Ligabue
Mondovisione

2013, Zoo Aperto
Pop Rock

Un album più schietto del solito, ma le crepe preesistenti si notano fin troppo bene...
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 01/12/13

Lontani i tempi di "Figlio D'Un Cane", "Lambrusco E Pop Corn". Lontani i tempi in cui un certo spirito del rock americano veniva ripreso e mescolato con una buona dose di italianità che permise addirittura un'esibizione agli Mtv Europe Music Awards. Evoluzione necessaria, o meglio, imprescindibile: non puoi essere lo stesso di vent'anni prima (a meno che tu non faccia parte degli Ac/Dc), e per fortuna. Ma se subentra una certa ridondanza nella tua capacità di scrittura, se subentra il pericoloso meccanismo per cui non importa come sia scritto un testo perché tanto la linea vocale è ammiccante quanto basta da rimanere in testa, qualcosa allora è andato storto.

Così come (troppo) spesso accade per Vasco Rossi, quando si disquisisce in una certa maniera su Ligabue c'è sempre il rischio di essere etichettati come coloro che lo odiano a priori e per chissà quale mania di supponenza. Qui tutto ciò non avviene, né avverrà mai. Non abbiamo manie di grandezza, né ci mettiamo sopra un piedistallo perché siamo custodi di chissà quale verità assoluta. È una premessa, questa, non tanto per pararsi le natiche, quanto piuttosto per ribadire che, come in passato, l'articolo che ci apprestiamo ad esporvi è completamente scevro da qualsiasi tipo di pregiudizio sull'artista in questione, ergo non vedeteci malignità gratuita laddove proprio non ce n'è.

Detto questo, apprestiamoci a disquisire di "Mondovisione", il nuovo lavoro di Luciano Ligabue, e partiamo dai pregi. Come anticipato alla conferenza stampa alla quale abbiamo partecipato, per questo nuovo album è stata data molta importanza al sound che si sarebbe creato, ciò per evitare in primis una certa disparità tra il rendimento su disco e quello in sede live, e soprattutto per creare un qualcosa di più crudo e diretto. In questo caso, Ligabue ha fatto centro: una produzione curata e piuttosto pulita, evitando al contempo la sensazione di trovarsi dinanzi ad un prodotto eccessivamente bombastico o postprodotto fino allo sfinimento. A livello di arrangiamenti c’è stato un lavoro verso un globale alleggerimento: fatta eccezione per il singolo “Il Sale Della Terra”, “Il Muro Del Suono” e soprattutto per “Nati Per Vivere (Adesso E Qui)” e “Con La Scusa Del Rock N’ Roll” (i due episodi più vicini al Ligabue d’annata), è stato dato molto risalto ai brani più cadenzati e tranquilli, lavorando parecchio su una resa sonora più dolce ma con qualche spunto comunque interessante (“La Terra Trema” e “Ciò Che Rimane Di Noi” sono i pezzi più riusciti da questo punto di vista).

A livello di tematiche troviamo tanto il classico Ligabue delle colonne sonore degli amori degli adolescenti di tutt’Italia, quanto il Ligabue più maturo degli ultimi anni, attento a ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo (anche per questo, se vogliamo, l’album si chiama “Mondovisione”): ecco quindi che “Il Muro Del Suono” e la già citata “Il Sale Della Terra” sono socialmente impegnate, trattano dei problemi sociali ed anche ambientali che affliggono il Pianeta e la difficoltà ad affrontarli.

Sound che dopotutto non dispiace, tematiche sia d’amore sia socialmente impegnate… allora siamo di fronte ad un buon album? No, ma un monosillabo non è sufficiente per spiegare  perché.

Sì, la resa sonora è buona, indubbiamente si percepisce il lavoro che c’è stato dietro, ma gli arrangiamenti di per sé trovano il tempo che trovano. D’accordo l’essere orecchiabile, d’accordo l’ovvia presenza di potenziali singoli di successo, ma è la solita storia: singolo di successo, stadi pieni, altri brani orecchiabili e che verranno cantati a squarciagola fino a quando l’effetto “nuova uscita” non svanirà. Ed è un peccato che le brevissime parentesi strumentali “Capo Spartivento” e “Il Suono, Il Brutto E Il Cattivo” non siano state sviluppate maggiormente, dato che sarebbe venuto fuori qualcosa di interessante.

Sì, Ligabue naviga in acque sicure e con tutta l’agilità di questo mondo quando deve parlare d’amore, è lodevole l’attenzione per il sociale, soprattutto sapendo il vivo e reale interesse dell'artista alla situazione italiana (e non) odierna, ma quel che non va è il significante, ovverosia la forma con cui esprime il significato intrinseco nel messaggio che vuole veicolare. Banalità, la già citata ridondanza di parole e frasi ovvie, esprimere il concetto e subito dopo ribadirlo con una frase antitetica… Tutto questo stanca già alla quarta canzone. Inoltre, è da tempo che Luciano non canta più, ma quasi recita i propri testi, come se dovesse registrare un reading di poesie più che le parti vocali vere e proprie dei brani. Il vantaggio: scansione delle parole chiara; lo svantaggio: linea vocale praticamente monotòna.

“Mondovisione” sarà apprezzato, ascoltato e cantato fino allo sfinimento dai fan più sfegatati di Ligabue. Il tour degli stadi che partirà il prossimo 30 maggio sarà un successone, non lo mettiamo in dubbio. Mettiamo in dubbio, semmai, la forma e parte della sostanza di quest’ultimo lavoro del cantante di Correggio, ed il fatto che possa mai stuzzicare l’idea dell’acquisto a chi non faccia parte dei sostenitori più irriducibili.



01. Il Muro Del Suono
02. Siamo Chi Siamo
03. Il Volume Delle Tue Bugie
04. La Neve Se Ne Frega
05. Il Sale Della Terra
06. Capo Spartivento
07. Tu Sei Lei
08. Nati Per Vivere (Adesso E Qui)
09. La Terra Trema, Amore Mio
10. Per Sempre
11. Ciò Che Rimane Di Noi
12. Il Suono, Il Brutto E Il Cattivo
13. Con La Scusa Del Rock ‘N’ Roll
14. Sono Sempre I Sogni A Dare Forma Al Mondo

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