10 (+1) album per conoscere il post-rock
Una lista di pubblicazioni per approcciare e comprendere le sfumature del post-rock in tre decenni


Articolo a cura di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 07/06/20

Risulta sempre difficile riuscire ad approcciare nel giusto modo un genere eterogeneo quanto il post-rock, che, a partire dagli anni '90, si è sviluppato in moltissime forme, mantenendo però delle caratteristiche imprescindibili. Ecco quindi una lista di dieci album, a loro modo iconici, che hanno contribuito a dare a questo genere diverse forme e sfumature, insieme a una playlist composta dai loro migliori brani.

 

Slint - Spiderland (1991)

 

Sono appena iniziati gli anni '90, periodo di rivoluzioni e forti cambiamenti in ambito musicale, quando gli Slint, giovanissimo quartetto dalla carriera breve quanto intensa, pubblicano "Spiderland", annoverato tra gli album più influenti del decennio. Ed è proprio da questa serie di note spigolose, irrequiete e malinconiche che si svilupperà la corrente post-rock. I sei brani che compongono il lotto contengono elementi estremamente innovativi, che, anche se non compresi nell'immediato, verranno ripescati in futuro facendo la fortuna di diverse band. Come un sasso scagliato improvvisamente sulla superficie di uno specchio d'acqua appena increspata, le parti melodiche sfociano senza soluzione di continuità in esplosioni ruvide, le sezioni vocali sussurrate si trasformano in deliri colmi di angoscia, la pura cacofonia si sostituisce alla quiete. Con "Spiderland" gli Slint danno vita ad una corrente che ancora oggi, dopo quasi 30 anni, guarda con riconoscenza a questi pezzi.

 

Brani consigliati: "Breadcrumb Trail", "Good Morning, Captain"

 

Bark Psychosis - Hex (1994)

 

Dopo la pubblicazione di alcuni EP, i Bark Psychosis mettono la firma sull'album d'esordio "Hex", un lavoro crepuscolare e di classe, che, pur sviluppando elementi contrastanti con i suoni ruvidi e sporchi di "Spiderland", avrà un'influenza quasi paragonabile al lavoro degli Slint, grazie anche al comune pool di sensazioni trasmesse. La pura malinconia viene espressa attraverso lunghi silenzi che si sviluppano tra note di piano e influenze shoegaze e jazz, unite a esplosioni emotive che non sfociano mai nel caos musicale incontrollato. La chitarra di Graham Sutton dialoga a meraviglia con le tastiere di Daniel Gish ed è prevalentemente su questo magnifico intreccio (oltre che sui già citati silenzi) che si regge la magia dell'intero album. Il risultato di così tanti elementi, uniti con un gusto squisito, è un lavoro esente da difetti, che, pur rimanendo un gioiello isolato, lascerà una chiara impronta sul futuro.

 

Brani consigliati: "Fingerspit", "Pendulum Man"

 

mogwaipostrock

 

Mogwai - Mogwai Young Team (1997)

 

"If someone said that Mogwai are the stars I would not object. If the stars had a sound it would sound like this."

 

Si apre con queste parole rivelatrici l'album manifesto della scena post-rock moderna. Nel 1997, cinque ragazzi scozzesi poco più che ventenni studiarono e fecero propria la lezione di band come Slint e Bark Psychosis, elaborandola in "Mogwai Young Team". I Mogwai condensano, in questo disco d'esordio, sensazioni contrastanti con una maestria fuori dal comune: claustrofobia e beautitudine danzano sui ritmi sincopati di Martin Bulloch, arma in più di ogni brano. Soffici e caldi arpeggi lasciano il posto a muri di distorsioni agghiaccianti e, fin dall'inizio, il caldo abbraccio materno di pezzi come "Yes! I Am A Long Way From Home" viene interrotto dalla gelida cacofonia di "Like Herod", proponendo questo pattern in una serie di pezzi lunghi e articolati, in cui nulla è fuori posto. Nota a parte merita la conclusiva "Mogwai Fear Satan", pezzo epocale che, in soli 3 accordi proposti con continue variazioni per 16 minuti, racchiude lo zenit emozionale dell'album, una lenta e luminosa catarsi a cui abbandonare il proprio essere.

