Stereophonics - Speciale anteprima "Graffiti On The Train"
Si cambia sound, si gioca un po' di mestiere, manca il mordente. Ecco le prime impressioni sul nuovo, imminente album degli Stereophonics.


Articolo a cura di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 26/02/13

Cosa si può anticipare del nuovo album degli Stereophonics? Intanto una cosa certa: non vi sarà contenuta nessun altra "Have a nice day" o "Maybe tomorrow". Già dal nostro primo ascolto in anteprima capiamo che Kelly Jones e soci hanno voluto davvero fare un album diverso dal solito disco brit, esattamente come hanno affermato; tuttavia l'eterogeneità del lavoro non sembra seguire una linea musicale né coerente né veramente originale.


stereophonics_speciale2013_01Abbiamo in seguito commentato assieme al frontman gallese le novità che questo album porta nella sua carriera. Lui è ora un tranquillo trentottenne, ma ancora coi capelli sollevati come da un'improvvisa folata di vento; ci spiega cordialmente che dopo anni di tour era ora di staccare, prendersi un po' di tempo e vedere che direzione prendere. "Di solito impiegavamo sei settimane per fare un album, questo invece ha richiesto molto più tempo". Cambia anche l'etichetta discografica, che sarà la Sour Mash di Noel Gallagher in cui sembra che gli Stereophonics abbiamo trovato le mani più libere di un tempo. Infatti alla base di "Graffiti On The Train" c'è una sceneggiatura scritto dallo stesso Kelly che parla di una coppia in roadtrip per l'Europa, "un incrocio fra 'Quadrophenia' e 'Stand by me'".

Musicalmente questo lavoro ha molto meno il sapore dell'Inghilterra anni Novanta o degli Oasis: la voce assume vibrazioni diverse rispetto a quelle gallagheriane e si fa più morbida, meno graffiante; i tempi si dilatano, spaziano gli archi e nel frattempo il rock regredisce a solo un paio di tracce. "Nell'attidudine è molto simile al nostro primo album", ovvero c'è meno aspettativa e più libertà di fare le cose così come vegono, ma anche molta più esperienza e, aggiungeremmo noi, una certa dose di mestiere: rispetto a "World Gets Around" e la sua apprezzabile (per quanto poco originale) grinta brit rock, il nuovo lavoro risente di un'eccessiva pesantezza generale e privo di vere idee musicali forti. Trova spazio fra le molte variazioni perfino un'oleografica interpretazione blues soul alla Sam Cooke ("Been caught cheating") che spiazza quanto un valzer al Wacken. Mentre le mode cambiano "bisogna seguire la propria strada", dice Kelly, perché "le grandi band resistono alla prova del tempo"; è vero. La virata stilistica infatti s'è sentita nel complesso dell'album (in uscita il 12 marzo) più che nei singoli già usciti in radio, quello che manca, però, è un vero salto di qualità nel songwriting. Anche i Radiohead provenivano dal brit pop, ma già nel 1997 avevano tentato con successo di espandere il genere con "OK Computer"; in "Graffiti On The Train", invece l'impressione più che della crescita o della ricerca è quella della semplice divagazione musicale in altri generi, che i colleghi di altre testate si sono divertiti a riconoscere durante il preascolto.


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Il brit pop è invecchiato, è vivo, è morto? "Penso che ora la musica inglese si basi più su cantautrici donna, quindi se intendi il brit pop nel senso di quello di metà anni Novanta, sì, penso che sia passato".


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