Metallica: Through the Never
Il concerto/lungometraggio secondo i Four Horsemen


Articolo a cura di Stefano Risso - Pubblicata in data: 25/10/13

L’ultima occasione in cui abbiamo avuto modo di parlare di un nuovo prodotto targato Metallica, qui su SpazioRock, non abbiamo certamente usato mezzi termini. Seppur con tutte le attenuanti e le precisazioni del caso, il flop clamoroso di “Lulu” è stato evidente a tutti. Tanto siamo stati senza peli sulla lingua nel sottolineare la bruttezza del lavoro in collaborazione con Lou Reed, tanto saremo entusiasti nel parlarvi di “Metallica: Through the Never” il nuovo concerto/lungometraggio dei Four Horsemen.

La ruota gira e se criticare i Metallica sia ormai diventata una disciplina olimpica, immaginiamo già il buon Lars nella stanza dei bottoni a sogghignare sarcasticamente pensando a quanti (tanti), aspettandosi l’ennesimo “pane per detrattori”, saranno usciti dalla sala non potendo muovere alcuna critica, essendo rimasti di stucco dopo la proiezione di questi 92 minuti. Perchè è proprio così, alla visione di “Metallica: Through the Never” si rimane di stucco, inebetiti dalla definizione delle immagini e dal coinvolgimento della musica, finalmente un lavoro eccezionale che, almeno momentaneamente, farà zittire un po’ tutti quanti.

metallica_film_02Ma andiamo con ordine, cos’è “Metallica: Through the Never”. Un film? Non proprio. Un documentario? Nemmeno, e poi “Some Kind of Monster” è già stato girato. Qui siamo dinnanzi a un nuovo concetto di intrattenimento visivo/musicale, un concerto/lungometraggio fusi insieme, in cui le due anime della proiezione traggono sostegno vicendevolmente. Solitamente le riprese di un live vengono effettuate nella parte conclusiva di un tour, magari registrando a spezzoni, in modo da poter perfezionare tutti i meccanismi per una migliore resa. Qui i Metallica invece fanno il contrario: pianificano tutto minuziosamente, si riempiono di telecamere (ventiquattro), chiamano alla regia Nimròd Antal, si adottano delle migliori tecnologie in campo 3D, costruiscono palco e scenografia da antologia, tirano fuori di tasca propria 18 milioni di dollari e allestiscono un concerto ad hoc. Quindi in poche parole, non è più una registrazione live a corollario di un tour, ma il concerto è il “pretesto” per poter girare il “film”.

La cosa bella è che questa pianificazione non preclude la spontaneità di un classico concerto, anzi, la sensazione è che la band sia stata lasciata libera di esprimersi sul palco posto al centro dell’arena gremita di spettatori, sapendo dunque coniugare una certa dose di spontaneità con un comparto tecnico all’avanguardia. Il risultato è assimilabile a un gigantesco videoclip dal vivo, che grazie alle magie del 3D Imax raggiunge livelli di realismo impensabili. La scelta della terza dimensione è infatti estremamente intelligente e funzionale al progetto: non ci saranno bacchette che vi sfioreranno il viso, o chitarre che usciranno di metri dallo schermo, la terza dimensione vi farà semplicemente entrare nello schermo, o meglio salire sul palco insieme ai quattro. Come a voler bypassare gli effetti speciali da blockbuster da supereroi ma costruire un prodotto cucendolo addosso all’ascoltatore/spettatore.

 

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Un concetto nuovo abbiamo detto, difatti oltre al concerto, che appare come lo scheletro del lavoro, vi è tutta la parte più propriemente cinematografica. Siamo a Vancouver, il concerto sold out dei Metallica programmato per le 9.00 pm sta per cominciare. Un giovane tecnico del palco, chiamato Trip, con il volto dell’attore Dane DeHaan (prossimamente in “The Amazing Spider-Man 2”), entra nel dietro le quinte, incrocia l’intera crew e i Metallica stessi, fino a quando parte “L’Estasi dell’Oro” del Maestro Morricone. Il segnale che lo show sta per iniziare. L’esibizione parte subito in quarta, ma a un certo punto il giovane Trip viene chiamato per svolgere un compito particolare, andare a recuperare un oggetto da un furgone rimasto a secco, per poi riportarlo all’arena. Così il biondo ragazzo, munito di una tanica di benzina, parte con un furgone per la missione, ignaro di quello che andrà a vivere. In una città spettrale, apparentemente disabitata, si svolgerà una tragedia surreale, in cui un gruppo di violentissimi rivoltosi mette a ferro e fuoco qualsiasi cosa si pari dinnanzi (polizia inclusa). Non vogliamo svelarvi la conclusione, ma non mancheranno sorprese e scene di grande impatto visivo, a cavallo tra horror e thriller (almeno come atmosfere), in simbiosi con il concerto che si sta svolgendo contemporaneamente. Così in simbiosi che il senso di precarietà che si respira nelle strade della città, si materializzerà anche sul palco, con il crollo e il malfunzionamento di alcune componenti dell’imponente scenografia, tanto da ferire anche un tecnico del palco e costringere i Metallica a concludere l’esibizione su uno stage ridotto e senza il consueto supporto visivo.

metallica_film_03Una cura maniacale in ogni aspetto del lavoro, che però non rende asettica l’esibizione, certamente predisposta a impianti sonori di qualità superiore (quasi un requisito fondamentale) ma non corretta nelle fisiologiche sbavature della dimensione live, in cui la band si mostra sempre molto energica e affiatata. Proprio questa spasmodica ricerca nella perfezione audio/video è stata forse la causa della flessione di pubbico, registrata oltreoceano, di “Metallica: Through the Never” dopo il botto nel primo weekend di programmazione. 3D Imax e impianti audio stratosferici non si trovano proprio in tutte le sale, inoltre l’uscita a singhiozzo non sembra proprio funzionale all’invasione dei multisala. Una proiezione obbligatoria per tutti i fan e altamente consigliata anche a chi guarda ormai ai nostri con ostilità, “Metallica: Through the Never” è un prodotto trasversale che riuscirà a rapire chiunque, travolti dalla corposità del suono e irretiti dalle immagini e coreografie, di sicuro uscirete dalla sala rinfrancati oltre che decisamente emozionati… Vi sveliamo solo un ultimo particolare: la band al centro del palco, l’arena vuota, Trip arrivato finalmente a destinazione, un’aria molto più intima e raccolta, James serio in volto e con occhiali scuri, partono i titoli di coda e i nostri attaccano l’immortale “Orion”. Sappiamo tutti a chi è legato quel pezzo, beh che dire… Brividi lungo la schiena.




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