 

Brani consigliati: "Mogwai Fear Satan", "Like Herod"

 

Sigur Ròs - Ágætis Byrjun (1999)

 

Dopo i primi anni passati in sordina, l'onda post-rock capace di travolgere l'Europa (e successivamente il resto del mondo) arriva al crepuscolo del secondo millennio, direttamente dalla Terra Del Ghiaccio e Del Fuoco. Gli islandesi Sigur Ròs, dopo un primo album trascurabile, si rimettono in gioco, riscrivendo a loro piacimento le regole di quel tipo di musica quasi interamente strumentale sviluppata nel corso degli anni '90 da altre band. Il feto alieno rappresentato sulla copertina di "Ágætis Byrjun" fa da preludio a brani onirici e caratterizzati, nella loro quiete, da una componente emotiva devastante. I delicati vocalizzi di Jónsi Birgisson (che spesso sceglie di utilizzare la propria voce come uno strumento musicale aggiuntivo) insieme agli archi ("Olsen Olsen", "Viðrar vel til loftárása"), agli inserti acustici ("Ágætis Byrjun", "Starálfur") e ai suoni caldi e rassicuranti prodotti dalla chitarra sfiorata dall'archetto (soprattutto nella magnifica "Svefn-g-englar"), compongono un'atmosfera eterea e aliena, capace di far elevare corpo e mente ad una serena immensità.

 

Brani consigliati: "Svefn-g-englar", "Ágætis Byrjun"

 

sigurrospostrock

 

Godspeed You! Black Emperor - Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven (2000)

 

Da sempre considerati tra i pesi massimi del genere, i Godspeed You! Black Emperor devono la loro fama ad una proposta musicale unica. Dopo l'acclamato esordio "F# A# ∞", i canadesi pubblicano a inizio millennio "Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven", disco che li collocherà in breve tempo tra le band più apprezzate del panorama. L'album, diviso in quattro "sinfonie", si differenzia per un approccio molto astratto, a tratti quasi orchestrale, sia in termini di songwriting, che di suoni. Cavalcate colme di inquietudine e paesaggi sonori desolati e malinconici vengono interrotti da parti parlate, in un panorama post-apocalittico. Risulta difficile scorgere tutte le sfumature e le particolarità di questo mastodontico viaggio musicale a primo ascolto, tanto è vasta la varietà di temi, sensazioni e suoni utilizzati, ma sono proprio queste le caratteristiche che rendono il lavoro uno dei punti più alti espressi dal post-rock.

 

Brani consigliati: "Static", "Sleep"

 

Explosions In The Sky - The Earth Is Not A Cold Dead Place (2002)

 

Oltre che ai Sigur Ròs, la fama del genere anche tra gli ascoltatori di musica più mainstream deve molto anche ai texani Explosions In The Sky e al loro gioiello "The Earth Is Not A Cold Dead Place". I brani dell'album mantengono infatti le principali caratteristiche enunciate in precedenza dai Mogwai, rendendole però accessibili ad un pubblico più ampio. Non mancano le esplosioni sonore, che donano un accento poetico al moniker della band, ma vengono inserite in un contesto più luminoso e colorato, nel quale le sensazioni oscure vengono quasi dimenticate. Le prime solitarie note di "First Breath After Coma" rappresentano un risveglio in un magnifico cielo azzurro, entro cui veniamo immersi per tutta la durata del lavoro. Senza dimenticare la dolce ballata "Your Hand In Mine", il punto più alto dell'album viene raggiunto da "The Only Moment We Were Alone", pezzo che si muove egregiamente tra gli alti e i bassi che caratterizzano tutto l'album.

 

Brani consigliati: "The Only Moment We Were Alone", "Your Hand In Mine"

 

godisanastronautpostrock

 

God Is An Astronaut - All Is Violent, All Is Bright (2005)

 

Se ancora oggi, dopo quasi venti anni di carriera, i God Is An Astrounaut sono un punto di riferimento a livello mondiale lo devono al loro capolavoro "All Is Violent, All Is Bright", datato 2005. Differenziandosi da altre band per una struttura dei brani più semplice, che ricorda quasi una forma strofa-ritornello, e un minutaggio medio meno elevato, il trio irlandese riesce a far breccia con la creazione di atmosfere avvolgenti, varie e surreali, che passano in rassegna tutto il caleidoscopio di emozioni. La malinconia è protagonista delle oniriche "Fragile" e "Forever Lost", mentre brani come la title-track o "Dust And Echoes" sono permeati di positività e speranza, che si trasformano in vere e proprie parti aggressive in "Suicide By Star".

