni udibili dall'orecchio umano hanno uno spettro compreso tra 20 e 20.000 Hertz (Hz).
La frequenza determina l'altezza, ovvero la nota di ciascun suono. Minore è la frequenza, minore sarà l'altezza e più bassa sarà la nota.
Nelle conversazioni da bar dello sport si parla di “bassi”, giusto?
Verosimilmente, maggiore è la frequenza, maggiore sarà l'altezza e più alta, o meglio acuta, sarà la nota... i famosi “alti” di cui sopra...


Indicativamente possiamo dire che alle frequenze comprese:

- tra 20 e 500 Hz appartengono suoni gravi (bassi)
- tra 500 e 5000 Hz appartengono suoni medi
- tra 5000 e 20000 Hz appartengono suoni acuti (alti)


Per convenzione l'altezza di un suono è aumentato di un ottava quando la sua frequenza è raddoppiata, di due ottave quando è triplicata e così via...


speciale_alta_fedelta_2_02


Per ottenere un “suono” è necessario che queste note vengano riprodotte in una successione regolare, ritmica di frequenze. La voce umana si comporta nello stesso identico modo ed è solitamente compresa in un range di frequenze ben precise (ma a questo ci arriveremo in seguito).
Per quale motivo vi ho martellato le scatole con queste nozioni?
Semplice... dividete la velocità di propagazione del suono (334 metri) per una determinata frequenza e ne otterrete la sua lunghezza d'onda. Prendiamo ad esempio gli estremi di banda udibile: una frequenza di 20 Hz avrà una lungezza d'onda di 16,7 metri, una di 20mila Hz sarà lunga solamente 1,67 cm.
Per essere riprodotta correttamente un'onda sonora è necessario che si sviluppi in toto e questo influisce sulla resa del nostro impianto HiFi casalingo. Ammesso che qualcuno di voi possieda diffusori in grado di riprodurre i 20 Hz (successivamente vedremo che questi limiti sono difficilmente avvicinabili), quanti di voi dispongono di 16,7 metri tra la parete frontale del diffusore e la parete alle spalle del punto d'ascolto?
Bene, con questa domanda abbiamo iniziato a capire uno dei grossi limiti dell'alta fedeltà, ricordate? La perfezione non esiste... alla prossima puntata.


Leggi la Prima Puntata dello Speciale Alta Fedeltà


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