41 bicchieri vuoti - La solitudine di Deryck Whibley
La fine di un genere portato al collasso emotivo e fisico dal mercato che prima glorifica e poi opprime i suoi protagonisti, lasciandoli in balia della depressione e dello sfacelo: il caso di Deryck Whibley.


Articolo a cura di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 08/06/14

Rock e trasgressione: accoppiata vincente da quasi un secolo. Divertente, per quanto pericolosa, a tratti perfino costruttiva e visionaria. Ma se fino a quindici o vent'anni fa aprire i giornali e leggere notizie di chitarristi ricoverati o leggende scomparse dopo abusi periodici era quasi una prassi, una cattiva abitudine "passabile" perché parte di un mondo parallelo in cui tutto ciò che nuoce solo a sé stesso è concesso, oggigiorno il livello di moralità, attenzione e responsabilità si è, in questo senso, fortunatamente alzato. Vecchi tori da combattimento resistono, come Iggy o Lemmy, ma la lista delle morti illustri nel mondo della musica continua ad allungarsi. Il Rock di Jimi, degli Stones, dei Pink Floyd, di Guns, Aerosmith e Motley Crue è finito, ormai è storia, e si è portato nella storia i retroscena sociali, visionari, ispirativi e disfattisti dell'esagerazione ad alta gradazione. Qualcuno ha già provato ad emularne gli eccessi - vedasi Oasis o Red Hot Chili Peppers, o qualunque gruppo mainstream che ha per qualche anno giocato con le capacità di smaltimento del proprio corpo. Il problema è che bere troppo fa male, veramente: lo ha recentemente scoperto anche Deryck Whibley, 34 anni, sopravvissuto ad un biennio in cui, inerme e debole, ha vissuto da protagonista la disfatta della propria carriera artistica la cui parabola mortale è stata fermata solo dall'intervento dei medici.

 

concerti_2011_bo_sum41_14_600Lasciando da parte l'aspetto più labile e psicofisico della dipendenza, le condizioni sociali e il disfacimento dell'essenza Rock contemporanea che muta di anno in anno a seconda della volontà delle etichette cambiano talmente rapidamente da non lasciare tempo di adattamento ai protagonisti della scena musicale del momento. Chi ascolta è abituato al cambio di tendenze, ma chi produce e scrive rimane completamente spiazzato dalla velocità della moda musicale, e spesso non regge l'urto. Mentre il pubblico medio - gli ascoltatori da autoradio, i distratti utenti della rete - non ha la sensibilità di approfondire l'evoluzione e la crescita di un movimento popolare, gli appassionati, coloro che si immedesimano davvero nelle produzioni discografiche che segnano un particolare periodo dell'esistenza, hanno la capacità e, forse, la malinconia del chiedersi perché un artista arrivi a tanto. Perché negli anni 2000 vedere Billie Joe Armstrong fradicio ed incapace di agire, in diretta televisiva in una trasmissione tragicamente mainstream non fa più ridere. Vedere Deryck Whibley ad un passo dalla morte, tenuto in vita dalle macchine ospedaliere, fisicamente irriconoscibile, è più di una semplice allerta alcolica. Il concetto è tanto chiaro quanto attuale ed espandibile anche alle giovanissime stelle del Pop: esempi di malinconia e disperazione causati dalle martiri del sistema come Amy Jade Whinehouse o Whitney Houston hanno contribuito enormemente al diffondersi della tematica attraverso tutti i mezzi di comunicazione.

 

 

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 È successo anche a Mozart, che dei suoi tempi era la rockstar. Arriva il momento in cui la risposta del pubblico non è più quella degli inizi, in cui un artista, offuscato dal fumo del successo, non riesce ad esprimersi come vorrebbe. Deryck di bicchieri ne deve aver bevuti ben più di 41, ma nessuno crede che sia un irresponsabile. Un triste, un sognatore senza speranza. Il merito del Punk Rock Revival, di cui il frontman dei Sum si è fatto scudiero a seguito di Offspring, Bad Religion, Rancid e Green Day, è stato quello di aver avvicinato tanti adolescenti al mondo del Rock dandone un'immagine positiva, allegra, quasi intima. Quando però qualcuno ai piani alti ha imposto che la depressione, lo sconforto, la teatralità del dark urbano dovevano diventare la moda, è stato deprimente assistere al trasformarsi delle band Pop Punk: da messaggeri di festa a marionette dello sconforto e della sfiducia giovanile.

 

avrillavignepicssongs.blogspot.com_Le ragioni per cui un individuo si attacchi alla bottiglia sono molteplici. Le ragioni per cui un musicista, indipendentemente dal genere musicale di appartenenza, decida categoricamente di esagerare, sono strettamente legate alla propria sensibilità artistica, all'impossibilità di espressione, al malessere che avanza nell'inseguimento di un attimo di estasi che non si verificherà più. La pioggia, la folla, il salto sul palco tra bridge e chorus. L'umidità della notte alla fine del festival. Il pugno chiuso alzato al cielo mentre il sole tramonta e le ragazze si alzano le magliette reggendosi sulle spalle dei ragazzi. Entità bellissime e magiche che molti protagonisti sanno che non vivranno mai più, e non trovano altra soluzione che la consolazione alcolica. L'invito è quello di riflettere sulla sottile soglia trasparente che separa la maturità ed il controllo di un artista e la potenza travolgente del mercato, che mette in luce tutti i limiti del genere umano e che troppo spesso costringe i suoi protagonisti a chiudersi in gabbie di plastica fino a perdere il senso della misura, del rispetto e della ragione.




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