 

Brani consigliati: "Suicide By Star", "All Is Violent, All Is Bright"

 

This Will Destroy You - This Will Destroy You (2008)

 

Dopo l'esordio "Young Mountain", che dona immediatamente una discreta fama ai This Will Destroy You, il quartetto decide di adottare uno stile più personale nel successivo self-titled. Cavalcando ancora l'ondata delle band nate intorno al 2000 (che ormai 8 anni dopo andava scemando), il combo si affida a brani più lenti, inserendo, in alcune tracce, anche elementi elettronici, a sostenere il riuscito intreccio tra le trame chitarristiche e la sezione ritmica secca e piena. Se pezzi come "A Three-Legged Workhorse" o "Burial On The Presidio Banks", pur nella loro disarmante bellezza, si reggono alla tradizione precedente, le novità interessanti si scorgono nelle suggestioni drone di "Villa Del Refugio" o nelle percussioni elettroniche di "They Move On Tracks Of Never-Ending Light", che creano un intreccio da brividi con i malinconici arpeggi, prima dell'esplosione emozionale di "The Mighty Rio Grande", picco del lavoro.

 

Brani consigliati: "The Mighty Rio Grande", "They Move On Tracks Of Never-Ending Light"

 

monopostrock

 

Mono - Hymn To The Immortal Wind (2009)

 

Tra le band asiatiche con più seguito in Europa e negli Stati Uniti, i Mono si distinguono per la capacità di unire i principali canoni del post-rock all'atmosfera della propria terra natia. Tra tutti i lavori pubblicati dalla band nipponica, quello che esemplifica meglio il concetto è proprio "Hymn To The Immortal Wind". Teatrale, lento e intriso di una sensibilità mozzafiato: le caratteristiche principali di questo lavoro si sposano con la cultura giapponese e i brani prendono vita attraverso orchestrazioni e sezioni eteree, con cui guardare dentro se stessi e riconnettersi con gli elementi naturali che compongono il mondo circostante. Una solenne ode alla vita, alla natura e al suo rapporto con l'uomo, fatta in egual misura di quiete e tempesta.

 

Brani consigliati: "Pure As Snow", "Burial At The Sea"

 

We Lost The Sea - Departure Songs (2015)

 

Negli ultimi anni gli australiani We Lost The Sea sono diventate una delle band post-rock più acclamate, grazie soprattutto a "Departure Songs". Scritto dopo il suicidio del cantante Chris Torpy, l'album rappresenta un accorato, ma composto urlo di dolore e cordoglio, riuscendo allo stesso tempo a rendere giusto tributo alla vita e a chi è stato in grado di donare tutto per un bene superiore. Pur senza contenere parole, i brani riescono a imprimere nella mente dell'ascoltatore le storie dei grandi uomini e donne a cui sono ispirati e ognuno degli strumenti viene impregnato di una capacità comunicativa fuori dal comune. I We Lost The Sea camminano sulle proprie gambe, proponendo uno stile personale negli articolati arrangiamenti, quanto nei suoni ruvidi e malinconici, alternando distorsioni e quiete con maestria. Rancore, dolore, rabbia e speranza si susseguono in una commovente rappresentazione della vita e della morte, sconvolgendo e ammaliando in ogni singolo brano.

 

Brani consigliati: "Challenger (Part 1)", "The Last Dive Of David Shaw"

 

Alcest - Souvenirs D'un Autre Monde (2007)

 

Sebbene, soprattutto agli esordi, ma ancora oggi, la musica degli Alcest non possa essere categorizzata come puramente post-rock, la malleabilità dei confini di questo genere ci permette di consigliarvi anche questo album intriso di echi black metal e shoegaze. Dopo anni di militanza con i black metaller francesi Peste Noire, Neige pubblica nel 2007 il primo album che firma come Alcest - una sorta di alter-ego"Souvenirs D'un Autre Monde". Malinconia, ricordo, sogno e pace... viaggiamo con Alcest, i riverberi della sua voce e gli arpeggi delle chitarre che disegnano pensieri reconditi e che portano in un luogo sospeso, senza tempo. Questo debut non è altro che l'inizio di un'esperienza musicale che, dopo diversi album, porterà gli Alcest a spingersi all'esplorazione di sonorità eteree e spirituali, ritrovandosi a rientrare nella definizione più propria di post-rock qualche anno dopo con album come "Shelter", "Kodama" e l'ultimo "Spiritual Instinct".


Brani consigliati: "Souvenir D'un Autre Monde", "Ciel Errant"

 




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