Speciale Alta Fedelta'
A cura del nostro esperto in materia Lorenzo Belloli. Prima puntata.


Articolo a cura di Lorenzo Belloli - Pubblicata in data: 14/05/09

Lorenzo Belloli è un grande esperto di alta fedeltà e la sua azienda, la Bassocontinuo, da anni è un esempio non solo entro i confini dello stivale, ma un “prodotto” spesso e volentieri esportato all’estero. Proprio in questi giorni Lorenzo sta esibendo i suoi “congegni” in Germania, e prima di partire ha scritto e inviato alla nostra redazione la prima puntata di uno speciale che si protrarrà nel tempo. Si parlerà naturalmente di “alta fedeltà”, e se avete voglia di scoprire quale sia la soluzione per ascoltare al meglio i vostri dischi preferiti beh… continuate a seguirci. Buona lettura.



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Parlare di alta fedeltà è un po' come parlare di poker.
Esistono delle regole (in questo settore poche a dire il vero), tutto il resto è una serie di combinazioni, più o meno casuali che portano a risultati spesso opposti.
Disquisire in maniera approfondita di questo argomento rischia di diventare noioso, complesso e soprattutto di scatenare un putiferio tra i veri appassionati del settore.
L'alta fedeltà, quella vera (e poi vedremo di cosa realmente si tratta) è un mondo a se, un settore di nicchia abitato da persone (sarebbe forse meglio dire “pazzi scatenati”?) che covano l'utopistico desiderio della perfezione, senza rendersi conto che la perfezione ahimè non esiste.
Chi sentirà per la prima volta parlare di questo argomento troverà alquanto strano questo genere di considerazioni a monte di un discorso vasto quanto un iceberg, la cui punta si trova probabilmente sotto gli occhi di tutti e il sommerso è ai più sconosciuto.
Chi mi ha offerto la possibilità di parlare di questo argomento in questo spazio (mi riferisco all'amico Gaetano Loffredo), mi ha specificamente richiesto di non scendere troppo nei particolari, di non entrare in disquisizioni tecniche approfondite e di essere breve (l'ultima di queste richieste temo di riuscire – tanto per cambiare - ad esaudirla con estrema difficoltà).
Detto ciò, credo sia il caso di iniziare a parlare seriamente di quanto sopra, anche considerando il rischio del tedio che potrà insorgere nel lettore entro poche righe.

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Cerchiamo innanzi tutto una definizione appropriata al termine: molti sostengono che alta fedeltà significhi ricerca spasmodica e ossessiva dell'esatta riproduzione di un evento live, di qualunque genere musicale esso si tratti.
Personalmente tale definizione non mi trova del tutto d'accordo.
Preferisco (ma sono disposto ad essere smentito in qualunque momento da parere più accreditato) vedere la cosa come: desiderio o ricerca di riprodurre, quanto più fedelmente più possibile, ciò che è inciso su un supporto (vinile, cd o dvd che dir si voglia), con tutti i potenziali difetti che questo può presentare. Avete presente quei “fantastici” fruscii che la puntina (dimenticavo, in alta fedeltà tutto ha un nome che solitamente si discosta notevolmente da quello che il comune mortale conosce - come per la nautica - meglio quindi chiamarlo fonorivelatore), trasmette quando “galleggia” sui solchi di un disco?


Trovato un simulacro di definizione, possiamo passare ad un concetto fondamentale:


l'alta fedeltà intesa come perfezione assoluta, ovvero come ESATTA riproduzione di ciò che c'è registrato ad esempio su un disco (a qualunque specie esso appartenga) non esiste.
Ora immagino i commenti... “Ma come? Ci hai rotto le scatole fino ad ora e poi te ne esci con questa affermazione?”
Purtroppo è così.
Prima di scendere nei particolari iniziamo ad imparare che i parametri che influenzano un impianto di alta fedeltà sono talmente tanti da rendere impossibile dare definizioni assolute tipo: “questo suona meglio di quello”, oppure “questo è il miglior amplificatore al mondo” ecc.
Ogni impianto, o meglio, ogni coppia di casse (ahi, parliamo di alta fedeltà, si chiamano diffusori) suona in maniera differente da un'altra, ogni lettore CD, ogni amplificatore, ogni giradischi, possiede un proprio carattere. Esistendo migliaia di apparecchi sul mercato, capite che l'interfacciare questi oggetti finisce per creare una serie pressoché infinita di combinazioni e per tanto l'impossibilità a stilare una classifica dove esiste un primo, un secondo e un ultimo.
Se a questo aggiungiamo che lo stesso prodotto, inserito in ambienti differenti e ascoltato da orecchie differenti si comporterà in maniera differente, arriviamo alla conclusione accennata sopra: questo è un mondo di pazzi, di cui mi pregio di farne parte.
Da questo capiamo che ogni apparecchio possiede una personalità ben definita, il difficile del gioco è interfacciarlo con qualcos'altro che si sposi perfettamente in modo da avvicinarsi a questa inesistente perfezione.


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Per terminare questa prima puntata, possiamo dire che tutto (o quasi) suona bene (oppure suona male, vedi sopra) se si esclude l'idiosincrasia di certi oggetti abbinati ad altri, come dire: quando ero bambino mia mamma diceva sempre che un paio di pantaloni blu e una maglietta rossa facevano a pugni.
Il concetto è simile per l'Hi-Fi, vi sono cose che fanno a pugni con altre, per il resto si tratta solo di scegliere il giusto compromesso in base alle proprie esigenze, al proprio orecchio e soprattutto alle proprie tasche.


Leggi la seconda puntata dello Speciale Alta Fedeltà


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