Libri: Van Halen - Tutta la Storia
La storia della band del funambolico chitarrista. Nuda e cruda. Senza peli sulla lingua. Senza censure.


Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 03/09/14

Orde di ragazze, champagne e coriandoli.
 
Qualunque ricetta rock che si rispetti non può definirsi tale senza i tre ingredienti succitati. Eppure la poundcake sfornata da Ian Christe, dopo almeno un paio d'anni di lievitazione, è tutto tranne che un boccone edulcorato. Che altro ci si poteva aspettare da un autore che si è sentito degno di sfidare l'universo Van Halen soltanto dopo aver imparato a suonare “Eruption”?

vanhalen_tuttalastoria_00Basta scorrere un attimo la struttura del testo, suddiviso in tre sezioni principali: “Runnin' with the Devil” - l'era Rothozoica, “Top of the World” - l'era Hagarlitica e infine “Where have all the good times gone?” - l'era Cheroniana e i periodi neo-Rothozoico e neo-Hagarlitico, per comprenderne i due aspetti principali. Il primo è come la trama si sviluppi in fuzione/dipendenza del frontman del periodo analizzato e il secondo... l'assenza del lieto fine.

Nonostante l'impasto sia, a tratti, reso piccante dalle bravate da backstage di David Lee Roth e soci, e sebbene una buona fetta della torta luccichi sotto la ghiotta glassa ottenuta mescolando fama, onnipotenza mediatica e conseguente ricchezza, le briciole che restano a fine banchetto, sono a dir poco amare. Perché la band, capace di offrire al pubblico la più grossa festa da cortile della loro vita, non è sopravvissuta a sé stessa. Dopo anni di litigi, divorzi, veleni, ripensamenti e tiepidi tentativi di reunion, il posto dietro al microfono è rimasto vacante.

Perché allora imbarcarsi nella lettura del testo edito da Tsunami Edizioni? Perché doversi rattristare leggendo della dipendenza cronica di Eddie Van Halen dall'alcool, nonostante la prematura perdita del padre dovuta alla stesso problema, oppure dello stillicidio di amicizie e matrimoni andati all'aria, del parziale fallimento di Dave “Diamond” nell'industria dello spettacolo e dell'inesorabile declino di una band che avrebbe potuto continuato a fare la differenza? La ragione è semplice: perché Eddie era il migliore chitarrista del mondo.  

 

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Questo il messaggio, questo il nesso logico che tiene insieme tutta l'epopea (pubblica,  privata, radiofonica e televisiva) dei fratelli Van Halen e di tutti coloro che ne hanno incrociato il percorso (cantanti, mogli, colleghi, detrattori, ammiratori, groupies, ancora groupies ecc ecc). Perché questo libro è il risultato di una scrupolosa e dettagliatissima ricerca biografica a partire da quando Eddie infrangeva le regole o trascurava il pianoforte ed Eugenia Van Halen gli chiudeva la chitarra nell'armadio per una settimana fino al live report di una delle ultime date della band. Compresi tra questi due estremi temporali, si susseguono le cronache di esibizioni da Guinness dei Primati, aneddoti sulla creazione dei brani che hanno lasciato il segno nel cuore (e nell'udito) e soprattutto interessanti approfondimenti dedicati all'innovativo e personalissimo approccio di Eddie con il suo strumento preferito.. lo stesso che campeggia in copertina e che merita di venir celebrato incondizionatamente nella libreria di chiunque si professi amante del genere (o abbia anche soltanto tenuto in mano una chitarra per più di mezzora).

 

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Credo che Eddie sia un alieno. Non so da quale pianeta provenga, ma lì suonano tutti la chitarra.” - Sammy Hagar.
    
PS: Ad ogni modo, per chi all'epoca si fosse perso le orde di ragazze e gli ettolitri di champagne può ancora bearsi alla vista di qualche manciata di coriandoli immortalati negli scatti proposti nelle 16 pagine a colori a metà volume. Soltanto uno dei contenuti speciali di un testo imprescindibile per i fan.




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